Anime & Manga > Lupin III
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Autore: monsieur Bordeaux    06/07/2015    2 recensioni
Sembra incredibile, ma Lupin è stato catturato e adesso è bloccato dietro le sbarre! Ma non è stato acciuffato dalla polizia, ma bensì da Balalaika, la nota mafiosa a capo del cartello russo di Roanapur. Ma che ci faceva da quelle parti il noto ladro, in quel paese affacciato sul mare della Thailandia e corrotto fino al midollo? Bhe, forse era lì per uno dei suoi incredibili furti... forse...
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jigen Daisuke, Lupin III, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - Prigioniero di lusso


Rieccomi a voi con una nuova fan-fiction!!!


Dopo averci pensato un po' su, eccomi con una nuova storia del noto ladro Lupin III, stavolta ambientata (e di conseguenza sarà un cross-over) a Ronapaur, città portuale che fa da sfondo ad un altro anime a cui mi sono appassionato qualche anno fa: Black Lagoon. Secondo me è stata una scelta azzeccata metterli insieme in una fan-fiction, ma voi lettori potete sempre dire la vostra nei commenti, soprattutto se la storia vi piace o meno...
ATTENZIONE! Potrebbero esserci delle scene violente o parolacce durante la narrazione. Non è proprio una fan-fiction "vietata ai minori di 18 anni", ma ho voluto segnalarlo per non creare problemi.

A questo punto faccio a tutti i lettori il mio solito auguro... buona lettura!!!

 

In una cella buia e umida, circondata da solida pietra, un uomo dalla corporatura snella fissava con aria annoiata il soffitto, in attesa di novità dall'esterno. Sdraiato su un vecchio letto arruginito, quel tizio era il noto Lupin III, che per chissà qualche motivo si trovava a Roanapur, un porto della Thailandia. A parte uno spiraglio di luce proveniente dalla porta, che illuminava gli scalini sotto l'unica uscita, l'ambiente in cui si trovava il ladro era completamente all'ombra e ciò lo aveva disorientato non poco. Non aveva la minima idea se fuori era notte o pieno giorno. Ma quello non era l'unico problema che Lupin doveva affrontare: a causa delle ferite che aveva su braccia e gambe, era tutto dolorante e in quel momento voleva solo dormire. Era stata una giornata da dimenticare per lui, in cui aveva subito anche un duro interrogatorio, ma nonostante tutto Lupin non si era ancora dato per vinto. Il suo ottimismo lo spingeva a resistere, in fondo non era la prima volta che finiva in una situazione così complicata...
Sonnecchiando per un po', il ladro trascorse diverse ore in quel sotterraneo, ma ad un tratto un rumore, proveniente dal vicino corridoio, attirò la sua attenzione. Qualcuno stava scendendo dal piano superiore, usando quella che all'udito sembrava una scaletta metallica. Sollevando leggermente la testa, Lupin si mise ad ascoltare il pavimento e al volo capì che due persone stavano per raggiungere la sua cella. Ma successivamente il ladro dalla giacca rossa rivalutò il rumore dei passi, aveva commesso un errore. Le persone presenti nel sotterraneo erano in realtà tre, l'ultima era scesa in leggero ritardo.
Qualche secondo dopo i tre tizi si fermarono davanti alla cella di Lupin e uno di loro aprì di scatto la grata presente sulla porta, causando un rimbombo che risuonò in tutto il sotterraneo. Infastidito da quel frastuono, Lupin con molta calma prima si stiracchiò per bene, facendo attenzione a non stressare troppo gli arti, e poi risalì i gradini, per parlare faccia a faccia con quelle persone.
Con sua grande sorpresa, il ladro vide davanti a sé un giovane dall'aria un po' impacciata, con i capelli neri e i tratti orientali. Indossava una camicia bianca e la cravatta verde, in completo disaccordo con le uniformi militare degli altri due. Era così meravigliato che più volte si domandò cosa ci faceva un impiegato del catasto da quelle parti.
Esordendo con voce gentile ed educata, il ragazzo tra i due militari si rivolse direttamente al ladro, mostrando fin da subito qualche secondo di nervosismo.
«Piacere di conoscerla, signor Lupin»
«Salve! Con chi ho il piacere di parlare?» chiese l'interessato, con tono ironico.
«Eh... mi chiami pure Rock»
«Va bene, Rock!» commentò sorridendo. «Come mai è venuto a trovarmi? Come può notare, il posto qui sotto non è molto accogliente... avrei dovuto lamentarmi di persona con la proprietaria!»
«Me lo avevano detto che era un tipo impertinente, ma non pensavo fino a questo punto! Eppure Balalaika mi aveva avvisato com'era parlare con lei...»
La donna sopracitata era molto nota a Roanapur: era il capo della mafia russa ed era famosa per la sua crudeltà. Gestiva molti traffici illegali da quelle parti e poteva contare molti ex militari sotto il suo comando. Con queste premesse, il solo fatto che Lupin l'avesse sfidata sembrava agli occhi di tutti una vera e propria follia.
«Davvero? E cosa vuole la cara signora da me?» domandò il ladro.
«Mi ha chiesto di interrogarla a proposito del furto di questo pomeriggio» rispose Rock.
«Di nuovo? Non mi ha già torturato abbastanza qualche ora fa?»
Prendendo l'iniziativa, uno dei due uomini di fianco a Rock aprì la porta e prese di forza il prigioniero, scortandolo col suo collega in un'altra stanza presente nel corridoio. Per Lupin tutto sommato era meglio così: almeno adesso era fuori dalla sua cella e poteva vedere un po' di luce!

