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Autore: deborahdonato4    06/07/2015    1 recensioni
Ade è annoiato per via dell'assenza di Persefone.
Apollo si trova negli Inferi come punizione.
Cosa mai potrebbe accadere tra i due?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ade, Apollo
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Apollo gli concesse di portare solamente una borsa. All’interno c’erano solo due cambi di vestiti per entrambi. Apollo aveva intenzione di fare spese folli in quella settimana di vagabondaggio, e Ade era riuscito a trovare molto denaro umano per accontentarlo.
«Andiamo anche a trovare Will e Nico?» domandò Apollo, sistemandosi la camicia e il ciuffo ribelle davanti allo specchio di Ade.
«Non penso sia il caso. Hanno già abbastanza problemi con la loro figlioletta.»
«Uff, d’accordo. Ma un giorno mi piacerebbe rivederli.»
Ade annuì e restò in attesa che Apollo finisse. Una volta Nico gli aveva detto che anche Will impiegava tanto tempo a prepararsi per uscire. Chissà com’era sopravvissuto il figlio per tutto quel tempo in compagnia di un figlio di Apollo.
«Sono quasi pronto!» esclamò Apollo, sedendosi e controllando che i lacci delle scarpe fossero legati bene, e che nulla sfuggisse al suo controllo.
Ade sorrise osservandolo. Ora capì Nico. Quello che lo aveva fatto restare paziente con Will Solace era di sicuro l’amore profondo che provava nei suoi confronti. E anche lui provava lo stesso per Apollo. Era amore quello che gli faceva cantare il cuore ogni volta che lo vedeva.
«Sono pronto!» esclamò Apollo, balzando in piedi entusiasta e guardandolo. «Andiamo?»
Ade gli si avvicinò baldanzoso e lo baciò. Apollo restò sorpreso dal bacio e ricambiò con slancio.
«Hai messo il lucidalabbra?» domandò Ade, perplesso, scostandosi da lui ma tenendolo abbracciato.
«All’arancia. Ti piace?» sorrise Apollo.
Ade rise. «Certo che mi piace. Ora andiamo.»
Lo portò via con un viaggio-ombra.
Ade aveva avvisato Persefone che sarebbe partito con Apollo in quella settimana di vacanza. Persefone aveva annuito controvoglia, e Ade le aveva rassicurato che sarebbe tornato ogni sera per controllare il lavoro. Non per aiutare la moglie, ma per sfuggire allo shopping di Apollo.

Quando Apollo si guardò attorno, si ritrovò davanti ad un hotel a cinque stelle nella città di Parigi. Per un momento restò a guardare la Tour Eiffel  a bocca aperta, poi inspirò profondamente l’aria che sapeva di brioche appena sfornate e corse nella piazza lasciandosi Ade alle spalle.
Con un sospiro, Ade lo seguì e si sistemò gli occhiali da sole.
«Non è un luogo splendido?» domandò Apollo, con lo sguardo eccitato e decisamente felice.
«Sì, non è male.» annuì Ade, serio.
Apollo sbuffò. «Non è male? Scherzi?» 
«È magnifico questo posto, ma non quanto te.»
Apollo arrossì violentemente. «Ah.»
Ade ridacchiò del suo imbarazzo, e fu lui ad arrossire quando Apollo lo baciò. Per fortuna aveva ancora le sembianze di un uomo biondo, quindi nessuno si scandalizzò più di tanto nel vederli baciare.
«Andiamo in camera.» mormorò Apollo al suo orecchio, mordicchiandogli il loro per un secondo.
«Pensavo volessi restare qui ancora un po’.» rispose Ade, lanciando un’occhiata alla Tour Eiffel.
«Se restiamo qui ancora un minuto, mi inginocchio davanti a te, e non per chiedere la tua mano.»
Ade diventò rosso come un peperone. Il dio del sole era incredibilmente sfrontato, certe volte. Lo prese per mano e tornarono all’hotel, prese la suite più bella e quando furono dentro Apollo lo spinse contro la porta chiusa e gli tirò giù i pantaloni, senza lasciargli nemmeno il tempo di posare la borsa.
«Uff, Apollo, sei proprio…» mormorò Ade, cominciando a gemere e ad accarezzargli la chioma biondo.
Apollo lo guardò divertito e continuò a muovere la lingua su di lui fino a farlo venire nella sua bocca. Si scostò, osservandolo e pulendosi le labbra.
«Ecco. La Tour Eiffel mi fa questo effetto.» sorrise.
«Verremo qui più spesso.» annuì Ade, serio, trascinandolo sul letto enorme che li aspettava.
Apollo rise, e scosse i riccioli, riuscendo a frenare la presa forte del dio. «Mi dispiace, ma dobbiamo fare la passeggiata per la città e lo shopping scatenato. E domattina ci sveglieremo presto per andare al Louvre. Lo voglio visitare tutto.»
Ade sospirò, affranto. «Come vuoi.» Infondo, quella era la settimana dedicata ad Apollo.
«E stanotte faremo l’amore.»
Ade sussultò ed esclamò: «Fantastico!» 
Apollo rise e lo trascinò fuori dalla stanza.

