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Autore: love_gold    04/07/2015    0 recensioni
"-Questa l’abbiamo scattata quando siamo arrivate…- ricordò Beatris osservando attentamente la foto, cercando di rivedere, nella sua mente, quel giorno.
-Mi ricordo che mentre camminavamo piangevi…chissà per colpa di chi!- fece vaga l’altra, ma non riuscirono a rimanere serie infatti scoppiarono a ridere di colpo…senza una ragione.
-Comunque…stavamo cercando questo Cristian…senza l’acca. Trovato!- esclamò entusiasta del suo lavoro. Scoprirono che sabato sera sarebbe andato a ballare in discoteca, proprio come prevedeva il loro programma...si sarebbero incontrati sicuramente!"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Primo Capitolo. A new Beginning.

-Marco sei pronto?-  Marianna si affacciò alla porta della stanza del fratello più grande, e lo chiamò a gran voce per non tardare nel loro primo giorno di scuola, dopo un’estate all’insegna del divertimento.

Entrambi frequentavano il Lico Linguistico, nella loro città, Marianna iniziava il secondo anno e Marco iniziava il quarto anno; lui era uno dei ragazzi più desiderati e dei più popolari nella scuola, non che ce ne fossero molti a dire il vero, lui era uno dei pochi, mentre lei era quasi invisibile agli occhi di tutti, se non fosse per il fatto di essere la sorella più piccola di Marco Russo.

Marianna era snella e alta, carnagione scura, ma non tanto, occhi marroni da cerbiatto, capelli neri, lunghi e lisci; ragazza sempre allegra e amichevole con tutti, a primo impatto poteva anche sembrare snob e antipatica, ma una volta che si apriva con i suoi amici era una ragazza con cui confidarsi e di cui fidarsi. Adorava fare shopping con le suo amiche e le piaceva anche aiutare la madre nel suo lavoro, faceva la party planner e ogni tanto organizzava con lei qualche festa di compleanno, ovviamente solo dove poteva essere utile; anche lei sognava di fare quel lavoro, una volta uscita dal Liceo, l’affascinava, sin da quando era piccola.

Marco era l’esatto contrario di sua sorella, tranne che nel fisico, snello e palestrato, carnagione chiara, quasi pallida, occhi celesti come il mare e capelli biondi, lisci, sempre raccolti in un ciuffo alto; simpatico e molte volte vanitoso, si vantava di tutto a partire dall’abbigliamento fino ad arrivare alla sua via, ma solo con chi gli era altamente antipatico. Nel tempo libero usciva con i suoi amici e con qualche ragazza, ma ogni tanto, organizzava feste in casa quando ne aveva voglia. Una cosa, che però non diceva mai a nessuno e che sapevano in pochi, era la sua passione per la moda; quando non faceva nulla andava nell’atelier del padre e lo aiutava a vestire sposi e damigelle, una volta uscito dalla scuola superiore il suo sogno era quello di aprire un atelier tutto suo, o prendere in gestione quello del padre.

-Un attimo Sorellina, dammi il tempo di sistemarmi!- urlò dall’altra parte della stanza, era nella cabina armadio della stanza e si stava sistemando la divisa della sua scuola; anche Marianna indossava l’uniforme. Per le ragazze questa era composta da una camicia bianca di lino, aderente, e la gonna con balze blu; poi una giacca, sempre blu, che le sfinava i fianchi; i ragazzi indossavano, sempre una camicia bianca, un paio di pantaloni blu aderenti e una giacca blu dritta; ma non era la sola scuola che usufruiva delle uniformi, anche gli altri istituti superiori della città.

Marco uscì dal suo nascondiglio e si ritrovò la sorella difronte, arrabbiata nera con lui, la scrutò attentamente e poi l’abbracciò.

-Lo sai che ti voglio bene, vero?- disse al suo orecchio, sapeva che facendo così lei non se la sarebbe presa più di tanto, lei era una coccolona e questo lo sapevano tutti. –Bene, ora andiamo a fare colazione!- esclamò correndo giù per le scale. I loro genitori, Caterina e Francesco, soprannominati da tutti i loro amici Catia e Rino; la madre era alta e snella, con i capelli neri, ricci e corti, gli occhi marroni piccolini e carnagione scura; era amichevole e socievole con tutte le persone con cui veniva a contatto, il suo lavoro la costringeva ad essere in quel modo, caratterialmente parlando. Il padre era poco robusto, carnagione scura, capelli biondi, occhi celesti e piccolini; severo, ma non tanto, e socievole con molte persone.