La stanza in cui si sarebbe svolto il secondo interrogatorio era grigia e vuota, c'erano solo due sedie presenti nel centro. Lì si sarebbero accomodati Lupin e Rock, mentre i due uomini di Balalaika sarebbero rimasti di guardia alla porta, pronti ad intervenire in caso di necessità. Non c'era possibilità di fuga per il noto ladro, ma lui in quel momento non aveva alcuna voglia di scappare. Era troppo stanco per reagire, almeno per adesso...
Se Lupin era relativamente calmo, ciò non ci poteva dire per il giovane che doveva parlargli: era così agitato che prima di sedersi si accese una sigaretta, presa dal pacchetto che aveva in tasca. Solo dopo qualche boccata Rock riprese il dialogo.
«Da quello che mi ha detto Balalaika, la prima volta non hai praticamente aperto bocca...»
«Già Balalaika... una persona affascinante, peccato per quel viso deturpato... doveva essere una donna bellissima!!!». Come aveva fatto in precedenza, Lupin non prese sul serio quell'interrogatorio.
«Lo sapevo che non ero il tipo giusto per una cosa del genere...» mormorò Rock, demoralizzandosi.
«Non sei originario di qui, vero?» domandò il ladro. In quel momento il suo interesse era scoprire il più possibile su quel ragazzo.
«Sì, sono giapponese.»
«Allora siamo quasi connazionali!» urlò Lupin, che quasi all'istante ricevette un richiamo da parte delle guardie alla porta. Il suo entusiasmo era fuori luogo, ma nonostante ciò riprese il dialogo con Rock. «Come mai da queste parti? Non credo per affari!»
«Bhe... è una storia un po' lunga da raccontare»
«Fammi indovinare... ti hanno abbandonato qui e cerchi in qualche modo di cavartela! Vero?» ipotizzò Lupin scherzando. Prima di rispondergli, il ragazzo davanti a lui fece un leggero sospiro, accennando un sorriso alquanto desolato.
«Non ci crederai, ma non sei andato troppo lontano dalla verità»
«Ah, sì? E allora come mai non sei tornato indietro? Da quello che ho sentito, Roanapur è un covo di mafiosi della peggior specie.»
«Perché ho deciso di dare una svolta alla mia vita» rispose Rock, senza mostrare alcune esitazione. «Ero stufo di essere un anonimo impiegato che conduceva una vita grigia, senza alcuna prospettiva...»
Lupin rimase molto stupito da quella spiegazione. Cambiare così radicalmente stile di vita, da un lavoro sicuro come quello da impiegato, era una scelta molto drastica. Per diversi minuti il ladro dalle origini francesi si domandò più volte dove avesse preso così tanto coraggio un tipo come Rock.
Nonostante il rapporto amichevole nato tra i due, l'interrogatorio da quel momento in poi fu un totale fallimento. Lupin continuava a cambiare argomento, senza dare una risposta utile, e ciò fece innervosire non poco Rock. Ad un certo punto, ormai al limite, il ragazzo si sfogò lanciando un urlo.
«Stammi a sentire, Lupin! Devi smetterla di fare così: Balalaika è uan persona senza scrupoli e se non gli dirai quello che vuole sapere...»
