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Autore: Elaine Doyel    04/07/2015    4 recensioni
Dal testo:
"Non c'è posto più bizzarro della propria classe e delle persone che ne fanno parte. C'è chi ha una classe di soli letterati, chi una di scienziati, altri di filosofia, poliglotta o studiosi di lingue morte, e altri ancora composti da elettronici dal dito veloce. Ora vi starete chiedendo "e la tua?". Beh, miei cari, la mia classe è composta da artisti di ogni campo."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non c'è posto più bizzarro della propria classe e delle persone che ne fanno parte. C'è chi ha una classe di soli letterati, chi una di scienziati, altri di filosofia, poliglotta o studiosi di lingue morte, e altri ancora composti da elettronici dal dito veloce. Ora vi starete chiedendo "e la tua?". Beh, miei cari, la mia classe è composta da artisti di ogni campo.
Il mio compagno di banco, grande pensatore del complesso della vita umana, lo si può paragonare a Pirandello. Egli se ne esce fuori con frasi del tipo - Se ti osservi ad uno specchio vedi solo quello che tu vedi di tè stessa, mai quello che gli altri vedono di te. Per questo noi non siamo solo la persona che crediamo di essere, ma anche quello che gli altri credono che tu sia. - "scusa mi sono persa!"
- È il contatto con la vita!
- Ok Edward. Ti credo!
Pirandello (o da noi chiamato Ed) non è solo un pensatore nato, ma anche metà inglese (per la sua competenza linguistica nella suddetta materia) e un videogiocatore accanito (per sfuggire ai complessi pensieri sul vivere umano). E quando il professore d'inglese, soprannominato da noi "The White", gli chiede (di ritorno dalle vacanze natalizie) -What did you do during your holidays?
-Waking up after a good slept whit the sun lightening up all my room, walking to the window and saying: "What a beautiful day to stay inside and play videogames alone" - risponde in un inglese perfetto, facendo ridere tutti.
Un altro strano individuo è Èmile Zola, o (se preferite chiamarlo con il suo nome) Samuele da tutti chiamato Sam (o da pochi eletti Uncle Sam), futuro medico di prima categoria. Egli riesce a rappresentare il romanzo sperimentale che Zola aveva proposto nel 1800 con il suo saggio "Il romanzo sperimentale". Le sue competenze in ambito medico non hanno pari all'interno della classe, facendoci sentire tutti degli inetti!
E che dire di Alex, ragazzo dall'animo uguale a Catullo? Se egli fosse ancora vivo sarebbe fiero di Alex, ragazzo di buon cuore. Poi c'è John, unico chitarrista della classe. Volete che gli do un nome? Bene. Allora con quale altro nome potrei chiamarlo se no Buckethead? La chitarra, unico vero amore per Mr. Buckethead, se potesse la porterebbe anche in classe, sistemandola per bene nel banco vuoto accanto al suo, suonando magari la sua canzone preferita: Nottingham Lace.
Ricordo ancora quando l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze estive è stato così audace a portare la sua chitarra elettrica, convincendoci a cantare una canzone dei Kill switch Engage. Anche se sono passati tre anni ricordo ancora il titolo della canzone: The end of Heartache. Quella volta abbiamo fatto da coro e devo dire che eravamo anche abbastanza intonati. Il ritornello faceva più o meno:

"(Seek me) For comfort,
(Call me) For solace
(I'll be waiting) For the end of my broken heart
(Seek me) Completion, (Call me) I'll be waiting
(I'll be waiting) for the end of my broken heart [...]"

Non abbiamo più cantato questa canzone, anzi abbiamo concordato di cantarla una volta che il nostro viaggio insieme come classe si sia concluso.
Altri strani individui sono Luca e Franco soprannominati "Gianni e Pinotto". Essi sono i comici della classe (che è del tutto diverso da dire "i buffoni della classe"!). Questi due individui riescono a rendere le noiose ore scolastiche sopportabili e più allegre, soprattutto quelle della Inquisizione alias Religione. Le loro burle passate sono niente in confronto a quest'ultima, ovvero travestirsi da Nazgul ed entrare in classe urlando - Siamo i profeti di Sauron!

