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Autore: Megan204    04/07/2015    3 recensioni
C'è un'altra donna nella vita di Quattro.
Non occupa il posto di Tris, né quello di Evelyn.
Un posto tutto per lei.
Quella lei, che forse l'ha salvato, prima di Tris.
Una donna che comunque vada, gli sarà sempre accanto.
La stessa donna che manda il cervello fuori uso ad Eric.
La stessa donna, che con un po' di impegno controlla i due uomini più testardi della fazione.
La stessa donna che diventa amica di Tris, creando un duo micidiale.
La stessa donna che è sostenuta da Shauna e Zeke.
La stessa donna che fa da sorella a Marlene e da amica ad Uriah e Lynn.
La stessa donna che aiuta Tori a nascondere segreti.
Una donna, che legherà tutti con un unico filo.
Una donna, che donna non è, di nome Hayley.
Spoiler Insurgent, Allegiant. Storia riscritta partendo da Divergent, con (qualcosa) di diverso.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Tris, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Note Autrice: Come ho già detto  QUA c'è la mia paginetta, con SPOILER, MISSING MOMENTS, PRESTAVOLTO E NOTIZIE SUGLI AGGIORNAMENTI (che non guastano mai) (https://www.facebook.com/Megan204efp)
Se vi può interessare, ho anche la mia storiella su Hp, che vorrei condividere con voi nonostante il parto a cui assomiglia ( Sì, io e gli aggiornamenti ci odiamo.)

 
 

In spite of…
È troppo.
È tutto troppo.
L’unico pensiero che la mia mente riesce a formulare è questo.
In qualche ora ho detto addio ai miei migliori amici, ho avuto un pesante faccia a faccia con Eric, mi hanno rapito e sparato, ho perso mio fratello e ho rivisto mio padre dopo due anni.
Non potevo chiedere di peggio.
E ora mi ritrovo seduta contro il vagone del treno, in preda allo sconforto più totale.
Ho tra le mani la sua fidata pistola, così tanto stretta che le dita sembrano bianche.
Tris, suo padre e Caleb sono riuniti nella loro piccola teca familiare, mentre io mi sento gli occhi di mio padre addosso.
Sapeva che la stava guardando.
Lo sapeva.
Sento quello sguardo bruciare sulla pelle, esattamente come la cintura di qualche anno prima.
Non poteva piangere.
Lei era quella che non piangeva mai, lo era sempre stata e doveva continuare ad esserlo.
Nonostante Eric cercasse di ammazzarla, nonostante Tobias in mano agli eruditi, nonostante suo padre.
Lei doveva essere forte.
Chiudo gli occhi, respirando profondamente.
Come poteva sopportare tutto ciò?
Aveva soltanto diciotto anni.
Apro gli occhi, giusto per lanciare uno sguardo di fuoco a mio padre, con le ultime forze rimaste.
Lui doveva sapere che io non crollo.
Lascio tintinnare la pistola contro la parete di ferro del treno, ricordandogli che aveva la forza di ucciderlo in qualche secondo.
Era l’unica cosa di cui non sentiva la mancanza.
Mio padre era, è e sarebbe rimasto un mostro.
Tris si voltò, osservandola qualche secondo.
Forse le occhiaie profonde, su un viso pallido come era il suo in questo momento la rendevano quasi spaventosa, ma poco le importava.
Doveva salvare suo fratello dalle mani di quella stronza di Jeanine.
Non gli avrebbe lasciato anche lui.
Aveva già ceduto con Eric, ma con Quattro non avrebbe rinunciato così facilmente.
Poteva sembrare pazza, ma aveva sempre pensato che una parte di Eric salvabile, esistesse ancora.
Nonostante le avesse puntato una pistola contro e avesse ucciso mezza sua vecchia fazione.
Le scappò un sorrisetto ironico.
Era veramente uno stronzo.
Sentiva la rabbia ribollirle nelle vene, ma la ignorava.
Con Eric aveva sventolato bandiera bianca fin troppo in fretta, alzando le mani ad ogni singola difficoltà.
Se lui aveva scelto come vita di ammazzare i Divergenti, bene.
Lei non sarebbe rimasta al suo fianco né l’avrebbe difeso.
Lei era Divergente ed era fiera di esserlo, perché voleva dire essere indipendente.