-Buongiorno Amorini miei.- disse la madre salutando i suoi due figli, erano seduti nel giardino della loro grandissima casa, che molti consideravano come una reggia; quella villa era la location di molte feste, anche a tema, organizzate dai due ragazzi e ospitava anche molte cene, anche di beneficenza; la loro era una famiglia con molti amici a cui piaceva stare in compagnia, quando poteva.

Il giardino era molto grande, in proporzione alla casa di tre piani in cui si trovava, ospitava tre grandi gazebi uniti, con la struttura in ferro battuto con una tenda di un tessuto color champagne, c’era una piscina, piena solo quando serviva, coperta da un telo blu che le impediva di sporcarsi. Nel quartiere era risaputo che Catia aveva il pollice verde, per questo nel giardino c’era anche un orto con molte varietà di fiori e colori, soprattutto.

-Buongiorno.- dissero i due in coro; si sedettero per fare colazione con i loro genitori e dopo aver finito si alzarono per uscire di casa e andare a scuola.

 

-L’hai finito quel caffè?! Stiamo facendo tardi, dai Francesco!- Beatris urlava così a Francesco, stavano insieme quasi da un anno ed erano una bella coppia, a detta dei loro amici. –Gli altri sono già arrivati!- continuò la ragazza. Erano entrambi seduti in un bar che distava proprio poco dalla loro scuola, entrambi erano compagni di classe dei due fratelli Russo; Francesco era uno dei migliori amici di Marco, il più grande, mentre Beatris era la migliore amica di Marianna.

-Okay, ho capito! Andiamo.- disse lasciando una banconota sul tavolino e alzandosi, seguito dalla sua fidanzata. Era vero erano una coppia di ragazzi dalla testa calda, non li si poteva contraddire perché altrimenti rispondevano per le rime, ma tutto sommato si amavano davvero e potevano resistere a qualunque cosa, perché alla fine l’amore trionfava, SEMPRE. Quando uscirono dal bar si presero per mano e camminarono fino al loro Liceo.

-Quindi mi porti a quella festa…in discoteca…di cui ti parlavo prima?- chiese facendo gli occhi dolci, sperava che non resistesse a dirle di sì e che quindi l’avesse portata a quella grande festa che si sarebbe tenuta dopo tre giorni, il sabato successivo, nella discoteca più quotata della città. Francesco, purtroppo per lei, non adorava quelle situazioni, e lei lo sapeva benissimo!
-Fammici pensare…vediamo…NO!- naturalmente lei sapeva che avrebbe risposto in quel modo. –Ci saranno troppe persone, l’una ammassata sull’altra, poi tutti gli uomini grandi che osservano le ragazze…no, non se ne parla.- lei annuì e lo baciò lievemente sulla guancia. –Cosa era questo bacio squallido? Vieni qui- l’attirò a sé e la baciò sulla bocca e ci mise anche la lingua.

-Andiamo.- disse Beatris, una volta staccatasi da Francesco.

 

-Siete arrivati finalmente, vi aspettiamo sempre per ore!- esclamò Marianna vedendoli arrivare, era ferma a parlare, nell’atrio della scuola, con suo fratello e alcune delle sue amiche di classe, Dafne, Claudia e Manuela, che erano anche le sue migliori amiche oltre Bea; Marco li guardava ridendo affiancato dai suoi amici Giammarco e Michele, che sorridevano anche loro alla vista del loro amico con la sua dolce metà. I due si trovavano dietro a un albero e speravano di non essere visti dai loro amici, ma sbagliarono di grosso i loro calcoli.

Il giardino non era molto grande, ma era bellissimo; c’era una grande distesa di verde che troneggiava, una fontana al centro del prato, con sulla sua cima un bambino alato che faceva fuoriuscire l’acqua dalla sua bocca. Quell’estate, prima che tutti rientrassero dalle vacanze, erano stati piantati degli alberi che abbellivano l’atrio e non lo lasciavano spoglio, inoltre c’erano delle panchine e vari tavoli dove gli studenti si sarebbero potuti accomodare per studiare all’ultimo momento, cosa che accadeva molto spesso.