Una mano nella spalla mi fa spaventare, e di brutto anche.
- Ma insomma! Siamo rimasti gli ultimi!
- Eh?
- Pronto? Dobbiamo andare.
- Di che stai parlando Pirandello?
- Che c'entra Pirandello con grafica?
- Oddio il laboratorio!- dico tirando Ed per il suo polso ossuto e arrivando come una scheggia al laboratorio.
- Ma professore. - Carlo inizia il suo solito teatrino - I Mac non li portano?
- Finanzia la scuola e dopo ne parliamo.
Ah Carlo, Carlo. La sua passione per i prodotti Apple sembra quasi un'ossessione, tanto da farmelo definire Steve Jobs. Ogni volta che entriamo in laboratorio di grafica, dove modifichiamo le foto fatte, chiede sempre se installano i Mac.
- Ma si può sapere cosa ti prende oggi?
- Niente. Lascia stare.
Iniziamo a lavorare alle foto e non mi stupisco che in quelle di Ed ci sono più persone che paesaggi (e alcune sono anche fatte in classe).
Gianni e Pinotto, o Luca e Franco, sono sempre insieme, anche in foto; Carlo sempre con il suo iPhone tra le mani; Sam e Alex hanno voluto fare i buffoni, mettendosi in posa da CSI (Alex da cadavere e Sam da medico della scientifica, con tanto di guanti in lattice); poi c'è Matilde, che in qualsiasi momento la fotografi esce sempre perfetta. La potete paragonare a qualsiasi musa che voi vogliate, tanto viene fotografata per trarne ispirazione.
Mi perdo ogni volta che lo guardo lavorare con le immagini. Ed riesce a far “VIVERE” le foto, dando loro personalità.
- Cosa stai guardando? - mi chiede quando nota che lo sto fissando.
- Niente. Guardo solo come riesci ad esprimere le emozioni delle foto tramite i colori.
- NINA! - il nome della nostra compagna riecheggia nell'aula. La maggior parte si alza dalla sua postazione. - Dammi quel libro.
- Ma prof!
- Nessun ma! - le prende il libro facendole perdere il segno. - A lavoro voi!
Povera Nina. O forse dovrei chiamarla Stephenie Meyer. I libri che legge o sono romanzi rosa di serie B, o ottimi libri di fantascienza. L'ora finisce ed io ho lavorato sì e no a tre foto; una fatta in teatro durante le prove di una compagnia teatrale, una in una sala da tè e una scattata durante un'opera teatrale.
- Ma si può sapere cosa ti prende o è segreto di stato? - mi chiede una volta usciti.
- Sto entrando in cotto con il flusso della vita.
- Certo che a te l'ultimo giorno di lezione fa male.
- COSA?
- Siamo a Giugno. - dice mentre si blocca – Si può sapere in che mese credevi che eravamo?
- Non lo so. Maggio?
Lo vedo sgranare gli occhi e quando arriva il professore di italiano Ed lo blocca lo blocca alla porta. -Prof andiamo un attimo in infermeria; non si sente molto bene. - dice indicandomi.
Il professore acconsente senza fare domande, mentre Ed mi porta in infermeria, o dovrei dire “un buco di stanza con uno squallido letto e un armadietto del pronto soccorso” . Mentre ci avviamo incontriamo Nina diretta in classe con il suo libro rosa in mano, accompagnata da Matilde. Veniamo ignorati del tutto, mentre Ed mi porta nella squallida stanza. Dopo aver fatto uscire la bidella con una scusa del tipo “Giramento di testa” mi fa sdraiare sul letto. Posa gli zaini in un angolino, estraendo un taccuino che gli avevo regalato anni fa. Si siede vicino a me, su una sedia posta vicino al letto, mentre io mi sento come se fossi dallo psico analista.
- Parlami di cosa ti sta succedendo.
- Ma dai Ed! Stiamo perdendo italiano.
- Il prof ti perdona. Ora racconta.
- Sto paragonando i nostri compagni ad artisti. - dico guardando il soffitto - Ad esempio tu sei Pirandello per via dei tuoi pensieri filosofici sul vivere umano.
Ed lascia perdere il taccuino, aperto su una pagina bianca, e la bic in mano. Ascolta le mie parole come se ne stesse assorbendo l’essenza vera del loro significato, pesandone anche l’importanza.
Mentre racconto lo vedo appuntarsi i nomi in quel taccuino di pelle, curvando le labbra in un sorriso. La porta si apre, interrompendo il mio racconto.
- Che ci fai qui Johnny?
- Mi annoiavo e ho detto al prof che stavo male. E voi?
- Sto facendo il suo psicologo. - dice indicandomi.
- In che senso? - chiede, mettendosi ai piedi del letto (io ormai sono in posizione eretta e con le gambe incrociate).
- Non lo so. A ricreazione mi ha chiamato “Pirandello” ed è con la testa altrove. Pensa che ha dato un soprannome a tutti. Vediamo se trovo il tuo. - dice mentre gira le pagine. John, invece, mi guarda in modo strano.
-Eccolo! - esclama Ed facendoci spaventare – Ti ha chiamato Buckethead.
John sogghigna mentre si mette le mani nelle tasche dei pantaloni. - Sempre meglio di essere definito come uno scrittore psicopatico.
Ed gli lancia un'occhiataccia, ma lui lo ignora. In questo momento Edward sembra Rigor Mortis del gioco “Sì, oscuro signore”.
- E il suo soprannome?
- Non ne ho uno.
- Te lo diamo noi due! - dice subito Ed. La cosa è alquanto preoccupante.
- Signor Pirandello. - inizia in tono solenne John, mentre appoggia la sua schiena al muro – Cosa ne pensa di “Fantasma dell'opera?”?
- Ma io non… - Ed mi parla di sopra.
- Mr Buckethead ha PER-FET-TA-MEN-TE ragione, dato che la voce del suddetto paziente sembra quasi una leggenda durante i cambi d'ora.
- Non sono il Fantasma dell'opera! Ditemi dove potete dedurlo. - mi guardano attentamene, visto che tra me ed il Fantasma dell'opera c'è una sostanziale differenza.
- Beh. - inizia Ed, chiudendo il taccuino – Tu e lui non siete poi così diversi. Per quanto riguarda l'abilità ovvio.
- E poi. - interviene John – Non mi avevi detto che adori le opere teatrali?
Non posso nemmeno rispondere che la campanella suona e noi siamo costretti a tornare a casa.
- La seduta è conclusa. - annuncia Pirandello.
- E siete tutti costretti a non rivelare niente per via del segreto professionale. - aggiungo io.
- Alla prossima seduta estiva. Arrivederci signor Pirandello e signor Fantasma.
- Arrivederci signor Buckethead e dottor Pirandello.
- Ossequi signori.
Usciamo dall'infermeria e un branco di “ovini” (come amo definirli) ci travolge, facendoci separare. Forse è stata una giornata un po' strana, ma piena di pensieri filosofici anche divertenti.

Quindi posso dire che alla fine Pirandello è riuscito a far entrare il Fantasma a contatto con il flusso della vita.

   
 
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