Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: Euachkatzl    05/07/2015    2 recensioni
“Avevi un'amica a cui hanno fatto del male?” azzardò un'ipotesi; avrebbe voluto dirne un'altra, quella che gli sembrava la più probabile, ma non ne aveva il coraggio nemmeno lui.
“No” rispose Amelia, con la voce sempre più debole. Tutta quella situazione non le piaceva.
“Hanno fatto del male a te?” chiese Brian, tentando di sembrare il più calmo possibile, quando in realtà gli tremavano le ginocchia: aveva paura. Aveva paura perché aveva capito cosa era successo ad Amelia, e non sapeva come gestire la cosa; non sapeva se cavarle le rispose di bocca o aspettare che lei si sciogliesse, anche a costo di attendere anni.
La ragazza respirò profondamente e alzò lo sguardo.
“No” rispose nuovamente, tentando di liberarsi dalla presa di Brian con uno scossone, ma senza successo: il ragazzo continuava a tenerle stretti i polsi. Amelia stava iniziando ad andare in panico.
“Dimmelo” le ordinò, perché nonostante la compassione che provava iniziava a spazientirsi: lui voleva aiutarla, e lei nemmeno provava a parlare.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Amelia spalmò con poca grazia del fondotinta bianco sul viso di Zacky, che si lamentò a gran voce quando gli arrivò una manata sul taglio che si era procurato poche ore prima.
"Scusa" si affrettò a dire la ragazza, che abbandonò Zacky in attesa che il colore si asciugasse per passare ai capelli di Jimmy. C'era un fottuto casino dentro a quell'appartamento: gente che correva, che si lamentava, che rovinava il trucco ancora fresco e che si incastrava nei complicati costumi.
"Che cosa ci fa tu qui?" urlò Amelia quando notò Matt, che tentava di annodare la cravatta in un elegante nodo, ma che in pratica si stava aggrovigliando un cappio attorno al collo. Amelia si avvicinò al ragazzo e prese ad armeggiare con quella striscia di seta rossa.
"Ti faccio un Windsor, e se non ti va bene te lo tieni"
Matt annuì, chiedendosi che diavolo fosse un Windsor: esistevano forse diversi tipi di nodi per le cravatte?
Amelia osservò compiaciuta il suo lavoro, porse al ragazzo quella specie di cappuccio che gli sarebbe servito a coprirsi il volto e lo invitò ad andare di sotto e levarsi dai coglioni.
"La faccia mi tira tutta" si lamentò Zacky, tastandosi le guance indurite dal fondotinta secco.
"Dovrai farci l'abitudine" rispose secca Amelia.
Tutto l'entusiasmo del ragazzo per il suo travestimento si spense di colpo, dato che aveva appena realizzato che sarebbe dovuto stare con quella roba sul viso per tutta la sera.
"Ma manco riesco a muovere la faccia! E se dovessi fare qualche espressione minacciosa?"
"Non ne avrai bisogno" lo rassicurò Amelia, raccogliendo un po' di tempera rossa con il dito e disegnando un grande, inquietante sorriso sul volto di Zacky.

 

"Cazzo"
Brian sentì un'imprecazione poco signorile provenire dalle scale in seguito a un gran trambusto e ad un rumore di qualcosa che cadeva. Lasciò la console, dove si stava pure divertendo (aveva attaccato i Pantera da venti minuti e ancora non si decideva a cambiare gruppo), e si diresse verso l'origine del rumore, ridendo nel vedere Matt schiantato a terra come un sacco di patate.
"Non ridere e aiutami, coglione" si lamentò il cantante, pentendosi di non essersi messo il cappuccio dopo aver finito di scendere le scale: nella fretta, se l'era infilato a metà della scalinata, non facendo caso agli ultimi gradini e cadendo come un ebete. Ovviamente non raccontò nulla a Brian, si limitò ad alzarsi e a seguire il ragazzo di nuovo dietro alla console.