Salirono sulla Tour Eiffel e si fecero scattare un paio di fotoricordo da alcuni passanti. Apollo evitò di baciare Ade per i primi tre scatti, ma Ade non resistette all’impulso di baciarlo a sua volta, e rimasero stretti l’uno all’altro sulla Tour Eiffel a godersi una bella pomiciata mentre il loro fotografo umano li guardava imbarazzato, senza sapere se poteva lasciar loro la macchinetta fotografica o se doveva aspettarli.
Quella sera nella suite d’hotel tennero svegli i loro vicini di stanza per quasi tutta la notte, ma nessuno ebbe coraggio di lamentarsene visto che la coppietta aveva prenotato per una sola nottata.
Dopo la visita al Louvre mano nella mano, Apollo si chiuse in un centro commerciale e fece impazzire i commessi con le sue centinaia di richieste. Nel frattempo, Ade scese negli Inferi a controllare l’operato della moglie, e dopo un’ora abbondante tornò da Apollo, aspettandosi di vederlo furioso per averlo aspettato così a lungo.
Ma quando arrivò, Apollo sembrava ancora bisognoso di tempo, e Ade restò seduto fuori dal negozio, su una panchina, intento a mangiare il gelato, sperando che si muovesse.

Apollo fece grandi acquisti in tutti i negozi in cui capitarono a Parigi, cioè moltissimi. A quel ritmo, Ade pensò che non sarebbero mai riusciti a vedere tutte le città nella lista di Apollo. Ma il dio della guarigione lo sorprese.
Passavano tutti i giorni saltando da un posto all’altro, e la notte si fermavano in belle città a fare l’amore in suite di lusso disturbando i vicini di qualche piano.
Quando giunsero a Venezia, Ade portò dei fiori alla tomba di Maria di Angelo, la madre di Nico. Era stato lui a farla seppellire, dopo aver spedito i due figli nel Casinò Lotus. 
Ade e Apollo andarono in gondola per un’ora, fecero compere, e poi si spostarono a Firenze. E a Roma. Presero l’aereo per andare a Londra, e poi a Barcellona, e utilizzarono di nuovo il viaggio-ombra per tornare alla mente primaria. Parigi

