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Autore: tixit    09/07/2015    6 recensioni
Una sorella di Oscar legge un libro con un ragazzo e pensa alla bellezza delle miscele imperfette.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorelle Jarjeyes, Victor Clemente Girodelle
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: il mondo è di chi possiede diritti su Lady Oscar. Non c'è scopo di lucro

Note:
Danielle è ispirata alla Danielle di Spirito Inquieto di Ninfea Blu.
Felipe è uno dei personaggi della storia di queenjane: The dragon and the rose. A Danielle la storia piace molto e prima o poi la recensirà per Girodelle, mentre lui è a Londra. Temo sconvolta.
La falesia, come luogo per incontri fortuiti, smanacciamenti arditi e confidenze è stato gentilmente offerto da alga e françoise de L’Intruso. Strano che il Generale consenta alle figlie di metterci piede… ma forse pensa che è sempre meglio rispetto a La Marée di Fécamp. O non sa esattamente cosa succede alla falesia.
La lista di sette nomi che interessano a Girodelle è della “mia” Danielle, appunto ne La Lista.
La storia è stata ispirata da una conversazione con queenjane (vedi nota finale!), di cui Danielle (oltre me) è una grande estimatrice - adora Felipe e le sue iridi color del miele.

La storia è fluffosa.


Siediti accanto a me e lascia andare il mondo

 

“Buongiorno Mademoiselle Nethilie!” il ragazzino a cavallo salutò cerimoniosamente la ragazzina bionda,  vestita come un ragazzo, che lo osservava in piedi, una mano a schermare gli occhi dal sole.

Lei sorrise divertita; lo aveva visto arrivare al galoppo lungo la spiaggia, con quegli inconfondibili capelli al vento. Gli aveva fatto subito un cenno di saluto, sperando che lui la vedesse e che, soprattutto, non la confondesse con sua sorella.

Danielle scese, aggraziata, lungo il fianco erboso della falesia, portando sotto il braccio il giustacuore. Una volta che fu a due passi dal cavallo si fermò allargando le braccia ed assaporando la sensazione del vento e del sole, inarcata verso il ragazzo come una vela, socchiudendo gli occhi per guardarlo. Avrebbe potuto fare l'indifferente in stile Versailles, ma non le importava, decise: a Versailles lui c’era tutti i giorni, in Normandia mai.

Lui la esplorò, divertito da quanto vedeva: una ragazzina immensamente felice, che non se ne vergognava. La pelle si stava ambrando, notò – quanto se ne sarebbe dispiaciuta al ritorno a Versailles, pensò tra sé divertito, di sicuro se ne sarebbe uscita con qualche rimedio assurdo, restandosene rintanata in luoghi bui per un po’… beh non sarebbe stata poi così male questa storia dei luoghi bui, pensò malizioso, peccato che lui sarebbe stato a Londra. Le avrebbe mandato qualche ricetta di sua madre, decise, si sarebbe sicuramente impegnata a scaldare e miscelare intrugli.

Non lo sorprese vederla vestita in quel modo, era già successo quando erano scappati da piccoli a teatro da soli - che tragedia! Per fortuna che i suoi fratelli li avevano recuperati - ma non aveva niente dell'ambigua bellezza della sorella: nessuno avrebbe mai pensato che era un ragazzo.
I capelli biondi, senza cipria – un classico con le piccole Jarjayes - erano legati da un nastro verde con dei ricami dorati, i pantaloni erano quelli smessi di sua sorella minore (in casa Jarjayes non si tolleravano sprechi) – Oscar cresceva più in fretta di lei, era il suo cruccio, glielo aveva scritto -  la camicia non lo sapeva, ma il panciotto verde era inconfondibilmente suo. Una farfalla.
Una elegante farfalla domestica, se mai ne era esistita una, che a non disturbarla si posava fiduciosa sulla sua mano, tutta un capriccioso sbatter d’ali.

Lei seguì il suo sguardo e gli sorrise di rimando “Le scarpine di seta, le gonne e la spiaggia non vanno molto d’accordo. Specialmente con quei due! Stanno cercando di uccidermi, sai?”

