Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Ed1505    17/08/2003    8 recensioni
Il legame indissolubile tra due fratelli, lo sbocciare inaspettato di un tenero sentimento, il passato che ritorna, un incontro traumatico nel bel mezzo dell'oceano. La vita di Monkey D. Rufy è arrivata ormai ad una svolta decisiva. Riuscirà il suo giovane cuore a sopportare tutto questo?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

INCONTRO NELL’OCEANO

 

In una bella giornata soleggiata, sulla Going Merry si respirava la solita aria rilassata e spensierata. Quando, all’improvviso…

“RUFY!!! Razza d’idiota!! Dove diavolo ti sei nascosto?!”

Nami, distesa sulla sua sdraio, costume da bagno, era intenta a prendere il sole. Udendo quelle urla si tirò su, facendo leva con il gomito, ed alzò gli occhiali da sole. Guardò Sanji, appena uscito dalla cucina con le maniche della camicia arrotolate ed il grembiule legato attorno alla vita. Reggeva in mano una padella ed il suo sguardo era furioso. La giovane navigatrice sospirò.

“Che ha combinato, ‘stavolta?”

Non appena si fu posato sulla ragazza, lo sguardo di Sanji mutò. Gli occhi assunsero la forma di due cuori e l’espressione divenne quella tipica di un pesce lesso.

“Oh, dolce visione! Sei stupenda, carissima!”

“Sì, sì, lo so…Allora, si può sapere che ha fatto, quello scemo?”
Lo sguardo del cuoco tornò nuovamente minaccioso.

“Quel dannato stupido ha saccheggiato la dispensa! Inoltre ha lasciato un caos indescrivibile, sembra che in cucina sia appena passato un uragano!”

“Ha lasciato qualcosa da mangiare anche per noi?”
“Sì, ma alla prima isola dovremo fermarci per fare rifornimento…”

“Grrr…E dire che quello più ansioso di proseguire è proprio lui! Invece, per colpa sua, ci tocca fermarci quasi ad ogni isola, così rallentiamo terribilmente. Ora vai a preparare il pranzo. Ci penso io a scovarlo e a conciarlo per le feste.”

“Come desideri, mio dolcissimo angelo!”

Sanji corse in cucina, mentre Nami si alzò in piedi. Si guardò un po’ intorno, ma sul ponte erano presenti solo Zoro, intento a fare un sonnellino, Usop che collaudava le sue armi e Chopper che assisteva ammirato. Del capitano, nemmeno l’ombra. Ben consapevole dell’inutilità di mettersi a cercarlo, Nami preferì usare l’astuzia. Si portò al centro del ponte e, ad alta voce, disse:

“Oh, Sanji! Grazie mille! Questi dolcetti hanno un aspetto delizioso, li mangerò subito!”

In meno di cinque secondi, Rufy era davanti a lei, che si guardava intorno cercando i dolcetti. Nami sogghignò, soddisfatta del risultato.

“Come volevasi dimostrare…”

Poi, veloce come un lampo, estrasse da un piccolo borsellino un ago e con quello colpì il capitano in piena fronte. Il giovane saltò all’indietro, finendo a terra. Lei ridacchiò divertita.

“Ehi! E quello da dove salta fuori?!”
“Ormai mi sono stufata di perdere tempo a tirarti pugni. Tanto non li senti nemmeno! D’ora in avanti, ogni volta che combinerai qualcosa, userò l’ago.”

“Non è giusto! Sei sleale, Nami!”

“Senti un po’, sottospecie di fogna che si autoproclama capitano…Per colpa tua i tempi di viaggio sono raddoppiati! Se tu continui a mangiare così tanto, quel tuo agognato tesoro lo troveremo tra 50 anni!!!”

“E vabbè, io non ho mica fretta!”

“Non scherziamo! Io non voglio passare tutta la mia vita su questa nave con voi cinque sfaticati! E non voglio diventare famosa solo quando sarò vecchia!! Sono stata chiara?!”
“Sì, sì…Uffa!”

“Ora fila ad aiutare Sanji a sistemare la cucina! E quest’oggi, niente pranzo! Tanto hai già mangiato!”

“Ma così morirò di fame!”

“Ehi! Gli ordini non si discutono! In cucina, di corsa!”

“Va bene, va bene…Tiranna!”

E se ne andò in cucina, con l’aria sconsolata e trascinando i piedi.

“Proprio come un moccioso!” – esclamò Nami, ridendo. Poi tornò alla sua sdraio e si distese per continuare a prendere il sole.

In cucina, dopo aver subito una ramanzina da Sanji, Rufy cominciò a sistemare il caos che aveva lasciato, borbottando frasi tipo:

“In fondo sono io il capitano, e che cavolo!”

 

Il giorno successivo, fecero tappa su di un’isola, per rifornirsi di cibo. Mentre Sanji, Usop e Chopper si occupavano della spesa, Nami studiava la rotta, Zoro dormiva e Rufy gironzolava per la cittadina, in cerca di cibo. Arrivato davanti ad una locanda, si fermò a fissarla a bocca aperta. Assomigliava moltissimo a quella di Makino, nel suo villaggio natale. Attirato da questa somiglianza, entrò, sedendosi al bancone. Un uomo di bassa statura, un po’ in carne, all’incirca sulla cinquantina, gli si avvicinò.

“Buongiorno, ragazzo. Sei un forestiero? Non ti avevo mai visto da queste parti.”

“Già. Sono in città con i miei amici per fare rifornimento.”

“Davvero? Non dirmi che sei un pirata!”

“Esatto! Ma come hai fatto a capirlo?!”
“Eh eh, gestisco questo locale da ben 32 anni, figliolo! Ne ho vista passare di gente, ed ormai riconosco subito chi ha lo spirito del pirata!”

“WOW! Ma è fantastico! Mi sei davvero simpatico, Zietto! Non è che mi daresti anche qualcosa da mangiare?”
“Certo. Ti porto subito la specialità della casa!”

“Evviva!”

L’uomo tornò qualche minuto dopo con un bel piatto in mano. Lo posò davanti a Rufy, sorridendo.

“Ecco a te, figliolo. Con i migliori omaggi della casa.”

“Grazie, Zietto! Sei proprio grande, lo sai?!”
“Ti ringrazio! Ma dimmi, non sei un po’ giovane per fare il pirata? Fai il mozzo?”
“No. Io sono Monkey D. Rufy, il capitano! Ed ho già 17 anni!”

“COSA?! Scherzi, ragazzo? Tu saresti il capitano?”
“Esatto. E la mia è la migliore ciurma che si possa desiderare!”

“E in quanti sareste, scusa?”
“In sei! Ma non è il numero che conta. Io sono colui che diverrà il nuovo Re dei pirati! E con me ci sono il futuro miglior spadaccino del mondo, la futura miglior cartografa, il miglior cuoco, il miglior medico ed il miglior…ehm…cannoniere!!”

“Cannoniere?”
“Sì! Ha una mira eccezionale, qualunque arma maneggi! Dai cannoni alla fionda!”

“Beh, non c’è che dire…Avete tutti delle grandi ambizioni, in quella ciurma. Specialmente tu.”

“Lo so. Ma sono convinto di farcela! E poi ho fiducia nei miei amici, so che loro mi aiuteranno a realizzare il mio sogno!”

“Davvero? Sono davvero così degni di fiducia?”

L’uomo era diventato improvvisamente serio. Anche Rufy si era oscurato. Quel signore gli era molto simpatico, ma non tollerava che si mettesse in dubbio la lealtà dei suoi amici.

“Che vorresti dire?”

“Non te la prendere, ragazzo. Ma, come ti ho detto, gestisco questa locanda da oltre 30 anni. Ho conosciuto molti pirati, e non hai idea di quante persone si siano ritrovate completamente sole, abbandonate da compagni e da amici. La Rotta Maggiore è estremamente pericolosa e chi non ha un animo sufficientemente forte crolla. C’è chi tenta di fuggire, chi si stabilisce su qualche isola tranquilla…Chi si uccide e chi giunge ad uccidere i suoi stessi compagni…Non sottovalutare mai questa rotta…E non dare mai nulla per scontato…”

Rufy batté un pugno sul bancone. Talmente forte che i piatti ed i bicchieri sobbalzarono. Fissò l’uomo con uno sguardo duro, che fece comprendere all’istante all’oste la ragione per cui la gente considerava il ragazzo un capitano. Un brivido freddo gli corse lungo la schiena.

