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Autore: looking_for_Alaska    08/07/2015    2 recensioni
Eos è una dea minore bellissima, pacifica e piuttosto solitaria. Un giorno però decide di giacere con Ares, dio della guerra e amante della dea Afrodite. Quest'ultima appena viene a sapere del fatto, s'infuria e scaglia una maledizione contro Eos.
Passeggiando una volta per Troia, Eos incontra un giovane principe di cui si innamora follemente; decide quindi di implorare Zeus di renderlo immortale.
Da suo marito avrà due figli. Uno di essi però perirà sotto la lancia di Achille nella guerra di Troia.
Eos piangerà lacrime di rugiada, capendo fino in fondo la maledizione lanciatole da Afrodite.
Storia di una dea minore di cui non si parla molto, ma che mi ha colpito per il dolore che ha dovuto subire.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mnemone stava di fronte a Troia. La città era sotto assedio da dieci lunghi anni. Aveva deciso di combattere. 
Sua madre Eos gli aveva sempre ripetuto che essere troppo coraggiosi portava alla morte. Ma che ne poteva mai sapere lei? 
Non aveva mai saggiato la potenza di una spada.
Mnemone si passò una mano tra i capelli ricci e dello stesso rosso scuro della madre. Aveva anche i suoi stessi occhi, ma la fisionomia del corpo e la voce erano quelle del padre. 
Ma Mnemone doveva combattere. Era re di Persia e di Etiopia. Aveva deciso solo in quell'anno di schierarsi con i Troiani.
Paride era un suo caro amico... e poi, doveva ammetterlo, gli facevano un po' pena. Le truppe greche li stavano sconfiggendo su molti fronti.
Mnemone sperava di poterli aiutare, almeno un poco. Non aveva paura della morte.
Era un uomo sciocco, Mnemone.
  
                                                                                                                             *        *        *

Achille stava disteso nella sua tenda.
<< Principe Achille, è ora >>.
Achille scosse i capelli lunghi e lucidi. Si alzò a fatica, liquidando un suo servo con un cenno della mano. 
Prese le sue erbe profumate preferite, e ne fece una poltiglia e se la passò su tutto il corpo. 
Adorava il profumo che emanavano, e lo facevano sentire sicuro di sé.
  Sapeva di essere forte, imbattibile, un semidio. 
Ma aveva comunque una parte umana che aveva bisogno di sicurezze. Ma questo era un segreto che conosceva solo Patroclo.
Il suo amato Patroclo.
<< Achille! >>.
Sorrise al bellissimo uomo che era davanti a lui. << Ciao Patroclo >>:
<< Hai bisogno di aiuto con l'armatura? >> gli chiese quello, avvicinandosi. << Certo >>.
Patroclo afferrò l'armatura dorata e gliela poggiò sul petto, mentre gliela allacciava. Achille poi finì di prepararsi,  afferrò sia la lancia che la spada e si legò quest'ultima in vita.
<< Pronto? >> gli domandò Patroclo.
Achille sorrise teneramente sentendo la vena di preoccupazione nella sua voce. << Tranquillo. Nessuno mi può far del male, finché ti saprò salvo nell'accampamento >>.
Poi gli prese il viso tra le mani e lo baciò ardentemente. 
<< A dopo >> sussurrò Patroclo senza fiato, mentre Achille lasciava la tenda con un sorriso sulle labbra.


                                                                                                                      *          *         *


Mnemone aveva ucciso ormai  più di quaranta soldati achei. Si sentiva imbattibile e l'adrenalina scorreva feroce nelle sue vene.
Era forte. Poteva uccidere chiunque. Nemmeno Achille Pelide poteva strappargli la vita. 
Purtroppo  si sbagliava.
Se lo ritrovò di fronte in un attimo. Il tempo intorno a loro parve fermarsi. Nessun carro lo trasportava, era solo in mezzo al terreno sporco di fango. Eppure si notava l'aura di luce guerriera che emanava.
Mnemone impallidì mentre pensava "quest'uomo è nato per uccidere".
E si sentì stupido per aver pensato di poter vincere. Chi era lui per poter battere un essere baciato dagli dei?
Ma poi si riscosse. Anche lui aveva sangue divino. Erano alla pari.
Ed eccoli lì, i due semidei, potenti e forti. L'uno animato dalla voglia di vincere per rendere felice la famiglia, l'altro composto da un eguale percentuale di odio e amore intrecciati insieme. 
In quel momento, in quel breve attimo, Mnemone e Achille furono due esseri  alla pari. Poi il Pelide scagliò la freccia.
Non ci fu uno scontro. 
Semplicemente, la freccia trapassò l'addome di Mnemone e lo uccise. 
Si dice che il figlio di Teti, prima di andarsene ad affrontare un guerriero degno della sua forza, si sia voltato un'ultima volta per incontrare di nuovo lo sguardo cristallino di un uomo che condivideva la sua stessa sorte, il cui  nome significava " colui che tiene duro".

       
                                                                                                       *           *          *


<< Dov'é mio figlio? >> la voce melodiosa di Eos tagliò il silenzioso come una lama. Non c'era preoccupazione in essa; credeva molto nel secondogenito. 
Ma né Emazione né il marito Titone risposero.
Eos si sedette sulla sedia di fronte a loro. << Allora, come mai non è qui? L'assedio è finito tre ore fa >> e scoppiò  a ridere.
Ma appena notò che nessuno dei due seguiva il suo esempio e che schivavano il suo sguardo, iniziò a preoccuparsi.
<< Titone, Mnemone dov'é? >> sibilò.
Ma il marito non si deciva a darle una risposta.
<< Emazione? >> la sua voce stava prendendo una nota isterica.
Titone si alzò e le posò una mano sulla spalla. << Eos, tesoro... Mnemone si é scontrato con Achille >>.
Eos non capì subito, o forse non volle capire. << Non ho visto il cadavere del Pelide sul campo di battaglia >>.
Calò di nuovo un silenzio denso, che non aveva bisogno di ulteriori spiegazioni. Eos capì. 
Capì  di aver perso il suo amato figlio, capì che una parte di lei era morta.
Capì, ma questo solo dopo  tempo, che la maledizione di Afrodite si era compiuta. 
   
 
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