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Autore: Alina_Petrova    08/07/2015    4 recensioni
"- Allora, adesso si può dire che stiamo insieme, o cosa?..
- O cosa..."
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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– No, davvero Arthur, non capisco proprio per quale diavolo di motivo infili sempre le cose di prima necessità nei meandri più profondi! – risuonò la voce di Merlin parecchio alterata dalle viscere di uno dei più bassi cassetti della cucina, dove, piegato a metà, si stava dedicando in quel momento alla ricerca di qualcosa. Anzi, in realtà sembrava più uno scavo archeologico che una ricerca.

Infine, con un grido vittorioso Emris spuntò fuori, stringendo in pugno un cavatappi, così velocemente, che Arthur fece appena in tempo ad alzare lo sguardo dall’oggetto che fissava incantato, il quale era, diciamo così, leggermente al di sotto del livello in cui dovrebbero essere puntati gli occhi di un interlocutore.

– Io invece credo di aver capito benissimo le sue motivazioni... – commentò Gwaine, che per tutto il tempo aveva osservato con attenzione il suo amico, mentre Merlin lasciava la cucina, tornando verso il resto della compagnia. – Non c’è da meravigliarsi! Pur non essendo un esperto in fatto di didietro maschili, la mia opinione da dilettante è che il tuo ragazzo ha un sedere da favola! – finì di proferire, dando una pacca sulla spalla di Arthur, il quale spalancò gli occhi, un tantino scioccato per tutta quella estrema sincerità.
– Ehi! Ma di che stai parlando? – arrossì Pendragon.
– Ma piantala Arthur, siamo amici... quasi parenti! E, francamente, anche a me capita di incantarmi come uno scemo sulla scollatura di tua sorella Morgana, e in cose del genere non c’è mica nulla di cui vergognarsi, non è che stai fissando roba altrui! Quello è il tuo territorio!

Gwaine fece una pausa in attesa di ricevere una battuta in risposta, ma Arthur rimase in silenzio, stringendo i denti, poi si voltò, e sempre in silenzio, uscì sul balcone.
Gwaine lo seguì.

– Arthur, ti sarai mica offeso? Dai, dimmi, qual è il problema? – disse, sinceramente sorpreso, quando vide Pendragon voltarsi verso di lui con un espressione talmente cupa, che quasi forse sarebbe stato il caso di aprire l’ombrello.
– Il problema è che... non è il mio territorio! – confessò a fatica Arthur, ma Gwaine non capì lo stesso.
– E di chi allora? Non crederò mai che Merlin possa tradirti! 
– Ma... perché diavolo poi hai deciso che stiamo insieme?! Non abbiamo mai detto a nessuno che... 
– Mi dispiace deluderti, ma le vostre capacità da agenti sotto copertura, sono... vediamo, come potrei dire in modo più delicato? Sono scarse. Cioè, probabilmente sarebbe anche possibile non notare il vostro legame, ma per non farlo bisognerebbe essere ciechi. E sordi. E non aver a che fare con voi più di una volta all'anno. Ma né io né gli altri che ora stanno in salotto, rispondiamo a questa descrizione, – spiegò Gwaine con un tono falsamente dispiaciuto e con un ghigno sfacciato. – Cosa c’è che non va? Sai che puoi fidarti di me, – aggiunse, tornando serio.

Arthur lo fissò per qualche secondo, poi chiuse la porta del balcone e tornò alla ringhiera, appoggiandovisi contro, come se avesse davvero bisogno di un appiglio.
– Il fatto è che noi non... – disse con difficoltà, facendo un vago gesto con la mano. Gwaine stette zitto per un po’, in attesa che lui continuasse, ma quando si rese conto che Arthur non aveva affatto l’intenzione di concludere la frase, decise di portarlo a precisare.
– Voi non... cosa? – Arthur alzò su di lui uno sguardo assai eloquente e di nuovo in silenzio agitò una mano nell’aria. Gwaine socchiuse gli occhi, cercando di capire il significato di quella pantomima.

Gli ingranaggi nella sua testa girarono a vuoto per un tempo abbastanza lungo, fino a quando finalmente non ci arrivò...

– Non avete ancora fatto del sesso?! – la schiettezza dell'amico fece quasi soffocare Arthur, ma, una volta ripreso dallo shock, quello annuì. Visto che aveva deciso di essere sincero, tanto valeva farlo fino in fondo... e poi, forse, Gwaine avrebbe potuto anche dargli qualche buon consiglio: uno che era riuscito a conquistare l’amore di Morgana, di certo non poteva essere una frana negli affari di cuore!