“Io mi fido di loro. Sono i miei migliori amici e SO che non mi tradiranno mai. Tu mi sei simpatico, ma non posso proprio perdonare chi osa mettere in dubbia la loro lealtà e la loro amicizia. Un giorno mi è stato insegnato che la cosa più importante al mondo è l’amicizia. Ed io ho fatto di questo insegnamento il mio credo. Quindi, non mi preoccuperò mai e poi mai di questo.”

“Non ti arrabbiare, per favore. Io volevo solo informarti su cose accadute ad altre persone. Vista tutta la fiducia che riponi in loro, non possono che essere amici più che fedeli…”

Il sorriso tornò ad illuminare il volto di Rufy. Riusciva a cambiare umore ed espressione ad una rapidità impressionante. Anche l’oste si rasserenò.

“Mi dispiace averti fatto innervosire, mio giovane amico. Per farmi perdonare ti offrirò un’altra porzione del piatto della casa!”

“Approvato!”

Mentre l’oste si allontanava per preparare il piatto, Rufy si guardò intorno. Si respirava una bella atmosfera in quella locanda, e si sentiva come a casa. Ad un certo punto, udì uno stralcio di conversazione che gli fece drizzare le orecchie.

“Ho sentito che è davvero terribile!”

“Sì! Comanda una flotta di oltre 100 uomini e dicono che non appena vedono la sua bandiera, gli altri pirati scappano! Solo sentire il suo nome fa venire la pelle d’oca ad oltre la metà dei pirati che navigano su questa rotta!”

“Molti dicono che sarà il successore di Gold Roger, e diverrà il nuovo Re dei pirati.”

“Potrebbe essere. Già arrivare fin qua è un’impresa che a molti non riesce…”

“Certo che è proprio temibile quel pirata…E pensare che si trova qui vicino!”

“Già…Attenti tutti, il temibile Diamond Clay è in agguato!”

“Brrr! Smettila, mi fai venire la pelle d’oca!!”

L’oste tornò, porgendo a Rufy il nuovo piatto. Ma il giovane non lo degnò d’uno sguardo. Sembrava ipnotizzato, con lo sguardo perso nel vuoto.

“Ehi, figliolo! – lo richiamò l’oste – Va tutto bene? Sei pallidissimo, sembrerebbe che tu abbia visto un fantasma!”

Rufy sembrò riprendersi. Fissò l’uomo per un istante, poi scosse la testa e sorrise.

“No, no, tutto bene! Wow, questa porzione è persino più grande della prima! Eh eh, mi sei proprio simpatico, Zietto!”

“Anche tu, figliolo!”

Rufy terminò il pasto, poi si alzò. Fece il gesto di pagare, ma l’oste lo bloccò.

“Fermo lì! Il pasto di oggi era offerto dalla casa. Erano secoli che non incontravo una persona come te. Comincio a pensare che il tuo non sia un sogno poi così irrealizzabile…”

“Davvero? Allora grazie mille! Addio, Zietto! Non ti dimenticherò!”
“Nemmeno io, mio giovane amico…Abbi cura di te e dei tuoi amici. Sono convinto che il tuo tesoro più grande l’hai già trovato…”

Rufy lo fissò un po’, con un’espressione indecifrabile sul volto. Poi sorrise, strizzando l’occhio.

“Sai una cosa, Zietto? Forse hai ragione tu!”

E se ne andò, salutando con la mano.

“Buona fortuna…Monkey D. Rufy…”

 

Quella sera, quando ripartirono, tutti si accorsero che Rufy era strano. Durante la cena s’incantò più volte, fissando il vuoto. E mangiò soltanto una porzione normale, uguale a quella di tutti gli altri. Quando rifiutò il bis, Nami, al suo fianco, gli posò una mano sulla fronte.

“Strano…Non sembreresti avere la febbre…Non è che hai mangiato qualcosa trovato per terra, che ti ha fatto male?”
“Ma no! E’ che in città sono stato in una locanda, dove il proprietario mi ha offerto due megaporzioni di un’ottima pietanza! Ora, se non vi dispiace, vado a prendere un po’ d’aria sulla polena!”

Ed uscì, lasciando gli altri non poco stupiti.

“Anche se ha mangiato, non è normale che rifiuti dell’altro cibo…”

“Forse quello che gli hanno offerto era avvelenato!”

“Più tardi proverò a visitarlo, per essere sicuro che non stia male…”

“Magari è solo stanco…”

“Chi, Rufy? Ma stai scherzando?!”
“Boh?!”
All’esterno, Rufy si era seduto sulla polena, la sua postazione preferita. Fissava il cielo stellato, con espressione assente. Non riusciva a togliersi dalla testa ciò che aveva sentito dire in quella locanda.

 

Nei giorni seguenti, Rufy continuò a comportarsi stranamente, restando sulla polena con sguardo assente per la maggior parte del tempo. Circa sei giorni dopo, stavano cenando tutti insieme. Nonostante lo strano atteggiamento, Rufy aveva recuperato l’appetito, e si stava servendo la terza doppia porzione quando Sanji esclamò:

“A proposito! Me n’ero scordato…L’altro giorno, quando ci siamo fermati su quell’isola…Mentre facevo la spesa ho sentito una cosa interessante. A quanto pare, da queste parti, è stato visto un terribile pirata, molto conosciuto. Dicono che sia fortissimo, e che comandi una ciurma di oltre 100 uomini. Tutti fortissimi. C’è addirittura chi dice che sia il più probabile successore di Gold Roger.”

“Davvero? E come si chiamerebbe, questo tizio?”
“Mah, non ricordo bene…Qualcosa che ha a che fare con un gioiello…Ah, ecco! Diamond Clay.”

In quel momento, la scodella del riso scivolò dalla mano di Rufy, cadendo a terra con un gran fracasso. Subito Nami l’aggredì.

“Insomma, Rufy! Possibile che tu debba sempre essere così imbranato?! Stai più attento!”

“S- sì…S- scusami tanto, Nami…”

Tutti fissarono il capitano, che era impallidito. Ma furono distratti da alcune urla, provenienti dall’esterno.

“Ehi, gente! C’è nessuno?!”
Zoro guardò Sanji.

“Chi diavolo sarà?”
“Boh? Però mi pare d’aver già sentito ‘sta voce…”

“Meglio andare a vedere.”

Si alzarono tutti per recarsi sul ponte. Ovviamente Usop si nascose dietro Nami, che veniva per ultima.

Quando furono all’esterno, si trovarono davanti una faccia conosciuta. Soprattutto per Rufy.

“Ace!”

“Ciao, fratellino! Come te la passi?”
Il giovane fu invitato alla loro tavola e dopo aver mangiato ringraziò tutti. Ad un certo punto, Chopper chiese:
“Come mai sei qui? Non stavi inseguendo un tuo ex sottoposto?”
“Infatti. Ma mentre navigavo ho intravisto la sagoma della vostra nave ed ho pensato di approfittarne per dare un salutino al mio caro fratellino!”

“Che bravo fratello maggiore!”

“Allora, Rufy! Ho sentito che sei riuscito a sconfiggere Crocodile, il capo della BW! Complimenti!”
“Figurati!”

Chiacchierarono un po’, poi Ace si recò sul ponte in compagnia del fratello.

“Allora, fratellone. Dimmi la verità. In realtà sei qui per un motivo ben preciso, vero?”
“Non posso nasconderti nulla, vero fratellino?”
Si sorrisero, poi entrambi assunsero un’espressione più seria. Rufy si guardò intorno, per accertarsi che nessuno ascoltasse.

“L’hai sentito anche tu, vero Rufy?”
“Già. Su queste acque naviga anche Diamond Clay. L’ho sentito dire l’altro giorno, su un’isola.”

“Esatto. Sembra che si trovi piuttosto vicino. Le possibilità d’incontrarlo sono davvero molte…”

“Ho sentito dire che è il più quotato per divenire successore di Gold Roger. Ormai lo definiscono già il nuovo Re dei pirati.”

“Chissà perché attorno a lui girano sempre tante voci…Ad ogni modo, sono qui innanzitutto per informarti. E’ vero, si aggira da queste parti. Però tu non sai una cosa. Il motivo per cui è qua.”

“Per cercare One Piece, no?”
“Anche. Ma il suo primo obiettivo è un altro. Rufy…lui sta cercando TE.”

“Me?”
“Esatto. Ormai sei piuttosto famoso e la voce è giunta anche alle sue orecchie. Così, ora vuole incontrarti.”

