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Autore: AthinaNike    06/07/2015    1 recensioni
Più di un pokémon, ma meno di una donna: la storia di Gaelle
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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VI

 

< Sbrigati Claire! >.

Cavolo. Quando correva sembrava più veloce di un Lopunny! Mi misi a correre più veloce, per quanto me lo permettevano i miei polmoni, attraverso la radura facendo scricchiolare l’erba lievemente umida sotto la suola di gomma delle scarpe. C’erano delle tracce... dei segni neri, come di bruciato. Sembravano cerchi concentrici. Mi chiedevo come avessi fatto a non accorgermene. Gaelle era molto più avanti di me, e aveva già raggiunto il centro di quei cerchi irregolari e non uniformi. Si guardò i piedi e si piegò sulle ginocchia, sedendosi sui talloni e toccando per terra. La raggiunsi ansimando e le posai una mano sulla spalla. Il cielo era lievemente nuvoloso, e da una veloce occhiata pensai che stesse velocemente diventando plumbeo. Scherzi primaverili. Guardai anche io ai miei piedi. Rimasi senza parole.

< Gaelle... Tu... Non ti ricordi di quella tavola di pietra... vero? >. Ammetto che in quell’istante iniziai a sudare freddo, e mi rimproverai di non aver seguito quel maledetto corso sugli Unown a scuola. Maledizione.

Era una fottuta tavoletta di pietra grigia -direi granito, ma molto probabilmente mi sbaglio- dove erano stati raffigurati centinaia di caratteri Unown, con i loro occhietti quasi spiritati. Gaelle mi chiese di aiutarla a tirarla su. Era mezza sotterrata e mezza no, messa in obliquo rispetto al terreno. Dopo cinque minuti circa riuscimmo ad appoggiarla contro un albero, lontano dal centro della radura. Pesava un botto! Da sole non riuscimmo a portarla, chiesi perciò aiuto ad Alex.

Dopo di che, iniziammo ad analizzarla.

< Non ti ricordi proprio niente? > mi chiese Gaelle con quello sguardo triste tipicamente suo.

< Riesco a leggere quello che c’è scritto, ma l’interpretazione non sarà la più corretta del mondo >.

Insomma, dopo qualche ora di analisi e traduzione, riuscimmo a intuire che parlava della creazione del mondo grazie ad Arceus. In particolare si soffermava su qualcosa come “Un fiume di anime” che scorreva nella sua mente e pioveva poi sulla terra. Mi venne il mal di testa.

Quando arrivammo a rileggere la lastra per l’ultima volta, notammo una frase che prima non avevamo notato. Stranamente questa aveva una grammatica più facile. Me la ricordo ancora. Come si fa a dimenticarla?!

 

“Scaglia la Lancia contro la Vetta: vedi così la luce”

 

