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Autore: Aoboshi    04/07/2015    4 recensioni
Cassandra è ormai prigioniera nella reggia del deserto. Il suo tentativo di fuga viene però interrotto dall'affascinante richiamo della biblioteca della magione, la ragazza si ritrova a vagare tra gli antichi volumi del suo misterioso ospite, il quale la sorprende in quel luogo. Dopo il breve scambio di battute, Cassandra capisce che il breve equilibrio, conquistato dopo anni di tormenti, è stato incrinato e sarà proprio Kuja a condurla verso quel destino a cui lei è sfuggita per troppo tempo. Gli spiriti nella sua mente si sono risvegliati e la reclamano, il loro canto popola imbattuto i suoi incubi e, dopo anni, Cassandra non sa se sarà ancora capace di resistergli.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuja, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Frammenti perduti di Gaya'
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-E’ inammissibile…-
-Davvero sconcertante…-
Cassandra ascoltava a testa bassa, il brusio generale la circondava, chiudendola in un anello di solitudine. La comunità degli sciamani aveva salutato i suoi nuovi e giovani componenti, lei era stata l’ultima. La prova consisteva nel richiamare un eidolon minore, ed eseguire un incantesimo di cura su un mostro malato. Sapeva che avrebbe fallito, ma per quanto se lo aspettasse, questo non diminuì affatto la delusione.
La luce del mezzo giorno illuminava il muro degli eidolon, gli sciamani si erano tutti raccolti lì per la cerimonia. Davanti all’effige di Alexander c’era il Sari circondato dai saggi, il resto delle persone erano sedute in cerchio. Dopo che i suoi coetanei avevano superato le prove erano corsi tra le braccia delle loro famiglie. Lei non avrebbe potuto, neppure se ne fosse stata capace.
-Cassida Drall-
Cassandra, Cassandra, io mi chiamo Cassandra!
La frustrazione prese a bruciarle dietro gli occhi, non ebbe il coraggio di alzare la testa, sapeva quale fosse l’espressione di sua madre, non era necessario passare in rassegna anche quelle degli altri.
La voce di sua madre era severa come sempre, la punta di disprezzo molto più acuta del solito, ovviamente.
– Vuoi ritentare la prova?-
Si sollevò un nuovo vociare più forte
-Ma se non è stata capace…-
-Nessuno ha mai fallito queste prove…-
-… Non ha neppure il corno…- 
Cassandra deglutì, sentiva l’amarezza in circolo assieme al sangue, aveva le unghie conficcate nel palmo fino quasi a entrarle nella carne. L’animale tremava, bisognoso di cure davanti a lei. Non rispose. Sapeva che la stavano guardando tutti. Sentiva i commenti dei suoi coetanei come se glieli stessero sussurrando nell’orecchio
-Incapace-
La bestiola guaiva.
-Bastarda-
La guardava con occhi supplici, ma lei non poteva aiutarla.
-Sangue avvelenato-
-Avanti, Cassida!- la voce di sua madre si alzò più forte rispetto al cupo coro alle sue spalle – Richiama un incanto di cura!-
Cassandra fissò assente il muu davanti a sé. Una goccia di sudore le scese lungo la tempia. Provò ad alzare le mani, tremavano irrimediabilmente. Gli occhi dell’animale la ingoiarono, stavano soffrendo, stavano soffrendo insieme.
-Guarda, guarda come fallisce ancora!-
Cassandra ricacciò indietro le lacrime. Cercò di ignorare la voce di Adihiro e di concentrarsi sul mostro davanti a sé. Cercò il flusso magico nel suo essere, cercò la piccola traccia di magia, come le avevano insegnato, ma dentro di lei sentiva solo il dolore, l’angoscia e la frustrazione. Le mani le ricaddero lungo i fianchi.
-Non ci riesco…- biascicò. Nuovamente gli sciamani si sollevarono in un vociare violento e insoddisfatto.
Il Sari  batté il pesante scettro di legno, richiamando tutti all’ordine e tutti tacquero.
-Coma hai detto?- sibilò la donna nel silenzio più totale. Tra una mandria di piros e il Sari, Cassandra avrebbe volentieri affrontato i piros.
-Non ne sono capace…- il tono delle voce era piatto. Cassandra sentiva soltanto qualcosa di vischioso e nero che le ribolliva dentro.
-Lo dicevo che non era una sciamana…-
-Visto… neanche tutto il buon sangue del Sari…-
Voci, troppe voci che ripetevano quello che lei sapeva, che era una fallimento, che quello non era il suo posto. Qualcosa si mosse dentro di lei.
-Se non evochi quell’incanto, la comunità non potrà ammetterti tra le sue fila, lo capisci questo?- la rimbeccò severa il Sari.
Basta
-Non mi importa…- ripeté a se stessa, ma sua madre la sentì e così il resto della platea.
-L’avete sentita!?-
Zitti.
-E’ pazza!-
Vi prego basta.
-Dovrebbero cacciarla!-
State zitti.
