Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: mudblood88    04/07/2015    3 recensioni
Seguito di "I cattivi non hanno mai un lieto fine, ma Regina ha Emma."
TRATTO DAL TESTO:
«Vuole il tuo cuore, Emma».
«Non mi importa» rispose la bionda, con fermezza. «Non ti lascerò andare da sola».
Regina fece un passo verso di lei, trovandosi a pochi centimetri dal suo viso.
«Emma, ascolta...»
«No» la interruppe, alzando le mani in un gesto deciso. «Non mi importa, qualsiasi cosa dirai ho preso la mia decisione. Avevo promesso a Henry che mi sarei presa cura di te. Che ti avrei protetta. Ed è quello che ho intenzione di fare. Io sono la Salvatrice!»
«Emma» disse Regina, in tono grave. «A volte... anche la Salvatrice deve essere salvata».
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Capitolo 8

Quindici giorni prima del solstizio d'estate


 
 

La sera successiva, Emma e Regina erano già dirette nel bosco. Non erano uscite dalla cripta per tutto il giorno, timorose che se avessero incontrato Belle avrebbero potuto far riemergere dalla sua mente gli avvenimenti della sera prima.

Emma teneva la mappa in mano, illuminandola con una torcia per cercare di decifrarla.

«Che lingua è? Spagnolo?» domandò Emma, avvicinando la mappa a Regina in modo che anche lei la vedesse.

«Queste non sono lettere» disse Regina. «Credo che siano... passi».

Emma annuì. «Quindi, dobbiamo...» posò un dito su ogni passo, per contarli. Ci volle più tempo del previsto. «Trecentonovantaquattro passi per arrivare a questo albero» e lo indicò. «Poi da qui dobbiamo...»

Emma inclinò appena la mappa.

«Andiamo, intanto» propose Regina, avviandosi. «Meglio decifrare la mappa un po' alla volta».

Emma annuì di nuovo. «Dobbiamo partire da laggiù» disse, indicando il vecchio pozzo di Storybrooke.

Camminarono per un po' in silenzio, contando entrambe i passi che stavano facendo nella direzione che la mappa suggeriva.

Emma faceva strada, continuando a scrutare la mappa con curiosità, inclinandola di tanto in tanto, per capire se stavano andando dalla parte giusta, e facendo luce con la torcia davanti a loro.

«Se ci fosse Uncino saprebbe decifrare questa mappa in un secondo» disse Emma, senza pensare. Poi si morse il labbro inferiore. Regina era poco dietro di lei, e la bionda sentì appena i passi della donna rallentare tra le foglie, per poi riprendersi subito.

Emma non si voltò e non disse nulla, continuando a camminare normalmente. Era felice che Regina non potesse vedere la sua espressione; aveva parlato senza riflettere, e anche se non aveva detto niente di male, non sapeva ancora come gestire quella situazione. In fondo lei era ancora impegnata con Killian, e non era sicura che a Regina desse fastidio sentirlo nominare. Le cose tra loro non erano state chiarite dopo quel bacio, non ne avevano avuto il tempo. Ed Emma sapeva che, sia lei che Regina, erano due completi disastri quando si trattava di relazioni amorose.

«Ti manca?»

La voce di Regina arrivò forte e chiara a interrompere il flusso dei suoi pensieri.

«Chi?»

«Uncino».

Emma si immobilizzò, presa alla sprovvista.

Regina sospirò, chiedendosi dove aveva trovato il coraggio di farle quella domanda. Non era sicura di voler sapere la risposta.

Emma lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, abbassando la luce della torcia. Regina subito le fu accanto.

«Perché ti sei fermata?» domandò, con naturalezza, come se non le avesse appena fatto una domanda così intima e importante.

Emma la guardò, e nonostante il buio Regina riuscì a intravedere i suoi occhi chiari.

«Non lo so» rispose Emma, guardando a terra.

Regina si chiese se quel "non lo so" fosse la risposta alla prima o all'ultima domanda che le aveva rivolto.

«La verità è che...» continuò Emma, ora guardando la mappa. Non la guardava davvero, ma non aveva il coraggio di alzare lo sguardo su Regina. «Vorrei che mi mancasse. Ma non ho pensato molto a lui, ultimamente».

Regina, che non le aveva tolto gli occhi di dosso per tutto il tempo, distolse a sua volta lo sguardo.

«A quanti passi eravamo?» chiese Regina, spezzando il silenzio.

Emma non rispose subito. Trovava impressionante come quella donna riuscisse a passare da una domanda così delicata, a una domanda così neutra, nel giro di pochi secondi e senza lasciar trapelare la minima emozione.

«Centoventicinque» rispose, meccanicamente.

«Centoventicinque, sì» confermò la mora, e riprese a camminare.

Emma, dopo qualche istante, la seguì.

