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Autore: Magali_1982    06/07/2015    1 recensioni
"C'era una volta". Tante storie iniziano così, anche quelle dove la fiaba non vuole saperne di arrivare e tutto fa paura. Ci sono gli eroi, ci sono i loro alleati, ci sono i nemici. Manca solo una cosa. Il Confine tra Bene e Male. A volte il Giusto sfuma e diventa Sbagliato e le cose non sono come appaiono. Aggiungeteci una famiglia molto particolare, un paio di morti non-proprio-spiegabili e otterrete un ottimo motivo per esplorare le bellezze del Connecticut alla maniera dei fratelli Winchester. Sempre i soliti casini. Cantando ninne nanne da ubriachi.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Quarta stagione
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Drunken lullabies






 
" Must it takes a life for hateful lies
To glisten once again
'Cause we found ourselves
in the same old mess

singin' drunken lullabies "


 
Località sconosciuta, 2009


 
Palazzo delle Candele.
In tempi andati perduti persino per loro, quello era stato il nome altisonante e misterioso dato ai luoghi dove si riunivano coloro che aspettavano un segno dalla Morte per agire e traghettare le anime oltre la vita terrena.
L' Angelo arricciò le labbra, lasciando che l'intero volto da austero si deformasse con un' espressione di eclatante disgusto.
Aveva davanti una fabbrica dismessa e chiusa da anni. Le scimmie di fango erano convinte fosse stato demolito pochi mesi dopo il dichiarato fallimento del proprietario e la loro deplorevole mancanza di vista, il non possedere anche un minimo di capacità in grado di spianare una piega tra i milioni di mondi capaci di collidere su un solo pianeta insignificante, lo disgustava in modi tali da volerlo spingere a concludere la sua crociata nel minor tempo possibile.
Prudenza.
Fortunatamente per lui, la tempra che possedeva sapeva dominarlo.
La fretta sarebbe stata una nemica. Una debolezza. Qualcosa di troppo umano per scalfirlo e lui aveva atteso pazientemente per ere giungesse il momento propizio.
Attraversò la strada senza avvertire alcun brivido sulla pelle.
La pioggia continuava a cadere anche in quell' angolo di realtà leggermente spostato in un altrove invisibile.
Approdato sull' altro marciapiede, l' Angelo si arrestò.
Un ronzio stanco e spezzato. Le vecchie lanterne alogene disseminate tra i bancali fradici del magazzino si accesero.
Qualcuno lo stava attendendo e forse non era poi così stupido da tentare di opporsi.
Forse aveva saputo. E contro ogni evidenza, aveva capito. Sarebbe stato davvero inconsueto che l'ultimo superstite della legione più giudicata e alienata dell' Esercito Celeste, desse prova di raziocinio e lungimiranza. Non erano certo due delle doti di cui erano forniti coloro che venivano puniti con l'assegnazione al compito più ingrato e sporco.
Avere a che fare con la Fine. Ogni giorno. Per l' eternità.
Esseri perfetti condannati a vedere per sempre la più grave macchia dell' imperfezione.
E le Scimmie si ostinavano a credere che Dio li amasse.
Alzò la mano destra in un gesto d'imperioso comando. I battenti in lamiera del capannone principale vennero percorsi da un tremito e le pesanti spranghe di ferro dall' altra parte scivolarono cigolando negli anelli, sbloccando ogni serratura.
La stanza si presentò enorme e squallida. Tra colonnati di acciaio non c'era nulla e il pavimento di cemento armato era cosparso da pozzanghere dovute alle infiltrazioni sul tetto in lamiera.
Chiunque si sarebbe aspettato uno scenario simile.
Non un Angelo.
Non Uriel.
Trattenendo a stento un' imprecazione - non era tipo da perdere la calma nemmeno di fronte al miagolio strafottente di certi mortali convinti di poter argomentare con lui -, espanse immediatamente la propria aura per trovare una falla nell' illusione creata.
L'onda esplose simile a un vento impetuoso e caldo, orlato di luce accecante. Quando si spense con la brutalità di un flash scattato, l'ingresso rimase freddo, buio e scricchiolante.
Nessun inganno. Nessun grappolo di fiammelle nascosto in qualche anfratto.
Uriel aveva affrontato quei rinnegati uno alla volta, porgendo a tutti la stessa offerta. Sapeva l'avrebbero rifiutata e ucciderli trafiggendoli con l' unica daga in grado di estirpare la Grazia a un fratello o sorella era stato un piacere, non una costrizione in nome di un bene più grande.
Poco importava cosa avrebbe implicato lo sterminio della legione che proteggeva i morti durante il loro passaggio. Erano sempre stati considerati così insignificanti da non meritare la più piccola menzione nelle loro cerchie. Come potevano credere di averne diritto?
Esseri immortali, certo. Ma poco più di un Reaper. Becchini con le ali. Consolatorie visioni per esseri i cui meriti non gli erano mai stati chiari.
Peccato ci fosse un problema.
L'ultimo di questi becchini gli era clamorosamente sfuggito.