 

I ragazzi sentirono Morgana chiamare a gran voce Amelia dalla loro camera da letto. L'interpellata lasciò andare i capelli di Jimmy, a cui stava facendo dei ciuffi bianchi niente male, e si diresse verso la camera.
"Aiuta me, così scendo e posso controllare cosa sta succedendo" la pregò Morgana, che stava cercando di infilarsi le scarpe mentre si aggiustava il rossetto sulle labbra.
"Mi sei sempre piaciuta con questo abito" commentò Amelia, avvicinandosi alla sua ragazza e tirando con un colpo secco i nastri del corsetto, per stringerlo. Morgana trattenne bruscamente il fiato e si irrigidì, ricordandosi del motivo per il quale si era ripromessa di non indossare quel vestito mai più.
"Ci credo che si rompevano le costole, con queste cazzo di macchine di tortura addosso" si lamentò la ragazza quando Amelia tirò di nuovo i lacci. "Ma sul serio tu li usavi da piccola?"
Amelia sospirò: sì, il primo corsetto se l'era messo a quattro anni, per poi dare fuoco all'ultimo, pomposo vestito la notte prima di partire per la California con Morgana. Per quello Amelia odiava i vestiti, i corsetti e qualsiasi indumento le stesse troppo stretto addosso: era sempre stata costretta ad indossarli per mantenere quel ridicolo profilo che Salem aveva acquisito. Da quando aveva scoperto le maglie larghe e i pantaloni morbidi aveva giurato che non avrebbe mai più indossato un vestito, e così era stato.
Amelia fece un nodino civettuolo ai due nastrini e aggiustò i capelli di Morgana, legati in un'elaborata acconciatura gotica.
"Sono convincente come Bloody Mary?" chiese la ragazza, voltandosi e mostrando il fisico che quell'abito valorizzava. Amelia la guardò, pensando che le sarebbe piaciuto togliere quel vestito a Morgana, anche se significava mandare in fumo tutto il loro lavoro per una semplice scopata. Si limitò ad avvicinarsi a lei, appoggiarle le mani sulla vita e baciarla con foga, rovinando il rossetto rosso acceso che spiccava sulle labbra di Morgana.
Amelia stava ancora assaporando la morbidezza delle labbra della sua ragazza quando si sentì battere un dito sulla spalla. Si voltò, riflettendo già sulla moltitudine di parole che si sarebbe preso chiunque avesse osato interromperla, ma un urlo acuto le si fermò in gola nel vedere Johnny con una specie di maschera in faccia e un'espressione poco rassicurante. Le sue mani erano sporche di sangue e una reggeva un piede tagliato di netto, con dei segni di morsi sul dorso e senza un paio di dita.
"Ma sei rincoglionito?" gli urlò Morgana, che dopo quello spavento sentiva che il cuore stava per schizzarle via dal petto.
"Quindi sono convincente" si rallegrò Johnny. Scappò velocemente dalla stanza, salvandosi per un soffio dalla rabbia di Morgana e Amelia, e scese le scale per raggiungere gli altri.

 

"Insomma sono l'unico a cui non hanno coperto la faccia. Un motivo ci sarà" si pavoneggiò Brian, vedendo arrivare Johnny con il viso nascosto per metà da quell'adorabile maschera.
"Perché, chi è arrivato?" domandò Matt voltandosi a destra e a sinistra, facendo un giro su sé stesso e inciampando sul piede di Brian: per colpa di quel cappuccio sul viso vedeva solo luci e contorni confusi. Maledì nuovamente Morgana, che l'aveva costretto ad indossare quella roba, e tentò di togliersela, venendo prontamente fermato da Johnny.
"Non ci provare, hai il costume migliore del mondo" lo rimproverò il nanetto, ma i ragazzi capirono ben poco delle sue parole, complici la musica alta e quella maschera che non permetteva a Johnny di parlare in modo decente.
"Come hai detto?" chiese Brian, avvicinando l'orecchio alla bocca di Johnny. Il ragazzo provò a ripetere, ma l'attenzione del suo interlocutore era già stata rapita da qualcosa di molto più interessante, come ad esempio una Bloody Mary con tanto di ascia insanguinata.
"Ma tu hai riciclato il vestito di Mary Stuart dalla recita del liceo! Potevo farlo anch'io!" si lamentò Brian: anche lui sarebbe stato capace di rispolverare il suo abito da Enrico VIII, evitandosi pure la scocciatura di dover andare a Los Angeles a comprare quello che indossava in quel momento.
"Sì, ma il tuo personaggio non faceva paura" Morgana gli fece un occhiolino. Matt, che non aveva capito molto, chiese chiaro e tondo come fosse vestita Morgana, dato che non vedeva un accidente e non riusciva a connettere i discorsi tra lei e Brian.
"Sono Bloody Mary" spiegò paziente la ragazza.
"Ma ha riciclato il vestito che aveva usato tre anni fa per fare Mary Stuart alla recita del liceo" si lamentò Brian.
"Non era Mary Stuart, idiota. Era Mary Tudor" gli fece notare poco gentilmente Morgana: la storia dell'Inghilterra era una delle poche cose che aveva studiato con interesse, e odiava quando la gente faceva confusione con nomi così importanti.
"Una Mary vale l'altra" concluse Brian. Dopo quest'ultimo intervento, Morgana lo prese per un braccio e lo trascinò via, tenendogli una breve lezione di storia per fargli capire che Mary Tudor aveva ucciso centinaia di protestanti, mentre Mary Stuart aveva passato la sua vita rilassandosi in Francia e creando qualche casino religioso in Inghilterra.

