Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: santacroce_    07/07/2015    2 recensioni
Londra, 17 Gennaio 1914
Ciel , diventato ormai un demone, si sposta assieme al suo maggiordomo di residenza in residenza, sterminando i capifamiglia per continuare la vita lussuosa che entrambi ormai prediligono da tempo. Il giorno 28 Dicembre 1915,riceve inaspettatamente una lettera sigillata da David Lloyd George. Quello che non sa è cosa il suo maggiordomo è disposto a fare per lui.
AlternativeUniverse!Ciel AlternativeUniverse!Sebastian
SPOILER per chi non ha ancora visto Kuroshitstuji II!
Genere: Erotico, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Spoiler!
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Dopo che anche il nuovo anno aveva fatto capolino sull’innevata Londra, Sebastian non era ancora tornato. Tra feste e festini serali, pattinaggio sul ghiaccio e inviti a noiose conferenze, il tempo sembrava trascorrere più velocemente rispetto a prima. Il conte non aveva sue notizie da tanto, troppo tempo, così anche le speranze che aveva nei confronti del suo fidato demone-maggiordomo, pian piano cominciarono a indebolirsi: il nuovo maggiordomo era un perfetto incapace: lo svegliava con mezz’ora di ritardo rispetto all’ora in cui lo svegliava Sebastian, non sapeva cucinare né rimettere a posto o lucidare. Così che Ciel dovette imparare a vestirsi da solo, cambiarsi l’intimo per proprio conto e anche prepararsi il bagno. Ma il più delle volte l’acqua era decisamente troppo fredda, invece che calda e accogliente come quella dei bagni preparati dal suo am- da Sebastian. Ciel si vide improvvisamente dimagrito, e assunse una schiera di medici fidati a cui affidarsi, licenziando l’incapace che prima lo aveva servito: sembrava strano dirlo, ma gli mancavano Mey-Rin, Tanaka e Bard. Anche loro incapaci, ma almeno erano in grado di vestirlo appropriatamente e di cucinare qualcosa anche di vagamente mangiabile. Rimase a letto per intere settimane, con la speranza ancora vivida che Sebastian desse anche un cenno di essere ancora vivo, o almeno, di stare bene. Ogni 5 giorni, il postino consegnava le lettere dei soldati alle famiglie e ai cari, e il piccolo Ciel, nell’ombra della sua stanza, osservava con il battito accelerato il postino avvicinarsi alla sua porta, guardare il suo taccuino rovinato, e girarsi per tornare indietro, con suo sommo dispiacere.
Stava alla finestra ogni qualvolta sentiva il fischietto del postino che arrivava, e tornava indietro, accrescendo sempre di più la sua immensa tristezza. Fino a quando non arrivò a reggersi più in piedi: fu allora che i medici che lo tenevano sotto osservazione cominciarono a preoccuparsi seriamente. Le gambe di Ciel, ancor più esili dal momento della partenza di Sebastian, non erano più in grado di reggere il suo –si fa per dire- peso. Gli impedirono di uscire, prendere troppo freddo o troppo caldo. Di vedere altre persone. Questo significava che, se Sebastian fosse tornato, lui non avrebbe potuto vederlo.
‘’24 Gennaio 1915
Bocchan,
Sono estremamente dispiaciuto per la mia assenza così prolungata, ma trovare anche solo uno straccio di tempo per me è impossibile. Ho visto centinaia di anime innocenti essere trapassate da una baionetta, così come ho visto anime impure e indegne continuare a vivere sereni alle nostre spalle. Il cibo non può nemmeno considerarsi tale, ma se questo è quello che passano, temo sarò costretto ad accettarlo. Vi sono truppe allo scoperto, sotto il tiro del cannone nemico, con 15° sotto zero, e si vuole che avanzino. Muoiono gelati a centinaia e ciò è ignorato dal paese. Gli ufficiali più arditi hanno crisi di pianto di fronte alla vanità degli sforzi, davanti all’impossibile. Sull’Isonzo si muore a torrenti umani e nulla finora si è raggiunto. A volte gli umani sono così fragili. Oggi ho ricevuto un apprezzamento da parte del generale, e mi ha nominato suo sottoposto, data la scarsa recluta di ‘’uomini come me’’… Se solo conoscesse la mia vera natura. Penso ancora a quello che è successo prima della mia partenza: spero lo abbiate fatto con premeditazione. Scrivetemi presto,
vostro Sebastian Michaelis.’’


Leggendo quelle parole il conte non potè che sorridere, anche se non era decisamente una cosa da fare, vista la situazione. Ripiegò la lettera in due e con una mano tentò di raggiungere il campanello da suonare per richiamare la servitù: era spossato nonostante non avesse fatto niente da quella mattina; non aveva fame anche dopo che la lettera di Sebastian gli fu arrivata. Tossiva, tossiva a non finire da qualche settimana. A volte non smetteva per minuti interi: i medici lo tenevano in isolamento, e ogni qualvolta riceveva un invito da quel borioso del Visconte Druitt, doveva inventarsi scuse su scuse per rifiutare, senza lasciar trapelare la sua condizione.
-La macchina da scrivere, per favore.- ordinò, con voce flebile, tossendo subito dopo. E quasi immediatamente dopo aver proferito parola, gli fu riposto il marchingegno sulle gambe.

