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Autore: MrRaider    03/07/2015    3 recensioni
[Post Sangue dell'Olimpo.]
ATTENZIONE: La Fanfiction si colloca dopo il Sangue dell'Olimpo, pertanto contiene spoiler. Se non avete ancora finito l'ultimo capitolo della saga "Eroi dell'Olimpo" non leggete.
E' passato un anno dalla guerra contro Gea, e il Campo Mezzosangue e il Campo Giove hanno trovato la pace. Percy e Annabeth si sono diplomati, Jason sta ancora facendo avanti e indietro fra i due Campi per la costruzione dei templi e Leo è con Calipso, ma nessuno dei suoi amici sa che è ancora vivo.
Tutti stanno vivendo le loro vite tranquillamente, fino a quando non arrivano al Campo Mezzosangue due semidei che non sono stati riconosciuti. David Miller e Ellie Walker non sapevano di essere semidei ma il loro arrivo al Campo darà inizio a una Profezia talmente pericolosa che gli dei stessi temevano già da molto tempo.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I sette della Profezia, Jason/Piper, Nuovo personaggio, Percy/Annabeth, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La sfida di Clarisse

 
DAVID


David pensava che non poteva andare peggio di così. Insomma, era arrivato da un giorno al Campo Mezzosangue e già una ragazza molto più grande di lui, vedendo la sua bravura, aveva deciso di sfidarlo e fargli fare una figuraccia davanti all'intero Campo. Ma suo fratello Percy e quel Jason l'avevano rassicurato, e se loro conoscevano davvero bene quella Clarisse, forse David avrebbe avuto una chance contro di lei il giorno dopo. Ma ormai, non gli importava tanto in quel momento che stava passando assieme a Ellie, di fronte al falò, accoccolato con lei alla luce della luna.
Restando al suo fianco tutto i problemi che lo circondavano non gli importavano più: gli bastava la compagnia di Ellie e il gioco era fatto.

-Sembra che la tua sorellona voglia farmi secco, domani.- scherzò lui.

Ed Ellie fece una piccola risatina

-Hai sentito Percy e Jason, no? Mi fido di loro, scommetto che ce la farai.-

Lui sorrise alle incitazioni della ragazza. Non poteva farne a meno. E restare fianco a fianco con lei, in questo Campo Mezzosangue, senza la preoccupazione dei propri genitori era... una sensazione che non aveva mai provato in vita sua.

-È  bello qui.- commentò David, guardandosi intorno.

Vide Percy e Annabeth che si scambiavano diversi baci e carezze vicino ad un albero, altri ragazzi che ballavano o parlavano intorno al falò, e poi Jason e Piper, distesi sopra il tetto della capanna 1.


-Hai ragione. Abbiamo fatto bene a restare. Siamo al sicuro, senza nessuno che possa separarci...-

Lui si voltò verso di lei, guardandola negli occhi. Quel giorno non avevano avuto l'occasione per rimanere soli e per poter parlare tra di loro, da soli.

-Tu come stai?- chiese lui

-Bene. Sono ancora un po scossa dalla faccenda del dio della guerra. Clarisse ha provato ad allenarmi, e a mostrarmi la mia "forza nascosta". Ho anche maneggiato la spada. Secondo Clarisse non me la cavo male, ma mi serve pratica.-

-Mh... idem. Percy mi ha allenato e mi ha fatto vedere cosa possiamo fare. A contatto dell'acqua siamo... più forti. Quando l'ho toccata e ho attaccato Percy, stamattina, era come se mi sentissi libero, e potente. Capivo cosa fare, che colpi dare a Percy e come. Dovrò ancora imparare bene, ecco...-

I due ripresero a parlare, scherzando e ridendo e il tempo passò velocemente. La campana suonò di nuovo, annunciando l'ora di tornare nelle proprie capanne, e andare a riposarsi.

