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Autore: Medea Black    08/07/2015    3 recensioni
[Star Trek XI (2009) - reboot ]
Prequel ideale del film, incentrato sugli anni dell'Accademia.
Cosa forgia un eroe: l'universo o i banchi di scuola? Probabilmente entrambi, ma sono gli anni della formazione a gettare i semi di ciò che si diventerà. E l'università può essere peggio dei klingon...
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Quindi questo è il tuo alloggio… siamo arrivati.”
Jim rivolse un sorriso teso alla sua accompagnatrice, che per tutta risposta gli gettò le braccia la collo e lo baciò. Preso alla sprovvista, il biondo ricambiò il bacio, ma si staccò gentilmente quando una mano di lei iniziò a farsi strada sotto la sua maglietta.
“Giusto, aspettiamo di essere dentro… bevi qualcosa con me?” domandò la ragazza, con tono allusivo.
“Senti… Hannah, giusto?” – lei annuì – “Sei davvero molto carina, ma è meglio di no. Devo alzarmi presto domani.”
Che scusa del cavolo! Ma era la prima che gli era venuta in mente.
Lei sembrò delusa.
“Ma mi sembrava di aver capito che tu volessi…”
“Lo so, lo so…” – la interruppe lui – “La verità è che sono stato un bastardo, scusami. Sono fidanzato, e per uno stupido litigio stavo per fare qualcosa di cui poi mi sarei pentito. Non voglio mandare tutto all’aria, e tu non meriti questo trattamento.”
Ecco, quella era una scusa migliore, anche perché in effetti non era lontana dalla verità…
Il viso di Hannah si intenerì.
“Capisco… beh, sei stato gentile a dirmelo, e apprezzo molto che tu abbia deciso di non tradire. Sembra una scelta facile, ma rovina tutto.”
“Già, era quello che pensavo. Mi perdoni?”
“Ma sì, non è successo niente. Sei simpatico, Jim, ti auguro di sistemare le cose con la tua ragazza.”
“Ragazzo.”
“Ok, ragazzo. Buonanotte, allora.”
“Buonanotte, e grazie della comprensione. Ci vediamo in giro!”
Salutò la cadetta con un gran sorriso, che gli si spense in volto non appena lei chiuse la porta. Sentiva una rabbia montante dentro di sé, una frustrazione immensa. Era questo quello che voleva, potersi comportare come una persona fidanzata, dire in giro che aveva un compagno, non infilarsi nelle fantasie perverse di quella stessa persona che in teoria avrebbe dovuto rispettarlo e in pratica lo faceva sentire uno schifo.
Ne aveva abbastanza, avrebbe chiarito la situazione o ci avrebbe messo un punto, anche se a pensarci sentiva dolore… Magari si sarebbe sistemato tutto. Doveva solo parlare con Gary.
Decise di aspettarlo nel suo alloggio, di cui conosceva il codice. Entrò, si versò da bere e attese.
Gary tornò un paio d’ore dopo. Jim aveva avuto tutto il tempo di immaginare scenari catastrofici o idilliaci, ma chissà perché sentiva che la catastrofe fosse l’opzione più plausibile.
Il giovane cadetto non riuscì a nascondere un moto di sorpresa nel vedere Jim nel suo alloggio, visibilmente nervoso e in stato alterato dall’alcol. Impiegò pochi secondi a comprendere che il suo incontro non doveva aver avuto luogo, a dispetto delle iniziali apparenze, e se ne domandò il motivo. Attese in silenzio che l’altro parlasse: lo conosceva bene, sapeva che non avrebbe retto il silenzio per più di venti secondi e lui avrebbe conservato il vantaggio.
Come previsto da Gary, Jim iniziò a parlare in modo sconnesso, meravigliandosi di quanto la sua voce suonasse biascicata – non immaginava di aver bevuto tanto – e tentando dopo un respiro profondo di articolare un discorso sensato.
“Gary, io… volevo solo dirti che mi dispiace se non riesco a seguirti in tutte le tue stramberie pseudo erotiche che proprio non capisco, però il fatto è che… insomma noi stiamo assieme, io voglio stare con te, non con Hannah…”
“Chi è Hannah?”
“La ragazza del bar, lei è del quarto anno, e… no, non era questo il punto… il punto sei tu. E io. Cioè, noi.”
“Noi, Jim?”
“Sì, noi. Cioè, noi siamo una coppia, vorrei che ci comportassimo da coppia normale… al mio livello, non al tuo, per intenderci.” Concluse Kirk sforzandosi di sorridere, mentre qualcosa negli occhi del compagno gli faceva attorcigliare le viscere.
Ora l’espressione di Mitchell era indecifrabile, se Jim fosse stato sobrio avrebbe forse notato il disappunto dietro la maschera di imperturbabilità che aveva indossato.
“Noi non siamo una coppia, Jim. È un’idea assurda, come ti è venuta in mente?”
“Ma…” – il biondo strabuzzò gli occhi, cercando di comprendere quelle parole per lui incomprensibili – “come sarebbe a dire? E allora cosa abbiamo fatto in tutti questi mesi?”
“Sesso. Credevo che il concetto ti fosse familiare.”
“Certo che mi è… ma io… avevo capito che noi… credevo che tu provassi qualcosa per me!”
“Certo che provo qualcosa: attrazione. Andiamo, Jim, sei grande e grosso, non dirmi che sogni l’amore come un ragazzino! Noi siamo cadetti, dobbiamo pensare alle nostre carriere.”