‘’Caro Sebastian,
Qui come sempre nevica. Immagino che tu non stia patendo molto il freddo, e questo è un punto a tuo favore. Immagino anche che, dato che ormai sei un demone affermato, niente ti possa uccidere- o quasi. Sono a letto da settimane. Ho assunto dei medici che mi tengono sotto controllo mattina e sera, ma la cosa non sembra migliorare, anzi. Non ho fame e sono sempre stanco, anche se rimango a letto tutto il giorno. Tossisco di continuo e non riescono a capire cosa sia questa cosa. Ma diamo tempo al tempo: per ora mi stanno curando con un elisir di limone e mango. Per quanto riguarda invece il gesto che ho compiuto… Sai benissimo che tutto quello che faccio ha sempre un motivo. Sta a te comprenderlo.
Aspetto tue notizie,
Ciel P. Kelvin.’’

Piegò in quattro il foglio su cui aveva impresso l’inchiostro e lo consegnò al maggiordomo, raccomandandogli di imbustarlo.
-Prima di sigillare la lettera, mettici la caramella ai frutti di bosco e fragole della ditta Funtom, per favore.- Sapeva benissimo che quella era la fragranza preferita di Sebastian: innumerevoli volte lo aveva visto rubarne un paio dal grande vassoio al centro della stanza, ma non gliene aveva mai fatta una colpa. In fondo, amava vedere il suo maggiordomo che, privatosi dei guanti, succhiava avidamente il succo dall’interno della caramella ricoperta di cioccolato finissimo, con quelle sue labbra sottili che diventavano ancor più rosee. Il conte, con quella immagine così nitida in testa, chiuse gli occhi, nella speranza di cadere in un sonno rigenerante. E così fu.
 

--- Intanto, in trincea ---

-UN AGGUATO! FUGGITE!-
-I DISERTORI VERRANNO PUNITI! TORNATE QUA VIGLIACCHI!-
Urla sommesse e bestemmie contro quei codardi che si stavano allontanando proprio nel momento cruciale, ormai riempivano l’aria. Il suono dei proiettili aveva tagliato il silenzio dalla parte difensiva della trincea, facendo sobbalzare tutti. Sebastian era lì, in prima linea, accanto al generale e ad altri pochi soldati, quei pochi onesti rimasti. Avanzavano brandendo il loro fucile sporco di sangue e terra, disarcionando i nemici Serbi: e più avanzavano, più uomini cadevano. Sebastian rimase solo, con il suo generale.
-Almeno tu, salvati, io sono vecchio ormai.- furono le ultime parole che udì, prima che anche lui venisse trafitto da una baionetta nemica. Aveva visto morire ingiustamente così tante persone, che non ne poteva più. Il demone era chino sul corpo del comandante, pronto a chiudergli gli occhi- sapeva quanto fosse importante per gli umani, quel gesto.
Ma d’improvviso si sentì trapassare il braccio da un qualcosa di metallo: subito una fontana di sangue si aprì, sgorgando sul suo corpo e su quello dell’ormai defunto generale. Cadde a terrà, riverso nel suo stesso liquido purpureo e chiuse gli occhi, facendo finta di essere morto, aspettando che i tre soldati serbi si girassero per tornare nella loro trincea per dargli il colpo di grazia, che non tardò ad arrivare. Un coltello nel cuore, un altro in mezzo alla fronte e uno dietro la nuca. E poi un tonfo. Poi silenzio.
Il giovane dai capelli corvini strappò il distintivo da generale dall’uniforme  logora del defunto e lo strinse nelle sue mani, tornando alla sua base. L’unico sopravvissuto su trentaquattro, ormai diventato Generale Michaelis.
 
 
--- A Londra, il mattino seguente ---

Silenzio, era l’unica cosa che il ragazzo riusciva a percepire intorno a sé. La grande camera vuota rispecchiava benissimo il suo stato d’animo: solo, abbandonato come un cucciolo ancora bisognoso della figura materna. Lo era sempre stato. Sebastian gli faceva dimenticare la sua condizione, era diventato come un fratello maggiore che Ciel non aveva mai avuto. Eppure, appresa la notizia della sua forzata partenza, non aveva potuto fare nulla, se non mostrare la sua debolezza nei suoi confronti. Forse era arrivato il momento di crescere nell’assenza di qualcuno, di maturare, per accogliere Sebastian al suo ritorno, con un nuovo Ciel.
Era ancora a metà tra il sonno e la veglia: non voleva lasciare quel letto, ma allo stesso tempo lo desiderava con tutto il suo cuore da umano. Pensò che quella sua debolezza fisica fosse dovuta al suo ‘’essere demone’’ che prevaleva sul suo ‘’essere umano’’ permanentemente. Un colpo di tosse lo scosse, un altro più forte lo costrinse a mettersi seduto e aprire gli occhi, un terzo –che sembrò quasi un colpo di tosse da soffocamento fu quello finale. Il ragazzo non potè credere ai suoi occhi, quando abbassò lo sguardo sulle lenzuola.
No…
Non era possibile.
Non poteva. Non doveva succedere. 




Note dell'autrice: WOW! Siamo arrivati al terzo capitolo... Ebbene, anche io mi sono presa un po' di pausa per pensare a cosa sarebbe dovuto succedere al nostro piccolo Cieru... *malvagia* QUIINDII... Non vi dirò nulla, se non di vedere cosa succede nel prossimo capitolo uwu Sono cattiva, lo so. Se vi è piaciuto /non vi è piaciuto/ volete rompermi l'anima, RECENSITE!
Bacibaci
santacroce_
   
 
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