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Autore: Dimea    06/07/2015    4 recensioni
Clarke Griffin è una neo psichiatra specializzata in traumi, che cerca di emergere dalla fama della madre, la celeberrima Cardiochirurga Abby Griffin.
Bellamy Blake è un tenente colonello dei Marine, di ritorno dall'Afghanistan che cerca di fuggire dai fantasmi che lo tormentano.
La terapia li avvicinerá, insieme al matrimonio di Octavia.
"L'aggeggio maledetto, gracchia in un angolo del comodino, segnalandomi che è ora di alzare il culo dal letto.
Finalmente mi libero delle sabbie mobili in cotone e pile, ma i postumi della nottata di ieri si fanno sentire.
Oggi ho un solo appuntamento, ma non promette nulla di buono. Un giovane Marine di ritorno dall'Afghanistan dopo due anni spesi in missioni [...]
-Dio, Clarke! Hai delle occhiaie mostruose.- squittisce la voce di Octavia alle alle mie spalle.
Non mi volto nemmeno, so perfettamente che si trova appoggiata allo stipite, con la spalla sinistra.
-Ti ho portato il caffè...- sussurra sorniona. Mi conosce troppo, per non sapere che l'unico modo per trattarmi a quest'ora, è una tazza bollente di caffè.
Ed io la conosco abbastanza bene, per sapere che non devo aspettarmi nulla di buono"

{Attenzione: Bellarke }
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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II
Soldier's eyes




(Bellamy PoV)