Windom, Minnesota, 2009


"Kate? Cosa c'è?"
La cameriera del turno di sera del Nanny's sbuffò e indicò con un cenno sfuggente del mento il tavolo alle sue spalle.
"Guarda lì e capirai."
Jasmine agrottò le fini sopraciglia bionde e si sporse appena oltre di lei.
La ragazza, oggetto dei borbottii di Kate e responsabile di una precoce insorgenza di rughe sulla sua liscia fronte di liceale candidata al ruolo di Prom Queen al prossimo ballo, era un tipo tutto spigoli: volto scavato con gli zigomi in rilievo, la bocca troppo grossa e tumida. Sfortunatamente la natura l' aveva dotata di quel tipo di capelli rossi, sciolti sulle spalle e ondulati, per cui qualunque donna avrebbe ucciso.
Stava mangiando con evidente gusto una doppia porzione di hambuger e relative patatine, una delle specialità della tavola calda. C'era da scommettere non avrebbe messo su un grammo, né un brufolo sarebbe malvagiamente apparso a rovinare la distesa perfetta della sua pelle troppo bianca.
Troppo bianca, ok, ma dannatamente perfetta.
Il vero motivo per cui Kate la stava odiando però esulava dai biechi confronti estetici. Avevano il loro peso, poteva ammetterlo ma erano nulla se paragonati all' insistenza con cui ogni uomo presente finiva con l' inciampare lo sguardo nella sconosciuta, rimanendone in qualche modo affascinato ma senza osare fare nulla per avvicinare una donna evidentemente sola.
Messa momentaneamente al riparo dal muro di roba fritta e altamente goduriosa che stava divorando, Anna pensò di poter trovare persino divertente le ondate di avversione che sentiva provenire dalla cameriera più carina della tavola calda; era troppo occupata a continuare la sua recita per preoccuparsene.
Uno dei fatti assodati sugli Angeli era la totale assenza di stimolo.
Non avvertivano fame, freddo, altre necessità capaci di nascere in automatico in un organismo normale. Per essere esatti, non conoscendo in origine cosa volesse dire sentire lo stomaco chiudersi e annodarsi in quanto vuoto o non comprendendo il freddo dal momento in cui un fiocco di neve non aveva altro significato che l' ennesima manifestazione della mente creativa e onnipotente di Dio, era impossibile sentire inclinazioni verso qualcosa di cui s' ignorava l' esistenza.
Tutto rimaneva uguale a se stesso nella loro vita eterna.
Fino al giorno in cui una serratura inespugnabile scattava e il peso dell' Universo intero si condensava nella sola parola capace di aprire una porta ritenuta invalicabile.
Perché?
Perché si poteva gelare?
Perché si provava il desiderio di cibo?
Ed erano solo le prime due domande venutele in mente. Le stesse che avevano scatenato la sua ribellione. La sua Caduta. E il motivo per cui ora, ripreso quanto le spettava, sentiva di essere nel giusto. Anche se sulla sua testa pendeva un ordine di esecuzione, avrebbe sempre trovato il tempo d' indugiare in qualche piacere. Era questo un caso: carne grigliata, salse, pancetta. Un peccaminoso angolo di trionfi per il palato.
Per alcuni secondi, la filodiffusione del locale si ammutolì. Alcuni clienti se ne accorsero, scambiandosi sguardi stupefatti. Il vecchio successo di una star country venne sostituito da qualcosa di ben più energico, irriverente e strillato da una voce maschile che sembrava dover fare i conti con un dopo sbornia decisamente allegro.
" Must it take a life for hateful eyes, to glisten once again. 'Cause we find ourselves in the same old mess, singin' drunken lullabies! "
Anna sorrise.
Sorrise nonostante la gravità del momento, sorrise per l' ironia continuamente espressa da un mondo che stava correndo inconsapevole verso la rovina, se qualcuno non avesse fermato quanto ormai era inevitabile.
Erano davvero incastrati tutti nel solito, vecchio casino.
Angeli, umani, demoni.
Mise in bocca una patatina ben passata nella maionese e contò cinque secondi. Non tirò su gli occhi dal proprio pasto ma se conosceva almeno un po' chi stava per arrivare, per di più annunciato da una simile citazione, non doveva faticare molto per immaginare la reazione che avrebbe scatenato.