-Finito Francesco?- domandarono in coro i ragazzi, i due avevano ripreso a baciarsi davanti ai loro amici, ma non li avevano visti, e neanche sentiti! Marianna e le sue amiche si avvicinarono ai due per coglierli di sorpresa.

-Bu!- urlarono facendoli spaventare a morte, quando si girarono verso di loro, le quattro scoppiarono a ridere, come i ragazzi, mentre i due fidanzatini erano bianchi come due cadaveri.

-MA SIETE SCEMI?! CI AVETE FATTO PRENDERE UN COLPO.- dissero Francesco e Beatris in coro, rimproverando tutti i ragazzi. Si guardarono, tutti, contemporaneamente per qualche secondo, e scoppiarono in una risata di gruppo attirando le attenzioni degli allievi attorno a loro.

-No, siamo i vostri amici. E vi stiamo aspettando da venti minuti…qui.- disse Dafne seria, ma non ci riuscì perché continuava a ridere come un matta davanti alle loro facce pallide. Francesco stava per ridere quando il suono acuto della campanella li costrinse a salutarsi e ad entrare nell’edificio scolastico. Presentava due piani, all’esterno era interamente dipinta di blu elettrico e grigio, un buon contrasto, era stata ridipinta nella ristrutturazione generale della struttura quell’estate; come si entrava si poteva trovare sulla destra la reception, dove c’erano Rosanna e Paolo, che si occupavano di ricevere gli ospiti e di rispondere alle varie telefonate, c’era poi un vecchio pianoforte e un vecchio banco da scuola, fatto in legno d’acero con un porta calamaio. C’erano poi, in bella vista, gli uffici della vice-preside, del suo capo e la segreteria, che presentava inoltre uno sportello, di colore blu, dove ci si poteva, letteralmente, affacciare e chiedere informazioni di ogni genere; dopo di che c’erano la metà delle aule della scuola, e al piano superiore si trovava l’altra metà. L’istituto comprendeva, oltre al Liceo Linguistico, il Liceo Pedagogico e il Liceo Socio-Economico, nel loro piano di studi erano molto simili, però nell’ultimo c’erano delle ore di Diritto che nel Pedagogico sono sostituite dall’insegnamento del Latino. Nel Liceo Linguistico erano stati formati due corsi: il corso A, con l’insegnamento del Tedesco e il corso B con l’insegnamento dello Spagnolo; ma per il resto, il piano di studio era completamente uguale per entrambi; e da questo dipende anche la sistemazione delle classi, per quell’anno, ogni corso era stato sistemato insieme. Al primo piano si trovavano le aule del Liceo Pedagogico e Socio-Economico, mentre il secondo era occupato dalle classi del Liceo Linguistico.

-Su…andiamo!- esclamò Manuela, che fino a qual momento non aveva spiccato parola, era una ragazza timida, inizialmente, ma in realtà aveva un carattere forte, coraggioso…ed era anche molto simpatica! Le sue amiche la seguirono al piano superiore ed entrarono tutte insieme nella loro aula, sempre quella dell’anno prima, quella che aveva ospitato litigi, gioie e crisi di panico e pianti, ma pochi. Alle pareti, dipinte di grigio, erano stati applicati dei cartelloni che ritraevano le quattro stagioni, per il lessico Tedesco, varie scritte, rigorosamente nere e una foto, quella che era stata scattata davanti al Teatro dell’Opera a Vienna, durante la gita dell’anno precedente. La loro era una bellissima classe, molto unita e compatta, come poche, certo…non tutti andavano d’accordo con tutti, ma riuscivano sempre a trovare un punto d’incontro. L’anno prima erano tutti preoccupati per Beatris, quasi tutti, compresa lei, pensavano che sarebbe stata bocciata, invece per loro grande sorpresa, dovette solo fare gli esami per i tre debiti che le misero e, con l’aiuto delle sue amiche, riuscì a studiare e a passare brillantemente gli esami, ripromettendosi di studiare dall’inizio l’anno successivo.

-Ehi!- nella classe entrarono Nicoletta, chiamata Niki dai suoi amici e familiari, e Mariangela, la sua migliore amica. La prima aveva la carnagione chiara, con delle lentiggini sulle guance, occhi marroni e capelli lunghi, lisci e castani; usava truccarsi ogni giorno, metteva una linea, non tanto sottile, di eyeliner, un po’ di mascara e della matita nera all’interno dell’occhio; era una bellissima ragazza snella e della giusta altezza.

