Ciao Vincenzo,
non so se riuscirò a far scivolare questa lettera sotto la porta di casa tua, se riuscirò ad abbandonarla ai tuoi occhi prima di chiudere i miei. Mentre l’inchiostro versa queste parole sulla carta, già mi manchi. Ma ti prego, non stare male, non tu, che sei una meraviglia, e malessere non ti merita. Puoi baciarmi e portarmi via con te, se vuoi. Se ancora lo merito.
Puoi visitare casa mia nei tuoi sogni – giungi da me, per questa volta. Ci sono tante stanze dove ho ritratto il tuo volto sulle pareti, sei come un crocifisso o un ramoscello d’ulivo. Ovunque io trascini il tuo ricordo, tu rechi protezione.
Così mentre vado via, tu sei con me, nella gobba che il mio cuore ha sviluppato.
Ti prego di perdonarmi, se non mi troverai.
Non venirmi a cercare, sul serio.
Sono nell’oscurità, io, sottoterra, dove poi si risale, ritrovi la luce, vicino al mare, dove abitano solo i cadaveri degli amori senza nome.
Non è un posto sicuro, per questo ti dico di non raggiungermi. Non vorrei ti accadesse qualcosa.
Ma in fondo c’è un posto sicuro in questa terra che non sia il tuo cuore?
Il tuo poeta,
Elia.