-Dobbiamo andare... Hey.- Ellie si avvicinò ancora di più a lui e gli consegnò un dolce bacio romantico sulle labbra.
-Dormi bene...-

-Anche tu.-

I due si staccarono e David si diresse nella capanna 3. Si distese nel letto, dopo essersi messo il pigiama. E si concluse così la prima giornata per David al Campo Mezzosangue. Ormai si era innamorato di quel posto. La civiltà greca lo aveva sempre affascinato e sapere di essere un semidio era una cosa nuova e sotto sotto... bella. Anche se desiderava una cosa: incontrare suo padre, per la prima volta. Cercò di scacciare dalla testa questi pensieri e di fare una bella dormita.
Cosa che purtroppo non riuscì a fare.


Sognò un vecchio ricordo, uno sgradevole ricordo della sua vecchia vita...
Era una giornata di luglio. Era quasi ora di pranzo e faceva molto caldo, dati i 30 gradi che quel giorno offriva la città di Los Angeles. E David aveva passato la mattinata al bar: il suo lavoro part-time. Un vecchio amico di sua madre gli aveva offerto un piccolo posto come barista per il suo bar, e David aveva accettato. Gli pagava bene ed era sempre in movimento, cosa che giovava alla sua natura iperattiva.
Vestito col grembiule blu dei dipendenti del bar, stava pulendo alcuni bicchieri sporchi vicino al lavandino, mentre i clienti, data l'ora ormai tarda, cominciavano ad uscire e a dirigersi nelle proprie case a mangiare.

-David!-

Sentendo il suo nome,  si girò sulla propria sinistra, dove il suo capo, un uomo poco più alto di lui, sulla cinquantina, leggermente sovrappeso e coi capelli neri provvisti di qualche riga bianca, gli regalava un sorriso gargiante e soddisfatto.

-Hai fatto un ottimo lavoro oggi.- gli disse lui dandogli una pacca sulla spalla.

-Grazie Tom.- rispose David, tornando al proprio bicchiere che stava finendo di pulire.

-Perché non ti siedi?- chiese Tom, facendogli un cenno verso uno dei tanti tavoli del locale ormai liberi.
-Ti offro una birra.-

David non poté rifiutare, così dopo aver finito di lavare, si tolse i guanti e si sedette nel tavolo indicatogli dal capo, mentre questi tornava con due birre prese dal frigo, una normale per lui e una al limone le David. I due le stapparono e brindarono.

-Come va con la tua ragazza? Ha scoperto della... sorpresa?- chiese Tom dopo un sorso di birra.

David sorseggiò un po la bevanda alcolica e rispose
-Ce la caviamo. E comunque, no, non l'ha ancora scoperto. Sto cercando di tenerlo il più segreto possibile. Voglio che sia stupita.-

-E come sta la vecchia Emily? È da un bel pò che non la sento...-

A quella domanda, David fissò la sua birra per qualche secondo, mentre gli tornava in mente sua madre Emily. Da quando aveva scoperto che sua madre era incinta, più o meno una settimana fa, il rapporto fra lei e David era nettamente migliorato. I due ormai passavano più tempo rispetto a prima e piano piano si stavano riappacificando.

-Beh, ci stiamo provando. Siamo più vicini di prima, e... Insomma Tom... avrò un fratellino, o una sorellina... te ne rendi conto?-

Si voltò verso il suo capo e ormai vecchio amico, che non faceva altro che essere felice per lui. Tom era stata la persona che piu si avvicinava ad un padre per David, gli era stato vicino nei momenti bisognosi e gli aveva offerto pure un lavoro, cosa che David si era sempre sentito in debito.

-Al nuovo arrivato.- fece lui alzando la birra al cielo.

-Al nuovo arrivato.- disse anche David, alzando la birra e brindando con Tom.