Mariangela era molto simile a lei, occhi marroni, capelli castani lisci quasi sempre raccolti in una coda di cavallo alta, ma a differenza di Nicoletta portava un paio di occhiali grandi e blu.

Dopo qualche minuto la classe si popolò di ragazze che si abbracciavano e che si rincontravano dopo quasi te mesi di vacanze. L’anno precedente c’era il rischio che la classe fosse divisa perché troppo numerosa, in effetti per i professori non era molto comodo gestire trentuno ragazzi che, a dir la verità, non erano tanto calmi; ma fortunatamente ciò non avvenne, si ritrovarono tutti quanti in quella piccola aula.

-Già facciamo chiasso? Iniziamo bene quest’anno!- la professoressa Roselli, insegnava matematica nel corso linguistico da più di trent’anni; era alta e robusta, capelli biondi, occhi verdi e carnagione chiara, ma non tanto. Era sempre allegra e disponibile con i suoi alunni, ma quando si arrabbiava, magari per un po’ di compiti andati male o qualcuno che non riusciva a svolgere un esercizio, diventava una bestia e le sue urla si sentivano anche al piano inferiore.

-Beh prof. possiamo dire che siamo tornati e ci siamo tutti!- esclamò Andrea, uno dei ragazzi della classe; era biondino, con gli occhi azzurri e di carnagione molto chiara, quasi pallida; aveva un carattere molto tranquillo, ma era molto istintivo, cioè non ci pensava mai due volte prima di parlare o esprimere i suoi pensieri.

-Eh sì Monticelli, proprio così.- rise la professoressa che, dopo essersi seduta, prese a fare l’appello per vedere se c’era qualche novità e se quel giorno tutti i ragazzi erano presenti.

 

-BASTA! Non ce la faccio più!- esclamò Marianna poggiandosi sulla porta, era appena suonato l’intervallo e tutti gli alunni della scuola uscivano fuori dalle classi per stare nei corridoi e chiacchierare. Accanto alla 2^AL, classe della ragazza, c’erano la 5^AL e la 3^AL, difronte avevano la 1^AL e la 4^AL, classe dove si trovava il fratello Marco.

Marianna stava per raggiungere il fratello, quando venne bloccata da Mariangela ce le doveva parlare, e anche urgentemente, a detta sua.

-Che succede?- chiesa, un po’ scocciata, la bruna alla sua amica. Quando avevano parlato quella mattina, le era apparsa più antipatica e snob dell’anno precedente, forse era accaduto qualcosa durante quei tre mesi lontana dalle mura della scuola… e forse stava per raccontarle tutto.

-Beh…vedi…quest’estate ho conosciuto un ragazzo, e anche molto bello, vorrei fartelo conoscere.- ed ecco quello che si aspettava, le stava sbattendo in faccia il fatto di avere un ragazzo; Marianna non aveva mai avuto delle relazioni serie, era uscita con qualcuno per qualche mesetto ma poi si fermava lì, diceva di non essere ancora pronta per una relazione fissa e seria con un ragazzo.

-Bene, dov’è?- domandò con uno strano sorrisino sulla faccia, sapeva che se voleva, poteva avere tutti i ragazzi che voleva, specialmente con il fisico che aveva; non era una poco di buono e tutti lo sapevano, la sua era tutta apparenza, in realtà era molto timida e quella era solo una maschera per rendersi accettabile agli occhi di tutti.

-Studia allo Scientifico, te lo farò conoscere se oggi usciamo insieme, possiamo passare da casa tua. Che ne dici?- domandò con una punta di antipatia nel tono di voce, l’altra annuì e così si congedarono; quel pomeriggio si sarebbe divertita moltissimo Marianna, specialmente nel conoscere quella nuova persona.

-Che voleva?- sentì la voce del fratello nel suo orecchio e si voltò di scatto verso di lui, visto che era solo gli spiegò l’accaduto e anche lui sorrise.

-Bene, e cos’hai in mente?- domandò guardandola.

