Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Ray46    06/07/2015    6 recensioni
[Kristanna; accenni di Helsa]
Primo episodio della serie "Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco"
Dopo il famoso incidente da piccola con i poteri di Elsa, anche Anna scopre di possedere un dono: la capacità di creare e di manipolare il fuoco. Anna però, priva dei suoi ricordi a causa della magia dei troll, cresce nella convinzione di essere l'unica con tali poteri, fino a quando, il giorno dell'incoronazione, non scopre la verità.
Questa sarà in sostanza una rivisitazione del celeberrimo film di Frozen e fungerà da introduzione per le altre incredibili avventure che coinvolgeranno Anna, Elsa e tutti i loro amici. Spero di avervi un po' incuriosito e se la risposta e sì, allora vi auguro buona lettura :D
Attenzione: la serie non avrà niente a che fare con l'omonimo libro, da questo ho solo tratto il titolo
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO QUINTO

Incubi e nuovi amici





Elsa si svegliò di soprassalto in preda al panico.
Scostò le sottili lenzuola che la coprivano fino alle ginocchia e si sedette sul bordo dell’ampio letto a baldacchino, anch’esso, come il resto del castello, fatto interamente di ghiaccio, il materasso ed i cuscini imbottiti di neve.
Il respiro era corto e affannato, la fronte imperlata di sudore. Aveva sognato di nuovo sua sorella... quella terribile notte di quasi tredici anni fa.
Gli incubi, che la perseguitavano da che ne aveva memoria, l’avevano seguita fin lì, tra le vette sperdute della montagna del nord, fedeli fino alla fine nell’assolvere il compito affidato loro dalla natura: disturbare il sonno di coloro che gli davano forma.
La regina si alzò dal letto a fatica, la testa che le girava a causa del brusco risveglio; passato il capogiro, decise di fare due passi nel corridoio, sforzandosi di ignorare i fastidiosi brontolii dello stomaco che le ricordavano assiduamente di aver saltato tutti i pasti della giornata.
Mentre camminava, Elsa si accorse con orrore che le pareti avevano assunto un colorito scarlatto, e che da essi fuoriuscivano numerose stalattiti di ghiaccio, molto appuntite e pericolose.
Provò a ripristinare le fattezze originarie del castello, ma il potere non le rispondeva, agiva senza controllo.
Non era la prima volta che accadeva. Era sempre così quando aveva paura: il ghiaccio si ribellava alla sua volontà.

«Perché hai paura? Non ne hai motivo, era solo un sogno!» urlò a se stessa, il respiro ai limiti dell’iperventilazione.
Tornò di corsa nella camera da letto e spalancò la finestra per prendere un po' d’aria. Una gelida e leggera brezza entrò nella stanza, accarezzandole con dolcezza le guance e le tempie.
La regina chiuse gli occhi, inspirando profondamente l’aria fresca della sera.

«Anna è al sicuro, lei è ad Arendelle, sta bene ed è al sicuro...» mormorò per tranquillizzarsi.
Riaprì gli occhi e si voltò indietro.
Il castello era tornato liscio e azzurrino, la paura era svanita... o quantomeno accantonata.
La regina emise un sospiro di sollievo.
Si affacciò di nuovo alla finestra, stavolta per ammirare il magnifico panorama che le offriva la sua nuova dimora.
Le montagne si estendevano nell’entroterra scandinavo a perdita d’occhio, oltre la linea dell’orizzonte, ricoperte fino in cima da una candita e soffice coperta di neve.
Arendelle e il fiordo non si vedevano da lì.
Il fianco della montagna su cui era costruito il castello provvedeva con la sua enorme mole a coprirne la visuale, ma, in realtà, ad Elsa non dispiaceva affatto. Guardare la sua patria, infatti, le avrebbe suscitato solo dolore.
Ormai si era lasciata il passato alle spalle, sua sorella, il suo popolo, il suo regno, i suoi doveri di regina. L’aveva fatto per loro, per proteggerli da lei, dai poteri che non riusciva a controllare, da quella “maledizione” a cui era condannata fin dalla nascita, e a cui non aveva mai permesso -o comunque tentato di impedire- di liberarsi completamente.

