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Autore: thecrazyone    08/07/2015    0 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
“Sono Hazel.” dissi con nessuna enfasi, cercando di non sembrare maleducata. Lui cercò di mettere a fuoco il mio viso, e poi scese dalla ringhiera, spegnendo la sigaretta in un posacenere vicino. “Oh Hazel, non dirmi che ti trasferisci in quell’appartamento.” Sbuffò annoiato. Mi sorpresi per quella risposta, alzai un sopracciglio e lasciai da parte il non voler essere maleducata. “Vuoi impedirmelo, per caso?” uno sguardo di sfida mi prese il volto. Soffiai via il fumo e feci un altro tiro. Volevo solo fumare in santa pace, ma qualcosa me lo impediva. Qualcuno me lo impediva.
“Se potessi farlo lo farei. Menomale che prima o poi te ne andrai da sola”
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.
Cattivi Vicini
 
Quando entrammo in quella casa, l’agente immobiliare me ne parlò con disinteresse.. Come se sapesse che l’acquisto non sarebbe andato a buon fine. Mi mostrò si e no due stanze, giusto per far scena e poi mi chiese di continuare il giro degli appartamenti della zona. Io lo fermai, gli dissi che volevo sapere di più di quella casa e lui sbuffò. “Signorina Morgan, questa è un vecchio edificio, datato 1942, non penso sia il posto che lei cercava. Lei ha solo ventitre anni, non le piacerebbe una moderna casa in centro?” 
“Non ho bisogno di un loft Signor Crosby. Questo appartamento mi piace, non ho nulla contro i vecchi palazzi vecchio stampo. Se non le dispiace vorrei saperne di più” sorrisi, lui alzò le spalle e mi spiegò le condizioni dell’appartamento. Aveva tre stanze da letto e due bagni, una cucina spaziosa e un luminoso soggiorno. Le finestre erano molto vecchie ma la loro grandezza permettevano l’ingresso di molta luce.
Il signor Crosby continuò a parlare, io cambiai stanza ma lo ascoltavo attenta, mentre guardavo la cucina. Non c’era quasi nessun mobile, in cucina mancavano sedie e un tavolo, però in compenso c’erano i fornelli, il forno, un meraviglioso frigo giallo ‘50 e un solo armadietto. Dal lato opposto dell’ingresso alla cucina, c’era la porta a vetri del balcone. La aprì e l’attraversai, sentendo subito il freddo di Londra. Mentre mi stringevo nella mia felpa osservai quello spazio. Il balcone si estendeva fino all’ultima stanza che si affacciava da quel lato. Una scala portava a un piccolo cortile, pieno di vecchi oggetti.
Immaginate una C. La curva inferiore era il balcone dell’appartamento che stavo visitando, la curva superiore era il balcone dei vicini. Al centro questo cortile, che continuava per un po’, ma non riuscii a vederlo bene fino alla fine. L’agente immobiliare mi raggiunse e sentenziò: “Allora? Ancora convinta di poter essere interessata?” io mi girai verso di lui e sorrisi. “Lo sono. Questo posto mi piace, penso che la ricerca sia finita.” Lui sbarrò gli occhi e mi guardò stupito. Non avrebbe mai pensato che mi piacesse quella vecchia casa mezza vuota, un po’ sporca e quasi completamente da arredare. Andammo praticamente subito nel suo ufficio, per firmare carte e per consegnare il primo assegno. Il prezzo dell’affitto era ragionevole, sarei riuscita a pagarlo senza problemi con i profitti del bar.
*
Quando andai nel mio piccolo locale c’erano si e no tre tavoli pieni, ma al bancone mi aspettavano Josh e Jessie, i miei fratelli.
“Hazel! Finalmente!” esclamò Josh, allargando le braccia.