«Sì, lo so cosa intendi dire! Al primo interrogatorio mi ha minacciato di uccidermi di persona... e mi sembra una donna che mantiene sempre le promesse!» ribatté il ladro, completando la frase.
«E allora perché ti ostini a non dirmi nulla sulla merce che gli hai rubato? E' già tanto se ti ha concesso una seconda opportunità di parlare!»
«Perché ho due ottime ragioni per non parlare, mon ami! Primo: se parlo adesso, credi veramente che mi lascerà andare? Ho molti dubbi al riguardo.»
«Capisco. E il secondo motivo?» chiese incuriosito Rock.
«E' un segreto!» rispose Lupin, facendo un largo sorriso al suo interlocutore. Sembrava molto divertito ad averlo preso in giro.
Giunti a quel punto Rock non sapeva più che cosa fare, ma poco dopo una delle guardie, facendo un cenno con la mano, richiamò il giapponese. Lo avvisò che il tempo per parlare col prigionero era finito e che adesso doveva riportarlo in cella.
«Che peccato...» sbuffò il ladro. «Questo ragazzo stava iniziando ad essermi simpatico!»
«Lo sai a cosa vai incontro, vero?» domandò Rock, vedendo il ladro alzarsi dalla sedia. Era dall'inizio dell'interrogatorio che era in ansia per Lupin, ma quest'ultimo si dimostrò ancora una volta spavaldo.
«Guarda che so benissimo cosa potrebbe succedermi! Non è la prima volta che tentano di uccidermi!»
«Allora questa potrebbe essere l'ultima volta che ci incontriamo...» commentò con tristezza Rock, vedendo il prigioniero uscire dalla stanza.
«Un momento!» esclamò Lupin, fermandosi sul ciglio della porta e rivolgendosi nuovamente a Rock. «Posso esprimere il mio ultimo desiderio? E' un po' presto, ma devo chiederti una cosa urgente...»
«Cosa?»
«Mi puoi dare una sigaretta? Se rimango senza far niente in quella cella, sono sicuro che impazzisco!»
Davanti a quella richiesta così banale, il ragazzo rimase titubante. Balalaika lo aveva avvisato più volte di non fidarsi di Lupin e in quel momento, non sapendo che cosa fare, si consultò con le guardie che avevano preso in custodia il prigioniero.
«Credi che possa scappare da qui usando una sigaretta?» ironizzò il ladro. «Va bene che sono famoso per le mie fughe impossibili, ma adesso si esagera!»
Alla fine Rock, non trovandoci niente di sospetto, decise di dargliene due, le ultime che gli erano rimaste nel pacchetto.
«Almeno così dovresti annoiarti di meno» disse Rock, quasi sorridendo.
«Merci!»
Dopo aver percorso il corridoio, le due guardie di Balalaika erano pronte a rimettere Lupin  in cella, ma poco prima di rientrarci il ladro dalla giacca rossa richiamò per l'ultima volta Rock.
«Ah! Me ne stavo dimenticando... manda i miei saluti a quella tua amica amante delle pistole. E digli che mi scuso per lo scherzetto della barca... lei capirà!»
Sentendo quelle parole, il ragazzo scuoté la testa più volte. Difficilmente la sua collega, conoscendo la sua aggressività, avrebbe accettato le sue scuse.


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