Epilogo
«Hai l’aria così
assorta, a cosa stai pensando?» domandò ad un tratto Stiles
con quel tono moderato ed indagatore che rivolgeva soltanto a lui.
Derek fu riportato alla
realtà improvvisamente, spostando lo sguardo dalla vetrata del suo loft alla
voce che l’aveva richiamato.
Le gemme d’ambrosia
brillante si incatenarono alle proprie, mostrandosi in tutta la loro
luminosità.
Ogni volta diveniva
sempre più difficile separarsene.
Stiles soggiornava tranquillamente disteso a gambe piegate sul divano
del più grande, poggiando la testa tra le sue cosce, infischiandosene del
fastidio che avrebbe potuto creare.
«Nulla d’importante»
disse meccanicamente il lupo come spesso era abituato a rispondergli quando
veniva colto sul fatto, distogliendo lo sguardo.
Il figlio dello sceriffo
indugiò sul profilo marcato del licantropo, sospirando internamente e
ritornando alla propria occupazione.
«Quindi esiste davvero
l’Alpha degli Alpha» dichiarò il castano quasi totalmente catturato dalle
pagine che stava sfogliando, studiando parola dopo parola.
«Hai deciso di leggere quel
libro adesso?» chiese il mannaro senza alcuna vera sorpresa, accigliandosi
debolmente ed adocchiando appena il volume color della notte.
«Me l’hai dato per un
motivo» gli fece verso il minore con una nota di ilarità nella voce,
ignorandolo bellamente e sapendo di avere la ragione dalla propria parte.
«Sei mesi fa» ribatté
prontamente il moro, mettendo in evidenza il tempo che era trascorso senza che
l’oggetto in questione fosse aperto con un solo dito.
«Quanto sei noioso, Sourwolf» proferì l’umano con uno sbuffo premente nella
gola, voltandosi di lato per dargli le spalle e girando una nuova pagina.
«Abbiamo un branco di Alpha da affrontare, devo raccogliere più informazioni
possibili».
«Tu non affronterai
proprio nessuno» asserì con freddezza ed autorità l’uomo, premendo appena con
le dita sullo sterno del ragazzo, lì dove soggiornavano quotidianamente, per
sottolineare il concetto.
La mano libera di Stiles si ancorò alla sua, intrecciandole tra loro. «È
questo quello a cui pensi costantemente?».
Derek osservava
imperterrito la vetrata, perdendosi nella contemplazione dei raggi solari che
filtravano dai vetri, regalandogli gli ultimi piccoli brandelli di quel calore
che si allontanava sempre di più, annunciando l’arrivo dell’autunno sempre più
prossimo.
Si voltò quasi
istintivamente quando avvertì le loro dita legarsi, mentre la voce ovattata e
sapiente dell’umano gli accarezzava l’udito, attirandolo a sé.
Le perle d’ambrosia
erano di nuovo dentro le proprie, soggette a quello sguardo a cui non poteva
sottrarsi, completamente esposte sotto di lui e voltate nuovamente verso la
propria figura. «No».
«Derek» pronunciò labile
il castano per nulla convinto da quella risposta, alzandosi dalla sua posizione
e rimanendo inginocchiato sul divano, adagiando il libro che stringeva al petto
ai suoi piedi e dedicandosi completamente alla figura del mutaforma che stava
dinnanzi a lui. «Non sei l’unico che riesce a cavarsela».
«Non avrai sempre quella
fortuna sfacciata dalla tua parte» disse l’Alpha senza riuscire a trattenersi,
intrappolando un ringhio premente tra i denti.
«E nemmeno te come
balia» proferì sommessamente il minore, guardandolo fisso negli occhi di
smeraldo. «Per una volta, almeno per questa, pensa a te stesso».
Il mannaro non gli diede
nemmeno il tempo di concludere la sua argomentazione, che se lo tirò contro,
depositando le labbra sulle sue e baciandole con un’intensità tale che dedicava
soltanto a loro.
Stiles soffiò sulla sua bocca, inchiodando le iridi d’ambra a quelle
dell’altro quasi con dispetto. «Non distrarmi».
Derek accennò un sorriso
lieve, lambendogli le labbra in risposta e tirandogli appena quello inferiore.
«Sarebbe così facile?».
«Lo diventa sempre di
più» pronunciò in un sussurro distinto, assordando il nervo acustico del
licantropo.
Il lupo lo divorò
com’era solito fare ogni volta che rivelazioni troppo forti e sentite
prendevano vita, lasciando trasparire tutto quello che provavano l’uno per
l’altro, senza dover combattere contro un tabù che avevano creato loro stessi.
«Derek» chiamò con
affanno, mentre l’altro continuava a baciarlo e per lui diventava quasi
impossibile distaccarsene ogni volta. «Dico sul serio» riuscì ad articolare con
una nota ammonitrice, tirandosi appena indietro e sistemandosi meglio sulle
gambe dell’uomo, dov’era stato portato senza nemmeno accorgersene. «Non
sappiamo cosa vogliono e tu rimani il candidato principale».
«Stai andando contro i
tuoi stessi suggerimenti, Stiles» asserì l’Alpha con
un’allusione premente nella voce, riprendendolo concitatamente.
«Io posso farlo» affermò
con scaltrezza il figlio dello sceriffo, dedicandogli un sorriso furbo ed
accattivante, da vera volpe qual era.
«Tu mi farai impazzire»
rivelò nefasto il lupo, sbuffando sonoramente e abbandonando il capo
all’indietro, incontrando la spalliera del divano, con rassegnazione.