La porta del Nanny's si spalancò con assoluta malagrazia, finendo con lo sbattere contro il muro e provocando una sincope al campanello appeso sopra, decisamente non abituato a simili sforzi in attività.
Kate e Jasmine furono pronte a fulminare il responsabile di un tale fracasso con uno sguardo esasperato.
L'unico movimento che poterono esprimere si realizzò con un lento spalancarsi di bocca.
Prendere delle spalle da nuotatore. Addizionarle a una vertigine di schiena che scendeva affusolata in un paio di fianchi stretti. Moltiplicare tra parentesi con delle gambe lunghe e muscolose nascoste quel tanto che bastava in logori jeans,vestire il tutto con un giaccone di pelle, rivalutare il fascino che poteva fare una barba rossiccia ben curata e mettere il tutto sopra un solo uomo.
L' uomo più bello mai entrato in quel misero buco di provincia che sapeva di caffé e olio di frittura.
"Oh." Sibilò Kate, quando ritenne di essersi sufficientemente ripresa. "Adesso l' ammazzo davvero."
La sua collega stavolta annuì. La solidarietà femminile doveva scatenarsi, se si vedeva un simile portento ignorare chiunque con la tranquillità data dalla miglior faccia da schiaffi e puntare verso il tavolo della rossa-tutta-ossa e bocca perfetta.
"Buonasera, bellezza. Scusa il ritardo."
Anna bevve un lungo sorso di tea freddo e alzò appena le spalle.
"Hai appena firmato la mia condanna definitiva". Gli parve giusto informarlo. Essere a quota due ordini di esecuzione non era da tutti.
Una risata roca e divertita rese bambinesco quel volto da mascalzone recidivo.
"Un controsenso, non ti pare?"
"Persino doppio, se ci pensi. Ma so che ti piacciono."
"Ricordi bene."
"Ora sì."
L' Angelo avvertì la musica alzarsi considerevolmente di volume ma non se ne preoccupò. Divenne prima uno stridio sempre più acuto, poi scese fino a ridursi a un piacevole ronzio. Il piano della realtà umana era stato appena diviso, permettendo a due entità sovrananturali di parlare liberamente.
"Bel trucco, Belial."
"Il modo migliore per affrontare questioni deliziosamente private senza scandalizzare nessuno."
Due occhi azzurri la sfidarono a fermarlo. Anna alzò verso di lui i palmi delle mani e si rassegnò a veder saccheggiato il suo piatto.
"Dovresti offrire tu, dal momento che ti ho salvato la vita."
"Ma davvero?" l' altro Angelo si poggiò gattescamente all' imbottitura della panca, incrociando le braccia . "Bel modo per ripagarmi del favore che ti ho fatto. Ho sempre adorato il colore di questi capelli, ti sta molto bene tesoro."
"E se decidessimo di essere alla pari?"
"Solo se mi dirai cosa sta succedendo. Sei piombata al Palazzo all' improvviso, dopo avermi detto che ci saremmo più rivisti per non far capire ai nostri superiori che sono stato io a ridarti il tuo corpo mortale. Sei sempre stata un tipo troppo apprensivo e solenne ma stavolta mi hai spaventato. Ho diritto a qualche risposta, anche se sono la feccia piumata del nostro onnipotente esercito."
L'ironia pizzicava come acido nell' ultima frase, corrodendo la patina rispettosa data alle parole per far trapelare un controllato, caustico livore.
Anna dovette subirne l' ustione senza poter recriminare. A conti fatti, non ne aveva alcuna intenzione.
La loro gerarchia era uno spietato trattato di regole e comportamenti. Chi serviva la Morte si trovava ai margini della società del Cielo da quando il mondo era nato, perché nessuno pensava davvero che essere il messaggero della fine fosse un privilegio.
Entrare in contatto con i sentimenti umani, così vivi e acuti, era considerata alla stregua di una malattia. Una macchia indelebile sulla Purezza incorrotta che incarnavano. Se si veniva scoperti vi era una sola soluzione.
Un unico verdetto.
Anna represse un brivido al ricordo della sua Caduta e strinse forte i pugni.
Ci sono io. Rimango, sempre e comunque, io.
"Ci stanno uccidendo." mormorò infine, risoluta. "Uno alla volta. E temo non sia opera dei demoni."