Voleva dire non piegarsi al volere di un’unica fazione ma essere in grado di ragionare in diversi modi, tanto da salvarsi la pelle.
Essere divergente la rappresentava a pieno, perché lei era libera, non importavano i soprannomi che le affibbiavano o il lavoro che faceva.
Lei era sempre e comunque capace a scegliere.
« Ice, siamo quasi qua. » Sussurrò Tris, alzandosi.
Le rispondo con un cenno della testa, ringraziando mentalmente la fidanzata di mio fratello per non aver usato il mio vero nome.
Sono la prima a saltare, atterrando in piedi sul tetto, con la ormai classe da Intrepida.
Dietro di me  il padre di Tris arriva appena al cornicione, ma fortunatamente salta sul tetto, cadendo.
Le porgo la mano, ma il signor Prior tentenna qualche secondo, come a ricordare la psicopatica che sono stata in quello scantinato, per poi afferrarla con decisione e tirarsi su.
Tris e Caleb saltano senza problemi, ma Marcus fa giusto in tempo ad appendersi al cornicione, rimanendo aggrappato con tutte le sue forze.
Andrew Prior si precipita in suo aiuto, mentre resto lì, a fissare mio padre con un unico pensiero.
Cadi.
Sfortunatamente, i due maschi Prior lo tirano sul tetto, mentre sul mio volto spunta una smorfia di disapprovazione, che per un attimo vedo anche sul volto di Tris.
Entrambe abbiamo avuto la stessa speranza che cadesse, mettendo fine alla sua inutile vita.
Anche Tris ha visto cosa ci ha fatto.
«Ora  viene  la  parte  per  cui  vi  ho  chiesto  se  avevate paura  dell’altezza» Esordisce Tris, rivolgendosi ai tre uomini, indicando con la testa il bordo del tetto.
«Tranquilli, c’è una rete sul fondo, purtroppo.» Sibilo, all’indirizzo di Marcus, la cui espressione di indurisce di botto.
«Saltiamo prima io e Tris, ho capito.» Aggiungo, avvicinandomi al bordo e saltando giù con più naturalezza possibile.
L’impatto con la rete mi fa scivolare la pistola via dai pantaloni, ma la riafferro prontamente, non sia mai che quell’idiota di mio padre pensi che ho abbassato le difese.
Tris atterra con quasi naturalezza, mentre gli altri tre si lasciano scappare o un urlo o un gemito di dolore.
Il dolore di Marcus, penso con soddisfazione.
Io e Tris siamo in testa al gruppo, forse per il fatto che questa è ancora, in qualche modo, casa nostra.
«E così questa è la residenza degli Intrepidi» esclama mio padre, cercando inutilmente di smorzare la tensione.
«Sì. E allora?»
«Allora  non  avrei  mai  pensato  di  vederla. Non  c’è  bisogno che stai così sulla difensiva, Beatrice.» Ribatte tranquillo.
« Chissà mai perché è sulla difensiva. Forse ti conosce meglio di quanto tu creda. » Intervengo, acida.
Lui sa a cosa mi riferisco, lo sa benissimo, infatti tronca lì il discorso, guardandosi intorno.
Qua dentro non è più solo il capo fazione abnegante, ma anche il padre crudele che picchiava i figli.
Camminano spediti fino al pozzo, mentre nella mia testa c’è soltanto il pensiero di salvare Tobias.
Sono certa che è ancora vivo, è come uno strano legame che abbiamo tra gemelli.
Non so in che condizioni, ma è vivo.
A interrompere i miei pensieri è uno sparo.
Io e Tris spingiamo gli altri contro il muro e ci scambiamo uno sguardo d’intesa.
Facciamo un rapido cenno ai tre, muovendoci verso la fonte dello sparo, con enorme delicatezza, quasi come gatti.
La scena che mi ritrovo davanti è altamente surreale.
Quell’idiota di Peter, evidentemente non sotto simulazione, con l’espressione concentrata, impegnato a fare il cagnolino da guardia.
Tris, senza nemmeno pensare esce allo scoperto, puntandogli la pistola in faccia.
Alzo gli occhi al cielo, maledicendo l’impulsività di quella ragazzina ed esco allo scoperto, con l’arma puntata.
L’espressione sgomentata di Peter sarà il mio rallegrante per il resto della giornata.
Tris gli tira un calcio, disarmandolo.
Hai capito la ragazza.
Io mi limito ad osservarlo, con un’espressione imperturbabile.