 

Amelia ritoccò gli occhi di Zacky, aggiungendo un altro po' di matita: il nero non era mai abbastanza, a suo avviso.
"Posso aprirli ora?" chiese il ragazzo, annoiato da quella seduta di make up decisamente troppo lunga da sostenere.
"No" rispose secca Amelia, ritoccando il rosso attorno alla bocca del ragazzo e sospirando nel vedere che non riusciva a farlo come se l'era immaginata.
"Va bene" sbuffò infine la ragazza "Vai a prenderti un coltello in cucina, sporcalo con un po' di sangue e scendi dagli altri"
Zacky si alzò dalla sedia e trotterellò via tutto contento: finalmente Amelia aveva finito di spalmargli roba sulla faccia, che sembrava fatta di roccia da quando il primo strato di colore bianco si era asciugato sulla pelle.
"E' arrivato Zacky" commentò Johnny, anche se non era del tutto sicuro che quell'essere dalla faccia bianca e i capelli sparati in aria fosse il suo amico; semplicemente, era andato per esclusione, dato che era decisamente troppo basso per essere Jimmy.
"Chi?" chiese Matt, che aveva solo sentito la voce del nano arrivare alle sue orecchie, ma non aveva capito una sola parola del discorso. Con un'imprecazione, decise di levarsi quell'assurdo cappuccio dal viso. Gridò quando si ritrovò davanti un demonietto con un sorriso da un orecchio all'altro e un coltello puntato verso di lui.
"Cosa cazzo sei?" gli urlò in faccia, mettendo le mani davanti a sé e formando una croce con le dita.
"Sono carino, vero?" Zacky fece un giro su sé stesso, facendo ammirare a tutti il suo elegante smoking e quei capelli cementati nel gel, che avrebbero mantenuto la piega pure durante un uragano. Nel girare, fece elegantemente volteggiare il coltello sopra la testa, mandando schizzi di sangue in giro. Un paio di goccioline macchiarono il finto piede che Johnny reggeva in mano, un altro paio caddero direttamente sul pomposo cappello che indossava Brian, che aveva abbandonato Morgana per tornare dai suoi amici.
Tutti fissarono il ragazzo, che apparentemente non si era ancora accorto di nulla e stava sorridendo amichevolmente, mantenendo però una certa distanza da Zacky, che faceva decisamente troppa paura.
"Lo so che sono bello" commentò Brian pavoneggiandosi, senza domandarsi come mai tutti lo guardassero orripilati: per lui l'unica spiegazione era che dentro a quel lussuoso costume era bello da far paura.
Zacky indicò il cappello di Brian, in particolare una gocciolina di sangue finto che pendeva dalla tesa, indecisa se cadere o no sul visetto pallido del ragazzo. Varie silenziose preghiere partirono da ognuno dei ragazzi, tutte dirette a divinità diverse, ma tutte con un unico obiettivo: impedire a quella gocciolina di cadere sul naso di Brian e fargli venire un attacco di cuore. Nonostante la paura del sangue di Brian fosse una cosa assurda e priva di senso, i ragazzi la rispettavano; soprattutto Johnny, al quale Brian aveva salvato la vita un paio di volte uccidendo i ragni che avevano in casa.
"No seriamente ragazzi, che c'è?" chiese il chitarrista, che iniziava un po' a preoccuparsi del prolungato silenzio dei suoi amici.
Matt tentò un veloce scatto verso il cappello di Brian, ma non fu abbastanza tempestivo: la piccola goccia, ormai troppo pesante per continuare a stare appesa sull'orlo scuro, cadde su una guancia di Brian, che istintivamente si portò una mano alla faccia.
"Che è sta roba?" chiese, restando paralizzato nel vedere le sue dita sporche di rosso quando se le portò davanti agli occhi. Guardò i ragazzi ad uno ad uno, chiedendo lentamente se il sangue fosse finto o se provenisse davvero dalla sua faccia.
"Certo, hai un taglio qui, sulla tempia, uguale uguale a quello di Zacky" lo prese in giro Jimmy, che era arrivato nel bel mezzo della scena ed era rimasto in disparte a guardare divertito.
Brian si tastò la tempia senza farsi notare, giusto per essere sicuro che quello di Jimmy fosse uno scherzo, e poi se ne andò imbronciato.