“Assurdo. Non ne capisco il motivo.”

Rimasero un po’ in silenzio. Poi Ace gli posò una mano sulla spalla.

“Immaginavo che ti avrei trovato piuttosto agitato. Se tu sei d’accordo, per un po’ vorrei navigare con te.”

“Per quale motivo?”
“Beh, sono tanti. Innanzitutto, anch’io vorrei incontrarlo. Io sono molto più difficile da trovare, rispetto a te. E poi, credo che tu abbia bisogno di un po’ di sostegno.”

“Per me non è un problema. Sei sempre il benvenuto, sulla mia nave. Lo sai.”

“Sì lo so. E lo stesso vale per me.”

Si sorrisero, poi andarono a riposarsi in cabina.

Il resto della ciurma, non sollevò nessuna obiezione sul fatto che Ace restasse con loro per qualche giorno. Tuttavia molte domande frullavano nelle loro menti. Anche perché l’umore di Rufy era peggiorato, in quei giorni.

“Avete notato? Rufy si è incupito da quando Ace è con noi.”

“Già. Inoltre non ci credo che ci ha incontrati per caso. Ci cercava. O meglio, cercava Rufy. Ed il motivo per cui lo cercava è lo stesso per cui ora lui è così strano.”

“Sanji ha ragione. Le due cose sono strettamente collegate. Tuttavia, la cosa che mi lascia più perplessa è l’atteggiamento di Rufy. Non l’ho mai visto così. E’ irriconoscibile…Quante volte l’avete visto ridere, in questi ultimi giorni?”
“Pochissime. E la cosa è davvero preoccupante.”

“Potremmo provare a chiedergli la ragione.”

“Beh, ma non è che siano proprio affari nostri…”

“Però noi siamo i suoi amici. Sappiamo tutti quanto valore dà all’amicizia. Forse aspetta solo che ci facciamo avanti per aiutarlo…”

“Magari è meglio chiedere ad Ace. Sicuramente lui saprebbe risponderci.”

“No, io dico che bisogna chiedere direttamente a lui! Altrimenti, non gli dimostreremmo certo la nostra amicizia!”

“Sì, Nami ha ragione. Però non possiamo nemmeno andare tutti insieme a chiederglielo. Penserebbe che si tratta solo di curiosità.”

“Perché, non è così?”
“Taci, Usop! E allora chi va? Io non me la sento, non sono il tipo adatto a fare da confidente!”
“Nessuno ne dubitava, Zoro…”

“Perché non va Sanji? Lui è quello che Rufy preferisce, perché procura il cibo!”

“Usop, ti ho già detto di tacere…”

“Secondo me dovrebbe andare Nami!”
“Io? E perché mai, Chopper?”
“Perché sei tu quella che ha dimostrato di avere più a cuore la sua amicizia. E che ha proposto di parlare direttamente con lui. E poi sei una ragazza, sei sicuramente più portata di noi a fare da confidente…”

“M- ma no…Io non ne sono in grado…”

“Invece sono sicuro di sì. Dai, Nami! Anche tu sei preoccupata per lui, no? Basta che tu gli faccia capire questo.”

“Ok, però lui è con Ace…”

“Se dici che devi parlare con Rufy, Ace se ne andrà. Forza!”

“Uff…Mi avete incastrata! E va bene, vado…”

Si alzò ed uscì dalla cucina, dove erano riuniti, mentre gli altri le urlavano incoraggiamenti.

“Forza, siamo tutti con te!”

 

Nami trovò Rufy ed Ace sul ponte, intenti a pescare in silenzio. Vedendoli così, fianco a fianco, si rese conto per la prima volta che si assomigliavano davvero molto. Soprattutto negli atteggiamenti e nelle movenze. Si avvicinò silenziosamente, poi attirò la loro attenzione.

“Pescato niente?”
Entrambi si voltarono di scatto. Rufy la fissò sorpreso.

“Nami! Non ti avevamo sentita! Che ci fai qui?”
Per qualche istante Nami rimase interdetta. Le sembrava strano che nessuno dei due si fosse accorto di lei, visto che generalmente erano sempre in guardia. Poi ricordò il motivo per cui si trovava lì e tossicchiò per farsi un po’ coraggio.

“Ehm, veramente…volevo fare quattro chiacchiere con te, Rufy…”

“Eh? Con me?”
“Già. Qualche problema?”
“N- no, per carità…”

Ace guardò entrambi sorridendo, poi si alzò.

“Beh, io vado a vedere se per caso trovo qualcosa da mangiare. Ho un po’ di fame…”

E si allontanò agitando la mano. Nami, a quell’ennesima prova della parentela tra i due, sorrise divertita. Poi si rivolse a Rufy.

“Allora, capitano! Sei riuscito a pescare qualcosa per la cena?”
“Macché! Oggi non abbocca proprio nulla!”

“Molto male! Dovresti darti da fare, sai! Visto che tu sei quello che mangia di più, dovresti cercare di procurarci un po’ di cibo…”

“Ma non è mica facile, sai!? Vuoi provare tu?”
“Tsk, scommetto che sono 20 volte più brava di te!”

“Io invece scommetto che non pescheresti nemmeno uno stivale!”

“Sbaglio o questa è una sfida?”
“Non sbagli…”

“E va bene! Fammi un po’ vedere come si fa!”

Rufy le spiegò brevemente come fare, poi Nami si mise al lavoro. Dopo un po’ che aspettava, un pesce abboccò e prese a tirare. Rufy cercò di darle qualche suggerimento.

“Brava, ha abboccato! Ora riavvolgi lentamente la lenza, senza dare strattoni! Così! Stai attenta, tieni meglio quella canna! Dai che ce la fai!”

In quel momento, la lenza si spezzò e a causa del contraccolpo Nami si ritrovò stesa a terra, con la canna in mano e la lenza rimanente attorcigliata attorno al corpo. Rufy rideva di gusto, tenendosi la pancia e battendo pugni sul bordo della nave.

“Ah ah ah! Che scema, sei caduta come una pera cotta! Ah ah ah!”

“Smettila scemo!”

“Ah ah, e tu dovevi essere più brava di me, vero?! Ah, sei grande Nami, solo tu riesci a farmi ridere così di gusto!!”

Nami, rossa come un peperone per la vergogna e per la rabbia, si alzò, afferrò l’ago e prese a pungere ripetutamente il capitano sulla fronte.

“Ehi ehi, piano con quell’ago! Mi fai male, Nami!”

“Così impari a prendermi in giro, stupido! Prendi questo!”

Rufy si lamentava, ma continuava a ridere mentre cercava di bloccare la ragazza afferrandole le mani. Anche lei rideva, nel vedere Rufy che ad ogni puntura saltellava qua e là. Quando si furono stancati, si sedettero, appoggiandosi con la schiena sul bordo della Going Merry. Dopo aver ripreso fiato da tutte quelle risa, Rufy sospirò.

“Allora. Di che dovevi parlarmi?”
Nami si era completamente scordata il motivo per cui si trovava lì. Ormai Rufy era allegro e non avrebbe voluto rattristarlo con le sue domande. Tuttavia, a prescindere dalla decisione presa assieme a tutti gli altri, lei voleva davvero sapere cos’era preso a Rufy. Quella situazione cominciava a starle particolarmente a cuore. Quindi si fece coraggio e disse:

“Che ti succede in questi giorni, Rufy? Sei molto strano.”

Come prevedeva, il volto di Rufy passò da sereno a stupito, per tornare infine a rabbuiarsi.

“Vedi? Sembri triste e pensieroso. Non è assolutamente da te. E stai facendo preoccupare tutti quanti.”

“E’ per questo che sei venuta a parlarmi?”
“Beh, in un certo senso…”

“Capisco…Nami, mi dispiace avervi fatto preoccupare. Ma non dovete. Sono solo un po’ stanco. Effettivamente, c’è una cosa che mi preoccupa, tuttavia per il momento non posso parlarvene.”

Nami lo fissò un po’, sorpresa.

“Non puoi…O non vuoi?”
“…Entrambe le cose…Mi spiace.”

“No, non devi scusarti! E’ solo che a noi dispiace vederti così giù. E’ strano! Ma se tu ci assicuri che non è niente di grave, allora siamo a posto!”

“Potete stare tranquilli. Tra un po’ tornerà tutto a posto.”

“E allora è tutto ok. Ci bastava sapere questo. Ora ti lascio alla pesca. Lasciamo perdere la nostra scommessa.”