Dieci minuti dopo David era già arrivato a casa di sua madre, in un piccolo appartamento nella zona est della città. Era stato invitato da sua madre a pranzo, assieme ad Ellie al compagno di sua madre di nome Chris. Prese l'ascensore del palazzo, arrivando quindi al terzo piano, ma prima di bussare alla porta sentì qualcuno urlare dall'interno. Lui rimase fuori e appoggiò l'orecchio alla porta, cercando di sentire.

-Non ci posso credere che tu abbia fatto questo!- strillò la prima voce. David la riconobbe subito: era di Chris.

-Te l'ho già detto. Non voglio avere altre delusioni nella mia vita.- disse calma una seconda voce, che David identificò come quella di sua madre.

-Non ti vergogni di cosa hai appena fatto?! E senza il mio consenso! Prima di fare una decisione come questa avresti dovuto rivolgerti a me, o a tuo figlio! Non pensi a lui?! Cosa pensi che dirà?!-

-Sapevo che avresti reagito così. E comunque, dirlo a mio figlio? Spero che tu stia scherzando. Non ho voglia di sentire l'opinione di quella nullità.-

-Ora basta, me ne vado! Noi due abbiamo chiuso. Non voglio più vederti.-

Intuendo cosa stava accadendo David si staccò dalla porta e dopo qualche secondo essa si aprì. Chris, un uomo alto quanto David, magro e coi capelli biondi,  uscì adirato dalla casa ma si fermò vedendo il ragazzo.

-Ciao David.- disse freddamente e con una voce piena di dolore. Non provava odio per David, i due andavano molto d'accordo.

-Cosa è successo?- chiese David all'uomo che alla domanda fece una risatina sarcastica.

-Perché non lo chiedi a tua madre? Alla dolce Emily.-

E se ne andò. Quella fu l'ultima volta che David vedette Chris.
Entró nell'appartamento, dove trovò la madre seduta in cucina. Aveva i capelli castani come quelli di David, ma rispetto a lui, lei era di una corporatura un pó più massiccia, ed era poco più bassa di suo figlio. Aveva uno sguardo vuoto e indifferente.

-Ciao... puoi dirmi cosa è successo con Chris?- domandò David, sedendosi di fronte a lei.

Emily guardava da tutt'altra parte, come se non avesse notato la presenza di David, cosa che diede al ragazzo non poco fastidio. Poi fece un piccolo respiro, pronta a parlare.

-Ho abortito.- rispose, continuando a non guardare David.

Gliel'aveva detto così. Con tranquillità, senza rimorso, senza esitare e senza provare alcun sentimento. David rimase a bocca aperta, scandalizzato dalla sua confessione fredda. Non credeva che l'avesse davvero fatto, non da lei.
 
-Dimmi che è uno scherzo.- disse rivolto a lei.

Stavolta sua madre si decise a guardarlo negli occhi, e scosse il capo. Non stava mentendo.
David si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro per la cucina, passandosi le mani nei capelli.

-Non capisco perché ti agiti tanto...- commentò sua madre ancora seduta.

E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. David, che era di spalle, si girò verso di lei, infuriato.

-Perché mi agito? Non capisci?! Sei TU che non capisci!-

-IO?! AH! Questa è bella!-


-Modera i termini, ragazzino. Sono sempre tua madre.-

-NO! Tu, adesso, mi ascolterai e non fiaterai fino a quando non avrò finito.- e le puntó il dito contro.
-Ho sempre sopportato le tue decisioni, col passare degli anni. SEMPRE! Ho sopportato gli uomini che venivano in casa nostra e che entravano nel tuo letto e che mi trattavano come spazzatura, ho sopportato come tu mi guardavi... come sembravi delusa da me, TUO FIGLIO!-

-Ascolta...-

-NO, TU MI ASCOLTI! In questo ultimo periodo, quando hai conosciuto Chris, e quando abbiamo saputo che aspettavi un altro bambino sembrava che tutto stesse andando per il verso giusto... che tu avessi finalmente capito. Avevi trovato una persona giusta, e non un bastardo che si approfittava del tuo corpo. Ma invece no, come sempre hai fatto di testa tua! Hai preso una decisione, senza averci interpellato!-

