Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: R e d_V a m p i r e     03/07/2015    2 recensioni
» File 068.
La prima volta che Daiki vede di nuovo Ryouta, dopo essere saltato giù dal furgone in corsa della divisione Tōō, crede che gli occhi dorati dal taglio felino che lo guardano con apprensione siano quelli di un fantasma e sorride pensando che, dopotutto, forse non è così male morire se significa poter stare di nuovo con lui.
[AoKi]
» File 0415.
La prima volta che Seijuro vede Tetsuya è al funerale di okaa-san.
[AkaKuro accennatissima]
» File 05.
La prima volta che Atsushi vede Tatsuya, cerca di colpirlo in pieno viso con un destro di tutto rispetto.
[MuraHimu]
» File 015.
La prima volta che Tetsuya vede Taiga lo fa attraverso gli occhi del lupo che assistono secondo dopo secondo alla sua caduta giù dal Brooklyn Bridge; dal momento in cui mette il piede in fallo correndo lungo il parapetto di sinistra, al modo in cui agita quasi comicamente le braccia per aggrapparsi ad uno dei cavi che finisce però per scivolargli fra le dita, fino al tuffo di schiena che solleva alti schizzi e lo vede inabissarsi fra le acque fredde e pericolose dell'East River.
[KagaKuro accennatissima]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiseki No Sedai, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Tales of Wolves and Hunters

» File 07. The scientist and the boy with wolf's eye.





La prima volta che Shintaro vede Kazunari pensa che sia davvero piccolo fra i due alti Cacciatori nelle loro divise nere, capaci di farli sembrare ancora più imponenti di quanto siano, che lo scortano.
Rimane perplesso nel vedere lo strano terzetto varcare le porte automatizzate del suo laboratorio e non può fare a meno di concentrare la propria attenzione sullo smilzo ragazzino dalla zazzera corvina che sembra tutto meno che spaventato come dovrebbe essere qualcuno che si ritrova serrato fra due uomini come quelli; piuttosto non fa che guardarsi curiosamente attorno, cercando di sporgersi quanto più possibile oltre i due per poter cogliere meglio i particolari della stanza in cui è stato portato, finendo soltanto per essere bruscamente afferrato per le spalle e riportato al proprio posto con uno strattone che non ha bisogno di altro per lasciare intendere che gli conviene starsene buono e non fare casino.
Qualcosa dice a Shintaro che con un tipo del genere è una raccomandazione del tutto inutile, ma non si sofferma a pensarci più di tanto e scuote il capo riportando la sua attenzione sugli accompagnatori di quel piccolo prigioniero.
Se davvero è un prigioniero, ovviamente. Ma continua a non capire perché portarlo da lui. Checché ne dicano gli altri, con i loro puerili sberleffi, quel posto non è certo una cella di detenzione. Per quello c'è il Terzo Settore.
Si schiarisce la voce, dando in un piccolo colpo di tosse contro il pugno chiuso vicino alle labbra, prima di distendere le dita fasciate accuratamente da strette bende di lino bianche e premere elegantemente il medio a sollevare il ponte degli occhiali neri per sistemarli meglio sul naso.
«Potrei sapere, di grazia, il motivo della vostra visita?» il tono gli esce molto più scocciato di quanto in realtà sia ma non è il tipo che ammette i propri errori e, men che meno, si prende pena per scusarsi con qualcuno che è, a conti fatti, un proprio sottoposto. Sono loro ad essere in torto per il solo fatto di avere interrotto il suo lavoro e spera caldamente che sia per un ottimo motivo se intendono ancora far vedere le loro brutte facce alla Base.
«Ci scusi per l'intrusione Midorima-san, ma Akashi-sama desidera che esaminiate questo ragazzo.» è il più alto dei due a parlare, quello con la pelle scura e l'aria nervosa. Shintaro lo riconosce distrattamente come l'ex numero otto della divisione Rakuzan. Nebuya o qualcosa di simile, gli pare di ricordare, ma non ne è molto sicuro e neppure gli interessa. Del resto, se è stato degradato e ridotto a fare da cane da guardia e portavoce, non si merita altro.
