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Autore: Shade Drac    03/07/2015    0 recensioni
In una vita lunga, piena di difficoltà, un'esistenza senza un vero scopo, bisogna pur trovare il modo di rialzarsi.
Lei è una donna particolare, fatta di sentimenti, ma anche di un sottile velo di cattiveria che la circonda.
Vi lascio al suo torpore ed alla sua smania per il sangue.
Tratto dal testo:
"Una persona.
Una promessa.
Un'infinita e profonda amicizia che ci univa.
Era una ragione più che giustificata per continuare a respirare; sapevo che avrebbe sofferto terribilmente se avessi commesso qualche gesto inconsulto e di certo non avrei mai potuto farla soffrire.
Non ci sarei mai riuscita.
Avrei sofferto mille volte tanto per il suo dolore."
Genere: Malinconico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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"A night can last forever if you don't have the strenght to switch on the light."


Sembravano passati secoli dall'ultima volta che mi ero nutrita.

In realtà, era più o meno così; mi ero lasciata andare, alcuni direbbero che mi stavo lasciando morire pian piano ed, in effetti, il mio desiderio era quello.
Nel profondo desideravo che tutto quel dolore finisse, tutto ciò che avevo provato, tutto ciò che avevo fatto per arrivare al mio obiettivo, era stato vano e mi era scivolato via tra le dita.
Nulla aveva resistito al lento ed inesorabile scorrere del tempo.
Ciò che era rimasto, era solo un involucro, nemmeno ben messo, che portava in giro uno spirito errante che non trovava pace.
La mia esistenza era sempre stata segnata da fatiche, per vivere, per raggiungere gli obiettivi che m'imponevo, per mantenere un'amore che per un motivo o per un altro, sarebbe finito comunque, come ogni cosa che aveva a che fare con me.
Su un'unica cosa potevo contare, un'unica persona che non mi aveva abbandonata mai, da due anni a questa parte, e che si ostinava a starmi accanto nonostante fossi troppo complicata persino per i miei gusti.
Un'amica preziosa; per questo la trattavo sempre con affetto, anche quando ero arrabbiata, solo lei riusciva a calmarmi in qualche modo, a tenermi salda alla mia vita.
Non mi abbandonava, non mi lasciava mai, nemmeno quando eravamo lontane e, solo lei, era il motivo per il quale il mio corpo vagava ancora in questo mondo così caotico e difficile.
Una persona.
Una promessa.
Un'infinita e profonda amicizia che ci univa.
Era una ragione più che giustificata per continuare a respirare; sapevo che avrebbe sofferto terribilmente se avessi commesso qualche gesto inconsulto e di certo non avrei mai potuto farla soffrire.
Non ci sarei mai riuscita.
Avrei sofferto mille volte tanto per il suo dolore.
Sospirai piano.
Più il tempo avanzava, più mi sentivo meno in forze e sempre più esausta; dovevo nutrirmi, se non per me, dovevo farlo per lei.
Mi avesse vista così, pallida, sciupata e stanca, mi avrebbe di certo presa a calci in culo e costretta a bere.
Quel pensiero mi fece sorridere, sapere quanto tenesse a me era sempre sconcertante, solamente perché non mi reputavo degna del bene che mi voleva e di tutto ciò che faceva per me e mi donava con una semplice parola o con un semplice sorriso sincero.
Con calma e lentezza snervante, scesi lungo le scale che portavano al sotterraneo; un luogo buio, freddo ed antico, con un'odore stantio che impregnava l'aria, un'odore che veniva da altri tempi e che ben mi faceva ricordare che anch'io ero "antica".
Raggiunsi il portone blindato della camera frigo dove conservavo il sangue.
Digitai la combinazione, feci scattare la serratura ed un respiro profondo per svuotare la mente.
Il freddo mi avvolse come un mantello, facendomi venire lievi brividi di piacere.
Sorrisi ed i miei occhi s'ingrandirono puntandosi sulle sacche di sangue, le narici si dilatarono e, con un unico e rapido movimento, mi avvicinai prendendo immediatamente una sacca.
Sentivo la famigliare frenesia che mi si diffondeva nel corpo, guardai quel magnifico liquido color cremisi e mi portai la sacca alle labbra, chiudendo gli occhi, per poi mordere la sacca sentendo i denti affondare in essa.
Non era esattamente la stessa sensazione che si provava a mordere la carne di una persona, ma non potevo ancora uscire, la frenesia era troppa per riuscire a contenerla accanto ad esseri umani ignari.
Il liquido m'inondò la bocca; era fresco, lo sentivo scendere lungo la gola e darmi già forza, il suo gusto era sublime ed il mio corpo anelava ad averne ancora.
Sapevo che non mi sarebbe bastato, non mi sarebbe bastato mai.
Con un gemito di lamento mi accorsi che era già vuota.
Troppo presto, ne volevo ancora, ne avevo bisogno.
Ringhiai sommessamente, poi ne afferrai un'altra e morsi anche quella assaporando quel gusto lievemente salato che sapeva di ferro.
Lo sentivo diffondersi, cambiarmi, darmi quella forza di volontà che mi era mancata in quel periodo.
Oh no, non mi sarebbe bastato, non ora e non così.
Volevo mordere davvero, affondare i denti nella carne di un povero mal capitato e strappargli via anche l'ultima goccia di vita.
Volevo sangue ed ora lo volevo in modo violento.
Mi buttai alle spalle le sacche, prendendo in pieno il cestino, per poi uscire e richiudere.
Con un sorriso beffardo sulle labbra, mi lasciai sopraffare dalla mia natura.
La caccia era aperta.
E sarei stata spietata.




N.d.a. Non so se ho fatto bene a pubblicarla, ma è un breve scritto su un personaggio su cui sto ancora lavorando. Non so ancora come inserirla nel contesto della storia, ma spero che sia di gradimento.
Mi farebbe piacere mi lasciaste la vostra opinione anche solo con una piccola recensione, grazie, Shade.
   
 
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