«Come  mai  tu  sei  sveglio?»  Chiede invece Tris, studiandolo.
«I  capifazione…  hanno  valutato  le  mie  prestazioni  e mi hanno rimosso dalla simulazione» Risponde lui.
Come scusa?! Hanno valutato le sue prestazioni? Da quando pestare gente a caso è una prestazione?
«Perché hanno capito che hai tendenze omicide e non avresti  problemi  a  far  fuori  qualche  centinaio  di persone anche da conscio. Sì, non fa una piega.» Azzarda Tris, ghignando.
Esserino diabolico, mi stai sempre più simpatica.
«Io non ho… tendenze omicide!»
«No, figurati. In confronto io sono uno scoiattolo coccoloso. » Intervengo ironica, prendendo finalmente parole.
«Non ho mai conosciuto un Candido così bugiardo. Dove sono i computer che controllano la simulazione, Peter?» Chiede Tris arrivando finalmente al dunque.
«Tu non mi sparerai.» Dichiara lui soddisfatto.
« Lei no, ma io sì. Sono anche conosciuta come una psicopatica.» Rispondo tranquilla, sparandogli nel braccio e beandomi delle sue grida di dolore.
Finalmente posso sfogarmi.
Tris approva a pieno il mio gesto, perché la vedo sorridere, mentre intavola di nuovo una noiosissima discussione con il suo compagno trasfazione.
Quell’idiota vuole che ce lo portiamo appresso?!
Senza neanche darmi tempo di intervenire Tris acconsente, lanciandomi un’occhiata disperata.
Intanto lo ucciderò, prima o poi, quindi non c’è nessun problema, per quanto mi riguarda.
Sento i passi dei Prior e di Marcus alle nostre spalle, che si avvicinano esaminando il nostro “bottino di guerra”.
Bel bottino da schifo, penso arricciando le labbra nel vedere Andrew curare Peter.
«Era  proprio  necessario sparargli?» Interviene abbastanza scocciato l’uomo, lanciandoci uno sguardo di disapprovazione.
Assumo un’espressione scettica e indifferente, mordendomi la lingua per non rispondere in malo modo.
«A volte il dolore è necessario per un bene superiore» Interviene Marcus, lanciandomi uno sguardo furtivo.
«Abbi la decenza di stare zitto o giuro che ti sparo ad una tempia.» Sbotto, facendo sussultare Caleb ed Andrew, che è dall’inizio che temono una mia sfuriata con controfiocchi.
La mano di Tris si stringe intorno al mio polso con decisione, come per farmi ragionare.
Prima Tobias.
Mentre io sono impegnata a non fare a botte coi miei istinti omicida verso Marcus, Tris si è fatta dire da Peter dove andare, ossia al palazzo di vetro.
Tris mi osserva ed io annuisco.
Conosco quel posto abbastanza bene da sapere come muovermi.
«Ci sono uomini armati lassù…» Mormora Tris, mordendosi un labbro.
«Voi rimanete dietro di noi, ce ne occupiamo noi.» Dichiaro, impugnando nuovamente l’arma e facendola scattare con un rumore sordo.
«Sembri convinta di ciò che fai, come una vera intrepida.» Borbotta Marcus squadrandomi da capo a piedi.
«Lei è una vera intrepida.» Risponde Tris al mio posto, osservando con astio Marcus.
Almeno in questa corsa, aveva una nuova amica al suo fianco.
Senza pensare io e Tris spariamo contro le guardie, ringraziando mentalmente chiunque abbia progettato questo coso di aver fatto un pavimento a prova di proiettile.
Come al solito lei aveva centrato tutti gli obbiettivi, mentre Tris aveva la mano leggermente tremante.
Con mia grande sorpresa, un uomo ci lascia passare, lasciando via libera a loro e a quelle, momentanee, quattro palle al piede che ci ritroviamo dietro.
Mi chino rapidamente sui cadaveri, riconoscendo le guardie, e prendo tutte le armi a disposizione, lanciandogliene una al signor Prior e una a Caleb, che la afferra tentennando.
Sia io che Tris siamo pienamente consapevoli del fatto che salire lassù è una sfida contro la morte, ma io sono fiduciosa, ho ancora troppe cose da fare.
Salvare Quattro, riabbracciare Marlene, Uriah, Lynn, Shauna e Zeke, uccidere Eric una volta per tutte, vendicarsi di Marcus e tanto altro.
