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Autore: AliNicoKITE    09/07/2015    1 recensioni
Dal testo:
''Ares li percorse con lo sguardo uno a uno: Ermes che giocherellava con i suoi inseparabili braccialetti a forma di serpente, uno rosso corallo l'altro azzurro, Apollo che sorrideva, come se la scena gli ricordasse tempi migliori, Artemide che lo fissava non proprio entusiasta dell'uscita, Zeus esaltato, Poseidone che continuava a infastidire Ade, sempre torvo, per poter usare la sua moto al ritorno.
Era un bel gruppo il loro, lo sapevano, ed erano certi che avrebbero superato tutto quello che stava accadendo assieme. Ares doveva loro molto, e si sentì in dovere di ricambiare.
-Ok ragazzi vediamo di passare una serata indimenticabile. Parola d'ordine Zeus? Suggerimenti?
Il ragazzo in questione sorrise malandrino. Il luccichio dei suoi occhi non faceva presagire niente di buono.
-Parola d'ordine in arrivo: RIMORCHIARE.
I ragazzi esultarono.
Ares si girò, sorrise, e spalancò in un gesto teatrale le porte del Dionisus.''
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Gli Dèi
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 11
Parola d’ordine: Quando tutto va male, solo allora inizia a correre (2)

ERMES

Ermes aveva sempre considerato Edward Murphy un genio.
Non che il suddetto personaggio avesse esplicato una verità del tutto nuova e sconvolgente, tutt'altro. Sicuramente, nella preistoria, qualche cavernicolo aveva osservato che ''ugh, agha, ugh ugh!'', cioè che ogni singola volta che andava a caccia, qualcosa doveva sempre andare storto. O, ancora, nel medioevo: mai che un certo cavaliere riuscisse a vincere un torneo; bastava un tocco della lancia dell'avversario e immediatamente il cavallo perdeva il proprio cavaliere. Insomma: se qualcosa poteva andare storto, lo faceva fin dall'antichità.
Ma, pensava Ermes, ci voleva un attimo di genio, la folgorazione di un momento, per accettare e dichiarare una tale realtà.
Ogni minima possibilità di sconfitta ha un potere enorme, rispetto all'eventualità di una vittoria.
La fetta biscottata, pertanto, cade sempre dalla parte della marmellata.
ADE
Ade era arrivato al pub con ancora la mente scombussolata. Aveva voglia di uscire come di spararsi a un piede, come succedeva spesso, quindi aveva fatto notare, come succedeva sempre, il suo malcontento con lamenti e borbottii vari. Ares stava per picchiarlo, ma anche questa non era una novità.
Per quanto, poi, Es fosse spesso oggetto dei pensieri del suo fratellone, non era la piccola Grace il fulcro dei ragionamenti nella mente di Ade in quel momento. Non che non fosse ancora amareggiato e triste, oltre che deluso di sè stesso, dopo la litigata con Estia, ma... Persefone l'aveva colpito.
Era una ragazza bella, gentile e che non si preoccupava della reputazione di Ade, avendo chiacchierato con lui normalmente. Inoltre, aveva una scusa per parlarle ancora: chi non si sarebbe scusato una seconda volta, dopo aver investito una bella ragazza, magari andandola a trovare?
In sintesi, Ade ci stava facendo un pensierino, quindi non era molto presente a sè stesso.
Thanatos, però, non amava avere un amico perso nei suoi pensieri.
Il suddetto ragazzo aveva ricevuto una lavata di capo coi fiocchi dalla sua amabile fidanzata, dato che, per forza di logica, essendo Ade il suo migliore amico, allora era anche colpa di Thanatos se Grace aveva investito Sefi. Perciò aveva un disperato bisogno di bere qualcosa che non fosse approvato da Demetra, quindi non strettamente biologico e sano al 100%, e che lo aiutasse a togliersi dalla bocca il sapore di cereali delle labbra della sua fidanzata. Thanatos amava quelle labbra, ma a volte quel retrogusto di barrette ai cereali gli dava il voltastomaco, soprattutto dopo un litigio.
Andrew Thanatos afferrò Ade per la collottola e lo trascinò verso l'entrata, ignorando i versi indignati dell'amico.
-Cerbero ha detto che ci raggiunge.-lo avvisò, mentre Ade si rimetteva a posto il colletto della giacca con un gesto stizzito. Grace grugnì in risposta, per poi notare con la coda dell'occhio i suoi fratelli entrare nel locale, diventando entrambi le copie idiote di loro stessi.
Sospirando, si sedettero per terra, aspettando il loro comune amico, mentre Thanatos cominciava a fiutare qualcosa nel malumore di Ade.
-Beh, chi ti ha morso la lingua?-chiese Andrew, le lentiggini attorno al naso che lo facevano sembrare più infantile, a differenza dello sguardo serio negli occhi verdi.
Ade sbuffò, passandosi imbarazzato una mano tra i capelli.
-Beh, ecco, sai... Forse ho trovato una che mi piace.
Le sopracciglia di Thanatos si alzarono fino a scomparire sotto ai capelli, mentre un ghigno gli deturpava la faccia.
-Finalmente ci diamo da fare, scapolo d'oro.-lo stuzzicò, calcando sull'appellativo che scherzosamente gli aveva appioppato, dopo aver notato il numero di ragazze che andavano dietro al ragazzo con il carattere più odioso della scuola.
Grace gli tirò un pugno sulla spalla, facendo barcollare, e ridacchiare,Andrew.
-Allora, chi è?-incalzò Thanatos con un sorriso da squalo.
Ade sbuffò, appoggiando la testa al muro e rivelando il nome.
Thanatos smise di sorridere, ridacchiando istericamente.
-Stai scherzando? La... la sorellina di Demi?-si bloccò, lo sguardo allucinato -Da quando hai una vena sadica? Sei pazzo, non puoi..
-Chiudi la bocca, scemo, che te ci sei finito a letto, con Demi. Non parlare a me di sadismo.
Thanatos non contestò, ma continuava a borbottare:''Persefone, ma sei fuori? Come ti salta in mente?''.
In effetti, si disse Ade, non si andava certo a scegliere la prima che passava. Ma Sefi gli era piaciuta, non poteva farci nulla. Avrebbe tentato di non essere più lo scapolo d'oro, aveva deciso.
 