In ogni caso l'occhiata perplessa che scocca loro da dietro le lenti serve a far svegliare l'altro Cacciatore, un viso anonimo che non suscita in lui alcun tipo di ricordo, che si mette quasi buffamente sull'attenti raddrizzando le spalle e stringendo con più vigore la presa sulla spalla del ragazzino. Sul volto di quest'ultimo si dipinge una smorfia infastidita ma ha il buon senso di non dire nulla.
«Il suo nome è Takao Kazunari, ha diciassette anni. Mezzosangue, suo padre è un comune impiegato di Kobe e sua madre una commessa di origini canadesi. E' al secondo anno delle medie superiori all'istituto Waseda, fa parte della squadra di basket della sua scuola dove gioca per il secondo anno di fila come titolare con il ruolo di playmaker» spiega con voce neutra, lo sguardo fisso innanzi a sé che non incrocia neppure per sbaglio quello del ragazzo in camice bianco oltre l'ingombra scrivania di vetro in fondo alla stanza.
Il suddetto non riesce a togliersi l'aria accigliata, arcuando le sopracciglia e trovando quantomeno fastidioso tutto questo. Un po' perché credeva che il ragazzino fosse più piccolo e invece ha giusto tre anni meno di lui, un po' perché ancora non riesce a capire che diamine ci faccia lì e perché gli stiano facendo perdere tempo sciorinandogli la storia della sua vita.
Quello che hanno chiamato Takao riesce ad avere un contatto visivo che duri più di un secondo con lui, approfittandosi del fatto che sia in sovrappensiero, e gli rivolge un grosso sorriso sventolando una mano sopra la spalla con fare a dir poco infantile per cui si merita, a parere di Shintaro, l'ennesima scrollata da parte del Cacciatore di colore.
«E quindi?» ha la forza di far suonare ancora distaccata la sua voce, ignorando i lamenti borbottati del più piccolo.
Il tizio che non gli dice nulla si apre in un lieve sorrisetto, senza cambiare posizione di una virgola ma guardandolo con la coda dell'occhio «E' stato soprannominato dai suoi compagni e dai tifosi Hawkeye.»
Gli occhi verdi di Midorima hanno un leggero spasmo, la pupilla si dilata e poi si restringe. Infine torna a sistemare gli occhiali, chinando il viso e rimanendo a contemplare i fogli su cui stava lavorando.
«Capisco. Lasciatelo pure qui e andate, vi richiamerò io ad esami conclusi.»

«Come ti chiami?»
Shintaro solleva per un attimo lo sguardo dalla siringa a cui sta applicando un ago sterilizzato, valutando l'ipotesi di ficcarla nel braccio dell'altro senza prendere alcuna precauzione. Sarebbe divertente e, forse, smetterebbe di dare inutilmente fiato alla bocca e tediarlo come ha fatto da quando i suoi due carcerieri lo hanno lasciato lì.
Ma visto che è un professionista si limita a sospirare e stringergli una mano sul polso per tenerlo fermo.
«Non ti interessa» borbotta, tastando la pelle delicata poco sotto il laccio emostatico che gli ha legato - non senza parecchie difficoltà - qualche minuto prima.
Ma Takao non sembra farsi andare bene la risposta e si agita sulla sua sedia, facendogli scivolare via il pollice dalla vena che aveva finalmente trovato e ottenendo di essere guardato con una smorfia di disappunto tutta sopracciglia verdi comicamente corrucciate.
«Vuoi stare ferm-»
«L'uomo nero ti ha chiamato Midorima. Ma è il tuo cognome, vero? Quindi come ti chiami? E quel coso è troppo stretto, sicuro di averlo messo bene? Quanto ci metti per un prelievo?»
Shintaro ha l'aria vagamente allucinata nel tornare a guardarlo in viso, tenendo la siringa sollevata perché l'ago non si infetti e debba cambiarlo di nuovo con un altro - il terzo, per la precisione, vista la fine fatta dagli altri due.
«L'uomo ner... senti, se non stai zitto e immobile rimarremo così finché quel ''coso'' non ti avrà fatto andare in cancrena il braccio. E ti avviso che sono molto bravo ad amputare arti, è la cosa che mi diverte di più.»
Malgrado la totale assenza di espressività sul viso del più grande ad avvalorare le sue parole, Takao deve decidere che non stia affatto scherzando e perciò deglutisce a vuoto e cerca di rimanere tranquillo. Per quanto può.
