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Autore: deny91    17/01/2009    0 recensioni
Amanda è una ragazza come tante altre. È arrivato il giorno del suo diciottesimo compleanno e i suoi amici le hanno organizzato una festa da sogno, ma non tutto va come dovrebbe andare. Amanda si sveglia dopo la festa, di notte, in mezzo al bosco e non ricorda come c’è arrivata. Presto scoprirà di essere morta proprio in quel luogo e capirà di non essere nient’altro che un fantasma …
Mi sentivo uno straccio. Perché nessuno mi voleva parlare? Perché facevano tutti finta di non vedermi? E soprattutto perché quell’agente bionda aveva detto a mio padre che ero “deceduta”?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo



Finalmente era arrivata la sera del mio diciottesimo compleanno, ero ufficialmente libera di fare tutto quello che volevo anche se mia mamma non la pensava ancora esattamente così.
«Allora mi dici dove stiamo andando?» domandai a Tommy, agitandomi sul sedile di pelle anteriore della scintillante berlina nera di suo padre.
«Te l’ho già detto, è una sorpresa!» mi disse irremovibile sorridendo divertito.
Tommy era il mio ragazzo da cinque mesi, le cose stavano andando abbastanza bene tra noi e ne ero davvero felice. Quella sera indossava un paio di jeans sbiaditi e una camicia bianca. Era davvero bellissimo, i capelli castani sistemati accuratamente con una buona dose di gel. Questo era quello che ero riuscita a notare prima che mi bendasse con un fazzoletto di raso nero per non farmi vedere dove eravamo diretti. Non facevo che chiedermi dove mi avrebbe portato. In un ristorantino di lusso o magari in un posto più appartato? Non ne avevo idea.
Lo sentii parcheggiare e scendere dalla macchina per poi venirmi ad aprire lo sportello. Mi prese per mano, guidandomi nell’oscurità. Riuscivo a sentire l’odore della terra bagnata mentre i miei tacchi affondavano di qualche centimetro nel terreno a ogni passo. Stavamo camminando in discesa.
«Quando mi toglierai questo fazzoletto dagli occhi?» domandai spazientita dall’attesa.
«Non ancora.» mi rispose lui.
Mi guidò ancora per un po’ finché non mi fece salire un gradino, forse in marmo, a giudicare dal rumore che avevano fatto i miei tacchi. Mi lasciò la mano e con delicatezza sciolse il fazzoletto facendo attenzione a non tirarmi i capelli.
Era tutto buio. Non riuscivo proprio a capire dove fossimo.
«SORPRESA!» sentii strillare da un coro di voci davanti a me e si accesero tutte le luci.
Non avrei potuto chiedere di meglio. Doveva essere tutta opera di Jess. Mi avevano organizzato una festa in quella villa di lusso appartata appena fuori città. Ecco cos’era l’odore di terra bagnata. La villa era infondo a una piccola vallata e per arrivarci si doveva superare un prato in discesa. Sia a destra che a sinistra della villa, c’era una rigorosa distesa di alberi. Adoravo la natura e adoravo quel posto. Chissà quanto gli era costato affittarlo per quella notte. Mi sentivo quasi in colpa, ma infondo era il mio diciottesimo compleanno, non l’avrei rivissuto mai più.
Corsi incontro a Jess per abbracciarla forte ed esprimerle tutta la mia gratitudine.
«È tutto così fantastico!» le dissi all’orecchio. «Grazie! Grazie! Grazie!»
«Per la mia migliore amica questo e altro …» mi rispose lei.
Mi voltai a guardare come avevano sistemato quella sala enorme e solo allora notai un divano di pelle sistemato al centro della stanza e davanti, una specie di piccolo palcoscenico con cinque ragazzi sopra. Li guardai bene e strabuzzai gli occhi. Erano i Silence in the Dark! Il gruppo rock più famoso della nostra zona. Li adoravo. Cominciarono subito a suonare “happy birthday to you” in una strampalata versione rock.
«Questa è stata una mia idea!» mi disse Gabry, il mio migliore amico, vendendomi in contro per abbracciarmi.
«Dai, andiamo a prendere qualcosa da bere.» mi disse dopo Tommy, prendendomi per mano.
Era tutto davvero perfetto quella notte. C’erano le persone a cui tenevo di più: la mia migliore amica di sempre, il mio ragazzo e Gabry, poi avevano invitato anche Alice, mia sorella minore di sedici anni, i nostri vecchi compagni di classe di quando andavamo alle medie e i nostri attuali compagni dell’ ultimo anno di liceo. Non avrei potuto chiedere di più. La saletta era abbastanza affollata, dovunque mi giravo c’era qualcuno pronto ad abbracciarmi e a farmi gli auguri. I ragazzi avevano sistemato qualche divanetto tutto intorno alla stanza per gli ospiti che volevano sedersi e qualche tavolino per appoggiare i drink in qua e in la. Ma l’area davanti al palcoscenico con l’enorme, morbidissimo divano bianco era solo nostra.
Io, Tommy, Jess, Alice e Gabry avevamo passato gran parte della serata stesi sul divano a guardare i ragazzi suonare circondati dagli invitati.
Quando mi alzai, afferrando un bicchiere pieno di punch analcolico per andare verso l’uscita a prendere un po’ d’aria, era piuttosto tardi. I ragazzi avevano finito di suonare ormai da almeno un’ora. Alice dormiva con la testa appoggiata sulla spalliera del divano e la sala era ormai semivuota.
«Dove vai?» mi domandò Jess.
«A prendere una boccata d’aria.» le risposi sorridendo.

  
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