«L’ho fatto per proteggere tutti loro; l’ho fatto per per proteggere Anna... e non potrò rivederla mai più» disse, mormorando appena le ultime parole.
Questa consapevolezza la fece rattristare.
Ma in risposta alla malinconia, la sua mente estrapolò dai ricordi una parola, un termine che la sera precedente aveva pronunciato più e più volte, mentre era intenta a costruire la sua nuova casa.

«Libertà...» sussurrò «libertà... io sono libera» ripeté più forte. Gli occhi di Elsa si illuminarono e le labbra si distesero in un grande sorriso.
La regina si era appena ricordata che con l’esilio, non solo aveva messo al sicuro Arendelle, ma aveva ottenuto anche quella libertà che desiderava forse da tutta la vita, la libertà di essere se stessa... la libertà per lei e per i suoi poteri.
Non le importava se gli incubi l’avrebbero perseguitata per sempre, non le importava se il castello di ghiaccio avrebbe assunto un aspetto spaventoso ogni qual volta avesse provato paura. Lei non doveva preoccuparsi più per nessuno, era sola, sola e libera. Libera dai segreti, libera dalle menzogne, libera dalle stanze chiuse, libera di diffondere il ghiaccio intorno a sé senza timore, libera di scoprire i limiti -sempre che ne avesse- del suo potere... libera “di cristallizzare con un pensiero la realtà”.

«Non bloccherò mai più il mio potere. Il freddo è casa mia... e il resto non conta più ormai!» esclamò con decisione.
Elsa si allontanò dalla finestra, chiudendola a distanza con un rapido gesto della mano, e ritornò sotto le lenzuola del suo comodo letto, decisa più che mai a recuperare il sonno perduto. Dallo stomaco partì un altro gorgoglìo di protesta, che la ragazza ignorò prontamente.

«Domani risolverò il problema del cibo, per ora è meglio dormirci su»
Detto questo, Elsa sbadigliò, e dopo qualche minuto si abbandonò tra le braccia di Morfeo, sicura che gli incubi, stavolta, non l’avrebbero disturbata.




Kristoff era su tutte le furie.
Il carico di ghiaccio che aveva raccolto con tanta fatica nelle ultime settimane* e che trasportava in quel momento nel retro della slitta, era diventato, nel giro di ventiquattro ore, una mercanzia completamente inutile.
“Come diavolo fanno ad esserci -10 gradi in pieno Luglio?” si era domandato più volte, sbuffando e sbraitando.
Il pomeriggio, poi, non era stato dei migliori.
Una tempesta di neve proveniente dalla montagna del nord lo aveva sorpreso di ritorno dal rifugio, costringendolo a combattere con le unghie e con i denti contro il vento impetuoso. Risultato? A tempesta finita, si era ritrovato coperto di neve dalla testa ai piedi, più simile a un pupazzo di neve che a un uomo.

«Ehi Sven» borbottò il montanaro, rivolgendosi alla sua amica renna, la quale stava trainando con non poca fatica la slitta e tutto il pesante carico «che ne dici se ci fermiamo qui?» concluse il ragazzo, indicando una baita di montagna sulla loro strada.
La renna si voltò verso il suo migliore amico con aria interrogativa. Quest’ultimo, come sempre del resto, capì al volo i pensieri dell’animale.

«Dovrei acquistare un paio di cose. Sai... a quanto pare l’inverno è arrivato in anticipo» gli rispose (per modo dire, dato che le renne non parlano), roteando gli occhi innervosito.
Sven non se lo fece ripetere, e fermò il mezzo a pochi metri dalla baita.

«Resta qui, torno subito» gli raccomandò Kristoff. La renna, però, emise un verso per richiamare la sua attenzione, come per chiedergli qualcosa.