«...non mi hai detto ancora il tuo nome, però!» a quanto pare rimanere in silenzio è la parte più difficile.
Il giovane scienziato ha un fremito al sopracciglio destro, un tic che si fa vivo solo quand'è particolarmente stressato e pronto per commettere un omicidio. Di solito tendono a lasciarlo sbollire da solo, nel buio del suo laboratorio e fra i suoi strani esperimenti, quando succede ma quel ragazzino non può certo conoscere le sue abitudini e quindi continua a rivolgergli un gran sorriso che si estende agli occhi di un particolare blu quasi metallico - devono essere le influenze occidentali della madre, perché per il resto sembra un normalissimo ragazzo giapponese.
Midorima decide che può essere magnanimo, questa volta. Riavvicina l'ago alla pelle e ricambia persino il sorriso, socchiudendo gli occhi.
Prima di affondare senza alcun preavviso.
«Shintaro»

Takao ha ancora il broncio per essere stato infilzato con così malagrazia ma segue comunque con lo sguardo quello che ha deciso di rinominare Shin-chan - rischiando di ottenere, di conseguenza, di essere bucherellato di nuovo - destreggiarsi fra i vari vetrini su cui ha apposto gocce del suo sangue, cartelle piene di dati incomprensibili, appunti scritti con una grafia ancor più incomprensibile («Bah, dottori») e microscopi futuristici degni del miglior film di fantascienza che abbia mai visto nella sua breve vita.
Il problema non è tanto non capire cosa l'altro stia facendo, ma perché lo stia facendo. E soprattutto dove diamine si trovi e come mai c'è stato portato.
E' stato prelevato alla fine delle lezioni, quella mattina, costretto a seguire quei due tizi in un macchinone nero dai vetri oscurati che faceva tanto 007. Peccato però che sia stato bendato e che non abbia la più pallida idea dell'itinerario del viaggio, figurarsi la meta visto che la benda gli è stata tolta solo una volta all'interno di quel posto.
Un' altra persona l'avrebbe trovato a dir poco spaventoso, per lui è invece incredibilmente eccitante. Ed interessante.
Ok, magari un pochino preoccupato lo è. Ma sa di non aver fatto nulla di male. E quando hai la coscienza a posto non hai nulla da temere, no?
«Ne Shin-chan... ma perché sono qui?»
Alla fine lo chiede anche, stufo di giocherellare con i bordi del cerotto che tiene la garza che ha sul braccio, rivolgendo un'occhiata curiosa al ragazzo dai capelli verdi - sul serio? Chissà se sono naturali - che si è di nuovo chinato su uno di quei marchingegni per controllare i Kami soli sanno cosa. Magari che abbia dei globuli rossi transgenici o una roba del genere.
Shintaro non risponde subito, si prende un po' di tempo per finire di fare l'ultimo della serie di controlli che ha condotto fino a quel momento, poi sospira e torna dritto sfilandosi gli occhiali.
Il moro si accorge che: uno, ha tutte le dita della mano sinistra fasciate, dalla base alla punta. E si domanda perché. Due, i suoi occhi hanno un taglio particolare e delle ciglia davvero fitte. Anche il loro colore è molto bello. E sembrano incredibilmente stanchi, con lievi ombreggiature bluastre che prima non aveva notato. Non deve dormire molto o, almeno, non deve averlo fatto bene di recente. E tre... lo sta fissando in modo strano.
«Avrai notato da te che la tua capacità visiva è molto più sviluppata di quella dei tuoi compagni, vero? Non sarai stupido fino a questo punto, voglio sperare, nanodayo.»
Takao sgrana appena gli occhi ma poi abbassa lo sguardo e il viso, smettendo di dondolare infantilmente le gambe.
Quando ha quell'espressione seria lì è quasi bello, riflette distrattamente lo scienziato. Salvo rimproverarsi l'attimo dopo per un pensiero così assurdo e sistemarsi, per l'ennesima volta, la montatura scura sul naso.
«Riesco a vedere molto più lontano... molte più cose. Da che punto stanno per muoversi gli avversari, in che modo lo stanno facendo anche se non sono nella mia linea d'aria. Ogni loro movimento. E' per questo che mi chiamano Hawkeye, sai»
«Lo so» commenta tranquillamente Shintaro, che deve nascondere un leggero sorriso divertito nel vedere l'altro alzare il capo di scatto e guardarlo con vivido stupore.