-Lo faranno di sicuro!-
Per favore…
-E’ feccia proprio come suo padre!-
Sgranò gli occhi. “Feccia… proprio… come … suo…”
-Cassida Drall, evoca quell’incanto di cura, adesso!- urlò all’esasperazione il Sari. Un tonfo secco zittì il brusio. I saggi sgranarono i loro occhi cisposi e superbi. La luce di mezzo giorno venne improvvisamente oscurata, un nuvolone scuro si estese su Madain Sari.
-Ho detto…- fu un ringhio basso e continuo, le scariche elettriche le danzavano attorno agli occhi diventati bianchi e luminosi. I capelli si muovevano come serpenti, animati anche loro dalla tensione
–DI STARE ZITTI!
Seguì un’esplosione di fulmini, il Sari evocò rapida una barriera attorno ai saggi, mentre invece, il resto degli sciamani venne investito dal thundaga senza avere il tempo di proteggersi. Uno dei fulmini colpì il muro dell’invocazione, provocando una chiazza nera grande quanto una testa. Gli evocatori erano a terra, atterriti, incapaci di rialzarsi. Cassandra era al centro, il viso infantile distorto in una smorfia divertita, i piedi sollevati da terra mentre lasciava scorrere una miriade di scintille bianche tra le dita. In muu davanti a lei era stato carbonizzato.
-Oh… no… Cassandra…- la donna vide i saggi rialzarsi dietro di lei, tutti stravolti da quell’attacco impossibile.
Ad un tratto echeggiò un urlo. Tutti spostarono lo sguardo, richiamati da quella voce strepitante.
Adihiro Carol era imprigionato in una stretta di fulmini,  urlava e scalpitava inutilmente. Cassandra guidava il tornado di scariche, conducendo a lei  il ragazzino. Myra, il Sari, sentì il sangue nelle sue vene raggelarsi, quella non era sua figlia, non era neppure una bambina. I  capelli scuri di Cassandra si erano allungati sino a diventare un crine sottile e bianco, le pelle si fece nerboruta e violacea, coperta da una manto di peluria sottile e lucida.
-Dillo ancora! -la voce pareva una sorta di nitrito - Di ancora cosa siamo io e mio padre!-
Il ragazzino si dibatteva inutilmente come un pesce nella rete, Cassandra stava serrando la stretta e stava aumentando il voltaggio. Adihiro era terrorizzato, incapace di articolare anche un solo pensiero tra tutte quelle maledette scariche. Myra rimase imbambolata.
No… E’ presto, troppo presto. Il suo sguardo spaesato si piantò sugli anziani, vide avvampare l’orrore e l’odio nei loro occhi, aveva cercato di contenerlo, ci aveva provato per quattro anni. Myra capì che era finita, nulla di quanto avesse detto o fatto avrebbe più potuto risparmiare sua figlia.
Gli occhi egli sciamani presero a brillare, sul muro delle invocazioni, i ritratti degli eidolon si fecero luminosi.
Cassandra…
Avvenne tutto in fretta, un turbinio di piume avvolse Myra, dietro di lei, un essere dall’aspetto femminile aprì le grandi ali striate di biondo. La sciamana si voltò supplice verso Siren, tra le due si instaurò un sofferto dialogo silente. Non importava quanto le avrebbe fatto male, quanto sarebbe stato terribile non averla più con sé. Era stato il suo primo eidolon, un’amica, non solo uno spirito, ma era in gioco la vita di sua figlia e niente a confronto aveva importanza. Lo strappo si aprì, Myra cadde a terra sorreggendosi al suo bastone, le unghie raschiarono contro la terra rossa. Siren, libera,  saettò veloce verso Cassandra, aprì le grandi ali e l’avvolse, proteggendola dagli attacchi di Shiva e Ifrit, richiamati dagli sciamani. Myra cercò di controllare il dolore dovuto alla mancanza dello spirito, ormai era andata, aveva perso Siren, sperò fosse per una buna causa. Cassandra lasciò andare Adihiro, si voltò verso Siren, gli occhi feroci si posarono sul nuovo avversario.
-Fermati Ixion!-
La voce della sirena fu melodiosa ma solenne. Un nitrito proruppe potente e irrisorio
-NO!- Una scarica cercò di colpire la sirena, i colpi esterni si erano abbattuti sulle sue ali, si aspettava di sentire Myra gemere,  quando un eidolon veniva attaccato, era il suo sciamano ad accusare il colpo, ma non fu così. Myra l’aveva lasciata andare.  Siren cantò, il tempo scivolò più lento nella sua melodia, i volti furibondi degli sciamani si contraevano con una lentezza tale da farli sembrare statue di cera.
-Lasciala Ixion!- ordinò la sirena
Attraverso gli occhi di Cassandra l’eidolon lasciò trasparire tutto il suo odio, rise, buttando la testa all’indietro.
-Lasciarla!? Questa è la libertà, stupida traditrice!- Ixion la fissò disgustato –Ci hanno usato e poi dimenticato, i terani pagheranno per ciò che hanno fatto! Distruggeremo Gaya, così Tera non potrà rinascere!-
-Distruggeremo!?- Siren provò una scossa, il sorriso diabolico di Ixion deformò il viso di Cassandra
-Sai quanti eidolon sono stati dimenticati? Sai quanti spiriti sono stati insultati, o… relegati?-
Una consapevolezza oscura scese su Siren, era come temeva Myra, era esattamente come aveva pensato, quasi nove anni di attese e speranze del tutto vane.