“Parli così solo perché hai perso! Se avessi vinto mi avresti obbligato a pagare!”
“Questo è poco ma sicuro!”

E scoppiarono a ridere, mentre Nami si alzava e s’incamminava. Poi, la ragazza si bloccò di colpo, continuando a dare la schiena all’amico.

“Rufy…”

“Dimmi.”

“Non…Non te ne andrai, vero?”
“Eh?”
“Il motivo per cui sei giù…non è che vuoi lasciarci senza un capitano, non è vero?”
Rufy rimase a bocca aperta. Poi, con energia, scosse la testa.

“Assolutamente no, Nami! Voi siete la mia ciurma…anzi, siete i miei amici! Ed io non vi abbandonerò mai, chiaro? Mai.”

“Va bene. Ti credo, Rufy.”

E corse verso la cucina.

 

Dopo quell’episodio, l’umore di Rufy era un po’ migliorato. Ace aveva ringraziato Nami, dicendole che era tutto merito suo. Ma lei era arrossita ed aveva risposto che non era vero. Un giorno, mentre erano tutti tranquilli, all’improvviso Usop cominciò ad urlare.

“NAVE IN VISTA!! NAVE IN VISTA!!”

Era sull’albero, a controllare l’orizzonte con il cannocchiale, quando vide la sagoma di una nave immensa. Tutti accorsero per controllare, ma vedevano solo una sagoma indistinta. Zoro chiese maggiori informazioni al nasone.

“Che nave è? Marina oppure pirati?”
“Si direbbe…sì, è una nave pirata! E sembra puntare dritti su di noi!”

Veloce come un fulmine, Usop arrivò ai piedi dell’albero e si nascose dietro allo spadaccino.

“Tsk, dannato coniglio!”

Ace guardò verso suo fratello, che era impallidito. Bastò un cenno ed entrambi corsero a prendere il posto di Usop, portandosi dietro il suo cannocchiale. Entrambi guardarono, poi si fissarono ed annuirono. Saltarono giù e Rufy cominciò subito a dare ordini, come mai aveva fatto prima.

“Vengono verso di noi. Probabilmente ci sarà da combattere. Però non ne siamo sicuri, quindi per ora niente cannoni. Nami, per favore, blocca la nave. Zoro, getta l’ancora. Sanji, tu resta con Usop e Chopper. Mi raccomando. Quando arriveranno, lasciate fare a me e ad Ace. Voi state dietro e non intervenite per nessun motivo, a meno che non sia io a dirvelo. Siamo intesi?”
Tutti annuirono, intimoriti dall’atteggiamento deciso del loro capitano. Poi, seppure un po’ titubante, intervenne Zoro.

“Rufy…Ma tu sai chi sono?”
Lo sguardo del giovane spaventò tutti i presenti, eccetto Ace. Anche lui aveva uno sguardo simile sul volto.

“In un certo senso…si può dire di sì.”

Poi ognuno si occupò di obbedire agli ordini impartiti. Qualche minuto più tardi, la gigantesca nave pirata era di fronte a loro. Con la sua stazza sembrava voler inghiottire la Going Merry, che sembrava un modellino, al confronto. Improvvisamente, dalla nave più grande si aprì una botola, all’incirca all’altezza del ponte della Going Merry. Una passerella di legno fu posata per formare un ponte che unisse le due navi. Pochi istanti dopo, la figura di un uomo apparve dalla botola. Era molto alto e massiccio e solo a guardarlo incuteva timore e allo stesso tempo rispetto. Era senza dubbio una persona molto autorevole, lo si capiva da come i suoi uomini lo servivano. L’uomo attraversò la passerella e scese sul ponte della Going Merry. Di fronte a lui, i due fratelli. Dietro a loro, il resto dell’equipaggio. L’uomo fissò prima Ace, poi Rufy, con sguardo impenetrabile. Uno sguardo severo, che sembrava volerli studiare accuratamente. Intanto, dal momento in cui era apparso, sia Rufy che Ace si erano irrigiditi e stringevano i pugni più forte che potevano. Gli altri se n’erano accorti e si chiedevano che diavolo stesse accadendo. Poi, improvvisamente, lo sconosciuto capitano parlò.

“Siete cresciuti un bel po’, voi due.”

La voce era molto profonda, incuteva terrore. Non appena la udì, Usop si nascose meglio dietro a Sanji, tremando come una foglia. Anche lo stesso cuoco e Zoro, tuttavia, fissavano l’uomo con gli occhi sbarrati, intimoriti. Ace sembrò fare molta fatica, quando parlò.

“E’ naturale. In fondo sono passati davvero tanti anni, Diamond D. Clay.”

Per l’equipaggio fu una grande sorpresa. Dunque quell’uomo era Diamond Clay, il più probabile successore di Gold Roger. Il primo rivale di Rufy. Nami guardò il suo capitano, che restava immobile a fissare Clay, stringendo i denti. Sembrava si stesse a stento trattenendo dal saltargli alla gola. Anche lui lo fissava molto attentamente.

“E’ vero. Davvero molti anni. Non è forse così, Monkey D. Rufy?”
Rufy deglutì. I suoi amici scrutavano con attenzione ogni sua mossa, tesi come corde di violino e preoccupati per le sue condizioni.

“Già. E’ proprio così…Papà…”

Il massimo stupore calò sulla Going Merry. I presenti non riuscivano a credere alle proprie orecchie, sgranavano gli occhi passando lo sguardo da Rufy ad Ace a Clay.

“Q- quello…è il padre di Rufy e Ace?”
“Non ci posso credere…”

“Ma hanno un atteggiamento troppo freddo…”

“Però…Diamond Clay, colui che è definito il più probabile successore di Gold Roger, è il padre del nostro capitano, il cui sogno è diventare Re dei pirati…è incredibile…”

“Pazzesco…”

Una lieve risata proveniente da Clay, fece zittire nuovamente tutti quanti. Una risata priva di qualsiasi gioia o allegria.

“Papà…Non avrei mai creduto di sentirmi ancora chiamare così…”

“Non illuderti…è stata la prima e l’ultima volta…Volevo solo provare a scoprire che emozione si prova a chiamare in quel modo il proprio padre. Sai com’è…io non ne ho mai avuto l’occasione, prima d’oggi.”

Altro stupore si aggiunse a quello precedente. Ormai Nami e gli altri non capivano più nulla.
“Uhm…A quanto pare anche tu hai un bel caratterino, eh? Proprio come tuo fratello…”

“Mi sembra logico, visto che è stato lui l’unica persona a farmi da padre!”

“Risparmiati queste accuse, ragazzo. Non mi fanno né caldo né freddo.”

“Tranquillo, non m’illudevo del contrario…”

“Clay…Che diavolo ci fai qui?”
“Beh, Ace, potrei farti la stessa domanda. Avevo sentito che facevi parte della ciurma di Barbabianca…Che ci fai con questo moccioso?”

“Intanto non è un moccioso…è mio fratello…ed è anche lui un capitano, proprio come te.”

“Capitano? Ma non farmi ridere! Capitano di quei quattro marmocchi spaventati lì dietro?”
Lo spadaccino ed il cuoco scattarono subito, offesi.

“Ehi!”

“ZORO! SANJI! Non muovetevi! Ricordatevi i miei ordini!”

Entrambi si bloccarono, seppur controvoglia. Rufy non aveva tolto per un solo istante gli occhi dal padre.

“Non m’importa ciò che dici di me. Forse è vero che sono un moccioso. Ma non ti permetto di insultare la mia ciurma. Sono stato chiaro?”
“Ma chi vorresti spaventare? Se volessi, potrei farli fuori tutti e cinque con un solo colpo. Ma, in fondo, sei pur sempre mio figlio…”
“NON DIRE MAI PIU’ QUELLA PAROLA!!! Io non sono tuo figlio!”

“Ti sbagli…sei proprio mio figlio…E, proprio come me, un giorno abbandonerai ciò che oggi consideri importante…solo per raggiungere il tuo scopo…”

“NO!”

“E invece sì…Te l’assicuro…Quando ti renderai conto che quei poveretti non ti saranno d’alcun aiuto per realizzare il tuo sogno, li abbandonerai, senza farti nessuno scrupolo…”
“NO, NO, NOOOO! IO NON SONO COME TE, NON SONO COME TEEEE!!!! MALEDIZIONE!!!”