«Va bene, ti comprerò le carote» aggiunse il montanaro senza voltarsi, poco prima di entrare dentro la casa.
Sven non dovette aspettare molto il suo compagno di viaggi.
Dopo un paio di minuti, dalla porta della baita uscì un omone alto due metri, che teneva sollevato per la cintura il povero ragazzo. Inutile dire che venne scaraventato ad almeno dieci metri di distanza, atterrando, per sua fortuna, sopra un metro abbondante di neve fresca.
La renna si avvicinò all’amico, annusandogli i pantaloni per verificare se avesse con sé gli agognati ortaggi.

«No Sven, non ti ho preso le carote» gli rispose laconico Kristoff.
Sven alzò gli occhi al cielo, emettendo un bramito di disappunto. L’amico d’infanzia gli sorrise, indicando con il pollice una stalla alle loro spalle.

«Ma ho trovato un posto per dormire... ed è gratis» disse con un pizzico di malizia dipinta sul volto.
La renna lo guardò con sufficienza, ancora deluso per lo spuntino mancato. Spinsero la slitta dentro il capannone e si accucciarono sopra dei cumuli di fieno.
I due, per far passare il tempo, cominciarono a parlare (sempre per modo di dire) del più e del meno.
Kristoff dava voce ai pensieri della renna, abitudine che aveva preso fin da piccolo, forse per la scarsità di contatti umani che aveva, dato che era stato cresciuto da una comunità di troll, o forse perché era davvero un tipo strano.

«Chi hai incontrato là dentro?» gli chiese a un certo punto Sven, tramite la voce del montanaro.

«Il “gentilissimo” proprietario dell’emporio e una ragazza molto strana» gli rispose, la voce un po' impastata per il sonno.

«Una ragazza molto strana?»

«Sì, indossava degli abiti molto eleganti, credo nobiliari, ma non è questa la cosa che la rende strana»

«Che cosa allora?»

«Aveva i capelli rossissimi, come di fuoco, e le iridi degli occhi... rosse anche quelle!»

«Davvero?»

«Sì, davvero! Ma non erano brutte o inquietanti, anzi... direi che le donavano molto»

«Ti piace ehh?» tradusse con stupore Kristoff, osservando lo sguardo complice e malizioso che gli riservava la renna.

«C-cosa? M-ma che idee t-ti vengono?» balbettò il ragazzo, le guance rosse come un peperone «Era irritante... e chiacchierona!» aggiunse per rendere più credibile il proprio disinteresse.
Sven lo guardò perplesso, ben consapevole che non stesse dicendo la verità.
Quando Kristoff provava qualche sentimento, non lo dava mai a vedere, e, infatti, all’interno dell’emporio aveva fatto finta che la ragazza non esistesse (tranne quando le ha finalmente risposto facendo infuriare il mercante), ma di fronte al suo amico quadrupede, a cui era solito raccontare ogni cosa, non riusciva a nascondere proprio niente.

«Senti, perché non cantiamo qualche canzone?» gli disse alla fine, sviando così il discorso imbarazzante.
La renna annuì felice e si sdraiò vicino all’amico, assaggiando il fieno che stava intorno.
Kristoff intonò una canzone dolce e rilassante, accompagnato dai melodiosi accordi del suo fedele banjo, e traducendo come sempre i pensieri di Sven, il quale, ogni tanto, interveniva per aggiungere qualcosina al brano.

«Bel duetto!» esclamò una voce femminile, seguita dal rumore sordo della porta del capanno che si spalancava.
Kristoff saltò letteralmente in aria.
Per un attimo aveva temuto che fosse entrato il forzuto mercante dell’emporio, pronto a scacciarlo dalla sua proprietà a forza di sberle. La figura che si presentò davanti ai suoi occhi, invece, era ben diversa e, soprattutto, inattesa.
La fanciulla adesso indossava vestiti più pesanti, molto più adatti alle temperature rigide dell’inverno: un corpetto nero con spalline e scollatura a cuore, collegato ad una lunga gonna blu, decorati entrambi con motivi floreali. Stivali neri a tacco alto e mantello color magenta come protezione per il freddo (non portava però i guanti). Infine, un cappellino simile a una cuffia, anch’esso color magenta, posato dolcemente sopra la lunga chioma infuocata.
I capelli, poi, non erano legati più in un chignon, ma le ricadevano lisci e morbidi dietro le spalle, con alcuni boccoli che le incorniciavano il viso.
Kristoff rimase di stucco.
La ragazza era davvero molto bella e le sue iridi, come ben ricordava, le donavano in modo incredibile, ed erano in grado di metterlo in soggezione anche quando, come ora, gli sorrideva nel modo più dolce e amichevole possibile.
Il montanaro, però, si rese conto di quanto fosse ridicolo, e riassunse il suo tipico carattere burbero e poco socievole.