La sua lista di cose era troppo lunga per morire quella notte, decisamente troppo lunga.
Tris è riuscita a contrattare con suo padre e suo fratello, arrivando a lasciare Peter con Marcus e Caleb.
Al solo pensiero dell’iniziato con suo padre, rabbrividii.
Sarebbero andati sicuramente d’accordo, mostro con mostro.
Ci infiliamo a capofitto in ascensore, mentre osservo il signor Prior.
Ha appena perso la moglie ed e consapevole del fatto che stanotte rischia di perdere anche i figli e la sua stessa vita.
Forse quest’uomo non è tanto Abnegante come credevo, ma mostra una buona dose di coraggio e forza interiore.
Non appena le porte dell’ascensore si aprono, le guardie sotto simulazione vengono verso di noi, sparando a tutto spiano.
Rispondo al fuoco, vedendoli cadere uno a uno sotto i miei colpi.
Tris si accuccia nella cabina dell’ascensore, mentre suo padre avanza, sparando all’impazzata.
L’innaturale movimento della schiena dell’uomo mi fa subito capire cos’è successo.
L’hanno colpito.
Sento il fiato mozzarsi in gola, Tris sta perdendo anche suo padre, nello stesso giorno in cui ha perso sua madre.
Vedo Tris spalancare la bocca, ma non le esce nessun suono.
Non so come consolarla, non stavolta.
Non dopo che la morte della madre.
Non dopo la sparizione del fidanzato, nelle mani di chi ha commesso gli omicidi dei suoi genitori.
Mi sento impotente.
Ma, con mia grande sorpresa, Tris si alza da terra, facendomi cenno di proseguire.
Scavalco corpi e pozze di sangue, cercando di evitarle alla bell’e meglio.
Io e Tris ci ritroviamo davanti ad una singola porta, che dovrebbe dare sulla sala computer.
«Non so in che condizioni lo troveremo, Tris.» Mi lascio scappare, maledicendomi esattamente due secondi dopo.
«Dobbiamo trovarlo.» Ribatte Tris, trattenendo a stento le lacrime.
Conosco questa sensazione, mio fratello è l’ultima cosa che le resta.
Anche per me Tobias è l’ultima cosa che ho di veramente mio.
Mio fratello.
«Lo so, ma sta attenta.» La avverto, accennando al braccio sanguinante.
«Il braccio è l’ultimo dei miei problemi, ho bisogno che mi prometti una cosa, Hayley. Devo tirarlo io fuori da quella stanza, te entra con me ma coprimi soltanto. So che è tuo fratello, ma devo farlo.» Dichiara asciutta, guardandomi negli occhi.
«Io so usare quei computer, ma va bene.» Concludo, appoggiando la mano sulla maniglia.
Tanto vale una cosa indolore.
La abbasso di scatto, aprendo la porta.
Ci ritroviamo in una delle sale del centro di controllo, con una parete piena di schermi.
Da qua, come sospettavo, c’è il pieno controllo su ogni singola parte della città, anche le zone non di nostra competenza.
Faccio vagare rapidamente lo sguardo da uno schermo all’altro, come a cercare una minima traccia di persone che conosco.
Per vedere se ho ancora una speranza a cui aggrapparmi.
Non faccio in tempo a riconoscere nessuno che il mio sguardo incontra la nuca del soldato intrepido che controlla la simulazione.
Estraggo l’arma, puntandogliela esattamente nel centro della testa.
Saprei già dove andrebbe a conficcarsi il mio colpo.
Sono pronta a sparare quando vedo un tatuaggio sbucare dalla maglietta.
Tobias.
«Tobias.» Tris da voce ai miei pensieri, facendomi abbassare l’arma.
Capisco subito che c’è qualcosa di sbagliato, nel vedere i suoi movimenti misurati nel sentire la voce della sua fidanzata, che al momento dovrebbe essere morta.
Quando si volta aggrotta le sopracciglia, vizio che abbiamo entrambi, studiandoci qualche istante.
Nemmeno tempo di parlare che ci punta la pistola contro, ordinandoci di gettare le armi.
Chi sei tu? Che ne hai fatto di mio fratello?*
Mi mordo il labbro, perché la mia mente formula un sacco di pensieri, tranne quello di staccare le mani dall’arma.