“Rufy, calmati…”

“Tu hai avuto il coraggio di abbandonare i tuoi stessi figli! Ace aveva solamente tre anni ed io ero appena nato…E TU CI HAI ABBANDONATI SU UN’ISOLA PER POTER CONTINUARE A NAVIGARE SENZA FASTIDI!! Ed hai ancora il coraggio di definirti nostro padre?!”

Sulle guance di Rufy presero a sgorgare grosse lacrime. Ormai i suoi amici non sapevano nemmeno più cosa pensare…Era un Rufy completamente inedito, quello che stavano vedendo. Stavano venendo a galla particolari del suo passato che non avrebbero mai nemmeno osato immaginare…Anche Ace era sconvolto. Non si era mai reso conto di quanto rancore portasse dentro di sé il suo fratellino. Non si era accorto di quanto soffrisse per quell’abbandono.

Nonostante lo sfogo di Rufy, il volto di Clay rimaneva impassibile. Lo fissava dall’alto in basso, con superiorità ed indifferenza.

“Accidenti…sei solo un moccioso…e per di più, sembri una femminuccia, a frignare in quel modo…”

A quel punto, intervenne Ace.

“Ora basta. Lascialo in pace. Non hai certo il diritto di criticarlo…E poi, dimmi…Perché sei qui? Cosa vuoi da lui?”
“Tsk! Avevo sentito parlare di lui…una taglia spropositata sulla testa, la fama di aver sconfitto uno della flotta dei sette…A quel punto ero curioso di vedere questo ragazzo, che tutti definivano incredibilmente in gamba. E’ stata una vera e propria delusione. E’ solo un moccioso piagnucoloso, con una ciurma formata da tre mocciosi, una ragazzina e una bestia. Forse è vero che non sei mio figlio…”

“Smettila di provocarlo!”
“E tu…non credere di essere meglio, sai? Forse non sei più un moccioso, ma stai dimostrando di non avere lo spirito del vero pirata…invece di cercare di conquistare One Piece, stai aiutando un altro. E hai pure il coraggio di rimproverarmi? Invece di aiutare il tuo caro fratellino ti schieri contro di lui. Probabilmente un giorno le vostre due ciurme si scontreranno…e allora finirete con l’uccidervi a vicenda, uah uah uah!! Proprio due cari fratellini!!”

Subito dopo aver pronunciato quella frase, Clay si trovò a terra, steso dal pugno di Rufy, arrivatogli dritto sulla mascella. Il figlio lo guardava, con il volto sfigurato dall’ira.

“Non osare mai più sminuire l’affetto che lega me ed Ace…Mai più. Entrambi abbiamo scelto la strada da percorrere, e rispettiamo le reciproche scelte. Certo, un giorno ci scontreremo…Ma sarà un combattimento leale, in cui ci saranno un vincitore ed un vinto…non uno di quei massacri che compi tu…”

Clay si rialzò, asciugandosi con una mano il sangue che gli colava dalla bocca.

“Eh eh. Molto bene. A me questa sembrava proprio una sfida in piena regola. Ci sto. Ti dimostrerò che i mocciosi devono starsene al loro posto…”

“Non aspettavo altro. Ti batterò…e capirai che uomo sono diventato, anche senza di te.”

Ace cercò di frapporsi tra i due.

“Rufy, lascia perdere! Sei forte, ma lui è infido! Chissà quanti trucchetti userà per sconfiggerti! Se perderai, ti ucciderà!”

“Lasciami fare, Ace. Io devo dargli una lezione, capisci? Lo disprezzo…ha deriso me…i miei amici…e te. Ha osato sminuire il nostro rapporto, Ace! Proprio lui che non sa neanche cosa significhi voler bene a qualcuno! Cosa può saperne lui di quanto siamo legati io e te? Non c’era, non c’è mai stato. E voglio fargli pagare anche questo. Per favore. Mentre io combatto, stai attento che non accada nulla a Nami ed agli altri…”

Ace lo guardò. Dal suo sguardo capì che cercare di farlo desistere era tempo perso. Sospirò.

“Non vorresti parlare con loro, prima di combattere? Non puoi sapere cosa accadrà. Se hai qualcosa da dire, fallo subito. Altrimenti potresti portartene dietro il rimpianto.”

“…No. Tu spiega loro la faccenda. Racconta la nostra storia. Il resto, lo sanno già.”

“Sei sicuro? Non vuoi dire nulla nemmeno a lei?”
Lo sguardo di entrambi si posò su Nami, visibilmente allarmata. Era pallida quasi quanto il suo capitano.

“Vivrà meglio, senza avere quel peso sulla coscienza.”

“Rufy, non devi morire. Sono stato chiaro? Devi vivere, ad ogni costo!”

Il giovane sorrise al fratello. Poi, posandogli la mano sulla spalla, lo spostò.

“…Ti affido la mia ciurma, Ace. Se dovesse accadere il peggio…prendi tu il comando…”

“Ma…”

“So che ti chiedo troppo. Tu sei un seguace di Barbabianca…Tuttavia, te ne prego. Senza di me, si scioglierebbero. Non arriverebbero mai a realizzare i loro sogni. Con te, potrebbero farcela.”

“Non ti prometto nulla. Non ce n’è bisogno. Perché sarai tu a tornare a comandarli. Devi prometterlo, Rufy. A me ed anche a loro.”

“Ace…”

“’Fanculo, Rufy! Tu non puoi morire, sono stato chiaro? A combattere dovrei essere io, sono io il più grande! Ti cedo il mio posto, ma tu devi vivere assolutamente, chiaro?!”
Rufy lo fissò. Poi, in silenzio, si recò di fronte alla sua ciurma. Li guardò tutti dritto negli occhi. Uno ad uno. Si soffermò per qualche secondo in più su quelli di Nami, sorridendole. Poi esclamò:

“Ragazzi! Da questo momento, fino a nuovo ordine, il vostro capitano sarà Ace. Se dovesse accadermi qualcosa, dovrete rispondere a lui di qualunque cosa. Avete capito?”
“Ehi, che diavolo…?”

“Rufy, stai scherzando?!”
“Ma…”

“Scordatelo! Il mio capitano sei tu, io seguo solo te!”

“Sanji ha ragione! Se ho smesso di cacciare i pirati e sono diventato uno di loro, è stato per seguire te, non tuo fratello! Non mi convincerai mai!”

Rufy li guardò, mentre si ribellavano, disperati all’idea di perderlo. Per un istante fu sul punto di abbracciarli tutti. Invece, chiuse gli occhi, strinse i pugni con forza ed urlò:

“ZORO! NAMI! USOP! SANJI! CHOPPER! Questi sono gli ordini! Chiunque non obbedirà dovrà allontanarsi da questa nave, e non avrà mai più nulla a che fare con il sottoscritto! Sono stato chiaro?! Ho detto che questo accadrà solo nel caso in cui mi accadesse qualcosa. E’ solo una precauzione. Ma non appena tornerò, riassumerò io il comando. Statene certi.”

Seppur a malincuore, i cinque annuirono.

“Molto bene. Ace, li affido a te…”

E fece per allontanarsi. Ma Nami lo bloccò, chiamandolo.

“Rufy! Ricordatelo…hai promesso di tornare…E tu mantieni sempre le tue promesse…Non è così?”
Senza voltarsi annuì, poi scambiò con Ace uno sguardo significativo. Prima di allontanarsi per andare a combattere, gli sussurrò:

“Solo se fosse strettamente necessario. Mi raccomando.”

E si portò al centro del ponte, dove Clay lo aspettava.

“Era ora…Hai detto addio a tutti i tuoi amichetti?”
“No. Ho promesso loro di tornare. E, te l’assicuro…io mantengo sempre le mie promesse!”
“Staremo a vedere…”

E lo scontro cominciò. Il corpo di gomma di Rufy si muoveva rapido e scattante come non mai, ma Clay non gli era da meno. Combatteva anche lui a mani nude, ma questo era sufficiente a mettere il giovane in serie difficoltà. Lo scontro proseguiva senza esclusione di colpi, sotto gli occhi sbigottiti di Ace e della ciurma.

“C- cavolo…Ace, tuo padre…scusa, quel Clay è davvero fortissimo! Sta mettendo Rufy alle strette!”

“Per forza! Quelle che dicono su di lui non sono tutte balle! La sua fama, in un certo senso, è meritata…Come uomo è davvero uno schifo, ma come pirata è uno dei migliori. In fin dei conti…lui è davvero nostro padre. Ed entrambi abbiamo preso da lui.”