Stiles lo baciò di punto in bianco, lì al centro del silenzio dell’ampia
camera e Derek immerse le dita tra i suoi capelli ramati, spingendolo verso di
sé e trattenendolo per quanto più tempo possibile, godendoselo completamente.
«Farò il bravo» proferì
candidamente l’umano sulle sue labbra, baciandogliele ancora.
«Non fare promesse che
non puoi mantenere» disse l’uomo nel bacio, respirandogli pesantemente nella
bocca. «Rispettare le regole non è cosa per te».
Il ragazzo gli sorrise
sulle labbra, lambendole appena con le proprie, separandosi impercettibilmente
e lasciando congiungere le fronti tra loro. «Nemmeno per te».
La mano dell’Alpha
affondò maggiormente tra le ciocche castane, tenendolo fermo e costringendolo a
guardarlo dritto negli occhi. «Fa' attenzione».
«Devo farlo. Altrimenti
mi uccideresti tu stesso» dichiarò pragmatico il figlio dello sceriffo con quella
nota di ilarità premente ed assoluta che lo caratterizzava in ogni dove.
«Puoi giurarci» affermò
categorico il lupo mannaro con un ghigno ammaliante in tutta la sua
magnificenza provocatoria. «Niente colpi di testa» aggiunse categorico,
imponendosi pesantemente.
«Derek» soffiò ad un
centimetro dalla sua bocca, stordendolo con le iridi di ambrosia. «Questo non
posso farlo. Vorrebbe dire lasciare indietro qualcuno ed è fuori discussione».
«Stiles»
lo richiamò l’uomo ammonendolo scrupolosamente, scrutandolo con avversione.
Stiles si propense verso di lui, baciandolo a fior di labbra ed
assaporando totalmente la loro corposità. «È nella mia natura, come tu hai la
tua» rivelò a chiare lettere, respirando nella sua bocca.
«È la tua umanità»
dichiarò il mutaforma con assolutezza, lasciando riecheggiare l’importanza di
quella verità tra le mura del loft.
Il figlio dello sceriffo
lo guardò come se lo vedesse per la prima volta, resosi conto di che cosa
rappresentasse davvero, in ogni occasione, per Derek. «La ami».
«Sì» e quella risposta
racchiudeva tutto ciò che rappresentava e avrebbe rappresentato Stiles. In ogni sua sfaccettatura.
Era assoluto e
deleterio.
E non si sarebbe
abituato mai.
«Derek» proferì con
tutto il sentimento che provava per lui, riempiendo completamente l’ambiente
circostante, insinuandosi sotto la pelle e togliendo il fiato con quell’unica
parola.
«Va bene» acconsentì
nitido l’uomo probabilmente alla sua precedentemente richiesta o alla
dichiarazione d’amore che a volte l’umano non riusciva ad esprimere pienamente,
sfiorandogli le labbra con il pollice della mano ancora legata ai suoi capelli
ramati che scendeva sempre di più, accarezzandogli il viso, calmando
l’agitazione che si era creata all’interno del corpo del ragazzo. «Ma se fossero
gli altri a lasciarti indietro?».
Le perle ambrate si
accesero improvvisamente, dilatando le pupille e soltanto allora comprese i
veri timori che vivevano nell’Alpha.
La verità era che Derek
aveva compreso da tempo che non avrebbe potuto vietargli nulla, imponendogli le
proprie leggi ed i propri ordini, soprattutto se ogni sua azione era rivolta
alla salvaguardia delle persone che riteneva più care ed a tutte quelle che li
circondavano.
Ma sempre più spesso si
chiedeva se sarebbe stato ricambiato allo stesso modo.
Stiles lo guardò con una tale intensità da svuotargli la mente,
intrecciando le dita tra loro e respirandogli sulla pelle. «In quel caso verrai
a prendermi».
Derek lo baciò
d’impulso, stringendolo a sé con quella stessa mano che era tornata tra i suoi
capelli castani, tirando così tanto da urlargli l’importanza devastante che
rappresentava per lui. «Dovunque sarai».
E non c’era patto più grande di quello.
Ebbene
abbiamo finito, andate in pace.
Uhm,
no; seriamente quanto c’hanno fatto penare questi due, fino alla fine, per
decidersi finalmente ha rendere ufficiale ciò che provano l’uno per l’altro?
Abbastanza, davvero abbastanza. Forse, finalmente, smetteranno di dire e non dire.
In
realtà mi sono divertita quanto mai prima con questa storia, è stata leggera e
si è praticamente scritta da sola, anche se quando l’ho concepita avevo l’influenza
e deliravo; non che nella vita di tutti i giorni non sia così.
Prima
long Sterek finita e portata a termine. Fa un certo
effetto.
Questo
non vuol dire che non ci serberà sorprese. O forse no.
I
nostri appuntamenti del martedì finiscono qui e non mi resta che augurarvi
buona quinta stagione? Con picchi assurdi che arrivano nel momento di un D.H. e Like Derek? Cosa dovranno inventarsi ancora per darci fanservice gratuito, in cui tutto ricade sul povero disgraziato
che è rimasto davanti la telecamera? Avanti, Stiles,
facci sognare.
Ringrazio
chi è passato di qua, dedicando la sua attenzione a questa fic,
chi l’ha aggiunta nelle varie categorie e chi ancora deve arrivare, aspettando
che concludesse la sua strada.
Alla
prossima,
Antys