«Tobias, sei in una simulazione.» Sento dire a Tris, ma sono consapevole che non servirà a nulla.
È in una simulazione.
L’unica opzione è spegnere la simulazione o combatterla.
Ma combattere nella simulazione di un altro non è facile.
«Gettate le armi o sparo!» Ripete convinto, così faccio un cenno a Tris, dobbiamo provarci disarmate.
Nel caso in cui la situazione peggiori, sarò in grado di riappropriarmene.
Appoggio lentamente la pistola, non staccando lo sguardo da Quattro.
Lui in questo momento è tutto, fuorché mio fratello.
Jeanine lo ha trasformato in un mostro.
Tris sta studiando qualcosa, riesco quasi a sentire le rotelline che girano nella sua testa.
Le lancio un’occhiata preoccupata, pregando che non faccia nulla di avventato.
Occhiata che lei, ovviamente, ignora.
Mi mordo un labbro, quasi facendolo sanguinare.
Devo arrivare a una soluzione che comprenda Quattro di nuovo in sé e Tris ancora viva.
Senza neanche darmi il tempo di afferarla, Tris si lancia sulla pistola, tentando disperatamente di riafferarla.
I due iniziano una colluttazione non proprio delicata e Tris non sembra averne la meglio, anzi.
La situazione sta sfuggendo di mano a tutti, quindi sono costretta ad intervenire, in barba alle richieste della biondina.
Mi avvicino all’ombra di quel che era mio fratello e mi impongo con le forze per staccarlo da lei, ma sono troppo debole.
Il mio corpo comincia a risentire dello stress, della rabbia, delle perdite di sangue e delle notti insonni.
Sono forte fino a quando è possibile, ma il mio corpo cede con molta facilità.
Come si dice in giro, a tenersi tutto dentro prima o poi si esplode.
E siccome la mia esplosione emotiva non è così semplice, a risentirne è il mio corpo.
Dopo qualche colpo Tobias mi spinge a forza contro il muro, facendomi prendere una testata e un colpo al braccio ferito, che riprende subito a sanguinare.
Ci mancava solo questa.
Con lo sguardo appannato, mi tampono con la mano la ferita, onde evitare di morire dissanguata definitivamente.
Riesco a malapena a vedere la sorte che sta toccando a Tris, sbatacchiata da una parte all’altra dalla furia omicida di mio fratello.
Riesco a malapena a sussurrare il nome della bionda, ma senza successo.
E poi Tris, compie un atto di coraggio.
La pistola che stava puntando contro Tobias, va a finire nelle mani di quest’ultimo, che la punta contro la ragazza, caricando l’arma.
No, non può finire così.
Non deve finire così.
Con tutta la fatica che richiede, mi alzo da terra aggrappandomi al muro.
Barcollo appena mentre la stanza inizia a girare vorticosamente.
Quattro sembra non fare attenzione a me, come ipnotizzato dal volto di Tris.
Non finirà così.
Afferro la pistola a terra e carico l’arma.
Se necessario, sparerò.
L’uomo che ho davanti non è Quattro, anzi.
Assomiglia a mio padre.
Reprimo un brivido al pensiero, puntando l’arma contro Tobias.
«Tobias, sono io.» Sento sussurrare da Tris in lacrime.
Ciò che accade dopo, è un miscuglio di immagini confuse.
La bionda abbraccia Quattro, che lascia cadere di botto l’arma, come se qualcuno avesse premuto un pulsante dentro quella zucca vuota di Quattro, come se si fosse appena svegliato da un incubo.
Bacia Tris in un modo che definirei…focoso.
Sospiro, appoggiandomi al muro e tamponandomi il braccio.
Ce l’abbiamo fatta.
Chiudo gli occhi per qualche secondo, mordendomi il labbro.
Devo restare sveglia.
Quattro sembra accorgersi solo ora della mia presenza, infatti urla:
«Hayley!» Mi corre incontro, scontrandoci in un abbraccio**.
Nonostante la debolezza riesco a circondargli il collo con le braccia, lamentandomi appena per il dolore.
Mi scosto, guardando oltre le sue spalle.
«Quattro dobbiamo staccare quella dannata cosa.» Sussurro appena, indicando lo schermo.
Tobias si volta confuso, ma non c’è tempo per le domande.
Tris urla, vedendo suo fratello sotto tiro di alcuni soldati.