 

Morgana si aggirava per il locale, salutando a destra e a sinistra, reggendo con noncuranza l'ascia che teneva in mano. Sbuffò nel notare che il bar era ancora chiuso: Amelia sarebbe dovuta essere lì da un pezzo, ma evidentemente non si decideva a scendere con il suo adorabile vestitino.
La ragazza adocchiò un imbronciato Brian in lontananza. Senza preoccuparsi minimamente del suo umore, gli ordinò con un gesto della mano di andare di sopra. Brian allargò le braccia, nel tentativo di dire a Morgana che non aveva capito perché dovesse salire, ma la ragazza ripeté semplicemente il gesto e lui, ormai abituato a quel genere di cose, ubbidì senza protestare oltre.

 

Brian aprì la porta e si trovò davanti a quella che sembrava una scena del crimine: vestiti, sangue, vari coltelli e oggetti taglienti, bombolette spray e bottiglie di birra erano sparsi per il pavimento e sui mobili della stanza. Un inquietante spaventapasseri comparso da chissà dove che pendeva impiccato dal soffitto completava l'opera. Brian si fermò ad osservare il suo inquietante sorriso e i suoi occhi neri e spenti, privi di qualsiasi emozione. Era maledettamente inquietante. Sentì dei passi provenire dallo stretto corridoio sul fondo della stanza e gli si mozzò il respiro nel vedere una ragazzina in camicia da notte camminare verso di lui. La osservò: era Amelia, doveva essere Amelia, a meno che una qualche bambina demoniaca fosse entrata da una finestra senza farsi notare; tuttavia i capelli neri e unticci che le ricadevano sulla faccia non permettevano di capire chiaramente chi fosse.
"Amelia?" la chiamò Brian, che tentava di prendere profondi respiri: improvvisamente gli tornarono alla mente tutti gli horror che aveva guardato, e quell'innocente salotto iniziò a farsi inquietante.
"Amelia?" chiese nuovamente. La ragazzina alzò un braccio, e a Brian parve di vedere una mano insanguinata e un sottile filo legato al polso; l'altra estremità terminava in una campanella dorata. Improvvisamente, la luce si spense, e l'unica cosa che il ragazzo fu in grado di avvertire era un cristallino scampanellio che si avvicinava sempre di più.
"Non è divertente" tentò di dire, anche se tutto quello che gli uscì dalla gola fu un lieve mormorio. "Non è divertente" ripeté a voce ancora più bassa.
Un paio di mani si appoggiarono sulle guance del ragazzo, che decise che quello era decisamente troppo e iniziò a dare manate all'aria. Quando finalmente colpì qualcosa, quel qualcosa gli urlò: "Cretino, stavo solo scherzando", per poi allontanarsi e riaccendere la luce.
Amelia si scostò i capelli dalla faccia, sporcandoli del sangue che aveva sulla punta delle dita, e guardò storto Brian, che in quel momento si sentiva profondamente stupido: aveva davvero creduto ad una presenza demoniaca che voleva ucciderlo?
"Scusa" si limitò a dire, raccogliendo un fazzoletto abbandonato sul tavolo e togliendosi dalla faccia i segni di sangue che Amelia gli aveva lasciato toccandolo.
La ragazza intinse le dita in una boccetta rossa, sporcò la camicia da notte e scese le scale, seguita da Brian.
"Ma tu chi saresti?" chiese il ragazzo, incuriosito. Amelia sospirò: possibile che nessuno sapesse nulla di assassini e mostri vari?
"Sono l'altra versione di Bloody Mary" rispose, lasciando Brian ancora confuso. La ragazza affrettò il passo e si diresse dietro al bancone, dove Morgana la aspettava impaziente.