Gwaine, visibilmente sofferente, cercò di accettare la dura realtà, e quindi, con uno sguardo pieno di compassione, fissò Arthur:

– Ma allora... cioè, come cazzo fai? – l’altro tirò su un sospiro pesante, alzò le mani con i palmi rivolti verso sé stesso e mosse le dita.

– Oh! E perché questa soluzione da single disperato? Intuisco che non è una decisione tua, o no? – Arthur stancamente chiuse gli occhi, scuotendo la testa, e scivolò giù lungo il parapetto del terrazzo, sedendosi sconfitto sul pavimento. Gwaine a quel punto gli si accomodò accanto.

– Puoi scommetterci che non è una mia decisione! Per Merlin quella faccenda è una sorta del punto di non ritorno. Ha paura che se dovessimo abbattere anche quel muro e raggiungere quindi un nuovo grado di intimità, e dopo qualcosa dovesse andare storto... quel esserci spinti oltre lo ucciderebbe. E poi, dice di non volere privarmi della libertà di scelta...

– Eh! Cosa..? Sarebbe a dire?

– Beh, qualcosa del tipo “E se poi incontrassi qualcuno con cui ti trovassi meglio e rimanessi con me solo per non ferirmi?”. Eresie del genere. Sto cercando di capire le sue paure, seriamente, ci provo! E lui altrettanto seriamente sta cercando di spiegarmele... io comunque alla fine però continuo a non capirci niente... quindi litighiamo, ci allontaniamo per un paio di giorni, e io questo non lo sopporto, così poi tutto ritorna al punto di partenza.

– Sai che ti dico? Ha semplicemente la sindrome della vergine! – spalancò gli occhi Gwaine, alzando l’indice. – Come quelle brave ragazze, che si rifiutano di perdere la loro innocenza prima delle nozze. E riconosco che c’è un certo romanticismo in tutto questo, ma personalmente credo sia solo la mancanza di fiducia verso il partner! Che poi nel vostro caso, è una cosa quasi ridicola... quant’è che vi conoscete? Dieci anni?

– Undici...

– Ecco! E da quanto state insieme?

– Da quando ne avevamo diciassette... quindi quattro, – disse Arthur, quasi in un sussurro, fissando il vuoto davanti a sé con un sorriso sognante sulle labbra.

– Ah sì? Cioè, quella tua spettacolare uscita con Merlin sulla spalla nel bel mezzo dei festeggiamenti del tuo quindicesimo compleanno è stato quindi solo un gesto puramente amichevole? – ridacchiò Gwaine, dandogli una gomitata.

– Beh, formalmente, sì... cioè, allora non c’era stato ancora nulla di, ehmm... fisico tra noi. Però, sai, – Arthur sorrise e mise una mano sulla spalla dell’amico, guardandolo dritto negli occhi, – a volte mi sembra che tutto questo sia iniziato molto prima del nostro primo incontro. Sono quasi sicuro che da qualche parte sulla superficie interna del mio cuore ci stia il marchio con la scritta “Proprietà di Merlin Emris”, apparsa ancora prima della mia nascita. É l’unico Gwaine, per me non esiste semplicemente nessun altro...

– É l’unico, per me non esiste semplicemente nessun altro, Morgana, capisci? E questo mi spaventa a morte! A volte questo pensiero mi coglie assolutamente all’improvviso, e io... forse sarà pure sciocco, ma sento che se cancellassimo anche quest’ultimo ostacolo tra noi... il mondo perderebbe le sfumature, le mezze-tonalità. Voglio dire... finché staremo insieme, la nostra unione sarà completa, ma un’eventuale separazione, se mai dovesse accadere, sarebbe altrettanto assoluta, e lo perderei una volta per sempre! Solo l’idea di questa possibilità mi uccide, io... non riesco a immaginare la mia vita senza di lui... – Merlin alzò gli occhi su Morgana, seduta in quel momento di fronte a lui, e l’espressione concentrata dei suoi occhi lentamente mutò dalla confusione alla sorpresa con un pizzico di spavento, mentre proseguiva.

– Come... come siamo arrivati a questo, Morgana? Che hai fatto? Avrai mica corretto il mio tè con un siero della verità o mi hai lanciato un incantesimo?