Cerbero arrivò a piedi, la gente che si spostava per farlo passare. I due, ancora seduti e intenti a fumarsi una sigaretta, lo avvistarono subito, l'andatura goffa e pesante del ragazzo che, si vociferava, pesasse un quintale.
A dir la verità, Cerbero non si chiamava Cerbero. I suoi tre cani si chiamavo, ciascuno, Cerbero 1, 2 e 3. Ma il fatto che al suddetto ragazzo non fossero venuti in mente nomi per i suoi animali al di fuori di ''Cerbero'', appunto, aveva fatto sì che Ade e Thanatos cominciassero a chiamarlo così, e l'identità di Joseph Three si era modificata. E poi, a distanza di anni dall'accaduto, tutti confermavano che Cerbero non aveva la faccia da Joseph. Cerbero era Cerbero, punto.
L'ex-Joseph era un giocatore della squadra di football della scuola, e fin qui, nessuno si stupiva. Aveva un fisico massiccio, il viso dai lineamenti squadrati e lo sguardo arcigno. Era un po' l'antitesi di Caronte, che però era un caso a parte. Il quarto componente degli ''abitanti degli Inferi'' era sempre un caso a parte.
Il fatto che il loro amico fosse arrivato a piedi aveva fatto scattare un clic nelle menti di Ade e Thanatos. Cerbero, infatti, non si separava mai dall'unica bici in grado di reggere il suo peso, sulla quale si divertiva a improvvisare buffe acrobazie, che a volte gli venivano anche bene.
Cerbero lavorava, a differenza di Ade e Thanatos, facendo il bodyguard in numerosi locali, a serate alterne. Spesso aiutava Dion, anche se a volte era un po' troppo violento per i gusti del paffuto cugino dei Grace. Quel giorno, comunque, Cerbero era a piedi, quindi non aveva potuto raggiungere il posto di lavoro in tempo.
Ade stava ragionando su quella stranezza quando, di nuovo, una rotellina nel suo cervello scattò.
Ermes aveva rubato una bici, per arrivare lì. Sia Ermes che Cerbero vivevano in un condominio nella periferia.
-Andrew, trattieni Cerbero.-ordinò all'amico- Stoll ha rubato la sua bici.
Thanatos sbatté più volte le palpebre, realizzando con qualche secondo di ritardo. Si lanciò verso l'imponente ragazzo, ma questi aveva già visto la sua bici legata a un palo vicino al locale. Ed Ermes lasciava sempre la sua Tenaglia affianco alle sue prede, conscio che nessuno si sarebbe azzardato a prendere un oggetto così... ladresco.
Quindi Ade si passò una mano sul volto, preparandosi al peggio. Ermes Stoll stava per andare incontro alla punizione divina per i suoi furti.
 ERMES
Ermes vide arrivare Cerbero mentre stava chiacchierando con Artemide.
Lei aveva i capelli rossi raccolti in una treccia, lo sguardo vigile, senza una goccia di alcool nelle vene, e si stava lamentando dell'idiozia maschile. Ermes non amava molto le sue considerazioni, ma sapeva anche bene che era meglio non contraddire la sorella di Apollo, se non si voleva finire male.
Cerbero camminava con la mascella contratta, intento a far scrocchiare le ossa delle mani con una posa da film.
''Uh, sfortunata la povera preda.'' aveva pensato, perché Ermes e Murphy andavano a braccetto: non solo il ragazzo aveva problemi a relazionarsi con la dea bendata, ma era persino idiota, quando succedeva il peggio, quindi la situazione raggiungeva toni assolutamente ironici e al limite della realtà.
Roba da Willy il coyote, che quando cammina nel vuoto ci mette un po' a capire che sta per sfracellarsi al suolo.
Infatti, capì che Cerbero stava fissando proprio lui solo dopo un po'. Perché o Cerbero era strabico, o stava fissando lui, ostava osservando la macchia di muffa sulla parete esattamente dietro al ragazzo. E dato che una macchia di muffa, o un muro, non li puoi picchiare, e Cerbero non era strabico, Ermes si immaginò alla velocità della luce Apollo che scriveva con toni drammatici il suo necrologio, con Artemide affianco a lui che rivelava il suo amore mai dichiarato verso il suo migliore amico, seppellendo ogni suo sentimento assieme alla bara... No okay, così stava esagerando. E poi, perché aveva pensato proprio ad Art? Era un cliché, due migliori amici che si dichiarano quando ormai è troppo tardi, poteva anche essere Atena quella innamorata di lui... o anche no, faceva troppo strano.
 