 

"Salve, versione americana di Bloody Mary" la salutò Morgana, osservando la camicia da notte sgualcita e il colorito giallastro di Amelia.
"Salve, versione inglese" le rispose Amelia, dando un'altra occhiata all'elegante vestito che fasciava Morgana. La ragazza le diede un bacio di sfuggita e se ne andò dal bancone, lasciando il potere a lei. Amelia si guardò intorno, confusa e per nulla pronta a quell'ammasso di gente che si era accumulato davanti al bar.

 

Brian si sentì afferrare per un braccio e istintivamente si bloccò di colpo: perché quella sera non si decidevano a lasciarlo in pace? Non era abbastanza tutto il sangue finto, bisognava per forza continuare a spaventarlo?
"Sali sul palco" gli ordinò Morgana, che senza aspettare una risposta lo trascinò verso i banconi.
"Ma non doveva venirci Matt?" chiese Brian, confuso; si domandò dove fosse il suo amico, e un attacco omicida lo colse quando intuì che probabilmente si stava nascondendo da qualche parte per evitare un imbarazzante balletto sul palco.
"Sono solo solo cinque minuti. Ieri hai suonato per quattro ore e passa" lo rassicurò Morgana, che non sembrava voler allentare la presa sul braccio di Brian. La ragazza alzò lo sguardo e vide Jimmy e Zacky sul piccolo terrazzino che girava lungo le pareti del locale. I ragazzi, nel notare Morgana, alzarono i pollici e afferrarono qualche corda e un paio di pistole ad acqua.
"Che cazzo state facendo?" chiese Brian, quasi spaventato, ma non ottenne alcuna risposta: ormai erano arrivati sotto al bancone. Scocciato, vi salì e lasciò che Morgana lo guidasse in un elegante ballo.

 

Amelia stava servendo annoiata dei clienti: da un po' la musica era cambiata e era diventata più lenta, e lei si stava decisamente scocciando della gente che continuava a guardarla e additarla. Soprattutto le rompevano le palle i sapientini che raccontavano la storia di Bloody Mary, esponendola pure sbagliata; il migliore fu quello che disse che la campanella che si era legata al polso era quella del suo gatto, morto pochi giorni prima di lei.
'No, cretino, è perché sono stata sepolta viva' avrebbe voluto rispondergli a tono Amelia: non sopportava la gente che diceva cazzate parlando di cose serie, almeno per lei. Fin da piccola aveva sempre dovuto studiare storie paurose da grossi libroni, aveva dovuto guardare vari documentari che probabilmente esistevano solo a Salem, aveva dovuto prendere parte in stupide recite, impersonando a volte un assassino, a volte una bambina morta. Ma soprattutto, aveva dovuto passare nottate intere sotto le coperte, spaventata a morte da certi personaggi che aveva studiato durante il pomeriggio.
"Mi sa dire dov'è la signorina Smith?" chiese educatamente un signore vestito con tanto di giacca e cravatta, che reggeva in mano una cartellina traboccante di fogli.
"Credo si stia esibendo" rispose Amelia, ignorando tutti i clienti che chiedevano da bere e concentrandosi sullo strano signore: quanti mesi era che nessuno chiamava Morgana 'signorina Smith'? "Posso aiutarla io?"
"No, è stata lei a chiamarmi e voglio parlare con lei" insistette il tizio.
"Adesso non può" spiegò Amelia, che non aveva ancora mandato a fanculo il signore giusto perché era troppo incuriosita da lui "Dica tutto a me"
"E' per le ragazze" si arrese lui, abbassando la voce. Amelia capì al volo di quali ragazze stava parlando, restando colpita: il locale era aperto solo da due giorni e già si parlava di loro?
"Venga con me" chiese Amelia al signore; pose un cartello con scritto 'Chiuso' sul bancone e accompagnò il tizio nel giardino che dava sul retro, dal quale non si sentiva tutto il casino della festa.