Restammo in religioso silenzio per un minuto o due. Poi successe qualcosa. Vidi con la coda dell’occhio Gaelle che alzava la mano destra e la dirigeva verso la lastra. Sembrava avere gli occhi spiritati. Capì subito che qualcosa non andava. Provai a fermarle il braccio preoccupata da morire ma lei accelerò immediatamente e toccò le iscrizioni che si illuminarono di violetto. Lei non urlò. Io però avvertii come un’onda d’urto sul petto, che mi fece indietreggiare di qualche centimetro. Sempre più velocemente gli Unown si staccarono dalla lastra e cominciarono a roteare vorticosamente attorno a noi. Gaelle mi guardò. Aveva gli occhi che brillavano di quella luce violetta. Lo ammetto. Ero terrorizzata. Mi afferrò per un polso e mi sussurrò all’orecchio di stare tranquilla... che aveva tutto sotto controllo... che sentiva di nuovo parte dei suoi poteri. Poi sentii anche io nella mia testa una sensazione. Un enorme accumularsi di energia pronta per essere scaricata di botto, distorcendo spazio e tempo. L’avevo già provata altre volte. Quella era la mossa “Teletrasporto”. Ma non poteva essere opera di Gaelle! Quegli affarini acceleravano sempre più e iniziai a sentire un fischio nelle orecchie. Era insopportabile. La frequenza divenne così alta che ad un tratto non la sentii proprio più. In quel momento lei mi abbracciò, io la strinsi a me e con un “Crack!” tutto diventò nero e mi ritrovai pochi secondi dopo stesa a terra su un pavimento di roccia color senape, con Gaelle in piedi. Ricordai tutte le volte che le facevo usare questa mossa. Mi ritrovavo sempre ai suoi piedi, e lei si accovacciava su di me con il suo meraviglioso sorriso. Lo fece anche stavolta. Ma senza sorriso. Era tesa. E si notava. Le carezzai il viso e le dissi di stare tranquilla. Lei non parve molto convinta, ma annuì e cercò di sorridere. Mi alzai e guardandomi intorno notai un tempio a cielo aperto: delle colonne di pietra spezzate, rovine ovunque e un leggero ululato del vento... o almeno, sperai fosse del vento. Cominciò un ronzio. Gli Unown adesso componevano parole in aria. Gaelle sembrava come stregata da quei movimenti. Mi concentrai per sentire i suoi pensieri. Era tesa come una corda di violino. Le presi la mano.

< Claire leggi cosa scrivono in aria > sputò fuori dai denti. Si stava sforzando un sacco. Iniziai a farfugliare a bassa voce parole arcane, e sperai di pronunciarle con gli accenti e i suoni corretti.

Quei dannati affari continuavano a cambiare posizione! Accelerai la lettura. Alla fine aveva anche un che di melodico... quasi come una poesia. D’un tratto sentii i respiri di Gaelle diventare irregolari, mi girai e… “Oh cazzo”. D’un tratto iniziò ad ansimare, in un modo che conoscevo perfettamente. Cercai di concentrarmi con tutte le mie forze. Il nostro contatto mentale si ampliava. Diventava sempre più solido, più simile a quando era ancora la mia Gardevoir.

Cominciò anche lei a cantilenare con quell’andamento ansimante le mie parole. Credetemi, è stato straziante. Poi urlò delle parole incomprensibili, e dalla sua esile figura uscì una sfera d’energia psichica che investì tutta la sala dando vita ad alcune scritte -prima invisibili- su tutta la superficie di roccia lì presente. Allora un rumore nauseante investì le mie orecchie. Erano i versi degli Unown che si disponevano in file, poi in circonferenze, una sopra l’altra in verticale, creando un cilindro alto circa sette-otto metri. Gaelle stava per perdere l’equilibrio a causa dello sforzo, ma io la presi tra le mie braccia. Stava succedendo l’inferno, ma io ero lì solo per farle aprire gli occhi.

< Gaelle... Gaelle svegliati > sussurravo mentre le baciavo piano le guance e la fronte. Lei aprì piano gli occhi e corrugò la fronte per la troppa luce. La misi seduta e si guardò intorno spaesata. < Ma.. ma non eravamo a casa... sul letto...? > chiese con voce roca. Deglutì a fatica. Non sapevo cosa risponderle.

Porca miseria. Mi chiedo ancora come riesca ad avere il coraggio di raccontarvi queste cose. Finirò in manicomio.

Poi d’un tratto sembrò ricordarsi tutto d’improvviso. Si sollevò da terra e portandosi la mano sulla fronte disse < Mi sa che non eravamo a letto > con una risata amara.

Scossi la testa sorridendo e la aiutai ad alzarsi. Dietro di noi gli Unown avevano davvero creato una specie di corrente Psichica ascensionale. Ma sapevo che non ci avrebbero fatto entrare lì dentro da svegli. Ovviamente già con Gaelle avevano usato questo trucchetto: come ampliare la capacità mentale e conoscitiva del reale e del trascendente degli uomini?! Semplice. Con il subconscio. Addormenta qualcuno, iniettagli dei sogni e avrai sicuramente il 120% dei risultati in più. Gaelle doveva sprigionare una grandissima quantità di energia psichica, ma con limitazioni umane. Eh beh, il piacere rende più veloce e più potente qualsiasi attività mentale.