-Nulla, quando verrà sotto casa saluterò il suo fidanzato e basta.- quello che non voleva dire a Marco era che si stava sentendo con un ragazzo che aveva conosciuto quando erano andati in vacanza. Si chiamava Cristian e, per pura casualità, abitava proprio nella città dove abitava anche lei; era castano, con gli occhi verdi e la carnagione scura, come la sua, aveva sempre un bellissimo sorriso stampato sulle labbra; era simpatico e sempre disponibile quando lei aveva bisogno di qualcosa. Si erano conosciuti sulla spiaggia…

 

-Giochiamo a pallone?- e dopo quella domanda Marianna era stata costretta da suo fratello, e dai suoi amici, ad andare a prendere un pallone da calcio con cui giocare nel grande campo da calcio del resort. Si trovavano in America, precisamente in California, in un villaggio nella famosa città di Palm Springs. I loro genitori non erano potuti partire con loro per le vacanze perché si erano impegnati all’ultimo momento con dei clienti, che non potevano deludere. Erano partiti allora solo loro due, e una volta arrivati nel villaggio, conobbero dei ragazzi italiani, con cui passavano le giornate e andavano in discoteca la sera.

Marianna stava camminando, per andare nel locale dove poteva prendere un benedetto pallone da calcio, quando un pallone da basket le sfiorò la testa; fortunatamente non si fece nulla, ma vide avvicinarsi un ragazzo che le sorrideva.

-Scusami tanto, non era mia intenzione farti male. Stai bene? Niente di rotto, vero?- lei sorrise e scosse la testa.

-Sto benissimo, mi ha solo sfiorata.-

-Meglio così…io sono Cristian. E tu?- lei le disse il suo nome e subito dopo l’accompagnò a prendere quell’oggetto di cui avevano bisogno i suoi amici.

-Sai giocare a calcio?-le chiese tutt’a un tratto, voltandosi verso di lei.

-Diciamo…qualche cosa la so fare.- rispose.

-Bene, allora…stasera vai in discoteca?- lei annuì e lui continuò la frase. –Ci vediamo stasera allora!- esclamò e andò via, ma prima le lasciò un bacio sulla guancia.

 

-Sorella, a che stai pensando? Sei ancora sulla Terra?- Marco la scosse dal braccio e lei si ridestò dai suoi pensieri. –Vedi che oggi pomeriggio Francesco e Giacomo vengono a casa.-

-E viene anche Bea, le altre non lo so.- concluse e dopo di che tornò nella sua aula, con le sue amiche; pronta per affrontare altre tre ore di scuola.

 

Beatris e Marianna uscirono dall’edificio scolastico, fermandosi poi nell’atrio, la prima in attesa del fidanzato e la seconda in attesa del fratello.

-Bea…ti devo dire una cosa.- disse, rompendo il silenzio, la Russo voltandosi verso l’amica e guardandola negli occhi. Beatris si preoccupò, insomma aveva utilizzato il tono di chi ha ucciso una persona, ma lei sapeva che non era così, sicuramente era una cosa diversa che le era successa.

-Dimmi tutto.- rispose togliendosi il peso della cartella dalle spalle e la poggiò sulla panchina, dietro di lei. La incoraggiò a spiegarle cosa era successo e cosa le doveva raccontare.

-Quest’estate…ho conosciuto…un ragazzo…si chiama Cristian…e…- venne, però, interrotta dall’arrivo di Marco e Francesco, e così smise di parlare ripromettendosi di farlo nel pomeriggio, nella più totale calma. -Riprenderemo il discorso oggi pomeriggio.- disse guardando la sua migliore amica.

-Cosa?- chiese, all’oscuro di tutto, il fratello di Marianna; eh già, lei non gli aveva detto nulla, cosa che non accadeva mai. Si raccontavano sempre tutto ed era raro che non si confidassero qualche segreto o che non si raccontassero le loro giornate.

-Nulla di che, non preoccuparti.- gli diede un dolce bacio sulla guancia e lo abbracciò.

-Va bene, torniamo a casa allora.- detto questo montarono sulla moto di Marco e tornarono a casa.

 

-SIAMO TORNATI!- esclamarono i due in coro entrando in casa, posarono le loro cartelle, anche se quasi vuote, vicino la porta d’ingresso e raggiunsero la sala da pranzo. Quest’ultima era di forma rettangolare, grande con un grande tavolo fatto in legno d’acero al centro, circondato da quattro sedie dello stesso materiale; alle pareti diverse foto, incorniciate, che ritraevano la famiglia in diverse occasioni come compleanni, eventi e matrimoni, c’erano poi varie vetrine dove erano posti vari oggettini in vetro o in ceramica, quelli che di solti fanno da bomboniere a sposalizi e ad altri eventi.