 

"Mi dica tutto" disse la ragazza, accendendosi una sigaretta e porgendo il pacchetto al signore, che rifiutò educatamente.
"Mi ha chiamato la signorina Smith qualche giorno fa, preferirei parlare con lei" spiegò lui, sempre mantenendo una compostezza e una professionalità che stupì Amelia: era l'una e mezza di notte e questo tizio riusciva ancora ad essere così fresco e preciso?
"Sono io che mi occupo delle ragazze" scandì lei, appuntandosi mentalmente di fare un discorsetto a Morgana, dopo la festa: avevano deciso che le ragazze erano territorio di Amelia; perché lei doveva intromettersi?
Il tizio sospirò e porse ad Amelia un biglietto da visita bianco panna, dove c'era scritto, in eleganti lettere corsive 'Glamour Agency'. Poco più in basso, la didascalia 'Agenzia di modelle e hostess'.
"E ufficialmente cosa fate, di preciso?" chiese Amelia, che non si lasciava ingannare da un biglietto da visita, per quanto bene fosse impostato.
"Smerciamo ragazze" ammise il tipo, senza neanche tanta vergogna. Amelia annuì: certo, un'agenzia di prostituzione che si fingeva una compagnia di modelle non era esattamente legale, ma dopotutto anche il Pentacle era un 'locale di musica live', sulla carta.
Il signore porse ad Amelia la grossa cartellina che aveva in mano.
"Sono le migliori" spiegò. "Da tutto il mondo. Scegliete quelle che preferite e contattatemi"
Amelia annuì, rendendosi conto tutto d'un tratto che quello era probabilmente l'inizio di tutto: avrebbero comprato le prime ragazze e avrebbero iniziato a venderle. Si sentì un po' in colpa, inutile negarlo, ma si convinse che stava facendo la cosa giusta: dopotutto, loro avrebbero trattato bene le loro ragazze, che non sarebbero finite per strada o nei letti di qualche miserabile pervertito.
"D'accordo" disse meccanicamente Amelia, intontita e persa in vari pensieri "Grazie"
Il signore salutò e se ne andò, lasciando la ragazza in mezzo al giardino, con la cartellina in mano e un mucchio di dubbi che di colpo le attanagliavano la mente.

 

"Fortuna che erano solo cinque minuti" si lamentò Brian, al quale dolevano i piedi dopo mezz'ora passata a ballare. Era iniziato tutto bene, con un ballo tranquillo di cui non si ricordava il nome, ma la polka decisamente troppo vivace che ormai andava avanti da dieci minuti lo stava mettendo a dura prova.
Morgana sbuffò e guardò verso l'alto, cercando Jimmy e Zacky sul terrazzino. Si accorse con piacere che Matt e Johnny per una volta erano stati puntuali e la salutavano dall'alto. Con un gesto della mano, Morgana diede il permesso di iniziare.
Fu tutto molto veloce e incredibilmente inquietante.
Le luci si spensero di botto, così come la musica; le casse emisero un fischio acuto prima di non suonare più. Ci fu qualche urletto di ragazze spaventate, poi un grande faro illuminò un punto sul soffitto.
Dove non c'era nulla.
Morgana lanciò il malocchio a quei deficienti sopra al terrazzino.

 

"Dove cazzo sono le forbici?" chiese Jimmy, che reggeva tutte le corde che dovevano essere tagliate. Gli altri si guardarono l'un l'altro, allargando le braccia.
"E con cosa le taglio queste corde?" si infuriò il ragazzo. Gli venne da urlare contro tutti gli altri ma la sala era immersa nel silenzio più profondo, e un'imprecazione non sarebbe stata l'ideale.
"Zacky, hai quel coso da venti centimetri e passa, usa quello" ebbe l'ideona Matt.
Tutti si zittirono e fissarono Matt, poi passarono a fissare Zacky, che guardava Matt sconvolto.
"Sei un genio" capì al volo Jimmy. Strappò dalle mani di Zacky il coltello (che in teoria doveva essere finto, ma che in pratica aveva preso dalla cucina delle ragazze) e iniziò lentamente a tagliare le corde che aveva in mano.
"Sbrigati, che la gente sta iniziando a capire" lo esortò Matt, che stava controllando per l'ennesima volta che le pistole ad acqua fossero tutte cariche.
"Se qualcuno si fosse ricordato di quelle cazzo di forbici..." si lamentò Jimmy, che continuava a sfregare il coltello sulle corde ad una velocità inumana.