Non so dire quanto mi sia mancata l'aria di S. Diego, quella strana mescolanza di salsedine, benzina e vita, dopo esser stato circondato per tanto tempo dal fetore della morte e della paura. Posso dire di aver visitato l'Inferno, andate e ritorno. Almeno io. Ma ora sono a casa, e fortunatamente potrò starci per molto, molto tempo.
Non so per quanto tempo ho viaggiato, su quell'aereo. Probabilmente abbastanza per contare tutte le targhette che sto riportando alla base. Quelle che verranno consegnate alle famiglie dei miei compagni, ringraziando Dio, che questa volta non faccio parte di questo macabro souvenir.
Il generale Kane, mi ha obbligato a sottopormi alla visita di uno strizza-cervelli, dopo la tremenda fine di Monroe e Collins, in quell'esplosione.
Ho provato a convincerlo che oramai sono abituato alla Morte, che fa parte di me. Cazzo, sono un Marine!
Nulla da fare. In realtà sto ancora cercando di capire, chi stavo provando a convincere...
Quindi, mi ritrovo in un ascensore, tamburellando nervosamente con il piede. Probabilmente i miei anfibi devono emettere un rumore troppo fastidioso, per il mio vicino, che continua ad aggrottare la fronte ed arricciare il naso. Finalmente le porte si aprono, emettendo uno squillante ding. Mi affretto ad uscire, salutando il vicino che sembra felice di non dover più sopportare i miei rumori.
Percorro il corridoio a grandi falcate, fino alla porta su cui troneggia una targhetta in ottone e busso, per cortesia, ma so che mi stanno aspettando.
Una morettina mi accoglie, sfoderandomi un sorriso a trentadue denti. Il fascino della divisa, colpisce ancora.
-Lei è qui per l'appuntamento?- chiede, cortese, la segretaria.
Mi limito ad annuire, ammiccando, mentre lei arrossisce. Mi era mancato il flirt, senza senso.
La stanza è troppo bianca ed austera per i miei gusti, ma mi lascio cadere su uno dei divani in eco pelle, davanti al desk.
-Si accomodi- sussurra abbassando lo sguardo, prima di afferrare la cornetta - Il paziente è arrivato.- annuisce, prima di indicarmi la porta davanti a me.
Spingo l'uscio, controvoglia, catapultandomi in un cubo dalle pareti grigio ghiaccio. Gli unici mobili sono una libreria semi vuota, alle spalle di una scrivania, una poltrona in eco pelle ed un divanetto bianco... ma è altro a catturare la mia attenzione.
-Prego, si accomodi-
Occhi chiari, capelli biondi legati in una crocchia leggermente sopra la nuca. Mi chiedo se la ragazza su quella poltrona, sia uscita da una fantasia erotica di qualche studente. Occhiali, gonna a tubino al ginocchio e camicia bianca. Probabilmente non si è resa conto che la stoffa della blusa era semi trasparente, riesco ad intravedere il reggiseno in pizzo.
Nonostante l'abbigliamento da porno scolastico, la sua aria è austera, e mi trattengo dal chiedere alla principessa se ha un palo nel culo.
Probabilmente deve avermi letto nel pensiero, visto che mi squadra alzando un sopracciglio.
Questo strizza cervelli deve essere un mezzo depravato per avere due segretarie di bella presenza.
-Sono qui per l'appuntamento con il Dottor Griffin, sono il Tenente Colonnello Blake.- le spiego - Deve ancora arrivare, il dottore?- Improvvisamente lei mi fulmina con lo sguardo. prima di porgermi la mano.
-Benvenuto, signor Blake.- Sibila -Sono la DOTTORESSA Griffin- Cerco di nascondere il mio stupore, ma a dir la verità ora si spiegano molte cose.
Un'ora di colloquio.
Mi è quasi sembrato un interrogatorio, non una seduta.
Altre dieci sedute con quella Principessa sul pisello, e sclererò, ne sono certo. Questa è stata l'ora più lunga della mia vita.
Fortunatamente l'appartamento di mia sorella non dista molto da quello studio, quella spina nel fianco mi ha prosciugato anche l'anima!
Altro ascensore, ma questa volta sono solo, grazie al cielo. Sesto piano, appartamento 63 interno A. Suono il campanello senza nome, aspettandomi quell'adorabile matta di Octavia.
La porta si apre e mi ritrovo davanti una ragazza mora, dalla pelle color miele. Devo aver sbagliato appartamento.
-Tu devi essere Bellamy- sorride - prego, entra.-
Una voce familiare arriva dalle spalle della mora.
-Bel!- Grida O, sbracciandosi, prima di saltarmi addosso con la rincorsa -Grazie per essere tornato!-
-Non potevo non tornare- sussurro.
Non è più la bambina paffutella che andavo a prendere fuori da scuola, ora la mia sorellina è una giovane donna di venticinque anni... e da quello che ho letto su una rivista rosa, è anche in carriera. Mi sento incredibilmente orgoglioso.
Octavia, mi presenta la moretta che mi ha accolto alla porta, poco prima. -Lei è Raven, una delle mie coinquiline-
Probabilmente, la ragazza, deve avere origini sudamericane. Ha un fisco da urlo, niente da ridire!
-Bellamy- sfodero il mio miglior sorriso, stringendole la mano.
-Bentornato- dice lei, ricambiando la stretta.
-Coraggio, mettiti comodo- ridacchia mia sorella -Vado a prenderti un asciugamano, avrai sicuramente bisogno di una doccia- Non ha tutti i torti...
Ho decisamente bisogno di una doccia.
Lascio scivolare l'acqua sulla mia pelle, in silenzio, cercando di non pensare. Di non ricordare.
Probabilmente è la prima volta che lo faccio, dopo l'esplosione di quella mina.
Sto ancora cercando di capire come possa essere sopravvissuto, o come possa avere solo qualche cicatrice.
Non raccontare la vicenda a quella strizza cervelli, forse non è stata la scelta migliore.
Vorrei che quest'acqua cancellasse, anche solo per un secondo, tutto.
Tutto.
Sospiro, avvolgendomi l'asciugamano in vita, ed evitando il mio riflesso nello specchio.
Spalanco la porta, ed un urlo mi coglie impreparato, facendomi quasi cadere l'asciugamano.
La Dottoressa Griffin è davanti a me che cerca di coprirsi la vista con le mani.
-Lei cosa ci fa qui?- Probabilmente è l'unica frase di senso compiuto, che il mio cervello è riuscito a formulare.
-Ci vivo!- Mi urla contro - Ti sembra normale girare in questo stato, in una casa in cui ci sono solo ragazze?!?- La vedo cambiare colore una decina di volte -COPRITI!-
Resto stranito per un secondo.
La mia Psichiatra è la coinquilina di mia sorella.
Questo deve essere un incubo.




Continua...


Fangirl_G: Sono felicissima di ritrovarti, e spero davvero che ti possa piacere questa storia. Penso che tu abbia notato che amo le Bellarke AU, ed ho scelto due ruoli, per loro, che calzano a pennello!
Grazie ancora per tutti i tuoi fantastici commenti.

Eccoci qui con il secondo capitolo.
Spero vi sia piaciuto il punto di vista di Bell.
Ci leggiamo presto
Dimea






   
 
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