-Lei… Ixion lei non può essere…-
Lo sguardo dell’eidolon si fece grave
-Meglio io, Siren, gli emissari del cielo non sono famosi per la loro misericordia…-
Siren guardò la figlia della sua umana, Cassandra era come lei, come Ixion. Il sangue della gente di Tera scorreva nelle sue vene, la magia di quel popolo si era fusa alle capacità degli sciamani, non erano gli eidolon a prestarle i poteri, lei era un eidolon, e lei prestava il suo corpo a loro. E se Cassandra era il collegamento degli spiriti perduti di Tera, allora il potere di Alexander sarebbe stato il loro ultimo problema.
-Ixion- la voce era bassa, Siren li aveva isolati rispetto alla baraonda di Madain Sari, i due eidolon erano in una realtà a parte. Siren vedeva scorrere attorno a loro un turbinio di piume e scariche di pura elettricità
-So che…-
-NO!- la fermò l’eidolon –Tu non lo sai… Non sai cosa vuol dire essere dimenticati, non sai cosa vuol dire vedere il proprio mondo crollare mentre la sete dei tuoi protetti assorbe e distrugge ciò che abbiamo difeso per secoli…-        
 Siren deglutì, quante volte si era sentita in trappola, quanti sciamani avevano usato in modi improponibili i suoi poteri. Lei era una guardiana, come tutti gli altri eidolon, e prestava il suo essere per proteggere Gaya, ma l’immagine di Myra fermò il suo corso di pensieri. La sua umana, lei era stata una donna saggia, lei l’aveva trattata con rispetto, come dovevano gli sciamani, non l’aveva mai usata, non l’aveva mai considerata uno strumento. Siren si sorprese a percepire quei vecchi e sopiti sentimenti che i secoli trascorsi avevano cancellato, una volta era stata un essere vivente anche lei, un titano della natura, ma con dei sentimenti e delle pulsioni. Alzò gli occhi su Ixion, anche lui aveva sofferto, in un modo inimmaginabile, al punto di lasciare solo rabbia. Siren chiuse gli occhi
-Allora voglio capirti… Tu stai combattendo contro di lei, vero? Hai preso il controllo di Cassandra prima che lei potesse fare lo stesso…-
Il corpo di Cassandra si irrigidì, gli occhi di Ixion mandarono dei lampi, Siren aveva avuto ragione, in qualche modo, Ixion aveva cercato di proteggere Cassandra, lo ripugnavano i terani, ma dopotutto, sapeva quanto quella piccola ibrida fosse come lui.
-Si sveglierà presto…- ammise in un guaito – E cancellerà ogni cosa…-
Siren sussultò, si avvicinò ad Ixion, allungò a lui una mano
-Non sarai più solo…-disse dolcemente. Il tornado attorno a lei si fece più stretto, sentì la propria stessa essenza risucchiata in quel vortice. Aveva assaporato la libertà per qualche secondo, ma per amore di Gaya e anche per la sua umana, l’avrebbe sacrificata. Ixion allargò i grandi occhi, il corpo di Cassandra cambiò in quello di un maestoso stallone dal manto ametista, il lungo corno sulla fronte era circondato da elettricità. Ixion abbassò la testa mentre Siren lo accarezzava, poi il flusso di energie l’avvolse;  lei, Ixion e Cassandra furono stretti nelle spire di magia. La realtà riprese a scorrere normalmente, Madain Sari riapparve timidamente nella foschia di polveri e detriti. Gli sciamani erano ancora tutti lì, ad osservare spaventati il grosso globo di luce e vento che aveva avvolto la maledetta figlia del Sari. Quasi tutti speravano che quell’energia la facesse fuori una volta per tutte e  che l’ultima maledizione dei terani svanisse assieme a lei, ma, non appena il turbine si diradò, il corpicino della bambina ricadde sulla pietra. Myra era già su di lei, bagnò le guance piene di sua figlia con le lacrime, il copricapo di piume era insudiciato dalla polvere, per terra assieme al bastone. Myra protesse la figlia nel suo abbraccio, richiamò Carbuncole, il cui diadema brillava fulgido nel lucido pelo color prato.
-Trova Shimazu…-
L’eidolon annuì con il musetto da cucciolo e svanì in una miriade di scintille, Myra alzò gli occhi, ora erano lei e la figlia, contro tutta la comunità.



NdA: Ciao a tutti, ho postato questi ultimi due capitoli uno dietro l'altro, ho voluto essere breve nel precedente per far, ehm, riflettere meglio sul capitolo. Dopo questo seguiranno appena altri due o tre stralci della vita di Cassandra prima di Kuja, volevo un po' addentrarmi negli intrighi di Garland e presentare, presto, il famigerato padre di Cassandra, l'uomo delle stelle, come l'ho fatto soprannominare. Spero che la lettura non sia pesante e che il peronaggi di Cassandra non urti i nervi di molti  
   
 
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