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Autore: lillilola    09/07/2015    3 recensioni
Camille è semplicemente bella, Daphne invece, è semplicemente sua sorella; le due hanno una cosa in comune oltre al sangue, il fatto che non si sopportano.
La guerra fredda in casa Shane dura da anni, e come tutte le guerre è destinata a finire prima o poi, e forse, se non fosse stato a causa di una caviglia storta nel momento sbagliato, le conseguenze non sarebbero state così dolorose, ma la teoria del caos è semplicemente questa: quella che a causa di un errore fa credere Daphne di essere la seconda scelta di tutti e come conseguenza fa credere a Camille di poter rubare il cuore a chiunque con il suo sguardo blu.
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E' stata un scena epocale, soprattutto perché continuava a vantarsi di avere vinto la possibilità di poter parlare con il suo idolo, per poi inciampare su uno dei vestiti che avevo lasciato per sbaglio sulle scale, e ruzzolare come un pesce lesso giù per tutta la rampa.
E indovinate chi ha visto tutta la scena? Io.
Indovinate chi ha potuto riprendere tutta la scena? Purtroppo nessuno.
-Camille Shane? – mi chiede la receptionist distraendomi.
Annuisco e mi giro.
-Carta d’identità per favore –.
Spero solo non si accorga che non sono io.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7 : I’M FEELING GOOD
 
Birds flying high you know how I feel
Sun in the sky you know how I feel
Reeds driftin' on by you know how I feel
 