«Però quel soprannome è teoricamente sbagliato. Il tuo è l'occhio di un lupo
«Un lupo?»
Midorima comprende la perplessità di Takao, non potrebbe essere altrimenti e sarebbe strano il contrario, ma non può fare a meno di sentirsi un poco infastidito per le sue reazioni infantili. Cos'ha, dieci anni?
«Hm. Effettivamente in potenza potrebbe essere qualsiasi grande carnivoro non estinto che appartenga ad una delle tre grandi famiglie: canidi, felidi o ursidi. Ma per convenzione usiamo quel termine, dato che è questo il nome che gli è stato dato nel corso dei secoli. Lupi mannari.»
Il più grande tace, in attesa di una reazione da parte dell'altro. Si aspetterebbe qualsiasi cosa, davvero, le reazioni più disparate: che lo prenda in giro, che si metta a ridere reputando tutto uno scherzo, che lo insulti o si spaventi.
Certo non si aspetta di vederlo sgranare gli occhi che luccicano in modo strano e schiaffarsi una mano con foga sul petto.
«E così io sarei un lupo mannaro?»
Shintaro si sente legittimamente confuso. E' la prima volta che si trova davanti qualcuno che sembra felice, addirittura quasi sollevato, da un'opportunità simile. E' cresciuto in una famiglia di Cacciatori, è stato allevato come un Cacciatore e da tale istruito anche se ha scelto di prendere una via traversa evitando di scendere direttamente in campo contro quelle creature. Contro i mostri.
E ora quel ragazzo sembra non vedere l'ora di sentirsi dire che è uno di loro. Assurdo. O forse quel tizio è solo pazzo.
«Beh no. Non propriamente. Nel tuo corredo genetico c'è una traccia del dna mutato, probabilmente un tuo parente deve esserlo o esserlo stato. Hai ereditato l'incredibile capacità visiva dei licantropi, ma soltanto questo. Non puoi trasformarti e non hai nessun'altra delle loro doti.»
«Oh»
Sembra quasi deluso adesso. La scintilla nel suo sguardo si spegne e torna ad abbassarlo. Davvero, Midorima non lo capisce. E' in una situazione terribile già così, se fosse stato davvero un licantropo non risvegliato per lui non ci sarebbe stata alcuna possibilità. Ma quel ragazzo non sembra capirlo.
«Ragazzino... Takao. Sei stato portato qui perché avevano il sospetto che tu potessi possedere una capacità del genere. Ma era solo un sospetto. Appena chiamerò di nuovo quei due e gli darò i risultati sarà una certezza. E... potresti non tornare a casa. Hai visto e sai troppo. Sei, troppo.»

Shintaro è immobile, i vetrini caduti per terra. C'è vetro e macchie di sangue, l'odore stesso delle tracce ematiche che stava visionando gli arriva alle narici. Ma è niente in confronto al profumo fruttato che avverte quando il naso viene solleticato dai lisci capelli scuri del ragazzino che gli si è lanciato letteralmente contro, aggrappandosi al suo camice e seppellendo il viso nel suo petto.
E' più basso di lui di tutta la testa, si rende conto, trattenendo persino il fiato perché non sa cosa fare.
La stretta di Takao è salda ma le sue spalle tremano appena e forse sta piangendo, forse no, non saprebbe dirlo.
Non è mai stato bravo a capire certe cose. A capire gli altri.
«Non glielo permetterai, vero? Tu non gli permetterai di farmi del male, Shin-chan, lo so! Non ho fatto niente, non ho scelto io di avere questa capacità. Non ci volevo nemmeno venire qui! Volevo solo tornare a casa a mangiare i takoyaki di okaa-san. Non ho mai fatto del male a nessuno perciò perché dovrebbero farlo a me? Non è giusto!»
E' la prima volta che gli capita qualcosa del genere, che ha che fare con qualcuno di quelli che viene catturato. Non ha mai parlato con nessuno di loro, ha solo fatto il suo lavoro e li ha riconsegnati agli altri Cacciatori. Senza neppure voler conoscere i loro destini, una volta superate a ritroso le porte del suo laboratorio.