«Ah, sei solo tu... che vuoi?» le disse con tono annoiato.
La rossa mutò espressione e gli rispose in modo serio e autoritario.

«Voglio che mi porti sulla montagna del nord»




Non era stato facile convincerlo, ma le parole “so come fermare l’inverno” avevano avuto sul venditore di ghiaccio l’effetto previsto, ridestando il suo interesse.
Partirono con la slitta quella sera stessa e, durante il viaggio, Anna decise di svelare al ragazzo la sua identità e di raccontargli gli avvenimenti degli ultimi giorni, facendo accuratamente attenzione ad omettere alcuni “piccoli dettagli”, come ad esempio che possedeva anche lei dei poteri.
Mentre gli raccontava come Elsa aveva avuto la cosiddetta “crisi agghiacciante”, il biondo la interruppe, il tono della voce a metà tra l’incredulo e lo scandalizzato.

«Scusa, hai conosciuto un uomo e ti ci sei fidanzata nello stesso giorno?»

«Sì» gli rispose noncurante la rossa «comunque io mi sono arrabbiata, e lei si è arrabbiata, e così voleva andar via, e poi le ho strappato il guanto...»

«Un momento, vuoi dire hai conosciuto un uomo e ti sei fidanzata con lui IN QUELLO STESSO GIORNO?!»

«Sììì, presta attenzione! Ma il fatto è che lei indossa i guanti sempre! Perciò credevo... che fosse fissata con lo sporco!»

«I tuoi genitori non ti hanno messo in guardia dagli sconosciuti?»
Anna lo guardò stranita, rendendosi conto che anche il ragazzo seduto accanto a lei era uno sconosciuto e che, forse, raccontargli tutte quelle cose non era stata una buona idea. Ma oramai la frittata era fatta e, invece di chiudere la discussione, si limitò a spostarsi nel bordo del sedile.
Non che avesse paura di lui, dato che in caso di aggressione lo avrebbe abbrustolito per benino... ma aumentare la distanza fisica avrebbe di certo scoraggiato inopportune confidenze.

«Si, certo... ma Hans non è affatto uno sconosciuto» gli rispose, sorridendo e incrociando le braccia al petto.

«Ah si? E qual è il suo cognome?»

«Delle isole del sud»

«Cibo preferito?»

«Le tartine»

«Nome del suo migliore amico?»

«Probabilmente John?»

«Colore dei suoi occhi?»

«Da sogno»

«Il numero delle scarpe?»

«Il numero delle scarpe non conta»

«Hai mai cenato con lui? E se non sopportassi il modo in qui mangia? E se scoprissi che si scaccola?»

«Si scaccola?» gli domandò la rossa, allibita

«E poi se le mangia» aggiunse Kristoff, soddisfatto di aver colpito nel segno

«Scusate tanto signore, lui è un principe!» ribatté Anna, incredula che una persona di tale rango potesse abbassarsi a compiere gesti tanto disgustosi.

«I maschi lo fanno tutti»
Anna emise un verso schifato, immaginandosi l’orripilante scena.

«D’accordo, non conta molto... il nostro è vero amore!» sostenne con convinzione

«Non sembra vero amore»

«Uhm! Tu sei una SPECIE di esperto in amore?»