Quattro inizia a smanettare con il computer, mentre io e la bionda fissiamo lo schermo, in attesa di un miracolo.
E come è iniziata, è finita.
I soldati gettano le armi di botto, cadendo in ginocchio.
Per la seconda volta nel giro di pochi minuti, tiro un sospiro di sollievo.
Stavolta non hai vinto, Eric.
Riesco ancora a pensare a lui, dopotutto.
Una strana sensazione, quasi come fosse soddisfazione, prende il largo in me, facendomi ghignare appena.
Non tutte le guerre sono fatte per essere vinte da una sola persona.
«Devo trovare l’hardisk, o ripartirà non appena qualcuno la tocca.» Impreca Tobias, osservando il computer.
«Sulla sinistra, Quattro.» Rispondo staccandomi dal muro.
Qualche mese prima Eric mi aveva mostrato dove tenevano gli hardisk delle simulazioni, chiamalo destino.
Con un cenno Quattro mi ringrazia, tirando fuori quel dischetto nero, che mi porge quasi tremando.
Infilo in tasca quel marchingegno diabolico con l’intenzione di bruciarlo il prima possibile.
Mio fratello si guarda intorno spaesato, per l’ennesima volta, come a voler capire chi aiutare.
Me o Tris.
«Pensa a lei, io ce la faccio.» Mento spudoratamente, ma Quattro lo ignora.
Mi sembra soltanto ieri, quando ho visto questa ragazzina abnegante saltare nella rete, mentre oggi ci siamo prese una pallottola in compagnia.
Barcollo leggermente, ho perso la mia camminata ferma e fluida, ma lo ignoro.
Esco da quella maledettissima saletta di simulazioni, per respirare l’aria del corridoio.
Sa di disinfettanti e sangue.
Sangue.
Chissà quanto sangue è stato versato.
Arrivati all’ascensore, noto il corpo ormai dissanguato e senza vita del padre di Tris.
E non sono l’unica a notarlo.
Infatti la ragazza si appoggia al muro e inizia a vomitare, mentre io mi premuro di tenerle i capelli con il braccio buono, in un gesto quasi materno.
Le ci vuole qualche secondo per rimettersi in sesto, ma non appena la luce del sole ci illumina il volto, Tris inizia una ricerca disperata di, presumo, suo fratello.
Lo individua poco lontano, abbracciandolo di slancio.
Quattro, ignaro di chi è con lui, si avvicina a passo spedito, per poi fermarsi, impietrito.
Sì, mi sono dimenticata di parlargli di Marcus.ò
Sì, dovevo dirglielo.
La scena che mi si para davanti però, mi fa gelare il sangue.
Marcus che abbraccia, con finto fare paterno, mio fratello.
D’istinto la mano scatta sul calcio della pistola, stringendolo.
Tris, per fortuna interviene in tempo, separandoli.
Perdo un pezzo di conversazione a causa di un forte giramento di testa.
«Non ti ho ancora sparato perché spetta a lui farlo. » Sibila Tris, all’indirizzo di Marcus.
«Esatto, inoltre io ho il grilletto facile, quindi stacci lontano.» Intervengo piccata, mentre Quattro mi spinge verso i binari.
Chiudo gli occhi, mentre aspetto un treno che mi porterà dove devo stare.
Lontana da Eric.
 
 
 
*Harry Potter e l’Ordine della Fenice, Film.
**Prendete esempio dall’abbraccio Delena della 5x12 (credo) (Per chi non lo sapesse, sto parlando di The Vampire Diaries.)

Note Autrice:
AAAAAAAAAAAAA ECCOMI QUAAA. No scusate il ritardo, sono inaffidabile e lo so.
Da oggi, aggiornamenti ogni due settimane IL VENERDI.
Intanto vi ringrazio per tutte le recensioni, a cui risponderò con calma.
Qua concludo Divergent, perchè finalmente ( e lo direte anche voi) parto con Insurgent.
Ormai tutti sapete che in Insurgent muore la metà degli amici della nostra Hayley, Eric compreso.
Ma qua sta la svolta, farò morire tutti?
Come capitolo è corto, sintetico e confusionario, ma è prorpio così che lo volevo, perchè Hayley, come vedete, è a terra.
Ringrazio chi recensisce (?) chi l'ha messa tra le ricordate, seguite e preferite.
Ci vediamo al prossimo giro.
Megan.
  
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