Ma adesso, quel ragazzino così pieno di vita... gli sembra ingiusto che debbano strappargliela solamente perché ha ereditato qualcosa di straordinario e senza desiderarlo.
Forse è egoista da parte sua, dato che non è il primo in cui vengono rivelate tracce del gene e capacità simili. Ma è il primo con cui ha parlato. Il primo con cui si è trovato a suo agio, cosa che in quel posto non è mai riuscito a fare... neppure con gli altri membri della Generazione dei Miracoli.
Il primo che l'ha fatto sorridere e vacillare sulle sue certezze. Oh, non smetterà certo di credere da un giorno all'altro a tutti i suoi ideali solo per questo. Ma, forse, potrebbe iniziare a pensare che non tutto ciò che fanno i Cacciatori è corretto. Che potrebbero esserci altri modi per arrivare allo stesso scopo.
Esistono per difendere la razza umana dai mostri, eppure non sono forse alla loro stregua se consegnano alla morte un ragazzo solamente perché non è completamente umano? Solo perché ha qualcosa in più.
Midorima sfiata, chinando il capo, gli occhi nascosti dietro il riflesso delle lenti. Abbassa le braccia e cinge, incerto, i fianchi sottili di Takao mentre la mano libera va a premere delicatamente sulla sua nuca. Avverte il proprio corpo rilassarsi, in qualche modo, quando sente quello più piccolo dell'altro ragazzo cessare di tremare.
«No, non glielo permetterò. Ti do la mia parola nanodayo»



_________________________




»Angolino di Red: uhuhh, eccomi tornata con una raccolta. Una raccolta legata, per chi l'ha letta (e chi non l'ha letta la legghi -??-), alla mia mini-long cheungiornofiniròdiaggiustarelopromettomanonèquestoilgiorno ''He's a Monster. Beautiful Monster''. In realtà non è proprio necessario che si sia letta quella, ma l'universo in cui mi muovo è lo stesso. L'idea mi frullava in testa già da un po' ma non ho mai avuto il tempo di mettermi sul serio a scrivere - fino ad ora, ovviamente.
''Tales of Wolves and Hunters'' vuole raccogliere, come suggerisce il titolo, OS (o in casi peggiori Flash) su Cacciatori e Licantropi. I membri della Generazione dei Miracoli saranno i protagonisti, ma non mancheranno anche i loro compagni. I capitoli, divisi in file, tratteranno dei primi incontri fra Cacciatore e Licantropo e si sposteranno avanti nel tempo per vedere come i rapporti si sono evoluti. Avviso già da ora che non tutte le coppie saranno CacciatorexLicantropo e non tutti i capitoli tratteranno di questa distinzione o di coppie in generale. Non so ancora quanti effettivamente saranno i capitoli, ma mi affido a Raziel per questo. ...sah. Anyway, il rating potrebbe salire. Nonsisamai.
Ho voluto iniziare con Midorima e Takao perché... perché sì. Sono l'amore (?) e non ho mai scritto su di loro e quindi dovevo assolutamente rimediare. Ok, Kazunari non è proprio un vero licantropo... ma possiamo passarci sopra. Ho modificato le età di entrambi, cosicché Shin-chan sia più grande di tre anni del nostro playmaker (ne ha venti, quindi). Non è stato spiegato benissimo cosa faccia alla Base, è vero, ma chi ha letto la precedente e aggiunge ciò che ha scoperto con questa OS può intuirlo. E' facile.
Come qualcuno di voi avrà capito (o anche no) il numero del file rappresenta il numero della maglia dei ragazzi nella Teiko. Almeno per i capitoli di ''incontro'' utilizzerò quelli. Andando avanti poi potrei utilizzare quelli delle successive squadre. Vediamo come mi sento ispirata, oh.
Che altro? Spero che questi due non siano risultati troppo OOC ma, ripeto, è la prima volta che mi cimento con loro e quindi ci alzo le mani. Nobody is perfect, dicevano.
Se avete domande, suggerimenti o correzioni da farmi sarò lieta di ascoltarvi! Anche solo per sapere cosa ne pensate, ecco.
Quindi ci vediamo il prossimo capitolo. Torno a lamentarmi per il dente del giudizio e il caldo soffocante.
Gné.
   
 
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