Belial ricordava il giorno della sua nascita.
Altrettanto indelebile era il ricordo del giorno in cui scoprì come scontare la sua deprecabile inclinazione.
Spedito senza alcun riguardo nella cerchia celeste più vicina alla Terra, gli era stato detto del suo compito da quel simpatico sprizzo di Grazia e Luce a nome Uriel.
Sarebbe stato molto indelicato far sapere a un simile pezzo grosso quanto avesse apprezzato la sua definitiva collocazione, quindi si era applicato in ogni modo per assolvere il proprio compito in modo ineccepibile e più urtante possibile per quei retti esponenti dei massimi livelli. Dovevano pur sapere di avere degli Angeli della Morte efficenti e zelanti. Lasciare ogni onore ai Reaper sarebbe stato uno smacco per l' intera truppa e se davvero vivere ed empatizzare con le emozioni degli Uomini era la discriminante per finire a vagare nel mondo per l' eternità, costretti a vedere miserie e ogni genere di nefandezza, bisognava reagire e farne una bandiera.
Portare le anime alla loro ultima destinazione significava vedere luci e ombre. Semplicemente, Belial era il tipo di Angelo affamato di questo e lo riteneva una cosa bellissima e giusta.
Si poteva questionare su quanto e in che modo lo ritenesse bellissimo e giusto ma il momento meno adatto per aprire un dibattito su Angeli e coinvolgimento emotivo era quello in cui stava venendo aggiornato sugli ultimi sviluppi della battaglia tra i suoi Fratelli e l' Inferno per impedire la Resurrezione di Lucifero.
Per fortuna le patatine erano buone, la voce di Anna piacevole e quella cameriera, Kate, davvero carina.
"Potresti fingere di essere serio, per un momento?"
Un paio dita schioccarono a un millimetro esatto dal suo naso.
"Gesto adorabile. La ragazza e la sua collega lo prenderanno per uno scherzo tra innamorati e ti avveleneranno il dolce."
"Non sei migliorato, in questi anni."
Fu il turno dell' indice di Belial di fare un irriverente "no no" davanti a lei.
"Molti dei Sessantasei Sigilli sono stati rotti, qualcuno ha scoperto che non siamo innumerevoli e infallibili, abbiamo catturato un boss dei cattivi come Alastair ma non riusciamo a farlo parlare."
"Dimentichi di menzionare chi hanno assoldato per interrogarlo." La donna lo fissò torva. Il suo disappunto e la sua preoccupazione erano onde crepitanti attorno a lei. Belial ne percepiva quasi il sapore e ne era deliziato. Lo era sempre, quando poteva trovare qualcosa per pungolare qualcuno, anche se dotato di ali.
"Ti piace il suo miglior allievo, per caso?"
"Non è questo il punto, lo sai." tagliò corto.Sperò di essere risultata convincente.
"E allora cosa ti tormenta?"
"Castiel. E' finito in mezzo, oltre che costretto a obbedire a Uriel."
La questione cominciava a farsi interessante.
Castiel. Il guerriero, l'emblema vivente della Fede nella parola del Padre.
L' ordine di torturare uno dei Comandanti degli Inferi non poteva essere partito da un galoppino qualunque. Se le cose stavano come le aveva descritte Anna, persino lui sentiva odore di marcio.
Le lotte celesti non erano di competenza dei Becchini Piumati; ne era stato sempre grato, fino ad ora.
Aveva perso i contatti con i suoi fratelli da qualche giorno e non se n' era preoccupato. In quei mometi difficili, con due Regni ultraterreni di nuovo in guerra, persino loro avevano avuto un bel da fare. Erano morti molti innocenti e avevano dovuto consolare e rassicurare anime angosciate e distrutte da una fine non solo precoce ma anche ingiusta.