Gli altri lo guardarono, non comprendendo la ragione di quelle parole.

“E’ così…Rufy ha ereditato la sua forza…la sua caparbietà. Io, invece…ho ereditato il suo egoismo…Quel maledetto ha perfettamente ragione. Sono stato io a crescere Rufy, praticamente. La gente del villaggio ci aiutava, soprattutto finché non sono stato abbastanza grande da occuparmene da solo. Ma era solo un aiuto esterno. La vera famiglia eravamo solo io e lui. Nonostante tutto, l’abbandono di nostro padre ci ha aiutati a crescere più uniti. Ed io, quando Rufy aveva soltanto 14 anni…quando era ancora solo un ragazzino…l’ho abbandonato. Me ne sono andato per seguire l’ideale di un altro uomo. Ideale, tra le altre cose, che coincide con quello di mio fratello. Mi sono deliberatamente schierato contro il mio stesso sangue…E non il sangue da cui sono stato tradito, com’è stato per mio padre…ma il sangue che io stesso ho cresciuto…Mi sono messo contro la persona più importante della mia vita…Sono un totale fallimento…”

Erano tutti sconvolti. Chopper intervenne subito, per smentire le sue folli idee.

“Ma no! La situazione è completamente diversa, Ace. Tu non hai abbandonato Rufy, lui era d’accordo con te! E’ felice della decisione che hai preso ed è sicuramente orgoglioso di averti come fratello! Non è così, ragazzi?”
A dargli man forte intervenne Nami.

“E’ così. Quando parla di te, assume un’espressione che non usa in nessun’altra occasione. Ti adora, e condivide la decisione che hai preso. Sicuramente sarebbe più felice se tu facessi parte della sua stessa ciurma…tuttavia, a lui va bene anche così. Perché sa che, anche se non combattete sotto la stessa bandiera, vi volete bene. E sarete sempre legati da un vincolo indissolubile. L’amore fraterno.”

Ace sorrise.

“Vi ringrazio. A volte penso…che voi lo conosciate persino meglio di me. Gli siete così vicini…”

“Ma dai, lascia stare! E’ il nostro capitano, ma è anche il nostro più caro amico!”

Ad un certo punto, Nami fu colta da un dubbio.

“Senti, Ace…Posso farti…una domanda piuttosto personale?”

“Certamente.”

“Ecco, mi chiedevo…Hai detto che vostro padre vi ha abbandonati su un’isola per inseguire il suo sogno. Ma…e vostra madre? E’ forse…morta?”
Il volto di Ace si rabbuiò nuovamente. Nami si pentì subito per quella domanda e si affrettò a scusarsi.

“Ah, scusa! Non avrei dovuto chiederti una cosa del genere. Forse è troppo doloroso, per te.”

“No, non preoccuparti. E’ giusto. Avrei dovuto dirvelo prima. Nostra madre non è morta. La situazione è ben peggiore.”

“Peggiore?”
“Vedete, già quando è un padre ad abbandonare i propri figli, è orribile. Ma quando a farlo è una madre…il cuore di quei bambini si spezza. E la frattura diventa insanabile…”

“V- vuoi dire…”

“Esatto. Nostra madre…La donna che ci ha messi al mondo…Ha deciso di seguire nostro padre. E di abbandonare noi due. Probabilmente in questo momento è su quella nave, che ci spia da qualche finestrella. Troppo imbarazzata per mostrarsi a noi due.”

“Santo cielo…”

“Certo che è incredibile…tu e Rufy siete cresciuti da soli, dopo essere stati abbandonati dai vostri genitori…E siete diventati due persone allegre, spensierate, divertenti…”

“E’ per via del nostro carattere. Entrambi tendiamo a racchiudere nel profondo del nostro cuore le sofferenze, le paure, l’ansia…E mostriamo solo il lato più allegro. In modo da piacere alla gente. Perché provare un’altra volta la tristezza ed il dolore dell’abbandono, sarebbe troppo. Ci ucciderebbe.”

Nami fissava il vuoto a bocca aperta. Quando parlò, più che agli altri si rivolse a se stessa.

“Ora capisco…perché si comporta sempre in quel modo…In realtà lui teme più di chiunque altro di essere abbandonato dai suoi amici e dai suoi compagni…”

Poi, come colta da un’improvvisa illuminazione, si portò le mani alla bocca, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

“Oh mio Dio…Ecco perché…perché quando vi abbandonai, lui si rifiutò d’accettarlo…Io lo stavo abbandonando proprio come avevano fatto i suoi genitori…Senza una spiegazione, un motivo plausibile. Solo ora comprendo quanto male gli ho fatto, in realtà…”

In quel momento, un tonfo proveniente dal “campo di battaglia”, li fece tornare al combattimento. Clay era a terra, il capo sanguinante. Rufy sorrideva, ma non se la passava molto bene. Aveva molte ferite e sembrava piuttosto indebolito. Furioso, Clay si rialzò e, approfittando di un istante di distrazione di Rufy, lo colpì talmente forte da scaraventarlo contro una delle pareti esterne delle cabine. Il corpo gommoso del giovane rimbalzò, sbalzandolo in alto. Mentre ricadeva, Zoro si accorse che qualcosa non andava.

“Merda, ha perso i sensi!”

A quel punto Sanji cacciò un urlo.

“Maledizione! Sta cadendo in acqua!”

Subito si precipitò per tentare di afferrarlo, ma era troppo tardi. Il corpo di Rufy cadde nell’acqua, andando immediatamente a fondo. Zoro e Sanji si precipitarono verso il bordo per buttarsi, ma due figure li precedettero. Una era quella di Nami. Mentre l’altra, con massimo stupore da parte di Ace, era quella di Clay. I due riemersero dalle acque pochi istanti dopo, tenendo, ognuno per un braccio, il ragazzo di gomma. Venne lanciata una corda, per aiutarli a risalire e, non appena il giovane capitano fu issato a bordo, Chopper corse a constatare le sue condizioni.

“Ha perso i sensi, ma respira ancora. Meno male…”

“Grazie al cielo! Nami cara, tu stai bene?”

“S- sì, tutto ok…”

Nami, così come Ace, fissava Clay, con sguardo a dir poco sorpreso. L’uomo stava ansimando per lo sforzo ed intanto guardava il figlio, preoccupato. Il giovane “pugno di fuoco” gli si parò davanti, iroso.

“Che diavolo significa tutto questo?! Perché ti sei buttato per salvarlo?!”
Clay lo guardò, continuando ad ansimare. In quell’istante, una donna si precipitò sul ponte della Going Merry, correndo. Andò da Clay, accucciandosi al suo fianco.

“Stai bene?”
“Sì, stai tranquilla. Sto bene.”

Poi alzò lo sguardo verso Ace. Aveva gli occhi colmi di lacrime.

“A- Ace…”

Il ragazzo la guardò, senza capire. Poi, ebbe come un’illuminazione. In quel momento la donna si alzò, portandosi vicino a Rufy. Afferrò il capo del giovane capitano e lo posò sulle sue ginocchia. Nami si accorse che piangeva.

“Rufy…piccolo mio…”

Tutti rimasero a bocca aperta. Ace fissò Clay, che annuì. Con occhi sgranati si rivolse alla donna, sussurrando:
“M- mamma…”

Lei annuì, piangendo più forte. Poi lo guardò. Una sola parola uscì dalle sue labbra.

“Perdonatemi…”

“Ma che diavolo…”

Clay si alzò, posando una mano sulla spalla del figlio. Ace era talmente sconvolto che non tentò nemmeno di scrollarsela di dosso.

“Ace, figliolo…Quella donna…che tiene sulle sue ginocchia tuo fratello…è Jenny. Vostra madre.”

“M- ma che significa? Perché…perché siete spuntati ora, dopo tutti questi anni? E perché tu ti sei buttato per salvare Rufy?!”
A quel punto intervenne Jenny.

“E’ colpa mia. Dopo 17 anni, non sono più riuscita a rimandare. Avevo sentito parlare di voi due…e ho provato il desiderio di incontrarvi. Nonostante facesse il duro, sapevo che anche Clay provava un grande rimorso per avervi abbandonato…Così lo convinsi a cercarvi.  Tuttavia, lui voleva prima mettervi alla prova. Era naturale che entrambi provaste un grande rimorso nei nostri confronti. Una grande rabbia. Per questo ha finto di combattere con tuo fratello, per vedere quanta fosse la rabbia custodita nel suo cuore. Ed anche quanto forte fosse diventato. Non prevedevamo certo che Rufy sarebbe caduto in acqua. Volevamo solo incontrare i nostri figli…”

“Ma…ma…Ma con che diritto ci definite ancora vostri figli?! Voi ci avete abbandonati, solo per seguire i vostri sogni! Io posso anche capire che voleste inseguirli…ma perché non portarci con voi?!”