< Credo che ci addormenteranno > sospirai guardando in alto. Quella colonna spariva tra le nuvole nere. Rivolsi lo sguardo a lei. Ci fissammo negli occhi. < Sta arrivando l’ipnosi > disse calma Gaelle. Era bellissima. Le presi il volto con la mano e la baciai. < Ti amo Gaelle >.

 

Il sogno mi sembrò durare ore, per no dire giorni. Sapevo che era abilmente orchestrato dai Pokemon, e che aveva il preciso scopo di spiegare qualcosa. Era come se fossimo in una specie di cinema a cielo aperto. Gaelle mi spiegò che le immagini che vedevamo erano quelle del fiume di anime che passava attorno ad Arceus e veniva smistato nei vari mondi. Era davvero enorme. Una scia scintillante e argentea che si divideva in tanti piccoli ruscelli che si immettevano in quelle che sembravano piccole ampolle di vetro. Ce n’erano un sacco. Questo probabilmente era collegato alla teoria del multiverso di cui avevo letto qualche mese prima che Gaelle si trasformasse. Lei nel sogno aveva ancora la forma umana, ma il nostro contatto telepatico era invece come un tempo. Non ero più convinta che fosse un vero e proprio sogno. Quando glielo dissi telepaticamente lei mi sorrise. < No, non è un semplice sogno >.

Apparve di botto Arceus davanti ai nostri occhi assieme alla stanza strana di prima, ma senza Unown. In effetti sembrava tutto molto più luminoso. Senza molti convenevoli si intrufolò nella nostra mente. Non fece nemmeno male. Gaelle era molto delicata a entrare, ma ogni tanto mi causava un blando mal di testa . Con lui manco quello. Come dire, un nome una garanzia.

< Gaelle > disse lui con un filo di pensieri tranquillo e quasi paterno. Cambiò l’ambiente all’interno della sala. Sparirono le pareti e al loro posto spuntò il gelido universo pieno di luci e nebulose, vicine e lontane. In quel momento tutto era così calmo e pacato che mi sembrava addirittura plausibile. O meglio. Per me era la pura verità. Il fatto che l’avesse chiamata per nome non mi sorprendeva. Conosceva tutti. Persino me. Lei era come rapita dall’aspetto e dalla mente di Arceus. Ripetè di nuovo il suo nome < Gaelle. Sei troppo pericolosa >.

< Ho creato un buco nero >

< Hai alterato l’equilibrio dei multiversi >

< Perché sono nata Ralts? Sento che negli altri mondi sono umana >. A quel punto mi investì una specie di conoscenza istantanea. Esistevano tanti mondi paralleli che coesistevano senza sapere l’uno nulla dell’altro o insomma, qualcosa del genere. Non c’era contatto diretto tra questi mondi. Tale contatto può essere creato solo da un rilascio particolarmente grande di energia. In questi mondi si possono assumere aspetti diversi, ma l’anima di un pokemon è essenzialmente diversa da quella di un umano. Non è inferiore o superiore. Semplicemente diversa. Lei è stato l’unico caso in cui l’anima ha avuto “un problema di collocamento”. Appresi che i Ralts sono pokemon molto complessi, a tal punto da poter essere considerati umanoidi. il fatto di essere cromatica ha reso le cose ancora più difficili. Gaelle è andata verso il corpo a lei più affine nelle vicinanze. La mia Gaelle… Le strinsi forte la mano.

< Ti ho dato il corpo che ti spettava trasformandoti >

< Ma non la testa che la mia anima merita >

< Errori simili non sono permessi. Ho indugiato troppo a lungo >

< Fammi tornare com’ero > disse stavolta con forza Gaelle, tanto che mi fischiarono le orecchie per la forza del suo pensiero.