 

Amelia lasciò la cartellina nel magazzino e rientrò nel locale, trovandolo stranamente silenzioso e immerso nel buio; l'unico faro che sembrava funzionare mirava un punto vuoto del soffitto. Ormai abituata a non farsi domande, si diresse verso il bar e scavalcò il bancone, nell'indifferenza più totale: aveva altri problemi per la testa.
Un urlo agghiacciante spaccò in due il silenzio che regnava nel locale e la ragazza si voltò, spaventata. Altre urla accompagnarono il primo. Tutta la gente indicava verso l'alto, e la ragazza seguì la direzione puntata dalle loro dita. Sorrise. Ecco a cosa serviva lo spaventapasseri che Morgana le aveva chiesto di costruire.
Dal soffitto pendeva impiccato uno spaventoso, inquietante spaventapasseri. Dondolava inerte a destra e a sinistra, con una corda legata attorno al collo. Degli spruzzi investirono il pubblico e la musica tornò a suonare di nuovo, mentre Morgana scendeva con Brian dal palco senza farsi notare. Ci fu qualche altro urletto quando la gente si accorse di essere stata bagnata con del sangue finto, ma nulla di che.

 

"Ma siete fuori di testa? A qualcuno poteva partire un colpo al cuore" fu rimproverata Morgana. Brian passava dal fissare lei al guardare quella pioggia di sangue che non intendeva fermarsi. "Siete delle fottute maniache" concluse, prima di uscire a prendere una boccata d'aria fresca.
Morgana lo guardò allontanarsi: sì, forse era stato un po' forte, ma almeno le mezze seghe presenti quella sera avevano capito che in quel locale si faceva sul serio; l'ultima cosa che voleva era qualche cretino dentro al Pentacle quando finalmente avrebbe aperto come bordello.

 

"Avete voglia di improvvisare uno spogliarello?" chiese Morgana, salendo sul terrazzino e sedendosi sul pavimento. I ragazzi erano risaliti dopo essersi sparsi tra la folla e aver spaventato la gente per un po'. Zacky, con la sua faccia bianca e il sorriso da maniaco, era stato il migliore.
"Così, a dieci minuti dalla fine?" chiese Johnny, continuando a fissare incantato le centinaia di teste dei clienti che non sembravano voler smettere di ballare.
"Vai tu, così li spaventi per bene per l'ultima volta" gli propose Matt, beccandosi un pugno sul braccio. Morgana si rialzò, disse ai ragazzi di seguirla e di salutare tutti: per quella sera avevano finito.
"Siete stati fantastici" li ringraziò.

 

Dopo essere scesi, recuperarono Amelia dal bancone del bar e Brian, che stava sfogliando quello che sembrava un elenco di ragazze di Playboy in magazzino.
"Che è questa roba?" chiese alle ragazze, sinceramente incuriosito. Morgana capì al volo e rimproverò Amelia con un'occhiata.
"Il tizio è passato prima. Domani vi spiego tutto" mormorò lei, poi si diressero tutti sopra al palco, o come si potevano chiamare quelle specie di banconi messi di traverso.

 

Morgana snocciolò i soliti ringraziamenti, disse che una festa sarebbe arrivata a breve e si scusò per i colpi al cuore che avevano causato a gran parte della gente.
"Ma questo è il Pentacle" si giustificò, prima di salutare di nuovo e vedere tutti i clienti andarsene, chi un po' barcollante, chi trascinato da qualcuno, chi ancora stranamente lucido.
Matt e Jimmy fecero un giro veloce nei bagni per controllare che non vi fosse rimasto qualcuno troppo sbronzo per accorgersi che la festa era finita e, dopo essersi accertati che il campo era libero, chiusero il pesante portone d'ingresso del locale.
"Possiamo festeggiare" urlò Matt, che in un attimo si tolse giacca e cravatta e si aprì la camicia dello smoking, benedicendo il dio che aveva fatto terminare quella serata.
"Alleluia" gli andò dietro Johnny, togliendosi la maschera e lasciandola cadere per terra.
Morgana salì nell'appartamento a cambiarsi, mentre Amelia si limitò a legarsi i capelli: in fondo, era già in camicia da notte, non esisteva cosa più comoda.
Brian calcò il suo cappello sulla testa di Jimmy, schiacciandogli i capelli che Amelia aveva acconciato con tanta cura.
Zacky sgattaiolò al bar e riemerse poco dopo con qualche bottiglia. Porse il tutto ai ragazzi, tenendo per sé la sua amata vodka ai mirtilli.