-L'ho fatto perché non volevo avere un altro figlio. Hai idea di quanto costi avere un altra bocca da sfamare?-

-BALLE! Non mentirmi! Ti conosco troppo bene, tu volevi evitare di mettere al mondo una "delusione" come me, che non volevi più altri ragazzini tra i piedi, o mi sbaglio? Ti ho sentita, sai?-

Silenzio. Emily guardò verso il pavimento, mentre David, che stringeva i denti, colmo di ira, continuava ad osservare con disgusto sua madre.

-GUARDAMI!- ordinò David.

Emily alzò lentamente il capo, puntandolo verso il viso di suo figlio.
-Sì... è vero... non avevo intenzione di avere un altra peste in casa mia, che probabilmente mi avrebbe deluso come hai fatto tu. Sempre alla ricerca di una nuova scuola, tu che vai sempre in cerca di guai, voti bassi, condotta pessima... se devo avere un altro figlio come te, preferisco di no, grazie.-

-Ciò non toglie che hai ucciso un bambino, non ancora nato. Hai tolto la vita al mio fratello, me lo hai portato via...-

Non aveva più voglia di restare in quella casa. La sola presenza di sua madre lo disgustava. Così si avvicinò alla porta della cucina, verso l'ingresso, ma prima di uscire si girò di nuovo verso sua madre.

-Non te lo perdoneró mai...-

Aprì la porta d'ingresso, dove però trovo Ellie che stava per bussare.

-Oh, David!- esclamò lei sorridendo alla vista del ragazzo. Ma vedendo la sua espressione, rimase perplessa
-Che hai?- chiese lei.

-Andiamocene.-

-Ma... non dobbiamo cenare coi tuoi?-

-Ti prego, Ellie... ovunque, tranne che qui.-

Lei notò il tono che aveva David mentre parlava. Era triste... e pieno di dolore...

-Va bene... Andiamo a casa mia.-




PERCY



Per Percy, tutto stava andando alla perfezione. Non solo aveva trovato il suo fratello, ma i sogni erano completamente finiti. In quegli ultimi due giorni non fece più sogni strani, nessuna voce che gli faceva girare la testa. Si sentiva veramente bene. David era ancora un po confuso per quella storia degli semidei, e lo capiva bene: era proprio come lui appena era arrivato al Campo (a parte il fatto che credeva di aver perso sua madre Sally).
Si svegliò presto e andò subito nella mensa a fare colazione. La sala era ancora poco affollata, ma intravide Annabeth. Stava per sedersi al suo tavolo, ancora vuoto, ma appena vide Percy fece un grande sorriso e si avvicinò al tavolo.

-Ciao.- disse lei sedendosi e donandogli un bacio sulle labbra

-Hey Annabeth.- rispose lui divertito

-Sei di buon umore?- chiese lei, notando il suo sorriso di primo mattino.

-Già. Ho una bella notizia: non ho più avuto incubi.-

-Sul serio?-

-Sul serio.- annuì lui.

Mentre i due brandivano la colazione, Percy spiegò alla fidanzata tutto quanto, sul fatto che i sogni fossero finiti, e che non aveva più avuto alcun capogiro. Intravide la felicitá di Annabeth, contenta di vedere il suo ragazzo in buona salute. Per colpa di quei sogni e di quei capogiri l'aveva fatta preoccupare, sentendosi in colpa per quello, ma ora tutto era finito.  O almeno, così credeva...