“Allora!! L’hai trovata la casa dei tuoi sogni?!” continuò Jessie, emozionato. Li avevo avvertiti che oggi sarei andata a caccia di appartamenti e anche se ne erano entusiasti, erano anche molto tristi poiché dovevo lasciare che vivessero nel loro loft senza di me. Da circa tre anni dividevamo quel posto da ricchi, in cui tutto mi ricordava che loro avevano avuto un successo nazionale mentre io ero solo la proprietaria di bar. E anche se da piccola pensavo che sarei diventata il possessore di un ristorante di lusso mentre loro sarebbero stati dei semplici orefici, negli ultimi tre anni avevo capito di quanto mi fossi sbagliata. Era bello che due fratelli condividessero la stessa passione, così da poter lavorare insieme e legare sempre di più, non lasciando mai che venissero divisi da due percorsi di vita differenti. La loro azienda produceva gioielli da anni ormai, da piccola boutique era diventata una catena di negozi in giro per l’Inghilterra.
“Non è ancora perfetta ma.. ci lavorerò su” esclamai, abbracciandoli.
“Quando potremo venire a vederla?” chiese Josh, sorseggiando la birra che gli avevo passato. Nella nuova casa non c’era nulla, pensai in pochi secondi a cosa fare in giornata, se dare precedenza ai mobili o alla pulizia, le pareti da riverniciare o solo portare le mie cose.
“In realtà devo renderla presentabile, per far si che dei gioiellieri ricchi non pensino che io sia una stracciona” risi, loro si scambiarono un’occhiata complice e dissero in coro “oh per capire quello non c’è bisogno di  visitare la casa.” Diedi uno schiaffetto ad entrambi, fingendomi offesa. Guardai l’orologio e capì che era meglio cominciare a sistemare da subito.
“A proposito, è meglio che vada. Non permettetevi di lasciare i soldi per quelle birre.  Offre la casa” guardai Rose, una delle cameriere e la chiamai al bancone. “Per favore occupati tu del bar mentre sono via, mi raccomando, mi fido di te. Noi ci vediamo presto ragazzi.” Esclamai uscendo. Li sentì dire “ok capo” e sorrisi.
In macchina mi accorsi di quanto fosse poca la strada dal bar all’appartamento, e ne fui contenta. Potevo cominciare ad arrivare prima dei clienti. Il bar era aperto da poco più di un anno, ma secondo me andava alla grande. Ogni sera gli ubriaconi venivano da me e si facevano dissetare, i ragazzi passavano per un caffè o una birra, ho visto anche qualche appuntamento. Ne andavo molto fiera.
Per la prima volta girai la chiave nella serratura e mi sentii così emozionata.
Varcai la soglia e mi resi conto di quanto fosse stata giusta la scelta di quella casa. Era bella, le pareti avevano un sacco di storie da raccontare, mi piaceva chiudere gli occhi e vedere le persone che ci erano state, negli anni quaranta, cinquanta, sessanta, fino a ora. Fino a me. Presi dalla borsa la mia bandana nera e la girai intorno alla testa, annodandola. Mi tolsi la felpa e rimasi con una maglia a mezze maniche, che ricordava le solite maglie da baseball. Avrei avuto caldo non appena sarei arrivata nel vivo delle pulizie.
Nello stanzino c’era qualche scopa, così cominciai a spazzare tutte le stanze.  “Ho solo spazzato e già mi sento stanca.” Mormorai tra me e me.
Uscii in balcone e mi accesi una sigaretta. Avevo voglia di avere tutte le mie cose intorno, di poter prendere una birra dal frigo e sorseggiarla sul divano. Mi sentì un po’ scoraggiata, ma mi distrassi subito quando qualcuno mi chiamò dal balcone affianco.
“E tu saresti?” esclamò un ragazzo seduto sulla ringhiera del balcone mentre fumava una sigaretta quasi finita. Non feci molto caso al suo aspetto, non mi importava. Era giovane, poteva avere la mia età o qualche anno in più. Nella mie testa giravano così tanti lavori da svolgere in casa che non avevo nessuna voglia di fare conoscenza. Con i vicini però, prima o poi avrei dovuto parlarci.