Spietato. Era l’unica parola che Kirk riusciva a pensare. Lo sguardo freddo, il tono piatto, tutto in Gary era semplicemente spietato, come se lui e i suoi sentimenti non contassero nulla…. E la verità era che non contavano effettivamente nulla. Non erano mai stati presi in considerazione. Si sentiva galleggiare, un po’ per l’alcol, un po’ per l’assurdità della situazione, gli sembrava di trovarsi in una bolla in cui tutto era ovattato; la voce di Mitchell gli arrivava lontana, i suoi pensieri avevano un’eco e poteva sentire la pressione di quello che stava accadendo direttamente sul suo petto. Fu allora che sul cuore di Jim si aggiunse una nuova crepa, ingannevolmente sottile ma incredibilmente profonda, e una consapevolezza si fece strada nella sua mente: era stato uno stupido.
Da lì a tornare freddo il passo fu breve. Si riscosse e indossò uno dei suoi splendidi sorrisi.
“Ok, ora ho capito, Gary. D’accordo, tutto sommato è un sollievo sentirti dire questo.”
Il bruno fu preso alla sprovvista, restò in ascolto, guardingo.
“Sono affezionato a te” – continuò Jim – “mi stavo anche divertendo, prima che te ne uscissi con questa cosa da psicopatici, ma, ehi! Va bene così. Problema risolto.”
“Che problema?” Mitchell era visibilmente perplesso. Si era aspettato una scenata, ma quello… cos’era quello?
“Il tuo problema, Mitch! Il fatto che sei decisamente troppo strambo, e non posso star dietro alle tue devianze. Pensavo che ci saresti rimasto male, ma sapere che non è così mi toglie un peso. Davvero, senza rancore, solo che mi sarebbe dispiaciuto troppo lasciarti sapendo che ne avresti sofferto.”
“Lasciarmi?! Ma se fino a poco fa dicevi di voler stare con me!”
“No, io pensavo di stare già con te, è diverso. E fino a ieri mi sarebbe stato bene, ma da oggi non più. Ero venuto a dirti di scegliere, ad offrirti una possibilità perché mi sembrava giusto farlo, ma la verità è che non avrebbe funzionato comunque perché tu non puoi scegliere. Tu sei così.”
Jim gli scompigliò i capelli con un gesto affettuoso, che sapeva avrebbe irritato profondamente l’altro. Infatti Gary si scostò, turbato e rosso in viso.
“Non trattarmi così! Non sei mio padre!”
“Per fortuna!” Commentò Kirk ridendo.
“Smettila di usare quel tono! Sono molto più intelligente di te! Io non ho bisogno di te, mentre tu senza di me non sei altro che un disadattato!”
“Ehi, ehi! Calma, non c’è bisogno di alzare i toni. Andiamo, lo hai detto tu: siamo persone adulte, non possiamo chiuderla civilmente?”
Vedendo il sorriso del biondo, Gary capì immediatamente cos’era successo: lo aveva provocato, gli aveva fatto perdere il controllo e aveva girato la sua strategia contro di lui. Era stato bravo, doveva ammetterlo. Aveva sottovalutato l’intelligenza tattica di Jim, supponendo che il colpo subito e lo stato alterato in cui si trovava sarebbero stati sufficienti a piegarlo, ma non era stato così e ora lui doveva ricomporsi velocemente se non voleva perdere quello scontro.
“Certo, hai ragione. Dopotutto le cose iniziavano a farsi noiose.”
“Io direi inquietanti, ma ognuno ha il suo metro di giudizio… Bene, allora amici come prima?”
“Naturalmente, amici come prima.”
Si strinsero la mano, vedendo l’uno negli occhi dell’altro un ostinato orgoglio, la scintilla della sfida. Sarebbero stati capaci di simulare un’amicizia che non c’era mai stata, e farlo credere a tutti, pur di non mostrarsi deboli l’uno con l’altro.
Gary era stato sconfitto da un ragazzo che aveva sottovalutato, pensando di poterne fare ciò che voleva, come faceva con tutti gli altri: Kirk gli piaceva, lo trovava abbastanza intelligente ma temeva che riuscisse a salire più in alto di lui e per questo ne sabotava gli studi. Lo avrebbe volentieri tenuto accanto a sé fino alla fine dell’accademia, ma aveva bisogno che lo si vedesse con altre persone, in modo da non risultare impegnato con lui. Era un buon piano, ma Jim l’aveva rovinato. Lo odiava per questo.
Dal suo canto, Jim era distrutto: si era innamorato, forse per la prima volta in tutta la sua vita, e Gary aveva giocato con i suoi sentimenti. Leo aveva ragione, aveva sempre avuto ragione. Avrebbe dovuto ascoltarlo.
C’era una cosa, però, che James Tiberius Kirk non avrebbe mai, mai permesso: nessuno avrebbe avuto la soddisfazione di vederlo sconfitto. Morto, piuttosto. Avrebbe preferito diventare il miglior amico di quel bastardo, prima di lasciargli intravedere il suo cuore sanguinante.


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Note: E... ecco qui come è iniziata l'improbabilissima "amicizia" tra Jim e Gary Mitchell. XD
Direi che sappiamo tutti come andrà a finire... ;)
(Per chi non lo sapesse: nella prima puntata della TOS il "folletto malefico" viene posseduto da un'entità aliena superpotente e, dopo varie peripezie, Jim dovrà ucciderlo per evitare danni enormi. Curiosità: nel primo numero del fumetto relativo al nuovo universo, sarà Spock a ucciderlo salvando Jim, il che è ancora più soddisfacente visto il modo in cui ho immaginato siano andate le cose prima... :3)
  
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