“Avevamo le nostre ragioni. Quando nascesti tu, decidemmo che ti avremmo portato per mare con noi. Eravamo così felici…Poi, tre anni dopo, nacque tuo fratello Rufy. Nonostante le cose si fossero, in un certo senso, complicate, eravamo ugualmente felici. Tuttavia, un giorno, quando Rufy aveva solo due settimane, fummo attaccati da un’altra banda di pirati. Erano davvero forti e presero in ostaggio voi due. Quella volta, foste entrambi sul punto di perdere la vita. Io e Jenny ci spaventammo talmente tanto che capimmo all’istante che dovevamo portarvi al sicuro, su un’isola. Vostra madre avrebbe voluto rimanere con voi. Ma io ero così testardo…non volevo arrendermi. Il mio più grande desiderio era diventare un pirata conosciuto da chiunque, alla stregua di Gold Roger. Così la convinsi a seguirmi, lasciandovi su un’isola dove viveva gente onesta e gentile, che si sarebbe presa cura di voi al nostro posto. Ma il desiderio di rivedervi, almeno una volta…era troppo forte. Così, non appena abbiamo sentito che entrambi eravate diventati pirati piuttosto famosi…vi abbiamo cercati. Ed eccoci qui.”

“Però…però…voi ci avete abbandonati. Avete preferito un sogno ai vostri stessi figli…Come…come potete pretendere di comparire così all’improvviso e di essere perdonati?!”
“Noi non pretendiamo certo di essere perdonati da voi. Sappiamo che sarebbe pretendere troppo. Volevamo solo incontrarvi…conoscervi…”

In quel momento, Rufy prese a tossicchiare ed aprì leggermente gli occhi. Si trovò davanti un volto sconosciuto, che tuttavia gli suscitava una grande tenerezza. La donna che lo guardava sorrise e lui si sentì invadere dal calore.

“Chi…chi sei?”
Ma prima che lei potesse rispondere, intervenne Ace. Lo aiutò ad alzarsi e controllò le sue condizioni. Poi guardò preoccupato entrambi i genitori. Quindi sospirò.

“Vieni, Rufy. Devo parlarti.”

“Ma, la mia sfida con quell’uomo non è ancora terminata!”

“No. E’ finita. Ormai…combattere non ha più alcun senso. Dammi retta.”

Rufy lo seguì dubbioso. Intanto Clay, Jenny e la ciurma della Going Merry attendevano in silenzio. Pochi minuti dopo, Rufy arrivò di corsa, si portò davanti a Clay e lo atterrò con un nuovo pugno. Subito Ace lo bloccò. Ma il giovane di gomma era una furia e prese ad urlare contro il genitore.

“Come diavolo ti permetti di venire sulla mia nave, prendermi in giro e poi dirmi che sei dispiaciuto?! Mi hai abbandonato! Per 17 anni non ti è importato assolutamente nulla di me, hai fatto qual cavolo che volevi! Ed ora vorresti far finta di nulla e comportarti da bravo paparino?!”

“Rufy, calmati! Agitarti non serve a nulla…”

“No, Ace! Entrambi abbiamo sofferto come cani, perché i nostri genitori ci avevano abbandonati! Ed ora vengono a dirci che l’hanno fatto per il nostro bene! E allora, a me che rimane?! Tutto l’odio covato in questi anni, dove diavolo lo metto?!”
Clay si avvicinò al figlio minore. Lo sguardo era affranto.

“Noi non ti chiediamo di perdonarci. Sappiamo che non è possibile. Però volevamo incontrarti. Vedere con i nostri occhi come fossi cresciuto. E come fosse cresciuto tuo fratello. Ora abbiamo constatato che siete dei giovani forti, intelligenti, circondati da amici preziosi e affezionati. Non puoi nemmeno immaginare quanto tutto ciò ci renda felici ed orgogliosi di voi.”

Dagli occhi di Rufy cominciarono a sgorgare lacrime di rabbia. Si liberò della presa di Ace e afferrò Clay per la camicia.

“No! Smettila! SMETTILA!!! Perché…perché vieni a dirmi certe cose proprio ora?! Così…come posso odiarti? Non ce la faccio…”

Sempre tenendo tra le mani il colletto della camicia del padre, gli posò il volto sul petto e scoppiò in un pianto dirotto. L’uomo chiuse gli occhi, un groppo che gli serrava la gola, e lo abbracciò. Anche Jenny scoppiò a piangere di gioia, mentre Ace e tutti gli altri guardavano, a metà tra lo stupito ed il commosso. Poi, il sottoposto di Barbabianca sospirò, si avvicinò alla madre e, abbracciandola, le disse:

“Rufy ha deciso. Ed io rispetto sempre le sue decisioni. In fin dei conti…anche se abbiamo dovuto attendere per ben 17 anni…siete tornati. Per noi.”

E, sotto gli occhi commossi di tutta la ciurma, la famiglia si riunì in un abbraccio collettivo.

 

Quella sera, sulla Going Merry, si tenne una grande festa. La famiglia era finalmente riunita. Ace e Rufy erano riusciti a perdonare i loro genitori, accettando le loro ragioni. E finalmente potevano assaporare la gioia di una vera famiglia. Ad un certo punto, nel bel mezzo della festa, Rufy uscì sul ponte ed andò a sedersi sulla polena. Poco dopo Clay lo raggiunse.

“Ehi, prendi il fresco?”

“Papà! Sì. Stavo ripensando un po’ a questi ultimi giorni. Sono successe un bel po’ di cose. E’ stato grazie a te se ho potuto navigare assieme ad Ace, per un po’. Non era mai accaduto prima.”

“Sai, Rufy…Io volevo scusarmi con te. Per aver detto tutte quelle cose sui tuoi amici. In realtà sono tutti dei gran bravi ragazzi. E puoi davvero fidarti di loro. Erano pronti a buttarsi in acqua senza alcuna esitazione, per salvarti. Beh, a dire il vero una persona l’ha fatto…”

“Eh? Beh, so che mi hai salvato tu. Del resto, non ne so molto…”

“E non riesci ad immaginare chi possa essere stato a salvarti, oltre a me?”
“Beh…”

“…E’ davvero una brava ragazza. E sembra volerti molto bene.”

“…Sicuramente è una persona stupenda. E mi vuole bene, sì. Ma non nel senso che intendi tu. Mi vuole bene perché mi considera il suo migliore amico.”

“E tu? Anche tu lei vuoi bene perché è la tua migliore amica?”
“…Non lo so. E’ la prima volta che provo una cosa del genere. Non ho esperienza, non so come vadano queste cose.”

“Ma tu cosa senti?”

“Beh, mi piace molto starle vicino. Parlare e ridere con lei. E vorrei che i momenti in cui questo accade, soprattutto se siamo soli, durassero per sempre. E poi è davvero bella. Questo lo capisco anche da solo.”

“E perché tutte queste cose non provi a dirle a lei?”

“Perché…beh, mi vergogno. E poi, lei non è interessata a me. Se le dicessi quelle cose, mi riderebbe in faccia.”
“Ma no! Sai, quando avevo circa l’età di Ace…anch’io ero pirata in una ciurma. Non ero il capitano, ma uno dei suoi uomini più fidati. Un giorno, nella ciurma, entrò una ragazza. Era stupenda. Non appena la vidi, il mio cuore cominciò a battere all’impazzata. Ma ero un gran timido, quindi invece di corteggiarla non facevo che litigarci. Comunque, a forza di bisticciare diventammo amici, anche se le nascondevo i miei sentimenti. Persino quando lasciai la ciurma per diventare capitano di una mia.”

“E com’è andata a finire? Non l’hai più vista?”
“Com’è finita? Il giorno in cui lasciai la nave, mi chiese se poteva seguirmi. Quando le domandai il perché mi disse che era innamorata di me, fin da quando mi aveva visto per la prima volta.”

“Davvero?”
“Già. Ed un anno dopo è nato Ace.”