< Anime come la tua non ne capitano spesso >. Arceus si voltò di lato e iniziò a mostrarci scene di vita quotidiana che avevamo, avremmo, abbiamo in tempi e spazi diversi. Tentava di persuaderla a cedere al suo volere, ma ad ogni immagine, ad ogni ricordo di un altro tempo e spazio lei serrava ancora di più la sua mente, e la mia testa scoppiava. Ogni immagine nuovo la morsa stringeva ancora di più la mia testa. Mi partì qualche urlo credo, perché notavo l’espressione preoccupata e al tempo stesso decisa a non cedere di Gaelle. Lei stessa si mise ad urlare. < Come posso essere sbagliata!? Mi hai creata tu, mi hai dato tu un corpo! > e si gettò in ginocchio al mio fianco cominciando a singhiozzare. Dannazione, odio vederla singhiozzare così, e non potevo nemmeno fare qalcosa! Era lei stessa a immobilizzarmi. Ci fu una specie di esplosione e le immagini si frantumarono in piccoli raggi di luce che si riassemblarono nella forma di un Gardevoir che splendeva di luce bianca e dorata. Si avvicinò a Gaelle e si piegò ad asciugarle le lacrime. Freno l’istinto di andare verso le due, e osservo in silenzio. In qualche modo so che non le farà del male, so che vuole solo mettere chiarezza in questa enorme confusione.

< No figlia mia, non sei un errore. Nell’universo che ho creato alcune leggi hanno “precedenza” su altre e sapevo che sarebbe successo. Non è il tuo corpo o la tua anima il problma, ma il fatto che hai creato un varco nel tessuto stesso degli universi che ho dato alla luce > dice la Gardevoir carezzando il volto di Gaelle che per un istante smette di singhiozzare e mi guarda. < Volevo solo che non le facesse del male > dice quasi sussurrando.

Arceus - Gardevoir le prende il viso con una mano e le gira piano il volto guardadola negli occhi. < Facciamo un patto, ti restituisco il tuo corpo, ma promettimi di non creare mai più quel varco >.

< Lo giuro >.

A quel punto la Gardevoir mi rivolse il suo sguardo e sorrise - o almeno, mi sembrò essere un sorriso - e tutto intorno prese a girare, le stelle e le nebulose attorno a me fino a qando non diventò tutto nero e le mie palpebre si fecero pesanti. L’ultima cosa che ricordo prima di chiudere gli occhi è stata un’enorme lampo di luce colpire Gaelle. Credo di aver anche urlato, e poi la sua voce nella mia mente, come prima, che mi diceva di dormire.



 

Sento dei rumori di sottofondo, clacson, voci e schiamazzi vari, e poi percepisco l’aria salmastra e ancora un rumore particolarmente vicino di serranda che si alza. Stringo gli occhi prima di aprirli e cerco di fare mente locale, ma l’unica domanda che mi tormenta è “Ma dove cavolo sono?!”. Allora apro di botto gli occhi e mi ritrovo nella stanza ad Austropoli. Alla destra del letto Gaelle stava alzando la serranda, e i raggi rossi del sole che tramonta illuminavano il suo collo bianco con alcuni riflessi lilla. Si accorse che mi stavo svegliando e mi guardò con i suoi splendidi occhi arancioni, sorridendo impercettibilmente e a quel punto la sentì, scivolava nella mia testa con la sessa delicatezza di un tempo e per poco non mi misi a piangere.

“Non ricordavo fossi così bella” le dissi mentalmente. Lei mi sorrise ancora di più e credo che in quel momento mi si sciolse lo stomaco. Mi misi seduta sul letto e notai di essere ancora vestita, alzai di nuovo lo sguardo e mi trovai la faccia di Gaelle a due centimetri dalla mia, e aveva una mano sul mio petto. Ingoiai piano e mi accorsi di avere il suo piccolo corpicino sopra il mio. A quel punto con  la sua voce disse piano e dolcemente < Dopo le domande, abbiamo un paio di lezioni in sospeso >. Mi invase il suo profumo di baccanguria e mi abbandonai alle sue labbra.

 
  
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