Mogli tradite e uccise a causa di una Sirena che aveva traviato i loro mariti. Possessioni spirituali che avevano portato a stragi. Belial aveva patito lo stesso dolore ma non si era mai sottratto all' unica legge riconosciuta dagli Angeli della Morte.
Dovunque sostassero sulla Terra, avrebbero sempre visto le fiamme delle vite di milioni di creature. E agito nel momento in cui alcune di queste cominciavano ad affievolirsi. Non importava il colore del fuoco, la lotta opposta al Fato ormai deciso.
Nessuna seconda possibilità, nessuna speranza di tornare. A meno di disposizioni diverse.
Una notte, a spegnersi non era stata una candela ma una delle centinaia di connessioni che tenevano un Angelo legato a un altro Angelo. Ne era seguita un' altra e un' altra ancora.
Fino a rimanere solo.
L'unico superstite in un cimitero senza lapidi e senza tombe.
"Cas non si farebbe mai usare" sentenziò per non pensare al pericolo scampato.
"A meno che la sua condotta non sia finita sotto inchiesta."
Il silenzio che calò conteneva troppe risposte, troppe ipotesi.
"E' il tuo terreno questo, piccola."
"Ti stai chiamando fuori?" Anna era semplicemente incredula. "Qualcuno ci sta decimando, siamo riusciti a impedire la rottura di un solo Sigillo fino ad ora, non sappiamo chi stia dietro il comando di torturare un capo come Alastair e tu-?"
Belial si alzò.
Un movimento lento, preciso, innoquo. L'aria divenne viva, vorticò impazzita in quella piccola bolla di realtà fuori dalla realtà, disegnò e creò ombre irregolari di piume pronte a spiegarsi. Le stava ancora sorridendo, un ragazzo sul punto di congedarsi teneramente dalla propria compagna.
"Io prendo sempre le mie decisioni di testa mia."
Sorriso dolce. Voce proveniente da un luogo in cui nessuno sarebbe voluto finire.
"Sono nato così.E' per questo che nostro Padre mi ha mandato a fare quello che nessuno di voi vuole fare. Non aiuterò Castiel. Se davvero è finito in mezzo a qualcosa di più grande di lui, dovrà cavarsela da solo."
Si chinò verso Anna e le carezzò il profilo del volto affilato dagli smisurati occhi verdi.
"Rilassati e preparati per la stampa" le sussurrò sfiorandole le labbra in modo tutt' altro che casto.
Con uno schiocco udibile solo alle orecchie di un essere celestiale, le due parti di realtà si rinsaldarono.
L'odio di Kate divenne doloroso come un pugnale infilato tra le scapole.
"Maledizione!"
"L'imprecazione ti dona quasi quanto il colore dei capelli" le venne mormorato. L' Angelo scivolò fuori dalla panca.
"Devi scusarmi ma sono in ritardo. Se quella ragazza sarà impegnata a insultarti mentalmente e a sognare lei al tuo posto, forse avrà un ultimo bel ricordo, per quanto frutto di una fantasia."
Anna deglutì.
Non si tratta di lei, le sussurrò direttamente nella testa, ponendo fine alla sua recita e salutandola con trasporto.
Anna sentì il resto della frase e di sottecchi, osservò la giovane cameriera.
Aveva tempo di provare pena, prima di tornare a pensare a Uriel, ad Alastair e a un dubbio che la stava letteramente mangiando pezzo per pezzo.
Presto un operatore del 911 avrebbe chiamato il Nanny's.Avrebbe chiesto di Kate Ashford, per darle una terribile notizia.
Apocalisse imminente o no, guerra fraticida o no, la vita andava avanti. E al suo fianco si sarebbe sempre potuto intravedere un lampo oscuro, lo strascico del mantello della Morte portato addosso da un figlio di buona donna decisamente attraente.




