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Autore: Marty Andry    05/07/2015    0 recensioni
Anna bello sguardo, sguardo che ogni giorno perde qualcosa.
Marco cuore in allarme, con sua madre e una sorella, poca vita, sempre quella.
Anna con le amiche, Anna che vorrebbe andar via.
Marco col branco, Marco che vorrebbe andar via.
Anna avrebbe voluto morire, Marco voleva andarsene lontano; qualcuno li ha visti tornare tenendosi per mano.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Anche quella sera aprì con un gesto veloce e nervoso il rubinetto e lasciò che l'acqua le scivolasse addosso. Una di quelle sere di fine aprile, quando la scuola era agli sgoccioli e si cercava di dare il massimo per qualche strano spirito di competizione tra studenti.
L'acqua della doccia era poco meno che tiepida, ma non importava. Era come se fosse caduta nell'oblio, in uno stato di imperturbabilità, in una bolla. Come se oltre il vetro smerigliato vi fosse un mondo a cui, in quegli istanti, lei sembrava non appartenere.
Aspettò che le lacrime salate si mescolassero all'acqua più dolce, ma non tremava né singhiozzava. Piangeva in silenzio, così come aveva sempre vissuto. In silenzio.
La parte peggiore era uscire dalla bolla, affrontare il mondo.
Il mondo, gente spietata che la buttava giù. Lividi invisibili a fior di pelle, cicatrici poco profonde che l'avevano bruciata in più punti.
Ebbe, anche quella sera, il coraggio di aprire il vetro e di avvolgere con un telo il corpo. Dieci minuti dopo era già sotto le coperte che fissava il soffitto. Quando era più piccola, lei e sua mamma lo avevano dipinto di blu e ci avevano incollato decine di stelline argentate per simulare il cielo notturno. Se ci fosse stata lei in quel momento, pensava, avrebbe potuto brillare come quelle stelle.
In realtà non era una stella, non poteva neanche essere oscurata. Era un'asteroide, come quelle che per nome avevano solo numeri e qualche lettera, che si scontrano con qualcosa, si frantumano e continuano il loro viaggio.
Pian piano si addormentò, cullata dal suo futuro immaginato.
Immaginava un futuro in cui lei era carnefice e gli altri vittime, in cui avrebbe dato loro la polvere che aveva mangiato. Un futuro in cui lei era chi avrebbe sempre voluto essere, ma non si accorgeva che lo era già.
Oggi è l'ultimo, da domani si riparte da qui, ripeteva ogni sera prima di spegnersi come una fiammella al vento. Il giorno successivo sarebbe sempre stato quello buono, quello che già faceva parte del suo futuro immaginato.

Guardando il cielo fuori dalla finestra, aveva constatato che anche quella mattina si era svegliata mezz'ora prima che suonasse la sveglia. Sospirò, pensando che aveva nuovamente perso mezz'ora di riposo. Mentalmente, cercò di progettare la sua giornata, ma non ne aveva bisogno... Doveva solo andare a scuola, tornare a casa per studiare e ricominciare tutto daccapo.

<< Dimmi che hai portato le racchette per il ping pong! >> << Tutte tue. >> disse il ragazzo all'amico, facendogli l'occhiolino.
<< Posso avere l'onore di sfidarti? Nella classe gira voce che tu sia il migliore. >> sorrise il professore di scienze.
I due si strinsero la mano ed iniziarono la partita. Gli amici di Marco facevano il tifo, nel vano tentativo di metterlo in guardia sulle strategie del docente.
<< Prof, entro la fine del liceo la batterò. >> dichiarò deciso Marco alla fine della partita.
<< Cosa scommettiamo? >> scherzò.
Marco fece le spallucce. << Io non scommetto. >>
<< Ti sei giocato l'otto a fine anno, sai? >> scherzò di nuovo l'altro.
<< Non mi piacciono i numeri pari. >> rispose ridendo.

<< Dai, Anna! Esci di qui! Ci passi cinque ore per sei giorni, figlia mia! >> gridò Carmen esasperata.
La ragazza sbuffò e, in tutta risposta, si alzò dalla sedia di legno scricchiolante e si rifugiò su un banco nel corridoio, coi libri sottobraccio per ripetere la lezione dell'ora successiva. Non capiva perché dovesse per forza relazionarsi col mondo, non ne sentiva il bisogno. Si sedette a gambe incrociate ed iniziò a leggere gli appunti.
<< Anna! >> esclamò un'altra ragazza.
Alzò lo sguardo e vide l'amica che si dirigeva verso di lei con passo sostenuto. Questa sospirò e le tolse i fogli dalle mani.
<< Non mi toccare il raccoglitore, lì c'è tutta la mia vita! >> urlò disperata.
Si limitò solo a parlarle mentre la vedeva sparire oltre la porta dell'aula, era stanca anche di quello. Appoggiò la schiena al muro, freddo, bianco e celeste. Più che una scuola, sembrava una piscina. Era duro, tremendamente duro e freddo. Talmente duro da rompersi la testa. Diede uno sguardo all'orologio che si trovava in fondo al corridoio, mancavano pochi minuti alla fine dell'intervallo. Decise a tornare in classe per riprendere il raccoglitore, ma pochi secondi dopo era lì, risucchiata da un buco nero.

Marco uscì di corsa dalla classe con altri ragazzi per portare in spalla il professore di scienze "che aveva fatto cadere un mito". Mentre tutti i suoi compagni di classe lanciavano in aria coriandoli di carta di giornale, in un attimo si ritrovò ad annegare in acque troppo profonde.
<< Marco, cammina, dai! Tra un po' suona! >> lo incitarono.
E come se niente fosse, continuò la marcia trionfale.
E come se niente fosse, Anna tornò in classe per cercare di risolvere qualche esercizio di matematica.
  
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