Continuarono a camminare in silenzio; Regina sembrava non aver fatto caso alla risposta di Emma, e camminava decisa cercando di non perdere il conto dei passi. Emma, dal canto suo, era rimasta piuttosto scossa dalla domanda di Regina, ma soprattutto dalla sua sincera risposta. Non si era resa conto di quelle cose finché non le aveva dette ad alta voce.

Uncino non le mancava. Avrebbe voluto che fosse così, avrebbe voluto pensare a lui, preoccuparsi per lui. E un po' lo era, preoccupata; ma non abbastanza da fare in modo che l'uomo fosse nei suoi pensieri.

Era talmente assorta che non si accorse di aver perso il conto dei passi, né che Regina si era fermata, e andò a sbatterle contro.

«Scusami» si affrettò a dire.

Ma Regina non la guardò, continuando a fissare qualcosa davanti a sé.

«A quanti passi siamo?»

«Shhh!»

Regina la zittì, e per la prima volta Emma guardò nella sua stessa direzione, e finalmente capì.

C'era qualcuno davanti a loro, nascosto in mezzo agli alberi. Era una sagoma scura che si stagliava dietro ad una grande quercia, la stessa quercia che era la loro destinazione. Emma spense la torcia, e la sagoma si perse nel buio.

Regina strinse la mano in un pugno, ed Emma capì che era pronta a combattere, se ce ne fosse stato bisogno. La seguì, lentamente, cercando di non fare rumore.

Raggiunsero la quercia, facendo il giro dell'imponente tronco, poi Emma riaccese la torcia e la puntò contro l'intruso.

Entrambe sgranarono gli occhi.

«Ma non è possibile!» esclamò Regina, guardandosi intorno.

Emma fece lo stesso, girando intorno all'albero una seconda volta per controllare da entrambe le parti.

«L'avevi vista anche tu, vero? Quella sagoma?»

«Sì, l'ho vista» rispose Emma, smarrita. «E' riuscito a scappare, chiunque fosse».

Regina scossò la testa. «No, è impossibile. Non abbiamo sentito passi, rumori, niente! Si è volatilizzato».

«Regina, calmati. Non è successo niente».

Emma notò che Regina era piuttosto agitata, così le si avvicinò. Alla luce della torcia la vide pallida, ansiosa, impanicata.

«Ti senti bene?»

Istintivamente portò una mano sul grembo di Regina, sfiorandola appena.

Regina trattenne il fiato.

Emma stessa trattenne il fiato, e subito ritrasse la mano.

«Scusami, Regina...»

«Sto bene» rispose, secca. «Ma qui abbiamo a che fare con qualcuno che pratica la magia, ne sono sicura».

Emma aggrottò la fronte. «Questo lo deduci dal fatto che una persona è scappata nel bosco?»

Regina sospirò. «Non sono sicura sia una persona» si fermò. Emma la guardò confusa. «Anche ieri sera, quando eravamo al confine con Belle, mi era sembrato di vedere qualcuno dietro di noi. Ma quando mi sono voltata non c'era nessuno, eppure mi era sembrato di vedere... un'ombra».

Emma si irrigidì a quelle parole.

«Un'ombra?»

Regina annuì.

Si guardarono per un lungo momento, senza parlare, ma sapevano che entrambe stavano pensando la stessa cosa. Alzarono appena lo sguardo, vedendo la luna sopra di loro che illuminava tutto il bosco.

«Pensi che...» iniziò Emma.

«Non lo so» rispose Regina. «Propongo di muoverci».

Emma alzò la mappa, puntandoci la torcia contro.

«Questa è la quercia indicata, perciò...» Emma esitò, mentre Regina si sporse a guardare la mappa. «...dobbiamo procedere verso est, proseguendo per duecentodieci passi verso il Troll Bridge».

Regina inclinò la testa per guardare meglio. «Sì, poi superato il Troll Bridge, sembra ci sia una radura...»

«FERME DOVE SIETE!»

Una voce rimbombò nel bosco, facendo sussultare Regina ed Emma, alla quale scivolò la torcia di mano.

Sentirono dei passi, e videro una luce, probabilmente proveniente da un'altra torcia, avvicinarsi.

«Cosa state facendo nel bosco, a quest'ora di notte?»

Era la voce di Neal, ma non riuscirono a vederlo. Vedevano soltanto la luce che man mano si avvicinava, e sentivano i passi tra le foglie correre verso di loro.

Regina afferrò la mano di Emma, pronta a farle sparire.

«Aspetta!» la fermò Emma. «Seguimi».

La trascinò tra gli alberi, senza lasciare la sua mano, allontanandosi nella direzione in cui dovevano procedere.

«Emma, dobbiamo sparire da qui!» protestò Regina.

