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Autore: Mayth    03/07/2015    1 recensioni
In cui Erik lavora come commesso in un negozio di elettronica e Charles è il suo peggiore (o forse migliore) cliente.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Atto secondo.
 
«Ti sei fatto qualche amico?» gli chiede Edie Lehnsherr, sua madre, direttamente da Düsseldorf, con il buon aiuto di Skype. Erik vorrebbe prendere il suo portatile e scaraventarlo fuori dalla finestra, ma se osa trattare in questo modo sua madre è sicuro che gli rimangano poche ore di vita. Quindi ci pensa su. Potrebbe dire Cassidy – il ragazzino dal bosco rosso sulla testa – o persino Logan, basterebbe un nome per far felice sua madre, ma non ci riesce. Erik è un buon figlio, non può mentirle. E un po’ si vergogna, perché la sua lista finisce lì, non ha la più pallida idea di come si chiamino i suoi colleghi, all’infuori di Angel, ma lei lavora lì part-time e l’unica cosa che si sono detti è stata: «Benvenuta» «Grazie», e non pensa di poterla considerare un’amica per questo.
«Erik, vivi in quel posto da due anni» sospira sua madre, afflitta ed esasperata. Oramai è la condizione di default che ha acquisito nei suoi confronti. «Non puoi fare lavoro-casa-lavoro. Devi provare ad uscire, a divertirti, a trovare qualcuno»
«Sì che posso. Guardami, lo faccio e sono sano»
«Dopo Magda non hai avuto più nessuno e-»
«No, non affronterò questo argomento e soprattutto non lo affronterò con te».
Sua madre si zittisce e riapre poco dopo la bocca per parlare di ciò che le ha raccontato la parrucchiera, delle nuove pentole che ha comprato nel negozio dietro all’angolo, mentre Erik pensa che nella vita dovrà lavorare per sempre in quel stramaledetto negozio, perché gli artisti non fanno molta carriera, soprattutto quelli scontrosi come Erik. Ma forse chissà, arriverà il momento in cui un Lehnsherr varrà qualcosa, in un futuro lontano dove lui sarà seppellito diversi metri sotto terra.
 
_
 
«Erik, scusa» la voce proviene da dietro le sue spalle. Erik barcolla un po’, appoggia la macchinetta del caffè sullo scaffale apposito e dopodiché si gira. Lo aveva già riconosciuto, Charles, ancor prima di ritrovarselo faccia a faccia, e dev’essere dovuto al suo accento inconfondibile. Vuole dire, non se ne incontrano tanti con un marchio così prettamente inglese. Alza un sopracciglio e lo fissa sorpreso, Charles gli sorride e allunga la mano per salutarlo. «Charles Xavier, sono venuto ieri pomeriggio a comprare un microonde» spiega, come se Erik già non si ricordasse.
«Sì, ricordo»
«Ah» esclama sorpreso. Falso, Erik è sicuro che Charles sia abituato a rimanere impresso nella memoria della gente. «Avrei bisogno di un altro favore»
«Se cerchi la lavastoviglie nella cui pubblicità c’è un pappagallo, mi dispiace informarti che le abbiamo finite». Charles rimane a fissarlo per alcuni istanti, le sopracciglia gli si corrucciano e creano nel mezzo una piccola ruga d’espressione, s’inumidisce le labbra e poi scoppia a ridere.
«No, no. Volevo un consiglio. La miglior televisione? Me ne intendo, ma sono indeciso, volevo il parere di un esperto». Esperto. Erik ha un diploma in informatica, vero, ma non se ne fa molto perché vuole fare l’artista. Quando il fare fiero tuo padre si scontra col far fiero te stesso.
Le due televisioni messe a confronto costano un occhio della testa, se non più. C’era d’aspettarselo, pensa Erik, e sorride un po’ guardando Charles piegarsi per leggere nuovamente le etichette. Alla fine opta per quella che gli consiglia Erik, affermando la piena fiducia nei suoi confronti.
«Raven mi ha fatto scegliere almeno la televisione» borbotta fra sé e sé, poi alza lo sguardo e nota Erik e Logan che lo fissano confusi da dietro il bancone. «Raven è mia sorella, ci siamo appena trasferiti – beh, sarebbe più giusto precisare che siamo appena tornati – a New York». Logan si allunga e bisbiglia nell’orecchio di Erik «Sorella», sottolineando che entrambi si erano sbagliati. Meglio per Charles, forse.
«Grazie per i tuoi consigli» lo saluta Charles, e come l’ultima volta se ne esce contento dal negozio. 
  
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