Questi pensieri profondi erano durati qualche secondo, durante il quale Ermes aveva fissato con sguardo vitreo Cerbero, facendo prima arrabbiare e poi voltare Artemide, che aveva fatto due più due più velocemente di Ermes Stoll.
-Cosa hai rubato?-gli aveva chiesto, ed Ermes si era sentito dannatamente in colpa.
-Una...-si bloccò, capendo tutto-una bici.
Una mano gelida si posò sulla spalla di Ermes, un alito di vento proveniente dal condizionatore, forse, ma il ragazzo pensò che fosse un avvertimento della Morte. La nera signora stava venendo a prenderlo nelle vesti di Cerbero Three.
Artemide lo fissò, incredula della sua idiozia. E si arrabbiò, lanciandogli uno sguardo argento carico di delusione, tristezza e tanta rabbia. Non se lo sarebbe mai aspettato, da Ermes, un comportamento così.
-Proprio come stavo dicendo-sibilò-i maschi sono tutti uguali.
E detto questo, lo lasciò al proprio destino.
Immediatamente il motto di Mercurius gli si affacciò in mente.
Quando tutto va male, solo allora inizia a correre.
 
La sua migliore amica, una delle poche persone a cui teneva più di sé stesso, aveva appena smesso di fidarsi di lui.
Apollo aveva appena incontrato Daphne Ladondaughter, diventando pressoché inutile e amebizzato.
Aveva rubato, e subito il karma si era avvalso del suo potere per distruggerlo.
Così Ermes si girò, strinse forte gli occhi per acquisire un minimo di lucidità, e cominciò a correre.
Aveva appena imboccato una strada nuova, lui che era sempre stato il più versatile dei suoi amici. Quello che cambiava direzione facilmente, senza pensare.
Chissà, però, che non stesse per trovare l'unica cosa che, nei suoi viaggi, non aveva mai incontrato: un cartello d'arrivo.
 
Un insegna di un negozio, in questo caso.
ECATE APOLLO
Ecate era confusa. Probabilmente stava realizzando che aveva messo il broncio alla sua ragazza senza un motivo valido, ma era troppo orgogliosa per ammetterlo.
Quando vide Daphne parlare con Apollo -schiaffeggiarlo, più che altro- e questi farle un discorso appassionato, lasciò che la mente seguisse la scena, distraendosi, mentre le sue mani andavano inconsciamente al suo adorato mazzo di carte, ancora perfettamente lisce nonostante l'uso assiduo. Mentre mescolava le carte, le parole di Eris le rimbalzavano in mente.
''Non riconosci nemmeno tuo cugino?''
Possibile che il biondo che Eris aveva baciato fosse suo cugino? Va bene che non parlava spesso con i gemelli, ma pensava che avrebbe saputo riconoscerli facilmente, dopotutto.
Si morse il labbro inferiore, mentre Daphne, un sorriso più sereno sul volto ma anche leggermente più malinconico, abbandonava Solace, anche lui con un'aria da poeta romantico sul viso.
Gli si avvicinò, quasi senza riflettere.
-Hai baciato Eris, una settimana fa?-gli chiese, diretta e concisa, fissandolo con le sue iridi rosa alle luci stroboscopiche.
Apollo aggrottò le sopracciglia, tornando alla realtà. Sorrise imbarazzato, scuotendo la testa e facendosi cadere un ciuffo di capelli biondi davanti agli occhi, mentre si perdeva un'altra volta nei ricordi.
 