«Dobbiamo recuperare quell'oggetto!» insistette Emma. Correva alla cieca, tra gli alberi, perché non aveva raccolto la torcia. Intorno a loro c'era soltanto silenzio e buio, mentre la voce di Neal risuonava in lontananza.

«Ci torniamo domani, Emma!» Regina oppose resistenza. «Possiamo tornare domani».

Emma si bloccò.

«Mi sembra che non riusciamo a fare progressi, che siamo sempre ferme nello stesso punto».

Regina sospirò. «Lo so, Emma. Ma farci arrestare non sarebbe d'aiuto».

Emma sbatté un piede a terra, dalla rabbia. «Hai ragione. E odio quando hai ragione».

Regina alzò gli occhi al cielo, e rise. «Dovresti saperlo ormai, Swan. Io ho sempre ragione» e portò entrambe di nuovo alla cripta.

«Pensi che Neal crederà di essere matto con tutte queste cose strane che stiamo facendo?» domandò Emma, dopo pochi istanti. Ormai era diventato naturale per lei teletrasportarsi con Regina, non le dava nemmeno più fastidio.

Regina la guardò, inarcando un sopracciglio. «Sarà solo una scusa in più per arrestarci. Dobbiamo capire al più presto chi c'è dietro a tutto questo. Dobbiamo capire con chi abbiamo a che fare. Quell'ombra che ho visto, mi fa pensare...»

Regina si fermò. Emma non parlò.

«Ma non può essere» continuò Regina, rispondendo alle sue stesse preoccupazioni. «Pan è morto, Tremotino l'ha pugnalato».

«Anche Tremotino era morto» obiettò Emma. «Anche Malefica, sotto forma di drago, era morta. Non mi stupirei se Pan avesse trovato un modo di tornare».

Regina non rispose, ma sapeva che Emma aveva ragione, e che era sicuramente più pericoloso Pan, anche da morto, piuttosto che Neal.

Lo stomaco di Regina interruppe il silenzio, protestando violentemente.

«Al diavolo!» sbraitò, alzandosi. «Ho sempre questa dannata fame!»

«E' normale» rispose Emma. «Anche io avevo sempre fame quando ero incinta di Henry. E avevo sempre sonno, ovunque mi appoggiavo dormivo».

Regina sorrise.

«Meno male che a te non da l'effetto soporifero. A me andava anche bene, tanto ero in prigione. Non è che avessi molte cose da fare».

Regina abbassò lo sguardo.

Era strano; lei ed Emma ormai si conoscevano da tempo, ma si rese conto soltanto in quel momento di non sapere niente della gravidanza di Henry. Avrebbe voluto chiederle di più, ma non ne ebbe il coraggio. Purtroppo la gravidanza corrispondeva al periodo che Emma aveva passato in prigione, e Regina sapeva che era un argomento delicato per lei, nonostante ne parlasse con così tanta tranquillità.

Il suo stomanco gorgogliò ancora. «Vado a vedere se Granny è ancora aperto».

«Vengo con te» disse Emma, facendo un passo in avanti. «Non ti lascio andare da sola, con Neal che ci sta cercando. Non si sa mai».

Stranamente, Regina non replicò e insieme ricomparirono nel vicolo accanto al Granny.

Era notte fonda, e la cittadina dormiva, avvolta nel buio e nel silenzio più totale. L'insegna del Granny era ancora accesa, e illuminava la piazza insieme ai fiochi lampioni che circondavano le strade.

Emma e Regina uscirono dal vicolo, avviandosi verso l'entrata, ma quando fecero per entrare si scontrarono con una persona che stava uscendo.

«Regina?»

Quando gli occhi di Regina e di Emma si posarono sull'uomo che avevano urtato, entrambe ebbero un sussulto. E a Regina cominciarono a tremare le gambe, letteralmente.

«Regina, cosa ci fai qui?» domandò Robin, con vivo stupore nella voce.

Regina non rispose subito. Non aveva più pensato a Robin da quando l'aveva visto uscire da casa sua.

«Robin...» sussurrò Regina, con voce flebile.

Emma fece saettare lo sguardo da Robin a Regina, senza tregua, senza riuscire a chiudere la bocca che era spalancata dallo stupore.

«Sei tornata, finalmente!» continuò Robin. «Ero in pena per te!»

Robin si sporse verso Regina, abbracciandola. La donna, sorpresa e sopraffatta da quel gesto spontaneo, si strinse a lui, sentendo il cuore battere più veloce nel petto.

Emma guardò la scena, con un groppo alla gola. Sentì una strana rabbia ribollirle nelle vene, un sentimento indefinito che si faceva strada in lei, avvolgendole le viscere. Si morse le labbra, e fece un passo indietro.

«Dove sei stata?» domandò Robin, e solo allora posò lo sguardo su Emma. «Ciao, Emma, che piacere rivederti» e le porse la mano.