-Lo sai, scommetto che dietro a tutto questo c'era papà.- fece lui, bevendo un bicchiere di latte

-Ci sei arrivato eh? Ce ne hai messo per capirlo.-

Alle sue parole Percy rimase incredulo, e per poco non sputò il liquido che aveva ancora in bocca. Lo ingoiò subito e fece qualche colpo di tosse

-Aspetta...- disse appena si riprese. -Tu... lo sospettavi?-

Lei alzò gli occhi al cielo e scosse la testa divertita.
-Ahhh, Testa d'Alghe, non impari mai. Ragiona: settimana scorsa ti vengono questi capogiri, e senti una voce che ti sussurra "fratello". Poi sogni una figura scura in lontananza e senti la voce di tuo padre in sogno. Pochi giorni dopo vai a New York, un aereo fa un atterraggio di fortuna e tuo padre ti richiama dirigendoti di dirigerti lì. E guarda caso incontri David ed Ellie.-

-Quindi lo sospettavi... Perché non me l'hai detto?-

Alla sua domanda Annabeth rise ancora
-Aspettavo che tu ci arrivassi a capirlo.- E gli diede dei colpettini con l'indice sulla fronte  
-Quando farai funzionare questa testolina?-

A quel punto Percy fece un finto broncio alla ragazza. Adorava quei momenti tranquilli con lei, da soli. Lui quasi sempre ignorante e lei che era sempre pronta per correggerlo e fargli ruotare qualche rotella fuori posto. Semplicemente perfetto per Percy. Senza nessun mostro alle calcagna, senza alcuna divinità che aveva intenzione di ucciderlo o di stravolgere il mondo. In quell'ultimo anno, Percy riuscì a trascorrere una vita da semidio "normale" al Campo.
Stava avvicinando le sue labbra a quella della bionda quando poco prima di chiudere gli occhi, vide Annabeth cambiare espressione.

-Hey, arriva tuo fratello.-

Si voltò, vedendo un David mezzo-zombie sedersi al tavolo di Poseidone.

Non aveva un bell'aspetto, probabilmente aveva fatto un incubo,  cosa normale per i semidei. I due gli diedero il buongiorno anche se lui ci mise un po a rispondere

-Eh? Oh, si... buongiorno ragazzi.- disse lui, passandosi una mano sul volto.

-Hey David...- iniziò Annabeth.
-Tutto bene?-

-Sì, soltanto... un sogno tutto qua.-

-Stai attento ai sogni fratello...- spiegò ad un tratto Percy -Qualsiasi cosa tu faccia nei sogni potrebbe anche mostrarti il futuro, o il presente...-

-O il passato...- finì poi David

-Sì... anche quello. Ma il punto è che non devi prendere alla leggera ciò che sogni. Più di una volta ho visto cosa tremavano i nostri nemici, quindi fai attenzione.-

-Afferrato. Hey, sapete cosa?-

David prese il bicchiere vuoto ed essò si riempì di una bevanda scura. Copriva soltanto il fondo del bicchiere e Percy capì subito che tipo di bevanda si trattava.

-Caffè? Sul serio?- domandò incredulo Percy. David lo guardò un pò, come se avesse appena fatto una domanda idiota

-Sì. Perché, c'è qualche problema?-

-Nono, tutto ok. Non ti facevo tipo da caffè... Comunque oggi non ci alleniamo.-

-Perchè?-

-Beh, questo pomeriggio hai la sfida contro Clarisse, non vorresti mica entrare dopo un po di allenamento? Potresti partire svantaggiato. Perché non sfrutti la mattina per stare, sai...-

Le ultime due parole Percy le sussurrò così piano che neppure Annabeth riusciva a capirlo. Ma David intese subito dove voleva andare a parare, così il suo umore cambiò, e si voltò verso il tavolo di Ares, dove si stava sedendo Ellie.

-Hai ragione...-


Erano le 16:55. Clarisse era già nell'arena, con la maglietta arancione del Campo e la bandana rossa che le copriva la fronte.
Faceva avanti e indietro per l'arena, in attesa del suo sfidante. Intanto Percy e Annabeth erano seduti nelle gradinate dell'arena, vicino a Piper e Jason. Le gradinate cominciavano già a riempirsi di diversi ragazzi, curiosi di vedere la sfida. Percy vide Grover e Rachel avvicinarsi a loro, il primo con due bottiglie vuote di Diet Coke come spuntino.