«No... ma ho degli amici esperti» le rispose evasivo

«Tu avresti amici esperti in amore? Non me la bevo»

«Ora zitta» le disse, mentre fermava la marcia di Sven

«No no no no! Vorrei conoscere quest...»
Kristoff le mise una mano davanti alla bocca, obbligandola al silenzio. Temendo il peggio, Anna fu sul punto di reagire evocando il suo potere, ma il montanaro si staccò di colpo da lei e prese in mano la lanterna.
Scrutò con attenzione il bosco alle loro spalle, alla ricerca di qualcosa, finché non intravide tra gli alberi delle ombre tutt’altro che amichevoli.

«Sven, corri!» Esclamò il biondo.
La renna partì a tutta velocità, strattonando con violenza le redini della slitta. Le ombre si accodarono dietro i tre fuggiaschi, i ringhi si alternavano agli ululati rompendo la quiete notturna.

«Che cosa sono?» domandò Anna.

«Lupi» rispose Kristoff, senza distogliere lo sguardo dalla strada.
Il montanaro prese dal retro una torcia e l’accese con la fiamma della lanterna.

«Ci penso io... tu non cadere e non farti mangiare» le raccomandò con tono autoritario.
Anna sbuffò, trovando il suo atteggiamento presuntuoso e molto irritante.

“Di certo non sarà quel fuocherello a salvarci” constatò tra sé la rossa “devo intervenire, o i lupi ci sbraneranno”
Mentre Kristoff cercava di tenere a bada i lupi che si avvicinavano troppo, ad Anna venne un idea su come usare i suoi poteri senza farsi scoprire.

«Guarda! Ne arrivano altri là davanti!» urlò, richiamando l’attenzione del ragazzo.
Questi si voltò a indagare nella direzione indicata dalla rossa, la quale ebbe così l’occasione perfetta per agire.
Senza fare rumore, scagliò rapidamente una palla di fuoco dietro la slitta. La sfera si scompose in tante scintille, ricomponendosi nel terreno in una lunga striscia di fuoco semicircolare, il lato convesso proteso verso gli inseguitori.
I lupi si fermarono di fronte al muro incandescente, terrorizzati dall’improvvisa apparizione del pericoloso ostacolo. Lo spavento fu tale da costringerli ad una fuga disordinata tra i meandri della foresta.
Anna sorrise soddisfatta, felice soprattutto di non aver fatto del male agli animali, e con un gesto disinvolto della mano estinse le fiamme per evitare che Kristoff le vedesse da lontano.

«Ma che dici! Qua davanti non c’è nessun... ehi, dove sono finiti i lupi?!» chiese stupito il montanaro, constatando con meraviglia che non ci fosse più nessuno ad inseguirli.

«Non lo so... avranno rinunciato» gli rispose Anna scrollando le spalle «direi che siamo stati fortunati»

«Strano, io non lo sono mai»

«Beh, io invece sì! E poiché è stata la mia fortuna a salvarci la vita, mi devi dei formali ringraziamenti» gli disse in tono falsamente altezzoso, trattenendo le risate per la verità che celavano quelle parole.

«Non credo proprio, vostra altez... Sven, fermati!»
La renna si fermò per la seconda volta, riprendendo un po' di fiato dopo la sfiancante galoppata.

«Cosa c’è, altri lupi?» “certo che non demordono!” pensò irritata.

«No... puzza di bruciato»
Sentendo queste parole, ad Anna venne un tuffo al cuore.
Scesero entrambi dalla slitta e videro che la metà posteriore di un pattino era avvolta dalle fiamme. Kristoff raccolse quanta più neve possibile e la gettò sopra il legno in combustione, sperando di riuscire a salvare il suo mezzo di trasporto. Purtroppo, quando riuscì alla fine a domare le fiamme, il danno era fatto... e la slitta era inutilizzabile.

«Oh no! Avevo appena finito di pagarla»

«Mi dispiace» mormorò con tristezza la rossa, sentendosi profondamente in colpa.
Anna aveva compreso che evidentemente, per la fretta, una scintilla le era sfuggita di vista ed era andata a depositarsi sopra il legno stagionato del pattino,  appiccando l’incendio che ha distrutto la slitta.