– Non sono ancora una strega, Merlin! Sto solo imparando! E il futuro genio farmaceutico tra noi sei tu, no? Credo che avevi solo bisogno di sfogarti. Hai mai parlato con qualcuno di questo? – chiese lei dolcemente, coprendogli la mano con la sua.

Mezz’ora prima Gwaine, a lungo rimasto in cucina con Arthur, discretamente l’aveva presa da parte e, brevemente le aveva spiegato la situazione, chiedendole di parlare di tutta quella questione con la seconda parte interessata, il che le era riuscito con facilità – ma d’altronde, non c’era mica da stupirsi... non per niente tutti dicevano che Morgana avrebbe intrapreso una brillante carriera da psicoanalista.

Merlin scosse la testa facendo segno di “no”, fissando la sua tazza.

– Beh, forse, vale la pena a volte liberarsi dei propri demoni... dì la verità... ora ti senti un po’ meglio, vero? Puoi rivolgerti a me quando vuoi! Certo, non sono Freya, ma pure io e te abbiamo molto in comune! – gli fece l’occhiolino.

– Per esempio..? – chiese Merlin dubbioso.

– Cucina vegetariana..? – ghignò lei. – E l’immaginazione esageratamente ricca! Sai, non considero l’intimità fisica con tanta trepidazione come te, ma posso capire il tuo punto di vista. É solo che... Merlin, non dovresti permettere alla paura di gestire la tua vita. Migliaia di persone si lasciano ogni giorno, e questo è sempre doloroso... se il sentimento è ancora vivo. Ma non ci si può fare niente. Ti illudi che fino a quando non sarete andati troppo lontano, e fino a quando gli altri non saranno a conoscenza del vostro rapporto, sarà come se questo rapporto non esistesse. Dovo deluderti, mi dispiace dirtelo ma non è così.

Quella sera, dopo che tutti gli ospiti se ne furono andati, Merlin e Arthur stavano mettendo in ordine la cucina avvolti da un confortevole silenzio, ma nella testa di ognuno, come accadeva spesso, continuava a girare lo stesso pensiero – “semplicemente per me non esiste nessun altro...”

– Accidenti! – l'ultimo bicchiere da asciugare scivolò dalle mani di Merlin frantumandosi in mille pezzi. Emris si era già chinato per raccoglierli, quando Arthur arrivò alle sue spalle in silenzio e lo fermò delicatamente, ma con fermezza, prendendolo per i polsi.

– Lascia stare, dai. Ripuliamo tutto domani... – il sussurro sfiorò la pelle di Merlin, provocandogli un brivido superficiale, come una scintilla che tocca la legna asciutta e fa nascere le prime, appena percettibili fiammelle.

Merlin gettò la testa all’indietro, incontrando lo sguardo di Arthur, e come in uno specchio, ci vide il riflesso dei suoi stessi sentimenti.

Per un secondo quella visione lo lasciò senza fiato, ma subito dopo, guidato da un impulso irresistibile, si girò nel suo abbraccio, fece scivolare entrambe le mani su, aggrappandosi ai suoi capelli d'oro, e letteralmente attaccò le labbra tanto desiderate con un bacio prepotente, assolutamente insolito per lui.
Il percorso che ne derivò fino al divano fu del tutto confuso ed estremamente breve.

– Aaah!.. Merlin!.. Mmmhm... – il corpo di Arthur divenne di colpo teso come una corda sotto di lui, ed Emris immediatamente tornò in sé.

– Tu... tu... – Merlin fissò con orrore Arthur, incapace di esprimere il pensiero.

– Sì, colpevole! Sono venuto nelle braghe! – sbuffò l’altro, leggermente ansimante dopo l'orgasmo. – Ma anche tu hai contribuito! Ti sei proprio scatenato oggi...

– Avresti dovuto fermarmi! – protestò Emris, scivolando giù dal divano.

– Ah si?! E cosa avrei dovuto dire? “Oh, Merlin, sto per venire, scendi dal mio cazzo, svergognato!” Roba del genere? No, mi dispiace, sono ancora sano di mente!

– Questo... non è mai successo, chiaro? Questo non vale! – soffiò minaccioso Merlin, puntando contro di lui un dito. L'umore di Arthur a quelle parole mutò immediatamente, tanto che si alzò di scatto, fumante di rabbia.

– Certo, come desidera, mio signore! Aspetta solo un attimo che carico le mutande in lavatrice, mi sciacquo lo sperma di dosso, e “questo” subito passerà nella categoria del “non è mai successo”!

– Oh, già, cavolo!.. Vai, vai... via libera! – arricciò il naso Merlin, lasciandolo passare.