-Grover, Rachel! Anche voi qui?-

-Bee! Ovviamente amico, siamo curiosi di vedere come se la cava tuo fratello.-

-Ma siete sicuri? Insomma, è qui da due giorni, e Clarisse c'è da un bel po...- domandò la rossa.

-Sì, ma Clarisse non è preparata per il corpo a corpo come lo è David. Vedrai Rachel.- le rispose Jason

Poi entrò nell'arena Ellie che prese subito posto tra Annabeth e Piper.

-Allora?- chiese Piper eccitata a Ellie.

-Sta arrivando. Eccolo!-

David era vestito con la classica maglietta del Campo e con dei pantaloncini corti neri. Ma mentre entrava nell'arena non diede alcuno sguardo alle gradinate. Era come se lui non vedesse tutti i ragazzi seduti intorno che non aspettavano di vedere l'incontro. Anche Percy era stupito da quella calma.
David guardò Clarisse, poi si tolse la maglietta del Campo, lanciandola lontano, restando quindi in canottiera bianca e lasciando intravedere i muscoli sviluppati delle proprie braccia. Cominciò a schioccarsi le dita delle mani, e per finire il collo, che fece un rumore così forte che alcuni ragazzi sussultarono.

-Hai finito di fare spettacolo, pivello?- esclamò Clarisse, sfidandolo con lo sguardo a diversi metri di distanza. Lui sorrise alla ragazza e si posizionò: si mise di lato, le gambe leggermente piegate, e il braccio sinistro piegato a 90 gradi in verticale, davanti alla faccia, e il braccio destro portato dietro, vicino al fianco.

-Bene.- disse sorridendo -Sono pronto.-

La sfida stava per iniziare: Clarisse non attendeva altro che quelle parole, così cominciò a correre verso di lui.

-Preparati a perdere!-

Clarisse assestò un pugno verso di lui, precisamente la faccia, ma David lo scansò subito,  piegando verso dietro la schiena, come se stesse giocando a Limbo. Clarisse fu poco sorpresa da quella schivata, così tentò di colpirlo ma non riuscì fare nulla: ricevette un calcio verticale in pieno mento,  e nel mentre David fece due verticali all'indietro, allontanandosi da Clarisse.
A quella scena, Percy fischiò sbalordito e Annabeth spalancò gli occhi
 
-Fiuuuu... però.-

Clarisse, ancora intontita dal calcio, si passò una mano nella faccia, cercando di riprendersi.

-Mi sono fatta fregare così facilmente!- si lamentò lei, stringendo il pugno.

-Ok, ora è il mio turno.-

David scattò in avanti e saltò, facendo un calcio in alto verso Clarisse, lei però riuscì a schivarlo andando indietro, ma  ricevette il secondo calcio in pieno petto.
Indietreggió un po, presa dal colpo.

-Ok, va bene. Sei bravino.-

Lui fece finta di non aver ascoltato il piccolo complimento di Clarisse. Percy noto lo sguardo di David:  gli occhi erano completamente calmi e rilassati, fissi sull'avversaria... aveva il pieno controllo della situazione.
Lui alzò la mano e fece cenno a Clarisse di venire, piegando le dita avanti e indietro. Lei, presa dalla provocazione, riattaccò assestando un altro pugno, ma David schivò verso destra, poi verso sinistra, e ancora verso destra. Si muoveva con calma e concentrazione, riuscendo a schivare ogni pugno che Clarisse cercava di assestargli. E lei non riusciva a colpirlo neanche una volta. Il decimo pugno fu bloccato dalla mano di David, e con l'altra colpì Clarisse con un forte pugno in pancia. Poi la colpì con un montante in pieno mento.
Clarisse indietreggió di nuovo, completamente incavolata.

-Come diavolo...- disse, passandosi la mano sul mento.