“Ti ho fatto cenno, come ti ho riconosciuto!” proseguì allegra, “Mi sono sbracciata, in verità, molto poco signorilmente, ma avevo paura che non mi avresti visto… cosa ci fai qui?”

Il ragazzino smontò da cavallo, con un movimento elegante, e poi le si avvicinò.
Con il mantello blu scuro gonfiato dal vento, e quei capelli, pensò Danielle, sembrava un qualche spirito dell’aria, pronto a volare per chissà dove, portato in volo lì chissà perché. Oh fantastico mondo nuovo!

“Sto andando a Londra con i miei due fratelli e mia madre.”

”Il Caso quindi?” il mistero del dove sarebbe volato via era risolto, quindi: Londra. Gli mise la mano sul gomito e lo guidò verso il suo cavallo, nel punto in cui André, Oscar e lei erano soliti legarli ogni volta.

“Un Caso molto poco casuale. Piuttosto un Caso pianificato da tempo:  siamo vostri ospiti per un paio di giorni.” rispose il ragazzino ridendo.

“E nessuno mi ha detto nulla!” lei scosse il capo, irritata, “qui vogliono che io sappia a tutti i costi non so che lista di imperatori romani, come se la mia vita dipendesse da quello, ma poi, le cose che mi interesserebbero davvero… quelle, a quanto pare, non le devo sapere.”

“In effetti Monsieur Oscar mi ha accennato al fatto che non dovevi essere disturbata perché dovevi assolutamente studiare delle cose che ancora, alla tua età, non sapevi… una vergogna…” il ragazzino dagli occhi di ghiaccio la prese in giro.

“Eh si… Danielle L’Ignorante…” lei strinse le mani dietro la schiena, fingendo di non dare troppo peso alla cosa.

“Oscar La Contrariata, piuttosto.” Era divertito “Non le piaccio proprio, sai? Mi ha detto di non avere idea di dove tu potessi essere.”

“Sono uscita che si stava allenando con André, con la spada,“ replicò scontrosa, affondando le mani nelle tasche “non ho detto che sarei venuta proprio qui. E non chiamare così mia sorella. Non lo tollero.”

“E allora per fortuna che c’era Grandier Il Veggente… è stato lui che mi ha detto dove ti avrei trovata…”

“André Il Veggente…” la ragazzina tornò a guardare il ragazzo, “Non ce lo vedo sai?”

“E invece, pensa, mi ha predetto un viaggio non molto lungo e, alla fine, una ragazzina bionda, non molto alta…” lei sorrise senza offendersi, “e con una lista di imperatori in una mano.”

“In tasca, in verità.” Ammise arrossendo. “Alla fine non ce l’ho fatta e mi sono messa a rileggere un libro.”

“Cosa? Un gotico?”

“No, anche se mi piacciono follemente, lo sai…”

“Un accenno alla trama?”

“Oh una storia tremenda su una zitella, che viene fatta sposare ad un uomo che le da sempre torto e vuole solo che lei gli dia sempre ragione.”

“Di che secolo questa storia?”

“XVI”

“Oh, che gusti moderni…”

“Non è molto apprezzato adesso, ma tornerà ad esserlo per via del linguaggio evocativo… C'è una riedizione di Johnson... diventerà terribilmente di moda, vedrai... e tu a Londra sentirai parlare molto di lui!”

“Una commedia?”

“Dal mio punto di vista una tragedia, credimi! Una unione così non la vorrebbe nessuno, giusto il Generale… Ma sì, ufficialmente la gente ci si diverte…”

“Francese?”

“No”

“Italiana?”

“Commedia dell’arte, dici? No… proprio no! A proposito, quando torni se vuoi andiamo coi tuoi fratelli. Comédie Italienne, che ne dici?”

“Ma certo! Inglese?”

“Si, giochi in casa quindi! Per via di tua madre!”

“Ha una sorella minore per caso questa zitella?”

“Si, una tipo noi mocciose di Versailles: imbrogliona, civetta, con tre corteggiatori, intrigante, anche arrogante alla fine, ma all’apparenza una santarellina…”  

Continuarono per un po’ così, scherzando, era un gioco tra di loro, a cui erano abituati. Poi lui sorrise, si chinò e le sussurrò all’orecchio un titolo. Lei sorrise, estrasse dalla tasca del giustacuore appallottolato il librettino e glielo mostrò.