«Giuro che ti ricomprerò la slitta... e capirò se non vorrai più aiutarmi...»

«Non ti devi scusare... credo che sia stata la mia torcia. Il vento deve aver staccato un tizzone che poi ha incendiato il pattino» le rispose, mentre raccoglieva i viveri e il resto dell'equipaggiamento.

«Cosa facciamo adesso?» domandò incuriosita.

«Semplice, cerchiamo un rifugio per la notte. I lupi potrebbero tornare... e in quel caso non basterà la tua fortuna a salvarci» disse un po' innervosito.
Kristoff liberò Sven dalle redini e consegnò con poca grazia la sacca dei viveri alla rossa.

“E qui che ti sbagli” pensò divertita Anna, poco prima di addentrarsi nella foresta insieme ai suoi due nuovi amici.




*I blocchi di ghiaccio, se ben avvolti con panni di lana, possono resistere molte settimane prima di sciogliersi




ANGOLO AUTORE: Buonsalve cari lettori e recensori (o almeno spero XD), come vedete stavolta ho aggiornato dieci giorni prima del solito (miracolooo!) ^^. Ma passiamo subito al capitolo:
Ammetto che è stata una faticaccia, forse più del secondo capitolo, ma anche molto divertente da scrivere, soprattutto il battibecco tra Anna è Kristoff, i cui dialoghi sono tratti direttamente dal film (non ho resistito dall’inserirlo perché è una delle scene più divertenti XD).
Il capitolo inizia dal punto di vista di Elsa, che si sveglia in preda agl’incubi e vede il suo castello cambiare forma. All’inizio non avevo progettato di scrivere questo spezzone, e il capitolo doveva incominciare direttamente da Kristoff. Ma, mentre scrivevo, ho ripensato a quello che mi ha detto Hera85 (che ringrazio tantissimo per tutte le recensioni che mi scrive :)) e cioè che anche Elsa è una protagonista, e quindi ho deciso di analizzare un po' i suoi pensieri e le sue sensazioni scrivendo questa sorta di missing moment (immaginando che avesse una camera da letto d’altra parte del castello, cosa che è molto probabile, dato che da qualche parte doveva pure dormire).
La parte di Kristoff incomincia invece poco prima di entrare nell’emporio. Di fatto non ho mostrato il primo incontro tra Anna e Kristoff, dato che nel film dura appena due minuti e non c’era motivo che andasse diversamente, ma il montanaro fa intendere, mentre parla con Sven, di provare già qualcosa per Anna ;). Anche qua, la descrizione del vestito di Anna mi ha richiesto molto tempo (l’ho riscritta tipo mille volte T.T) spero quindi che sia venuta bene e che l’abbiate apprezzata. Inoltre, come avrete notato, Anna non ha le trecce e preferisce tenere i capelli lisci dietro le spalle (altro elemento tratto dalla fic di DoctorFez, che ringrazio di nuovo infinitamente per avermi permesso di inserirlo nella mia storia :))
L’inseguimento con i lupi è finito in modo diverso, con Anna che ha salvato la situazione usando i suoi poteri all’insaputa di Kristoff (la slitta però ha fatto lo stesso una brutta fine, si vede che era destino muahahahah). A questo punto i nostri tre eroi si trovano in un posto diverso da dove dovevano essere (non hanno saltato il burrone) e sono alla ricerca di un rifugio per la notte... come andrà a finire? E Kristoff scoprirà mai i poteri di Anna? Lo scoprirete soltanto nel prossimo capitolo XP
Concludo questa infinita nota ringraziando tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite e le seguite e tutti coloro che recensiscono la fic, in particolar modo Mergana, Gio Gio Brown, Hera85, DoctorFez1988 e Amberly_1 (quest’ultima una gradita new entry ;))
Ci vediamo al prossimo aggiornamento, ciaoooo :)

P.S.: Ho deciso di lasciare uno spazio per ogni discorso diretto, spero di aver reso il capitolo più gradevole da leggere :)
 

   
 
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