-Dovresti smetterla di lamentarti.-

Quelle parole presero alla sprovvista Clarisse, e la cosa la fece arrabbiare ancora di più.

-Eh?! Chi ti credi di essere per dirmi queste cose?!-

-Solo uno che guarda i tuoi difetti. Non ti avrò vista maneggiare un arma, ma con i pugni lasci troppe lacune Clarisse. Sei troppo lenta e riesco a schivare facilmente ogni tuo colpo, inoltre ti stai lamentando troppo e incolpi te stessa ogni volta che sbagli. Non mantieni la completa concentrazione sulla battaglia, e questo ti fa perdere tempo, lasciando in vantaggio il tuo avversario.

-Cosa?!- ringhiò di nuovo Clarisse

-Sei troppo sicura di vincere. Ma non vincerai mai contro di me in questo modo.-

-Questo lo vedremo!-

Clarisse scattò di nuovo e stavolta tentò di colpire David con un calcio Lui però lo schivò e assestò un forte pugno nella guancia di Clarisse. Ad un certo punto David si distese per terra con una grande velocità, poi prese le caviglie di Clarisse con le proprie gambe e mettendoci forza la fece cadere a terra.

-Maledetto!-  

Clarisse si rialzò. Aveva il fiatone e un piccolo livido sulla guancia destra, a causa del forte pugno di David. Alcuni ragazzi di Ares parlarono tra di loro, e Chris Rodriguez guardava perplesso la sua ragazza. Percy lo sapeva bene: erano sorpresi, anche se non era la prima volta che Clarisse faceva una figuraccia.
All'improvviso David corse verso la Clarisse stanca e sudata, per poi dargli una forte gomitata sullo stomaco. La colpì di nuovo in faccia con un forte pugno e lei presa dalla rabbia riuscì a colpire David per la prima volta: lo colpì in faccia con un fortissimo pugno e David cadde a terra. Clarisse era ancora affaticata ma almeno rimase soddisfatta per esser riuscita a colpirlo, dopo che lui l'aveva già colpita diverse.
Ma poi David cominció a ridere

-Cosa c'è di così divertente?!- sbraitò Clarisse.

Lui, ancora a terra, guardò Clarisse sorridendo, poi con calma si rialzò. Passò la mano sul proprio labbro sanguinante, per pulirsi dal sangue

-Ehehe... Perché mi sto divertendo. Mi piace confrontarmi con altre ragazzi come te, tutto qua. E poi quel pugno m'ha fatto molto male.-
Poi si rimise nella stessa posa di combattimento di prima-
-Eheh. Lo ammetto: hai una grande forza, se avessi più tecnica scommetto che mi avresti battuto subito.-

Percy guardò David di nuovo: egli osservava Clarisse e dalla faccia era divertito. Sì, David non stava bluffando: lo capì da quello sguardo, da quella faccia sorridente e compiaciuta. Si stava letteralmente divertendo.
Clarisse colpì di nuovo verso di lui, e stavolta David non si mosse, e parò il pugno con l'avambraccio sinistro. Riuscì a parare altri pugni di Clarisse, fino a quando lei non riuscì a colpirlo in piena pancia. Lui gemette dal dolore, a causa del pugno, e Clarisse gli assestò una ginocchiata, colpendo di nuovo la sua pancia. Ora la figlia di Ares era in vantaggio: colpì tre volte David in faccia, sogghignando mentre lo faceva, e per finire lo allontanò con un calcio. David traballò un po, ma rimase in piedi. Aveva un piccolo livido sulla guancia, il labbro spaccato ancora macchiato di sangue. Sorrise di nuovo e riguardò Clarisse soddisfatto.

-Così va meglio.- disse rivolto alla sfidante.  

