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Autore: Mir7    06/07/2015    0 recensioni
-Hai visto, no? Basta andare dritti contro il muro- spiegai.
-Ma se poi invece ci sbatto davvero contro?- si preoccupò Alessandra.
-Ti prego, vai e basta. Sennò ti ci spingo- le dissi.
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Infanzia Magica

Vivevamo in un paesino sconosciuto ai più, in una valle nei pressi di Lancaster. C'erano poche casette dallo stile rustico e fantastico; in alcune c'erano dei semplici negozi al piano terra. Tutt'intorno c'era il bosco, l'erba fresca e i fiori lillà erano ovunque. L'atmosfera era magica e perfetta per vivere in tranquillità e crescere nel tuo mondo di fantasia. Le cose che incuriosivano di più i bambini del posto erano il bosco e il maniero in cima alla collina più alta. Dal bosco si sentivano provenire strani rumori durante la notte e, da quel che raccontano gli adulti, nel nostro primo anno di vita si illuminava di verde. Dopotutto il bosco è sempre stato un posto d'esplorazione e curiosità per i bambini. Invece il maniero aveva un che di sinistro. Era nero, ma dava sul verde scuro. Giravano voci che lì dimorassero mostri, fantasmi e demoni. Ogni volta che i bambini raccontano queste storie ai più piccoli, un sorriso si ritrae sulla faccia degli adulti. Loro sapevano la verità, l'hanno sempre saputa. Nel paesino ci saranno stati più o meno trenta bambini. Ci piaceva giocare con loro a nascondino (a volte diventava più strano del solito) o ad acchiappino, ma preferivamo di gran lunga andare a fare esplorazioni nei dintorni solo noi tre. Alessandra, Claudia, Michela. Siamo sempre state molto diverse ma ci volevamo bene e ci divertivamo comunque. Claudia era la più coraggiosa delle tre. Era lei la prima a svegliarsi la mattina con qualche idea malsana per farci finire in qualche guaio. Alessandra e Michela ne avrebbero fatto a meno, ma sapevano che alla fine vivevano grandi avventure che le avrebbero tanto emozionate. Alessandra offriva sempre ghirlande di fiori alle sue amiche (un po' a chiunque) per vederle felici. Le piaceva rotolarsi giù per le colline e aiutare sua mamma in cucina. In comune con Michela, amava la lettura di racconti fantastici e spesso si scambiavano i libri, ma non sempre. I libri di Michela avevano qualcosa di strano e, quando andava a casa sua e toccava qualcosa senza il suo permesso, lei si arrabbiava molto. La mamma di Alessandra aveva un aspirapolvere nuova di zecca comprata a Lancaster e quindi lei non capiva perché Claudia e Michela usassero ancora le scope. Inoltre, ogni tanto, vedeva dei gufi volare via da casa loro e le era proibito entrare nelle camere dei genitori quando giocavano a nascondino a casa di una delle due. Erano cose strane ma Alessandra non ci pensava mai troppo. Michela era curiosa e rispettava le regole, quindi si tratteneva dal ficcare il naso dove non doveva; tranne che per le esplorazioni. Amava leggere qualsiasi libro le si mettesse sotto il naso, sopratutto se si trovava nel suo luogo preferito. Adorava passare i pomeriggi sotto una quercia, vicina al bosco, a leggere e scrivere. L'unico argomento che evitava erano i ragni e i rettili, le facevano schifo. L'unica del gruppo che aveva il coraggio di schiacciarli anche se ne aveva paura era Claudia. Quando avevamo sette anni decidemmo di fare la spedizione più importante e spaventosa per i bambini del villaggio: scoprire cosa si nascondeva dentro la magione sulla collina più alta. Partimmo subito dopo pranzo per avere più tempo possibile da dedicare alla missione. Claudia indossava dei pantaloncini di jeans e una maglietta rossa con delle paillettes oro che formavano un cuore, teneva i capelli legati in una coda alta. Essendo estate i suoi capelli marroni iniziavano a diventare biondi. I suoi occhi color cioccolata brillavano dall'emozione mentre salivamo la collina. Alessandra aveva una canottiera arancione con sopra dei gattini e dei jeans corti bianchi. Si legò velocemente i capelli ricci marroni in uno chignon, senza il bisogno di un gommino. I nostri occhi marroni si guardarono incitandoci implicitamente ad aumentare il passo. Non so perché quella mattina avevo deciso di mettermi una gonna blu, ma non erano adatti a quell'occasione speciale. I brillantini sulla mia t-shirt blu splendevano per il sole. Una cosa l'avevo azzeccata quella mattina: mi era fatta una treccia. I miei capelli, anche se più chiari di quelli di Claudia, schiarivano contemporaneamente ai suoi, facendomi diventare metà bionda e metà castana. Quando arrivammo in cima, iniziammo a pensare al nostro piano.

-Potremmo semplicemente bussare e vedere se qualcuno ci apre- provò Alessandra.

-Cosa? E dove sarebbe il bello dell'avventura dopo?- disse Claudia.

-Non mi sembra affatto una buona scelta. Io tenterei con il guardare dalle finestre per ora- commentai.

Facemmo come avevo suggerito io, ma le tende per tre lati erano tirate. Quando trovammo una finestra buona, sbirciammo dentro. Era una casa molto ben arredata. Il salotto era spazioso e colmo di ricchezze. Legno scuro, verde smeraldo e qualche tocco di nero e argento. Era molto elegante e singolare. Dalla nostra distanza non era sporca, quindi doveva essere abitata da essere umani, e non disabitata. Dovevamo cercare delle prove.

-Dobbiamo trovare un modo per entrare- disse convinta Claudia.