“Bravo… ma ci hai messo un po’ tanto…”

“La stessa attenzione che metti in queste cose, la dovresti usare anche con i tuoi imperatori sai?” la prese in giro. ”Tua sorella, appena siamo arrivati, ha ricordato a tutti che hai dato una risposta impertinente e che stasera per il Generale eri in punizione: dovrai andare subito a letto senza cena, niente serata con gli ospiti, come i bambini…”

“Victor Clément, volta il cavallo e tornatene a casa Jarjayes… va a parlare di cavalli e di bambini con mia sorella Oscar, vai vai!  io resto qui da sola a studiare la mia lista!” rispose lei piccata. “Conto di metterci molto e molto tempo, non mi aspettare!”

“Ti aiuto dai, li so a memoria.” Disse ridendo Girodelle, “Se vuoi ti racconto qualcosa di divertente su ognuno di loro, così non saranno solo nomi…”

Lei arrossì indispettita, ma troppo orgogliosa per ringraziarlo.

“Almeno dopo cena si sta un po’ insieme… restiamo pochissimo, sai? Se continui a saltare cene…”

Lei arrossì, stavolta vergognandosi un po’ di non essere capace di essere dolce. Annuì senza guardarlo, ma a lui bastò.

 “A proposito di liste… mia cara Nethilie… ho ricevuto la Vostra… interessante.”

“Nevvero?” rispose lei con aria sorniona.

“Specialmente le iniziali di quei sette nomi assurdi… Celinie, Lucrèce, Estance… C.L.E…. un tocco di classe.”

“Sapevo avresti apprezzato. Li ho scelti con molta cura, credimi, e ho eliminato una Marthe, perché trovo quella storia davvero cattiva, come se chi fa cose pratiche, valesse meno di chi dice di pensare alla metafisica… dice!”

“Pratiche come cucire bottoni… comunque ho apprezzato; non sai quanto.” Ora erano uno di fronte all’altro, “Ti ho portato due cose” lui tirò fuori una scatola dalla bisaccia che portava a tracolla “Sono dei dolci… mi avevi scritto una volta che se uno va alla falesia a mangiare pasticcini allora va tutto bene, se invece ci va avvolto in un mantello a fissare il mare, allora va proprio tutto male…”

Lei arrossì e non disse nulla.

“Io spero che vada sempre tutto bene.” le si inchinò cerimonioso.

“E poi ti ho portato questo!” estrasse un librettino “Ma se devo tornare a casa Jarjayes per parlare di cavalli, temo tanto che non potremo leggerlo insieme… ”

Lei rise, “No, ti prego! Non dirmelo! E’ la storia di Felipe, giusto? Non vedevo l’ora, sai? Vieni, andiamo all’ombra, più vicino al mare, lì è tranquillo. Ti prego… Ti prometto che non ti bagnerai gli stivali!”

Lui la seguì senza protestare e si sedette su un lungo masso piatto, appoggiando la schiena alla roccia. “Hai freddo?” le chiese stendendo le gambe lunghe.
La ragazzina scosse la testa, malgrado il vento era una giornata perfetta.

“Peccato.”

Lo sguardo perplesso di lei si sciolse in un sorriso malizioso “Però, sai, proprio ora,“ disse, “ho sentito un brivido.” Si tuffò sotto il suo mantello, spalla contro spalla, ridendo.

“Mantello e falesia…” disse lui, “quindi va tutto male?”

“In due sotto lo stesso mantello… vuol dire che non si è soli… Piuttosto! Non sei andato avanti a leggere senza di me, vero? Giuramelo!”

“No!”

“Felipe è andato a trovarla Parigi, quindi? E le vuole bene?”

“Si,“ lui le sorrise indulgente, “non riesco a capire perché – lei proprio non se lo merita – ma lui le vuole molto bene.”

“E lei secondo te?”

“Lei è solo curiosa…”

“Curiosa… aveva molte opportunità per soddisfare la sua curiosità, non credi? Non penso fosse semplicemente curiosa… per me c’era altro… mi dispiace tanto per l’altro ragazzo, lei proprio non lo vede, non ci pensa, e lui… che sofferenza! Lui si che si meritava molto di più!”