Percy si girò, guardando Annabeth. Anche lei fece lo stesso. Erano veramente stupiti da David. Percy lo era già il giorno prima, quando lo aveva testato sull'acqua, ed era rimast davvero sbalordito. Quel giorno si muoveva con una velocità assurda grazie all'acqua, e Percy essendo anch'egli figlio dello stesso padre, riusciva a tenergli testa intercettando ogni colpo. Ma anche con Clarisse, nonostante non fosse a contatto con l'acqua, era veramente bravo. Era meno veloce, ma lo era abbastanza da rimanere in vantaggio contro Clarisse.

Annabeth squadrò Percy, anche lei sbalordita dell'abilitá di David.
-Però. Tuo fratello è in gamba.- commentò lei sorridendogli. Anche Percy le sorrise e poi i due tornarono al combattimento.

Clarisse scattò di nuovo e David intercettó un suo pugno bloccandolo con la mano e colpendola con un calcio laterale sul fianco. Dopo il colpo subito, Clarisse assestò un pugno nel pieno petto di David.
Negli ultimi minuti continuarono all'infinito a colpirsi tra di loro, ma più che altro Clarisse riceveva la maggior parte delle volte danni. David schivava, parava e colpiva in continuazione, soltanto qualche volta veniva colpito da Clarisse. Ma nonostante tutto lui resisteva bene e aveva soltanto un piccolo fiatone, Clarisse invece cominciava a stancarsi e diventava col passare del tempo sempre più lenta.    
            Ad un certo punto David parò con gli avambracci ben cinque pugni di Clarisse, fino a quando non bloccò una sua mano, per poi darle un forte calcio verticale, dritto sul suo petto.
Clarisse cadde di nuovo a terra, rimanendo in quella posizione per almeno una decina di secondi. Ansimava in continuazione, senza fermarsi, con il viso e la maglietta completamente sudata.
David invece si guardò le braccia,  precisamente i punti dove aveva parato i colpi di Clarisse, facendo qualche piccolo lamento di dolore. Anche lui era leggermente sudato ma rispetto alla sua avversaria era ancora in piedi.
Clarisse infatti non si rialzò più. David aveva vinto.
Lui si guardò per un pò le braccia, ancora indolenzite di pugni che aveva parato, ma dal suo sorriso, Percy intuì che David era soddisfatto del risultato.
Poi fece qualche passo, avvicindosi a Clarisse ancora a terra e guardandola dall'alto verso il basso.
 
-Ce la fai?- chiese lui tranquillo.

In un attimo il suo sorriso cambiò: ora era un sorriso di rispetto, di rispetto nei confronti dell'avversaria appena battuta. Indirizzò il braccio verso di lei, con lo scopo di aiutarla a rialzarsi.
Lei lo guardò con rabbia mentre lui continuava a sorriderle

-Lo sai? Mi sono divertito. Se devo dire la verità, mi piacerebbe sfidarti di nuovo.-

Ma Clarisse non poteva e non voleva farsi aiutare in quel modo. Gli fece un gesto con la mano, affermando che ce la faceva anche da sola, così si rialzò, cercando di non guardare in faccia il vincitore. Era troppo orgogliosa per farsi aiutare per queste cosucce. E quando fu di nuovo in piedi, il pubblico applaudì ai due giocatori.




Angolo autore:

Rieccomi con un altro capitolo della mia fic. Come potete vedere non ho ancora un buon codice HTML, per ora sono senza PC.  Allora, ammetto che ho fatto fare una figuraccia a Clarisse, ma non fraintendete: adoro Clarisse, ma volevo creare un modo per caratterizzare ancora di più il personaggio di David. In questi capitoli mi sono concentrato un pò su David, ma tranquilli: presto vi spiegherò bene anche la personalità di Ellie, che ho lasciato un po da parte. Inoltre, posso dirvi che mano a mano con la storia riprenderò diversi personaggi già apparsi, come ovviamente Frank e Hazel, per cui state freschi. ;)

Intanto, recensite e fatemi sapere le vostre opinioni sulla storia.

E noi ci vediamo alla prossima! :)

-MrRaider
   
 
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