Angolo (tetro e buio) dell' autrice: Quasi settanta visioni per un prologo di poche righe. Ragazzi, vi adoro. Sul serio! Adesso si parte col botto e non con uno ma ben tre angeli!
Come ho già specificato, "DL" si colloca a circa metà della S04, dopo la cattura di Alastair e le conseguenze da essa scatenate. Belial è una mia invenzione e deve la sua nascita a una di quelle domande che non bisognerebbe mai porsi. Tipo :"Ma scusate, possibile non ci siano Angeli della Morte?"
Sì, avete ragione. Forse non avrei dovuto chiedermi niente.
Come da tradizione, ben avviata nella serie, mi sono divertita (e mi divertirò ancora!) a mettere citazioni in ogni angolo e da fandom molto diversi.
Drunken lullabies: cominciamo dalla canzone che da il titolo al capitolo e alla fan fiction stessa. Gli autori sono i Flogging Molly e potete ascoltarla qui:

https://www.youtube.com/watch?v=H8Zs1xfxaq4

Nanny's: chi segue "Once Upon a Time" potrebbe avere avuto un sospetto a leggere questo nome. Sospetto confermato. E' un omaggio a una delle tante serie che seguo.
Belial: il nome del mio angioletto è stato preso dal manga "Angel Sanctuary", letto dalla sottoscritta quando era una pulzella giovane e innocente. Ho trovato stesse a pennello al mio personaggio, dal momento che è decisamente sopra le righe, geneticamente incapace di prendere qualcosa sul serio e mostrare cosa pensa veramente se la cosa non va a suo favore.
Anche l' idea del Palazzo delle Candele è un rimando a un altro manga sugli Shinigami, i corrispettivi nipponici dei Reaper; mi sono divertita a renderlo un luogo umido, squallido e spartano rispetto al suo originale.
Bene, direi che per oggi vi ho scassato le scatole con le mie notevoli incapacità a sufficienza. Ci risentiremo tra due settimane e se nel frattempo vorrete farmi sapere cosa pensate della storia, siete i benvenuti!
Maddalena














 
  
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