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Autore: looking_for_Alaska    08/07/2015    3 recensioni
Eos è una dea minore bellissima, pacifica e piuttosto solitaria. Un giorno però decide di giacere con Ares, dio della guerra e amante della dea Afrodite. Quest'ultima appena viene a sapere del fatto, s'infuria e scaglia una maledizione contro Eos.
Passeggiando una volta per Troia, Eos incontra un giovane principe di cui si innamora follemente; decide quindi di implorare Zeus di renderlo immortale.
Da suo marito avrà due figli. Uno di essi però perirà sotto la lancia di Achille nella guerra di Troia.
Eos piangerà lacrime di rugiada, capendo fino in fondo la maledizione lanciatole da Afrodite.
Storia di una dea minore di cui non si parla molto, ma che mi ha colpito per il dolore che ha dovuto subire.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eos subì la maledizione in tutta la sua potenza solo molto tempo dopo, trent'anni prima della guerra di Troia.
In quegli anni, molto lontani dal tradimento di Ares, la dea quasi si era scordata le parole di Afrodite.
Un giorno però, mentre passeggiava per Troia, aveva incontrato un giovane, figlio del re Laomedonte.
Egli portava il nome di Titone; aveva capelli castani e ricci e una lieve barba gli copriva il viso. Profondi occhi azzurri studiavano il mondo, giudicandolo secondo l'idea di vita di un umano.
Eos se ne era innamorata improvvisamente, senza capirne il motivo. Lo aveva intravisto nella folla, al mercato della città e subito aveva provato un sentimento intenso, folle, bellissimo. Diverso da tutto ciò che aveva sentito prima per qualcuno.
Gli si era avvicinata, aveva tentato di parlargli e lui si era dimostrato gentile e disponibile.
Ora erano sdraiati nella radura; e mentre lui si rivestiva lentamente, lei ripensava beata all'amore che li legava.
<< Ti conosco da poco, Titone figlio di Laomedonte, ma sento già di amarti >> sussurrò, ma seppe che quello l'aveva sentita.
Era al suo fianco. Le prese una mano e se la portò sul petto. << Lo senti questo? >>. Il suo cuore palpitava veloce sotto i polpastrelli della dea.
<< Non è mai andato così veloce, prima di conoscere te. Sposami Eos, mia dea, mia regina. Sposami e rendimi immortale, così potremo vivere per sempre l'uno al fianco dell'altra >>.
Queste dolci parole la colpirono e la bella dea si sporse per donargli un lieve e casto bacio sulle labbra morbide e rosee.
<< Non ti posso promettere l'immortalità, amore mio, ma chiederò a Zeus di donartela >>. Titone la strinse forte al petto, promettendole frasi dolci e innamorate. Eos chiuse gli occhi, felice, beata, sicura che quella gaiezza non le sarebbe stata strappata da  nulla e nessuno.
Purtroppo si sbagliava.

                                                                                                                         *          *          *


Eos si inchinò davanti al re dell'Olimpo. La figura imponente di Zeus la sovrastava, pronto a giudicarla secondo le leggi divine.
La folta barba nera era quasi più lunga dei capelli e gli occhi gialli scandagliavano la Sala vuota.
Erano presenti solo lei, il re dell'Olimpo e Titone, il suo amante.
<< Quindi per questi motivi io ti prego, mio signore e mio re, mia luce e mia ragione di vita, di rendere quest'uomo immortale per farlo vivere per sempre al mio fianco >>.
Zeus studiò per la milionesima volta Titone. Poi il suo sguardo si posò sulla bella Eos. << Tu hai sempre avuto degli amanti, mia cara Eos, e io lo so bene; ho condiviso il tuo talamo diverse volte. Ora tu sei certa di quello che mi stai chiedendo? Vuoi quest'uomo al tuo fianco? >>.
Eos annuì frettolosamente, poi si gettò a terra di nuovo in un inchino. 
<< Oh sì, mio signore, sono sicura. Ho amato Titone sin dal primo istante. Per questo vi chiedo di perdonare la mia sfrontatezza e renderlo immortale >>.
Zeus le lanciò un'occhiata strana, poi il suo viso serio si distese in un sorriso e alzando il braccio, proclamò : << E sia! Titone, io ti dono l'immortalità e ti dichiaro marito di Eos, dea dell'aurora >>. 
Poi sottovoce, si rivolse alla dea : << Non dimenticarti la tua maledizione, Eos. Non si è ancora compiuta, ma non ci vorrà molto >>.
Eos impallidì e ogni briciolo di felicità svanì dal suo viso.
Ma poi sorrise di nuovo. Afrodite era una dea malvagia, e il suo amore per Titone sarebbe stato eterno, ne era sicura. Nessuna dea poteva fermarlo.
Ella però non rammentava che Afrodite era l'amore stesso, e che poteva giocarci come voleva. 
         
                                                                                                                      *       *       *

Quasi dieci anni dopo, anche se per gli dei immortali non sono altro che veloci attimi, Eos stringeva tra le braccia il suo secondogenito.
<< Dovresti chiamarlo Mnemone, amore mio >> sussurrò al suo orecchio destro Titone, suo marito e dio.
Eos gli regalò uno dei suoi bellissimi sorrisi, e Titone vide in lei il lucore mattutino dell'alba. Si era innamorato subito di quella dea dallo sguardo innocente e fresco, ma non distante. Aveva la bellezza di un'umana, ma la mente intelligente e solenne di una creatura antica e splendente.
<< Mnemone? " Colui  che tiene duro"? Mi piace tantissimo >> rispose dolcemente lei, baciando il marito. 
Il nuovo  nato scoppiò a ridere quando il primogenito Emazione gli fece il solletico. Eos sorrise felice : il suo sogno si era realizzato e nessuna maledizione le aveva portato via ciò che aveva. 
<< Ciao, Mnemone >> esclamò il piccolo Emazione.
Il primogenito aveva quattro anni, ma già si distinguevano lineamenti decisi e ben definiti. Aveva gli occhi azzurri del padre e i capelli rosso scuro della madre. La voce era acuta, ma musicale. 
In lui si distingueva chiaramente il sangue divino che gli aveva donato la vita. 
Eos baciò la fronte dei figli, mentre il marito la stringeva a sé.
Era felice, si sentiva completa. Quell'amore non poteva guastarsi, quella gaiezza era eterna, lo sentiva chiaramente.
Allora perché c'era quel velo di inquietudine che le bloccava il respiro?
   
 
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