Arthur lo fissò allibito, stentando a credere alle proprie orecchie, ma Emris serio gli diede solo una leggera spintarella verso il corridoio, facendo attenzione a non sfiorarlo sotto la cintura.

Mentre Arthur era occupato in bagno a lavarsi e cambiarsi, Merlin in soggiorno stava avendo una conversazione molto vivace con se stesso.
Cosa era appena successo? Aveva sempre associato l’orgasmo al sesso. Ma il sesso era un tale livello di intimità, al quale – per ora, almeno – lui personalmente non si sentiva pronto. E adesso Arthur era venuto proprio sotto di lui, quindi quello cosa esattamente stava a significare? Avevano in qualche modo davvero fatto sesso?

“É stato solo un incidente!” – riuscì a farsi sentire attraverso la confusione dei pensieri la parte più razionale della sua mente. “Esattamente! Un incidente, appunto... e poi, in parte la colpa è mia! Che diamine mi ha preso oggi?” – si aggrappò al suggerimento Merlin.
Si rendeva perfettamente conto, che tutto quel suo atteggiamento potesse sembrare sciocco e troppo all’antica, e che la maggior parte dei suoi coetanei sapendolo l’avrebbero sicuramente preso in giro... ma per lui quel passo era qualcosa di davvero importante. 
Per Merlin l’intimità sessuale non riguardava un semplice contatto fisico, ma piuttosto un modo per aprirsi di fronte ad un'altra persona, un naturale sviluppo di una relazione, il suo coronamento... il coronamento dell'amore...
Solo che Arthur non gli aveva mai parlato di quello, non aveva mai nemmeno accennato ai suoi eventuali sentimenti.
Il pensiero poi che lui al Pendragon non cantasse certo delle serenate, non lo aveva sfiorato minimamente! Perché il suo amore per Arthur gli era sempre sembrato qualcosa di assolutamente ovvio e scontato...
Lo sbattere della porta lo fece tornare al presente. Uscito dal bagno, Arthur, evidentemente, era filato dritto nella propria stanza, e questo poteva significare una cosa sola: era incazzato di brutto. 
“Me lo sono meritato!” – con una sana dose di auto-critica pensò Merlin, ripassando con la memoria il loro ultimo scambio di battute.

– Che vuoi? – sbottò con poca eleganza Arthur da dietro la porta in risposta ad un timido toc–toc.

– Mi dispiace Arthur. Ho sbagliato... – risuonò la vocina colpevole dal corridoio, e Pendragon, che in realtà aspettava solo un motivo per fare pace, spuntò fuori.

– Miracolo! Oh, miracolo! Merlin Emris riconosce di aver sbagliato! D’ora in poi ogni anno festeggerò questo giorno come una svolta nella nostra storia! 
Merlin s’imbronciò leggermente, anche se le parole “la nostra storia” buttate lì distrattamente in modo così naturale fecero sciogliere il suo cuore giusto un po’.

– Hai intenzione rigirare il coltello nella piaga ancora per molto tempo, o cosa?

– O cosa... – ridacchiò Arthur. – Ma il perdono non si regala sai, devi guadagnartelo. Mi spieghi in forma abbastanza semplice per un comune mortale, perché ogni dannata sera dobbiamo rintanarci ognuno in camera propria per farci una sega..? E piantala di negare che lo fai, le pareti qua sono parecchio sottili, e poi tu non è che ti impegni più di tanto per fare piano! Cosa potrebbe succedere di tanto terribile se invece di separarci ogni volta concludessimo insieme?

– Per te, forse niente. Ma per me sai... diventerebbe molto più difficile lasciarti andare... quando... e se... un giorno dovessi capire di voler stare con qualcun altro... – si sforzò di dire Merlin, distogliendo lo sguardo.

– Che assurdità, Merl! Non dovrai mai lasciarmi andare, sono più che sicuro che non vorrò mai stare con nessun altro!

– Da dove viene questa tua sicurezza Arthur? Perché dici così?

– Perché io...

– Tu... cosa? – il silenzio si prolungò sulla bocca di Arthur, e Merlin sospirò stancamente, abbandonando la testa. – Buona notte, – sussurrò poi, e uscì, chiudendo delicatamente la porta sul muso dell'altro...

Porta dove Arthur subito appoggiò la fronte, ascoltando distrattamente i suoi passi allontanarsi.

– Perché io ti amo, idiota di un Dumbo!..

   
 
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