“Sono Hazel.” dissi con nessuna enfasi, cercando di non sembrare maleducata. Lui cercò di mettere a fuoco il mio viso, e poi scese dalla ringhiera, spegnendo la sigaretta in un posacenere vicino. “Oh Hazel, non dirmi che ti trasferisci in quell’appartamento.” Sbuffò annoiato. Mi sorpresi per quella risposta, alzai un sopracciglio e lasciai da parte il non voler essere maleducata. “Vuoi impedirmelo, per caso?” uno sguardo di sfida mi prese il volto. Soffiai via il fumo e feci un altro tiro. Volevo solo fumare in santa pace, ma qualcosa me lo impediva. Qualcuno me lo impediva.
“Se potessi farlo lo farei. Menomale che prima o poi te ne andrai da sola” rise e si avvicinò alla porta d’entrata, si girò e attese una risposta che non tardò ad arrivare.
“Ma vedi di andartene un po’ a fanculo, stronzo.” Sbottai. Che razza di idiota ti invita a lasciare la casa in cui sei appena andata a vivere facendo il boss mafioso della situazione? Lui rise beffardo ed entrò in casa. Finii la mia sigaretta con la rabbia in bocca. Entrai in casa e guardai l’orologio, 19:46.
Dato che il pranzo l’avevo passato con Josh e Jessie decisi di cenare da sola. Uscii solo per comprare delle birre e pizza.
Tornata a casa, mi rattristai. Non avevo un tavolo dove mangiare e mi sentii dannatamente sola. Capii che avrei dovuto abituarmi a quella sensazione o per me abitare da sola sarebbe stato l’inferno. Trovai una sedia da spiaggia nel ripostiglio, ma decisi comunque di esplorare un po’ il palazzo. Posai le birre in frigo e ci misi sopra la pizza, non avendo nulla dove appoggiarla. Chiusi casa e salii fino all’ultimo piano. In qualsiasi palazzo c’è sempre un tetto con una vista meravigliosa e sperai di trovarlo  anche lì. Anche se non era molto alto, riuscivo a vedere benissimo le stelle e le luci del centro città. Dopo essermi assicurata che il posto fosse tranquillo, portai su la pizza, le birre e la sedia.
Mi rilassai molto quando, finita la pizza, sorseggiavo la mia buonissima Heineken. Il cielo era meno coperto di quanto immaginassi. Lo smog della città non mi impediva di vedere le stelle e mi sentii tranquilla.
Dietro di me sentii il portone aprirsi e dei passi. Girai il capo e vidi uno strano ragazzo avvicinarsi. Sospirai, vedendo che non era il mio stupido vicino di casa. Portava con se un sedia e un binocolo.
“Tu devi essere Hazel. Piacere, Harry.” mi tese la mano e io ricambiai stranita. Aveva dei lunghi capelli ricci e luminosi occhi verdi. Posò la sedia accanto a me e guardò le birre.
“Ehm.. Harry. Ne vuoi una?” chiesi, lui sorrise e annuì prendendone una. Dopo avergli passato l’apri bottiglie cominciò a bere e arrivo quasi a metà in un sorso solo. Dopo cercò di continuare la conversazione ma io lo interruppi.
“Scusami Harry, tu come fai a conoscere il mio nome?” chiesi, guardandolo. Lui si grattò la testa imbarazzato. Sembrava simpatico ma il mio stato era ancora quello di non voler stringere rapporti con nessuno nel palazzo. Soprattutto dopo aver incontrato il mio vicino coglione. Pensavo di avere così tanto da fare tra la casa e il bar da non aver tempo di essere amica di qualcuno e fare tutte quelle cose che si fanno tra amici. Ne avevo già due, Josh e Jessie. E mi bastavano.