“Cosa? Vuoi dire che quella ragazza…era la mamma?”
“Esatto. E’ stata la prima ragazza che ho amato. Ed anche l’unica.”

“Wow! Ma è fantastico!”

“Sì. E’ ciò che ho sempre pensato anch’io.”

“Però, scusa…se tu amavi lei e lei amava te, perché continuavate a litigare?”
“Perché eravamo entrambi troppo timidi. E, in un certo senso, si può dire che ci divertissimo. Dimmi, tu non ti diverti quando bisticci con Nami?”
“Sì, tantissimo!”
“Vedi? Era la stessa cosa. A quanto pare hai ereditato anche la mia timidezza con le donne!”
Improvvisamente, qualcun altro uscì sul ponte. Non appena si rese conto di chi si trattava, Clay si congedò.

“Beh, io torno dentro. Vorrei fare quattro chiacchiere anche con Ace. A dopo, figliolo.”

“Sì, papà!”
Passando vicino alla porta, Clay posò una mano sulla spalla della persona appena uscita e sorrise dolcemente.

“Complimenti, signorina. Ottimo salvataggio, quello di oggi.”

Ed entrò. Nami, che a quelle parole era arrossita, andò vicino a Rufy e gli sorrise.

“Allora, capitano! Sei contento, eh?”
“Nami! Sei tu. Che fai qui? Hai mangiato troppo?”
Un pugno sul capo lo sbilanciò ed il giovane rischiò di cadere in acqua.

“Ehi! Vuoi forse farmi annegare?!”
“Non sarebbe una cattiva idea…finché continui con questi commentini idioti!”

“Bugiarda! Se volessi davvero farmi annegare, oggi non avresti aiutato mio padre a salvarmi!”
“Si chiama tornaconto personale, mio caro…Io ti ho salvato la vita…ora sei in debito con me e posso chiederti qualunque cosa!”
“Ehi, non vale! Sei un’arpia!”

“Meglio arpia che scema come te!”

Entrambi si mostrarono la lingua, poi scoppiarono a ridere.

“Vedi di stare attento, ho sempre l’ago con me!”
“Aiuto! Va bene, non ti prendo più in giro…per questa sera!”

“Per ora mi accontento…Allora, non hai risposto alla mia domanda. Sei contento?”
“Per cosa?”
“Come per cosa?! Hai trovato la tua famiglia!”

“Ah, per quello! Certo che sono contento! Sono al settimo cielo! E’ bello avere una mamma ed un papà. Non me n’ero mai reso conto.”

“Sai, non avrei mai immaginato che ti portassi dietro un peso simile. Avresti anche potuto parlarne.”
“Non mi piace parlare di cose brutte. Perché rendono triste la gente, e io voglio vedere sorridere le persone che mi stanno intorno!”

“Davvero? Non si direbbe, ma sei molto premuroso.”

“E’ che a me piace l’allegria! A te no?”
“Effettivamente, ammetto che anch’io preferisco un volto sorridente ad uno triste o arrabbiato. Tuttavia, ricordati che tenersi sempre tutto dentro non fa bene. Continuando così, un giorno o l’altro rischi di scoppiare.”

“Tu dici? Forse hai ragione…E’ che non saprei con chi parlare. Insomma, su questa nave non è facile essere presi sul serio…Anche se ammetto di essere il primo, in genere, a non ascoltare…”

Nami rimase in silenzio. Lo fissava, indecisa. Poi, arrossendo, gli disse:

“Puoi parlarne con me.”

“Eh?”
“Quando ti senti giù…O ti succede qualcosa…O sei preoccupato…puoi venire da me. Ci penserò io ad ascoltarti. Sempre che a te vada bene.”
“Dici davvero, Nami? Tu sei disposta ad ascoltarmi?”
“Certo. A meno che tu non mi costringa ad ascoltare le tue solite battute stupide!”
“No, parlo di cose serie! Davvero mi ascolterai? E’ una promessa?”
Lo fissò di nuovo, questa volta decisa.

“Sì. E’ una promessa.”

“Molto bene! In questo caso comincio subito! Sono preoccupato.”

“E perché? Per via dei tuoi genitori?”
“No.”
“Perché Ace tornerà a navigare per conto suo?”
“No. Cioè, questo mi rende triste, ma non è la cosa che mi preoccupa.”

“E di cosa si tratta?”
“Secondo te, se una persona si trova davvero bene con un’altra persona…talmente bene che quando sono soli a parlare e scherzare vorrebbe poter fermare il tempo attorno a sé…Se continuasse a pensare a questa persona in ogni momento, anche quando è solo…vorrebbe dire che ne è innamorato?”
Nami fu presa alla sprovvista. Non sapeva se essere più stupita per il discorso o per il fatto che a farlo fosse stato Rufy.

“Beh, io…credo che dipenda…Comunque, personalmente, credo di sì. Quando ti trovi davvero così bene con qualcuno, vuol dire che provi un sentimento davvero forte. Ed il più frequente è proprio l’amore.”
“E quindi, secondo te, bisogna dirlo all’altra persona?”
“C- credo di sì…Sì, perché magari l’altra persona è troppo timida per rivelare i suoi sentimenti e non aspetta altro che una mossa dell’altro…”

Per qualche istante, Nami pregò intensamente che Rufy comprendesse le sue parole. Poi se ne pentì, per timore di rovinare un buon rapporto. Infine pensò che nemmeno sapeva cosa provava davvero il suo capitano.

“E se tutti e due fossero troppo timidi per dichiararsi?”
“Non saprei…Credo che dovrebbero cercare di farsi forza…e buttarsi. Senti, ma perché mi fai tutte queste domande? E’ questa la cosa che ti preoccupa?”
“Sì…voglio bene ad una persona. Però non so che tipo di sentimento sia. Anche se ormai sono abbastanza convinto che si tratti proprio d’amore.”

“B- bhe, in questo caso, buttati!”
“Ma io mi vergogno! E se poi le cose cambiassero?”
“Non pensarci, Rufy. Se ti fermi a pensare a tutti i pro e i contro, rimarrai fermo lì all’infinito! Devi farti coraggio. Avanti, non sei forse il pirata più coraggioso di tutti i mari?!”
“Sì, è vero! Hai ragione, devo buttarmi!”
“Bravo!”
Nami si pentiva ogni istante di più per i suggerimenti dati al giovane. Lo stava perdendo. Anzi, se lo stava lasciando sfuggire dalle mani.

“Bene, devo essere deciso!”
Rufy saltò giù dalla polena e con espressione decisa fece qualche passo verso la cucina. Poi si voltò di scatto e, con enorme sorpresa di lei, la baciò sulle labbra.

“Ecco! Ora mi sento davvero più sollevato, sai? Avevi ragione!”

Nami non rispose. Era troppo sconvolta per farlo. Fissava il vuoto davanti a sé, senza capacitarsi di cosa stava accadendo.

“M- ma…”

“A me non capiterà mai di cambiare ciurma. Quindi non potrò mai darti l’occasione di chiedermi il permesso di seguirmi. Così ho optato per una strategia diretta. Allora, che ne pensi?”
Nonostante non comprendesse bene le sue parole e la storia del cambio di ciurma, Nami aveva comunque capito la cosa fondamentale. La persona che Rufy amava era lei. Sorrise, furbescamente. Rufy s’illuminò, perché impazziva per quel sorriso da monella. Che lei non cancellò dal volto fino a quando non fu tra le sue braccia, sussurrando:

“Allora, viva le strategie dirette!”

E lo baciò a sua volta.

 

 

 

Dall’autrice  Ecco qui, una nuova fanfiction a sorpresa!! Nessun preavviso, questa volta. D’altronde, nonostante l’idea mi frullasse in testa da un po’ di tempo, ho deciso di scriverla una notte che non riuscivo a dormire. Gran parte della storia è stata scritta tra l’una e le cinque e mezza del mattino…Ma nonostante questa mi sembra che non faccia troppo schifo. Mi raccomando, recensitela e fatemi sapere che ne pensate! Inizialmente, la mia intenzione era sì di far incontrare Rufy e suo padre, ma senza la storia dell’abbandono. Un po’ come era successo tra Rufy e Ace. poi ho cambiato idea, una situazione del genere mi è sembrata più interessante…Spero di averci azzeccato!!

Grazie a tutti coloro che leggono e recensiscono le mie fanfic! Non sapete quanto io l’apprezzi! -Ryuen-

PS

Sorellina, piaciuta la sorpresa?!

  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Ed1505