-Siamo qui.- Catia e Rino sbucarono dalla cucina con, in mano, dei piatti; i ragazzi apparecchiarono la tavola e si sedettero con i loro genitori a mangiare.

-Ah, mamma…ho invitato Giacomo e Francesco oggi pomeriggio. Va bene?- avvisò i genitori Marco, la madre permetteva loro di invitare chiunque volevano, a patto che non facessero molto caos e che non rompessero nulla; i due erano molto permissivi nei confronti dei figli, lasciavano che organizzassero feste in casa, che partissero per le vacanze insieme, ma soprattutto che andassero in discoteca e che si ritirassero quando volevano; non si potevano, indubbiamente, lamentare dei voti che avevano a scuola Marianna e Marco.

-Viene anche Beatris…in realtà.- disse Marianna guardando i suoi genitori, questi annuirono e le sorrisero. Il pranzo trascorse in tranquillità e serenità, parlarono di quello che avevano fatto a scuola e delle loro impressioni su quell’anno e programmarono il fine settimana; sarebbero andati a mangiare nella campagna della nonna paterna, con i vari parenti e il giorno prima, i due fratello, sarebbero andati in discoteca con i loro amici…iniziava proprio bene l’anno scolastico!

 

Il campanello suonò due volte, segno che i loro amici erano arrivati tutti insieme, quando aprirono la porta la prima ad entrare fu Beatris che prese per mano Marianna e la trascinò nella sua stanza, chiudendo la porta alle sue spalle, voleva assolutamente sapere cosa le doveva raccontare quella mattina.

Francesco e Giacomo entrarono subito dopo e poi si andarono a sedere tutti e tre sul divano, e iniziarono a giocare alla Play Station, il gioco preferito dagli uomini.

Le due ragazze erano sedute sul letto a baldacchino di Marianna e stavano ridendo a crepa pelle.

-Ma l’hai vista la sua faccia quando le hai detto ‘Okay, va bene’?!- si stavano riferendo alla scenetta che quella mattina c’era stata tra Mariangela e la Russo. –Ora basta…che mi dovevi dire stamattina?- si fece seria tutt’a un tratto e domandò quello che tanto voleva sapere. Era arrivato, per l’altra, il momento di confidarsi con la sua migliore amica che l’avrebbe sicuramente ascoltata e capita, alla perfezione.

-Sai che siamo stati in America quest’estate?- chiese e l’altra annuì e la invitò a proseguire il discorso. –Ho conosciuto un ragazzo che…- venne interrotta dall’urlo della sua amica.

-ODDIO! E’ Americano e non l’hai più rivisto e…-

-Non iniziare! E’ Italianissimo, ma non l’ho più rivisto.-

-Tesoro, sai che esiste una cosa chiamata Facebook e che molto probabilmente c’è anche il tuo Amato?- domandò ironica Beatris alzandosi e andando a prendere il computer. Lo poggiò sul letto e lo accese, digitò la password ed entrò nel computer. Come immagine del desktop c’era un college di foto che Marianna aveva fatto con i vari scatti della gita a Vienna, dell’anno precedente, e altri delle vacanze appena trascorse; una foto in particolare attirò la loro attenzione, una foto che ritraeva entrambe in un parco della grande città austriaca che avevano visitato, Marianna indossava una maglia a maniche lunghe bianca con sopra l’immagine di una donna con degli occhiali da sole e Beatris vestiva una maglia a maniche corte nera e da sopra una felpa gialla.

-Questa l’abbiamo scattata quando siamo arrivate…- ricordò Beatris osservando attentamente la foto, cercando di rivedere, nella sua mente, quel giorno.

-Mi ricordo che mentre camminavamo piangevi…chissà per colpa di chi!- fece vaga l’altra, ma non riuscirono a rimanere serie infatti scoppiarono a ridere di colpo…senza una ragione.

-Comunque…stavamo cercando questo Cristian…senza l’acca. Trovato!- esclamò entusiasta del suo lavoro. Scoprirono che sabato sera sarebbe andato a ballare in discoteca, proprio come dovevano fare loro.

Il loro incontro era vicino, ma non sarebbe stato come lei sognava.

   
 
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