-CeCe! Alzati tesoro.- la voce di mia madre è forte e chiara, ma il mio sonno ha la meglio e le palpebre mi cadono pesanti sulle iridi color acquamarina.
-CeCe!- sbircio stanca dallo spazio lasciato dalle palpebre schiuse e borbotto:
-Arrivo mamma...- non sono nemmeno certa che mi abbia sentito. Mi metto a sedere gobba con gli occhi che mi bruciano, mando un'occhiata alla scrivania colma di libri e l'attenzione mi cade su un fascicolo azzurro. Cerco di concentrarmi e leggo assonnata: fascicolo delle competenze di CeCe Prake. Improvvisamente mi ricordo tutto: il perché quella mattina mi ero svegliata presto e l'importanza di quel giorno. La sonnolenza mi passa d'un colpo e scivolo come una pantera giù per la scala a chiocciola.
Mi attende in cucina un tavolo apparecchiato sontuosamente, o almeno relativamente ad una colazione. Una tovaglia rosa nuova di zecca ricade sul vetro del tavolo formando delle pieghe, sopra un piatto pieno zeppo di uova e bacon. Accanto c'è un bicchiere d'aranciata con un ombrellino di carta dentro. Ma a catturare subito la mia attenzione è un manifesto in fucsia fluo pendente dal soffitto con scritto in verde acqua: "Buon viaggio alla mia neo-studentessa del college!"Sfodero un'ampio sorriso:
-Non dovevi mamma...-
-Certo che dovevo amore mio! È la tua ultima colazione qui per molto tempo. Emozionata per il college?- sospiro:
-Contenta e preoccupata... Sai, ansiosa per la compagna di stanza che mi aspetta!-
-Ti troverai bene!- così chiacchierando non mi sono accorta che ho finito di mangiare e che sto raschiando con la forchetta il fondo pulito del piatto. Mi alzo per andare a prepararmi:
-L'aranciata non la bevi?- arriccio il naso.
-Non mi va.- corro di sopra e apro le ante a specchio del mio armadio osservando come un'estranea tutti quei vestiti e tutte quelle scarpe. Prendo in mano una lunga gonna a fantasia ma dopo averla osservata a lungo la tiro sul letto scuotendo la testa. La mia scelta successiva sono un paio di pantaloncini jeans cortissimi un po' strappati: i miei preferiti. Li giro e li rigiro ma alla fine decido di metterli nella valigia infatti mi sembrano troppo scollacciati e azzardati per il primo giorno e potrebbe farmi fare la figura della... Come dire per essere educata... Troia? Puttana? Decidete voi. Fisso adesso un vestito blu accollato e coprente che a dir la verità ho sempre odiato infatti a catturare la mia attenzione è un bagliore di verde accanto. Un lembo di lycra (tessuto dei costumi) verde germoglio pende da un cassetto chiuso. Lo apro e prendo in mano un vestito di Lycra color verde germoglio a fascia, che in realtà è un po' corto, quasi inguinale, ma che mi piace molto. Lo metto sul letto e fisso la scarpiera ma la scelta delle scarpe è molto facile: prendo un paio di converse bianche con le righine rosse e blu ai lati.
-Ricordati la doccia CeCe!- grida mia madre ma io non la sento perché di già l'acqua scorre forte attorno a me. Fresca e rilassante mi scivola sulla pelle facendomi rilassare i muscoli in tensione per l'emozione e facendomi svegliare del tutto. Quando mi accerto che la mia pelle profumi di sapone alla vaniglia prendo l'asciugamano azzurra e massaggio delicatamente il mio corpo bagnato frizionando gli arti fino a che non rimane più una sola goccia birichina. Indosso il vestito verde germoglio che mi cade attillato sul busto magro e sul seno prosperoso ma largo appositamente sulle cosce, per poi stringersi nuovamente nel bordo elasticizzato di sotto.
Le converse mi calzano a pennello e sorrido compiaciuta mentre mi osservo allo specchio. Pettino i miei lunghissimi capelli color nocciola e applico un po' di matita attorno agli occhi color acquamarina chiarissimi che spiccano sulla carnagione abbronzata del viso.
Alla cieca prendo metà guardaroba (top, magliette corte e lunghe, gonne, minigonne, jeans strappati e attillati o interi e larghi) infine verso letteralmente l'intera scarpiera in un'altra valigia.
-Mamma sono pronta!-
-Anch'io tesoro vieni in macchina!- scendo e apro il portone di casa aspettandomi di trovarmi davanti alla cabriolet rossa della mamma ma mi sorprendo di vedere mia madre in piedi con un sorriso smagliante davanti a una Q3 bianca lucida nuova di zecca.
-Regalino per la mia bambina.- certo, ora ho sedici anni e posso guidare la macchina, ma non mi aspettavo questo regalo: la mattina del mio primo giorno al college inizia più che bene.
-Grazie mamma- le salto al collo e le bacio la guancia profumata poi mi allontano aprendo lo sportello del lato guidatore:
-No CeCe, per oggi guido io.- la guardo stupita ma non controbatto e salto accanto.
Mia madre mette in moto e partiamo, ogni metro che passa la mia ansia aumenta a pari passo con la curiosità e comincio a fantasticare sulle mie possibili compagne di stanza: mi immagino una secchiona santarellina con lunghe gonne ma simpatica, una ragazza dolce che porta sempre del cibo nella stanza, una maniaca dell'ordine che passa tutta la giornata a sistemare o una maniaca della pulizia che sta ore in bagno; invece una troia che porta giorno e notte ragazzi in camera? No grazie!
-Capito CeCe?-
-Eh?- non mi ero accorta che mia madre mi stava parlando.
-Dicevo che tra cinque minuti arriviamo.- appena vedo il cartello: "Pretty College ⬆️ cinquanta metri" mi viene un tuffo al cuore e quando vedo in lontananza il profilo di un edificio che sarà una confraternita mi metto a saltellare.
Finalmente in trenta secondi arriviamo, mia madre parcheggia e tira giù dal portabagagli i miei tre trolley.
-Li porto io fino all'ufficio registrazione CeCe!- sorrido e annuisco gratificante.
-Scusi, mi chiamo CeCe Prake, posso avere le chiavi della mia camera?-
-Ha detto CECE PRAKE?-
-Esattamente.-
-Bene, la sua camera è la 214, la sua compagna è già dentro.- il ragazzo dai capelli rossi che parlava con me fa cadere una chiave di acciaio nella mia mano. Sussulto per quanto è fredda, ma poi mi riprendo e mi avvio con dietro mia madre. Lei ha detto che avrebbe portato i miei bagagli fino a quel punto soltanto ma a quanto pare sta continuando. Mi fermo con il cuore che mi batte all'impazzata davanti ad una porta rosso rubino con scritto in dorato luccicante: 214.