-Andiamo, ti scongiuro-la supplichi, le mani giunte in preghiera. Se c'è una persona che ti può aiutare, quella è Eris. La Rue lo guarda con il naso arricciato, i lineamenti fieri e spigolosi addolciti dai capelli scuri.
-Perché dovrei baciarti, scusa?-chiede per l'ennesima volta. Sei sicuro che abbia già capito, ma tenerti sulle spine deve divertirla un mondo. Si lascia sfuggire un ghignetto, che deforma le sue labbra rivelando la sua ilarità.
Cassandra è stata la ragazzina più antipatica del mondo, alle scuole medie. Rifiutò di baciarti, anzi, ti sputò persino in bocca, con quella sua aria di superiorità. Solo perché suo padre è Priamo, il magnate del petrolio...Neanche ti stava simpatico, Ettore, l'ex-capitano di ogni squadra sportiva della scuola e ormai al primo anno di università, fratello di Cassandra e idolo delle folle. Cassandra invece l'avevi amata, istintivamente, per i suoi riccioli scuri e per lo sguardo fiero e penetrante, un po' matto, a volte.
-Devo prendermi una piccola rivincita.-spieghi di nuovo, indicando appunto Cassandra, qualche centimetro di altezza in più e i capelli più corti di quanto ti ricordassi, seduta su una panchina. E' più piccola di te di due anni, ma sembra comunque più matura. Eris sorride affilata: capisci di aver vinto quando gli occhi scuri della sorella di Ares realizzano quanto caos potrebbe portare il suo aiuto.
Quando ti bacia, ti viene da indietreggiare istintivamente: Eris ti morde, e domina sulle tue labbra.
Ma Cassandra ti vede, la noti con la coda dell'occhio fare una faccia stupita e cominciare a spettegolare sul telefono. Quando Eris si stacca, ansante, non sa due cose. Primo, Ecate ha visto la scena, quindi saranno guai per lei. Secondo, Apollo ha avuto una grande rivincita su Cassandra. Quando questa sparge la notizia del bacio a cui ha assistito, immediatamente viene bollata come bugiarda. Tutti sanno dei gusti di Eris, quindi sicuramente Cassandra, accecata dall'odio verso il ragazzo che rifiutò quando era più piccola, vuole semplicemente screditare Apollo, magari perché si è accorta del suo errore nel rifiutarlo.
La Fama non deve nemmeno intervenire, dato che non siete a scuola. Cassandra Prime è una bugiarda, e nessuno le crede più.
Tu, quindi, sorridi. ''Te l'avevo promesso, Prime.''- pensi.
Era una minaccia infantile, nata da un rifiuto -''Te la farò pagare, Prime!''-. Ma comunque una promessa che sapeva di fiele e delusione.
 
Ecate schiocca le dita davanti allo sguardo azzurro di Apollo, che ora sorride leggermente, persino, per distoglierlo dai suoi pensieri.
-Allora? Sei tu che l'hai baciata, cugino?
Apollo Solace era strano, la sua cuginetta lo sapeva, era particolare quasi quanto lei. Eppure la sorprese lo stesso. Solace aveva appena rivisto Daphne, aveva appena accantonato un amore che gli aveva portato così tanto dolore, ma sorrideva, sincero, comunque, e le diceva, mentre le regalava un occhiolino divertito:-Sì, l'ho baciata.
Le diede un buffetto sulla guancia, sempre sorridendo, e si allontanò. Ad Ecate sembrò di sentirlo aggiungere, dopo qualche passo: ''Ma non è nulla di personale, tranquilla. Solo una storia vecchia di un po'.''
Ecate pensò che sarebbe morta, dalla voglia di sentire quella storia.

 
ANGOLO AUTRICE
OKAY, cominciamo col ringraziare. Intanto un mega grazie a tutti voi, che leggete/preferite/seguite/ricordate... mi fate battere forte il cuoricino u.u! Poi, un saluto speciale a Briciole_di_biscotto (Dark, per me :P) e a Oceano2_0, per le loro bellissime recensioni.
E, infine, un saluto e un augurio. Spero non vi siate tutti sciolti per il caldo e che possiate apprezzare il capitolo. Abbiamo alcune spiegazioni (la bici, il titolo del capitolo, chi aveva baciato Eris e perché...) e un'altra trasposizione di un mito. Sempre una storia d'amore di Apollo, il mito di Cassandra, e come questa non verrà mai creduta. Apollo si vendica persino di un bacetto rifiutato alle medie xD, ma lo si adora lo stesso, ya?
Un grande abbraccione, da me e da Murphy (l'elogio di inizio capitolo l'ho amato scrivere),
I Love You,
Ali<3
P.S. Ade e Persefone, abbiamo sviluppi... a quando il rapimento e.e?
   
 
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