“Il mio coinquilino mi ha detto di aver incontrata la nuova vicina e mi ha detto come ti chiamavi. Carini i capelli” disse sorridendo.
“Bene, almeno uno dei miei vicini non è un egocentrico del cazzo.” Lui rise, guardò l’orologio e poi mi mise bene seduto sulla sedia, prendendo il binocolo.
Mentre ci guardava dentro rideva.
“Beh non lo puoi sapere, in quella casa siamo in tre e non so dirti chi sia il più antipatico.” Continuò a ridere guardando dentro il binocolo in una direzione sconosciuta. Erano in tre quindi: Harry, quello e un altro.
“Posso sapere cosa guardi?”chiesi tenendo le distanze nel mio tono di voce, mentre invece ero curiosa da morire. Lui mi sorrise e mi passò il binocolo sistemandolo nella giusta direzione. Quando ci guardai all’interno rimasi un po’ allibita. Una giovane ragazza si stava spalmando qualcosa sulle gambe, davanti alla finestra. Harry poteva essere simpatico, ma il fatto che spiasse le ragazze mezze nude dei palazzi di fronte mi fece un po’ indietreggiare nel giudizio. Era un ragazzo, quindi non era così scioccante, solo che non me l’aspettavo.
Ignorai quella buffa immagine mentre lui ancora la guardava divertito e chiesi l’ultima cosa, prima di tornare a casa.
“Harry, potresti dirmi perche il tuo amico vuole che io me ne vada?” sperai di non essere impicciona, ma d’altro canto riguardava anche me, dato la semi-minaccia ‘te ne andrai da sola’ che mi aveva regalato quel pomeriggio. Lui si ricompose e smesse di ridere, mi guardò serio e si alzò.
“Penso che dovrebbe dirtelo lui se vuole, non riguarda me. Lui è il mio migliore amico, quindi appoggiando le sue ragioni vorrei anche io che tu te ne andassi. Però tu sta attenta. Non saresti la prima che riesce a buttare fuori. Non è un fatto personale. Ci vediamo Hazel” se ne andò via prima di me, portandosi via la sedia e il suo fedele binocolo. Non rimasi spaventata, vedevo quel ragazzo solo come un piccolo impertinente presuntuoso, non avevo intenzione di andare via per lui. Allo stesso tempo però, riuscivo a capire che volesse quell’appartamento vuoto per una ragione e mi sarebbe piaciuto sapere quale fosse.
Tornai a casa e presi il materasso in una delle camere, appoggiato al muro. Sembrava molto vecchio e lo scotolai con forza. No, non potevo dormire lì. Non avevo nemmeno una coperta. Presi le chiavi, chiusi casa e raggiunsi il loft di Josh e Jessie, che erano svegli a guardare la tv. Non erano sorpresi di vedermi, il mio letto era già fatto e andai subito a dormire.






 
Salve Ragazze!
Mi sento come se fosse la prima volta, ma in realtà non lo è.
Uno o due anni fa ho cominciato a pubblicare storie, ma purtroppo dopo molto tempo 
ho perso la password, o meglio, l'ho dimenticata.
Sono contentissima di poter di nuovo scrivere, mi è mancato così tanto! 
Spero che questa storia vi piaccia.
Avevo l'idea della storia dall'ultima volta che sono entrata su efp
ma il mio computer si autodistrutto quindi ho perso i due capitoli che avevo scritto.
Porca misera!
L'ho riscritta e non ne sono per niente delusa.
C'è un segreto che scoprirete solo leggendo, se ci penso
non sapete nemmeno chi è il ragazzo che vuole che Hazel se ne vada.
Però è ovviamente selezionato come uno dei personaggi importanti nell'anteprima della storia, che stupida.
Sono davvero contenta di essere tornata, qui ho conosciuto un sacco di ragazze meravigliose
e spero di fare lo stesso stavolta. 
Un bacio,
Martina.
 
   
 
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