 

Morgana scese parecchio dopo, dato che aveva approfittato della casa libera per farsi una lunga doccia, rilassarsi, schiacciare un pisolino e fare i suoi addominali giornalieri che si era dimenticata di fare al pomeriggio. Si trovò davanti alla scena di Jeff the Killer che dormiva sul pavimento pacificamente rannicchiato contro uno Slenderman in vena di coccole. Il quadretto era completato da Sweeney Todd, sdraiato poco più in là, e Jack lo Squartatore e Bloody Mary che discutevano amabilmente del più e del meno, mentre la ragazza giocherellava con un coltello. Il tutto sembrava un enorme, confuso crossover.

"Non dovevamo festeggiare?" chiese Morgana, sedendosi di fianco agli unici due ancora dotati di facoltà mentali. Brian si voltò e la guardò sorridendo.
"Ho scoperto che lei sa parlare" disse soddisfatto, indicando Amelia.
"Ma se io parlo sempre" gli disse la ragazza, che gattonando si accoccolò tra le braccia di Morgana.
"No" insistette Brian; per una volta, era lui ad avere ragione, e non avrebbe mollato l'osso fino alla fine.
"Sì che parlo. Morgana, diglielo tu che parlo" contestò Amelia, cercando aiuto dalla sua ragazza. L'interpellata si limitò a dire che forse era meglio chiudere lì la festa e, presa per mano Amelia, la accompagnò su per le scale.
"Ma io?" si lamentò Brian: era l'unico sveglio lì, e sinceramente non moriva dalla voglia di stare a guardare gli altri che dormivano beati.
"Vieni su" lo invitò Amelia, lasciando Morgana di sasso: da quand'è che a lei andava bene passare del tempo con Brian?
Il ragazzo, tutto contento, zampettò su per le scale, seguendo le ragazze. Si accomodò sul divano, lanciandovisi a peso morto, e guardò di nuovo il disastro che avevano creato quella sera.
Morgana andò subito in camera da letto, ancora stanca nonostante il pisolino di poco prima. Amelia la seguì lentamente, un po' barcollante: tutto quello che avevano bevuto appena finita la festa iniziava a fare effetto anche su di lei. Brian stava osservando la ragazza camminare lungo lo stretto corridoio che portava in camera, quando lei iniziò a spogliarsi. Non per essere provocante o chissà cosa, semplicemente si stava togliendo quella camicia da notte sporca di sangue prima di andare a letto. 
Il ragazzo seguì la linea dei fianchi di Amelia, la vita sottile, la sagoma delle scapole che si intravedeva appena. Notò una delicata cicatrice che correva lungo la curva del collo della ragazza, per terminare dietro l'orecchio destro, martoriato da orecchini e piercing vari. 

 

Velocemente, quasi senza rispondere delle sue azioni, Brian si alzò e si avvicinò alla ragazza. Lasciò scorrere le dita su quella linea chiara, sentendo Amelia irrigidirsi al suo tocco.
"Come mai questo taglio?" chiese Brian, continuando a sfiorare delicatamente quella cicatrice, quasi con la paura di far male ad Amelia.
"Di sicuro non me la sono fatta da sola" rispose lei, aggiungendo una risatina ubriaca alla fine. Brian tornò di colpo lucido e fissò la ragazza, che nel frattempo si era appoggiata a lui e aveva chiuso gli occhi.
"Come mai questo taglio?" ripeté la domanda, temendo la risposta. Amelia riaprì gli occhi e lo guardò.
"Non è che una persona si inventa di aprire un bordello di punto in bianco" disse la ragazza, prima di andare in camera e chiudere la porta alle sue spalle, lasciando Brian confuso da quella frase: cosa diavolo c'entrava con la sua domanda? E soprattutto, quando mai avevano parlato di aprire un bordello?

 

Tornò al piano inferiore, con la testa piena di domande, e notò Johnny che si aggirava tra gli altri, ancora a terra addormentati.
"Ma dov'eri prima?" gli chiese Brian: solo in quel momento si era accorto che, nella confusione, nessuno aveva fatto caso all'assenza del nanetto.
"Da nessuna parte, in giro" rispose l'altro, vago. Si stese per terra e iniziò a ronfare poco dopo, esausto dalla festa e dal suo giro 'da nessuna parte', come diceva lui.
Brian decise di smettere di chiedersi cose e tentò di rilassarsi, sdraiato sul pavimento freddo. Chiuse gli occhi, cercando di addormentarsi, ma capì che la sua mente non aveva voglia di collaborare, e che l'avrebbe probabilmente tenuto sveglio per tutta la notte.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: Euachkatzl