“Immagino.”

“Però si capisce che Felipe per lei ha del fascino, forse anche delle cose in comune, lui è un bastardo, è in bilico tra due mondi, due famiglie, due modi di considerare se stessi e anche due nuclei a cui affezionarsi o non affezionarsi, e pure lei… per l’altro è più facile sapere chi è, fare scelte e anche emettere giudizi!”

“Ti piace proprio questo Felipe eh?”

“Beh! E’ perfetto, no? E poi c’è e non c’è. Per me lei con lui si sente molto più libera, ingiudicata, mentre l’altro mi sa di più giudicante, uno intransigente o tutto o niente, un po’ troppo cupo, una cosa così a me non piacerebbe molto… Lei per te, invece?”

“Lei è troppo acerba, secondo me, e non fa mai chiarezza con se stessa, anche nei capitoli prima… non è facile eh! Forse la cosa più naturale è non sapere chi si è piuttosto che saperlo, inutile illudersi…”

Danielle addentò pensosa un pasticcino alla crema “Quindi per te è curiosa… sai che lo sono anche io? Leggiamo, ti prego.”

Lessero un paragrafo a turno – così brevi – fino alla narrazione del bacio dal sapore di mandorla.
Il braccio del ragazzino circondò le spalle di lei, un lento accerchiamento, paragrafo dopo paragrafo, ma furono le labbra della ragazzina a prendere l’iniziativa. Come nel libro.

All’inizio i nasi si scontrarono, lei arrossì sentendosi impacciata e lo guardò incerta. Lui le prese il volto tra le mani, e lentamente scese a sfiorarle le labbra con le sue. Lei chiuse gli occhi, incantata.

Il bacio fu delicato, alla fine lui le morse piano il labbro inferiore e lei rabbrividì per il piacere, stupita.

Lo guardò con occhi enormi, ma lui non diceva nulla, sembrava solo soddisfatto.

“Come Paolo e Francesca.” disse quindi la ragazzina con voce scherzosa per stemperare il silenzio tra di loro. “Quei due intendo… O è solo curiosità?”

“Paolo e Francesca erano cognati… mi devo preoccupare per uno dei miei fratelli?”

Lei registrò che lui non le aveva risposto. Ma serviva davvero che lo facesse? Se con qualcuno stai bene, ma bene davvero, c’è davvero bisogno di dire per forza qualcosa?
E, soprattutto, era così importante sapere le dosi esatte, quanto di curiosità e quanto di affetto, quanto di amicizia e quanto di desiderio, voglia di essere grandi, un pizzico di illusione, facilità, fiducia nella mancanza di conseguenze e di cattiveria, e quanto di quel qualcos’altro che tutti sognavano e che pochissimi avevano? Probabilmente era un po’ di tutto quello, mescolato grossolanamente insieme. E allora?
Smontare una cosa così era altrettanto presuntuoso che osservare la falesia e pensare di modificarla un masso alla volta, perché al Buon Dio o alla Natura non era venuta perfetta come l’avrebbe disegnata un architetto.   

“Sit by my side, and let the world slip: we shall ne'er be younger.” Se ne vergognò subito dopo averlo detto, come odiava queste frasi cretine, e le ragazze ancora più cretine che le pronunciavano ma lui la accarezzò piano, sorridendole.

“Adesso vorrei provare con Mademoiselle Toussaine.” Disse, sfiorandole lo zigomo con le nocche.

Lei sorrise contro le labbra di lui “E perché mai? Nethilie è stata un tale disastro?”

“Nethilie è stata adorabile. Mi hai chiesto di discutere la tua lista… se devo dare un parere, prima voglio capire quale delle sette bacia meglio” rispose lui serio, accarezzandole la nuca.

 “Ad averlo saputo, avrei fatto una lista più lunga, altri cinque ci stavano tutti…” rispose Danielle maliziosa.

Lui la strinse e delicatamente la attirò a sé. “Possiamo discuterne.”


Note Finali:
Paolo e Francesca sono di Dante Alighieri, ma chi me l'ha messa lì come battuta è queenjane!

   
 
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