-Ma se poi ci sono dei mostri??- chiese Alessandra spaventata.

-Allora speriamo di essere più veloci di loro- esclamai per poi deglutire, un po' spaventata.

Sbirciammo anche in un'altra finestra: la cucina.

-Magari qui c'è una porta aperta... o altro- disse Claudia.

Trovammo una piccola apertura in alto e una porta con il passaggio per gli animali. Optammo per la seconda scelta. Anche se Claudia era già alta per i suoi sette anni, non potevamo arrampicarci tutte. La cucina era di legno chiaro e bianca. Ci muovemmo tra la mobilia della stanza e dei corridoi come se fossimo delle spie. -Nessuno in vista, possiamo andare- disse Alessandra. Controllammo un enorme sala da pranzo (più che altro banchetti, pensai) sempre dai colori verde ed argento. Non poté non scapparci un wow per la sorpresa. Cosa ci faceva una casa così magnifica in un posto del genere? Prima di cambiare stanza vedemmo qualcuno, o almeno lo intravedemmo. Ci spaventammo nel sentire i passi di qualcuno.

-Torniamo a casa!- tutt'e tre all'unisono.

Passammo davanti al salotto per avere via libera e notammo una bambina sola, seduta sul divano. Ci fermammo ad osservarla. Aveva i capelli marrone scuro mossi che le scendevano lungo le spalle ed era vestita di nero e bianco.
Dopo un po' Alessandra, senza dirci niente, si avvicinò a lei. -Ciao, come ti chiami? Perché sei qui da sola?-

La bambina era un po' restia e molto sorpresa. -Più che altro, cosa ci fai tu qui. Io ci vivo-

-Allora questa casa non è abitata dai mostri! Lo sapevo!- disse gioiosa Claudia.

-Non ti abbiamo mai vista al villaggio- notai.

-Mamma e papà dicono che è meglio non mischiarsi con chi non è come me- disse seria.

Aveva anche lei gli occhi come i nostri, ma il suo sguardo era tagliente.

-Ma non è bello stare qui da soli! Dai, vieni a giocare con noi sulle colline!- esclamò Alessandra prendendo le mani della sconosciuta.

-Potremmo fare il gioco della campana, andare nel bosco...- iniziò Claudia.

-Chiaccherare sul prato o scoprire misteri- conclusi.

-Va bene... proverò. Lasciatemi mandare un messaggio ai miei genitori- disse lei avvicinandosi ad un tavolo.
Da un cassetto prese pergamena e penna, iniziò a scrivere.

Quando uscimmo, lei fischiò e un gufo scese da un albero vicino. Legò il bigliettino alla zampa e lo lasciò andare.

-Cosa hai fatto?- domandò Alessandra curiosa.

-Niente che ti riguardi- rispose secca.

-Ah... scusami- disse la ricciola con tono triste.

-Tranquilla, non devi preoccuparti. Io mi chiamo Erica, comunque- si presentò finalmente la nostra nuova amica.
Da quel giorno Erica giocò sempre con noi, e qualche volta con gli altri bambini. Ora il gruppo era completo e le nostre avventure erano più emozionanti di prima con una nuova compagna. Lei era una molto diretta e schietta, può risultare antipatica di prima attrito ma se la conosci bene ha un cuore d'oro. È simpatica e molto furba. Lei ci ha sempre consigliato la strada più adatta nelle missioni, con la sua furbizia riusciva a raggirare molte cose. Io e lei tenevamo a bada lo spirito intraprendente di Claudia. Consolava Alessandra quando si sentiva giù perché lei era la più sincera di tutte e non potevi non crederle. Avevamo molto in comune anche sotto l'aspetto “strano” come lo interpretava la piccola Alessandra. Lo sentivamo entrambe di essere uguali, dal punto di vista sanguigno, e lei ne ebbe la conferma dopo un pigiama party a casa mia. Da quel giorno iniziammo a parlarne quando in giro non c'erano le altre, perché non ne eravamo molto sicure che loro sapessero. Gli anni passarono con lo stesso ritmo e tutto rimase uguale, per quelli intorno a noi. Un giorno, quando avevamo dieci anni, passeggiavamo nella foresta e un ramo stava per cadere in testa a Claudia. Lei tirò il braccio verso l'alto per difendersi e lo stecco si fermò a mezz'aria. Poi Claudia si spostò e il ramoscello cadde ai suoi piedi. Dopo aver visto quella scena, Alessandra ci chiese di fermarci, così ci sedemmo sull'erba in una raduna nel bosco.

-Ditemi che non ho le allucinazioni implorò Alessandra.

-Sarebbe da dirti di sì... ma no, l'abbiamo visto tutti- confermò Erica.

-Allora vorrei raccontarvi una cosa che è successa a me, una settimana fa- iniziò lei.

-Dai, parla- la incitai. -Vai avanti- disse Claudia.

-Ero in cucina con mamma per preparare i biscotti preferiti di papà. Stavo per prendere un uovo ma è scoppiato appena ci ho messo la mano sopra! Mia mamma si è arrabbiata con me perché era convinta che avessi rotto l'uovo di proposito. Sono andata in camera arrabbiata e la porta si è aperta di scatto da sola!- disse sconvolta Alessandra.

-Stai tranquilla, fai finta di niente- le disse Claudia.

-Anche a noi succedono cose di questo tipo- la consolò Erica.

-A questo punto dobbiamo solo aspettare- esclamai per poi sdraiarmi sul prato.

Erica e Claudia annuirono perché capivano a cosa alludevo, mentre Alessandra era più confusa del solito ma si sentiva bene a sapere che non era sola.

 

  
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