Emma, esitante, gliela strinse. «E' un vero piacere, sì».

Robin non ci fece caso, ma Regina conosceva troppo bene Emma, e sapeva che quelle parole così acide e fredde non erano da lei. Colse perfettamente il suo disagio che, in parte, era condiviso da lei stessa.

«Allora, dove siete state?» domandò di nuovo Robin, guardando prima una poi l'altra.

Regina fece per rispondere, ma Emma si mise in mezzo. «Tu ci riconosci? Sai chi siamo?»

Regina socchiuse gli occhi, maledicendosi. Era talmente sorpresa di aver rivisto Robin che non aveva fatto caso a questo particolare. Robin era l'unico, fino ad ora, che le aveva riconosciute.

«Ma certo» rispose Robin, in tono confuso. «Perché non dovrei?»

Emma e Regina si guardarono.

«La situazione è un po' complicata, qui» disse Regina, in un sussurro.

«Perché non entriamo e ne parliamo con calma?» domandò Robin, indicando il locale dietro di sé.

Regina guardò Emma, chiedendole silenziosamente l'approvazione.

Emma si limitò a mordersi le labbra, poi prese Regina per un polso. «Possiamo parlare un secondo... in privato?» le sussurrò a un orecchio.

Regina lanciò a Robin uno sguardo di scuse, poi seguì Emma. L'uomo restò sulla porta del Granny, in attesa.

«Questa storia non mi piace» iniziò Emma, isterica. «Perché ci riconosce? Come fa a non essere sotto l'effetto del sortilegio?»

Regina alzò le spalle. «Può darsi che sia arrivato qui dopo che il sortilegio è stato lanciato».

«E perché non ha fatto niente per rimettere le cose a posto?»

«Forse non sapeva come fare» Regina alzò il tono di voce, segno che si stava spazientendo.

Emma sbuffò, rendendosi conto che le risposte di Regina erano sensate. «Non so se possiamo fidarci di lui» sentenziò, alla fine.

«E perché mai?» chiese Regina, incrociando le braccia sotto al seno. «Io lo conosco, mi fido di lui».

«Ma non sappiamo niente di quello che ha fatto mentre eravamo via, nè di quello che fa qui, o... non lo so. Come puoi fidarti?»

Regina esitò. «Forse è proprio per questo che dobbiamo sederci con lui e parlarne».

Emma scossò freneticamente la testa.

«Emma, ragiona. Avere un alleato potrebbe rivelarsi utile, potrebbe aiutarci a rimettere le cose a posto. E magari si offrirà di farci tornare a casa mia visto che...»

Regina si morse un labbro. Emma la guardò dritta negli occhi.

«Cosa?»

«Emma...» Regina abbassò lo sguardo colpevole.

«Sapevi che era qui?» Emma, senza rendersene conto, gridò.

Regina si voltò a guardare Robin, che sembrava non aver sentito nulla.

«L'avevi già incontrato?» continuò Emma, a voce sempre più alta. «Sapevi che era qui e non me l'hai detto?»

«Emma, adesso stai esagerando».

Emma strinse i pugni, talmente forte che le sue nocche sbiancarono. Poi si voltò, incamminandosi dalla parte opposta al locale.

«Emma!»

«Me ne torno alla cripta!»

La bionda non si voltò, anzi accellerò il passo, fino a ritrovarsi a correre, scomparendo nel buio.

Fu soltanto quando Emma sparì dalla vista di Regina, che quest'ultima si decise a tornare da Granny, dove Robin la stava ancora aspettando sulla porta. 


_____________________________________________________________________________________

** Sorpresa, amici! Ebbene sì, ho aggiornato con un giorno di anticipo per il semplice motivo che sto partendo per il week end, e non volevo lasciarvi senza la vostra dose settimanale di SQ! 
Sul capitolo vorrei dire due cose: sta arrivando, sì. Sta arrivando l'angst, come vi avevo promesso. Come vedete ho introdotto lo scimpanzé Robin, che sarà presente per buona parte della storia. Le nostre due bimbe cominciano ad avere le prime scaramucce romantice (?) e i primi confronti su tutta la questione. Era anche ora!
Inoltre vorrei dire che, come penso abbiate notato, c'è un piccolo riferimento ad un episodio della terza stagione, di una scena sempre tra Emma e Regina, sapete dirmi quale frase e da quale episodio è tratta? Voglio veder se siete stati attenti :D inoltre c'è una citazione anche potteriana..... anche qui, quale? Suvvia, non fate i babbani!
Per il resto vi auguro un buon week end e vi ringrazio, come sempre, per l'affetto che mi dimostrate, sia qui, che in pagina, nel gruppo Delirio SwanQueen... insomma, ovunque! <3 
Un abbraccio a tutti :3

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: mudblood88