«Ti piace così tanto stare qui?» domandò Ade, osservando Apollo sotto la doccia.
«Mi piace tantissimo, è la mia città preferita! Quando ci provavo con Afrodite, venivamo qui tutti i week-end…»
«CI PROVAVI CON AFRODITE?»
Apollo ridacchiò. «E lei ci provava con me. Ma tra di noi non è mai successo niente perché siamo troppo simili e vogliamo entrambi dominare. E poi, i miei capelli sono più favolosi dei suoi, e lei non riesce a digerirlo. Voleva che me li tagliassi come Ares.»
Ade sospirò divertito.
Apollo spense l’acqua e gli fece cenno di entrare. Ade non si fece pregare e si lasciò insaponare dal dio del sole.
«A te non piace Parigi?» domandò Apollo, mordicchiandogli l’orecchio.
«A me piace Parigi.» lo rassicurò Ade, accarezzandogli il sedere e stringendoglielo tra le dite. «E mi piace ancora di più stare qui con te.»
Apollo sorrise. «Ti amo, sai?»
«Ti amo anch’io.»
Restarono abbracciati per un minuto, poi Ade aprì l’acqua tiepida e riprese a lavarsi. Apollo studiò i suoi movimenti mordicchiandosi la lingua.
«Cosa farai con Persefone?» chiese.
«Ancora con questa storia?» sbuffò Ade, infastidito.
«Ti farò domande a riguardo per sempre.»
«Uff.» Ade finì la doccia e uscì per primo, subito seguito da Apollo.
«Non sai cosa farai, vero?» chiese Apollo, sedendosi sul letto a gambe aperte, osservandolo con sguardo furbo.
Ade si asciugò, restando un po’ a fissarlo. «Non ho ancora deciso… Mi distrai apposta? Lo fa anche Will con Nico.»
Apollo si stese sul letto, allungando le braccia. «Non sto cercando di distrarti.»
«Sei sicuro?»
Apollo annuì, rotolandosi sul materasso fino a restare a pancia in giù. Si mordicchiò il pollice, e facendolo si volto verso di lui con un sorrisino malizioso.
Ade lasciò cadere l’asciugamano e quasi gli volò addosso. Lo baciò con energia, accarezzandogli tutto il corpo e mordicchiandogli il labbro diverse volte. Apollo iniziò a gemere per quella valanga di baci, e le carezze di Ade, e quando il dio della morte gli entrò dentro ebbe un sussulto dal profondo di sé e iniziò a mugolare per il piacere.
Ade gli sollevò i fianchi e lo penetrò più a fondo, muovendo i propri con un ritmo veloce. Apollo lo guardò ammirato, pensando di aver proprio fatto un ottimo lavoro con lui.
Dopo qualche minuto, Apollo si voltò e Ade lo penetrò di nuovo, baciandogli la schiena e passandogli le dita sul sesso già duro. Mossero le mani insieme, cercando di andare a tempo con le spinte e gli affondi di Ade, ma il dio della morte venne prima di Apollo. Ade gli baciò il petto respirando a fatica, e si impossessò della sua erezione per un altro minuto prima di sentire il seme caldo del dio del sole nella propria bocca.
«Wow.» mormorò Apollo, accaldato, mentre Ade gli si coricava vicino prendendolo tra le braccia. «Stai diventando un maestro.»
«Lo sai che gli allievi superano sempre i loro maestri, vero?»
«Non farlo.» rise Apollo, baciandolo sulla gola. «Io devo essere il più bravo in assoluto.»
Ade gli prese il volto tra le mani e lo baciò con dolcezza. Apollo ricambiò il bacio stendendosi sopra di lui e infilandogli le dita tra i capelli. Apollo era già pronto a farlo di nuovo, quando bussarono alla porta.
«Servizio in camera!»
Apollo lasciò le labbra di Ade, pensieroso. «Hai ordinato del cibo?»
«No.» Ade scosse la testa.
«Allora perché c’è il servizio in camera?»
«Boh.»
«Uh! Mi piace quando il cibo arriva all’improvviso!»
Apollo fece per alzarsi, ma Ade lo tenne stretto contro di lui.
«Non possiamo mandarlo via e amarci ancora un po’?»
Apollo gli baciò la punta del naso. «C’è tutto il tempo di amarci dopo il pasto.»
Ade sbuffò e guardò Apollo infilarsi la vestaglia. L’unica altra cosa che Apollo poteva fare per ore era mangiare. Ade lo seguì con lo sguardo finché non sparì nel corridoio che portava alla porta.
«Ehilà! Grazie per..!»
Poi il tono allegro di Apollo si spense e Ade ne distinse un’altra.
«Allora, ti stai godendo questa settimana fuori dagli Inferi?»
Ade si sentì sbiancare, e fu sul punto di tornare proprio negli Inferi quando il proprietario della voce superò Apollo e si fece spazio nella suite.
«A giudicare dalla grandezza di questa stanza, io direi proprio di sì. È una di quelle che chiamano suite di lusso, vero? Dimmi, tu…»
Zeus rimase spiazzato nel vedere Ade steso sul letto, mezzo coperto, e il volto arrossato per l’imbarazzo.
«N-Non è co-come può s-sembrare.» balbettò Apollo, arrossendo fino alla punta dei capelli. 
Ade recuperò i suoi vestiti e si vestì in fretta mentre Zeus teneva gli occhi puntati sul figlio dio. Sembrava in cerca delle parole giuste da dire, ma sembrava anche aver ingoiato una zuppa di brodo particolarmente schifosa.
Alla fine, voltandosi verso Ade, disse una breve frase.
«Sull’Olimpo. Subito.»

   
 
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