It's a new dawn
It's a new day
It's a new life
For me
And I'm feeling good


Quella che ho davanti non è una normale moto da riparare, è un vero e proprio catorcio risalente al Mesozoico, probabilmente è con questa che gli Homo Erectus si spostavano.
Ci giro un attimo attorno, non si sa mai che siano rimasti ancora incastrati pezzi di roba antica da poter vendere su internet, la osservo un attimo, ed è davvero messa male, ma io sono troppo orgogliosa per permettere a una semplice moto di diventare la mia Waterloo personale.
 - Ci saranno molti pezzi da ordinare su internet – dico chinandomi verso la marmitta.
Mi giro verso Calum che sembra pensieroso dopo la mia constatazione, e pure un poco rattristato.
Mi alzo cercando di capire perché voglia mettere apposto questo affare che sembra ormai essere solo il ricordo di qualcosa di funzionante, anche perché con tutti i soldi che ha, potrebbe benissimo comprarsi così tante moto da riempire il garage, o da chiamare un meccan… oh no, quello l’ha appena fatto.
 - Calum perché vuoi metterla apposto? È un disastro, ti costerà di più ripararla che comprarne una nuova- sorride alla mia domanda e si avvicina alla moto, ci passa delicatamente sopra la mano, e okay che non sono tanto sveglia, ma probabilmente questo affare per lui non è il catorcio che vedo io.
 - I miei genitori festeggiano il loro cinquantesimo anniversario- sorride –e si sono conosciuti grazie a questo affare. Volevo rimetterlo apposto da solo, ma non sono così capace come credevo di essere – mi guarda e sorride dolcemente.
Ci tiene molto, lo capisco… no, in realtà no.
Non so cosa significa avere dei genitori che si amano senza che uno dei due abbia un bicchiere di vodka in mano, o semplicemente con un tasso alcolico minore di 0.5 gradi.
Ma comunque lui ci tiene molto, e non sarò di certo quella che si rifiuta di aiutarlo.
 - Per quando deve essere pronta? – chiedo togliendomi la maglia, e restando in canotta per evitare di sporcarmi la maglia pulita.
Mi guarda confuso.
 - Hai intenzione di fare sesso? – mi chiede alzando un sopracciglio – beh se proprio vuoi…- vedo che inizia a togliersi la maglia.
 - Fermati! – gli tiro giù la maglietta – sono in canottiera, non nuda, e non voglio fare sesso con te, quindi calma i tuoi spiriti bollenti e dammi una maglia che posso sporcare – la maglia che mi sono appena tolta è fresca di una serie di lavaggi e imprecazioni a causa di alcune macchie di grasso di motore, non me la sarei sentita di dover ripetere il suo ciclo per farla tornare pulita.
Sbuffa quasi offeso.
 - Lo sapevo cosa credi? – è molto offeso.
Inizia a cercarmi una maglia continuando a brontolare sommessamente, sembra una bambino a cui non hanno comprato il giochino che voleva, che in questo caso è la mia vagina.
Rido mentre continua a brontolare.
 - Saremmo a terra a divertirci se non fosse per …-
 - Cosa? – chiedo.
 - Cosa!?! – si gira di colpo verso di me – ho trovato una maglia – me la lancia.
La indosso, e solo una volta addosso mi accorgo essere una di quelle maglie con delle frasi idiote: “Mi piace la donna IKEA. La portano a casa e in cinque minuti la monti”.
 - Credevo potessimo sposarci Cal, ma questa maglia ha rovinato tutto- mi siedo a terra sorridendo.
Calum si siede affianco a me
 - Saremmo stati una bella coppia – dice un po’ malinconico ma scoppiando a ridere subito dopo –i nostri figli si sarebbero chiamati Bob e Carl -.
Scoppio a ridere.
Spero stia scherzando, quei nomi sono orrendi.
 - Non chiameremo così i nostri figli. Ho fatto bene a non sposarti -.
Tenta di fare l’offeso, ma gli viene troppo da ridere per tenere la facciata da persona offesa, ride con me, e poi ci mettiamo al lavoro.
O meglio, io mi metto al lavoro, e lui si limita a passarmi le cose, a guardare in modo ossessivo quello che faccio e ad alitarmi addosso chiedendomi a cosa mi servano tre chiavi inglesi invece di una sola, ma nonostante tutto questo, Calum mi piace come persona, mi fa ridere, e non importa se non sa la differenza tra una puntina da disegno e un bullone a punta esagonale, ma riesce a mettermi a mio agio senza sforzarsi.
Osserva quello che faccio in religioso silenzio, il che diventa sempre più inquietante, e non solo perché ritengo che Calum sia tendenzialmente logorroico, ma perché sentire così tanto silenzio da parte sua può indicare una probabile disfunzione dei polmoni, per questo è rimasto senza fiato, e per questo sta morendo.
Mi giro a guardarlo di scatto dopo i miei soliti ragionamenti, e noto essere ancora vivo.
 - Senti Calum, oltre al fatto che mi hai passato delle puntine da disegno invece che dei bulloni di cui avevo bisogno, sembri un pochino inquietante se continui a guardare quello ch…-
 - Lo fai da tanto tempo? – chiede.
Allora, questa mania di non mettere il soggetto nelle frasi deve smettere.
Faccio tanto tempo cosa?
Lo guardo confusa.
 - Intendo, il meccanico, lo fai da tanto? – sembra davvero interessato alla cosa.
 - Penso di sì – ci rifletto un attimo – mi è sempre piaciuto aggiustare le cose – sorrido, non ho mai davvero pensato al momento in cui ho iniziato per la prima volta ad aggiustare le cose.
 - È una cosa che ti piace – dice alzandosi e stiracchiandosi un attimo – avevi lo stesso sguardo di un bambino che vede una torta -.
Rido, lo so di sembrare quasi felice quando mi metto all’opera.
 - Non mi hai mai viso quando vedo del caffè di prima mattina allora. Lì si che sembro la persona più felice del mondo – inizia ad andare verso l’interno della casa – dove vai?  - chiedo confusa, insomma mi lascia qui da sola? Nel suo garage?
Capisco non ci sia nulla da rubare, ma insomma non mi conosce mica così bene da poter fidarsi così tanto di me.
Prende un mazzo di chiavi dalla mensola e inizia a trafficare con il mazzo.
Tira fuori una chiave e me la lancia. Cade alla mia destra e lui mi guarda confuso.
 - Avresti dovuto prenderla –
Oh, non l’avevo capito.
Prendo la chiave confusa.
 - È la chiave del mio cuore – dice facendo uno sguardo languido, e qualche occhiolino, che in realtà ai miei occhi risulta più il tic di uno spastico – è la chiave del garage, puoi venire quando vuoi -.
 - Ma sei scemo? Tu dai le chiavi del tuo garage al primo tipo che conosci? E po…-
Sbuffa.
 - Dovresti dire “Grazie Calum amore mio, adesso possiamo fare quello che non abbiamo fatto prima sul pavimento” – scoppio a ridere e mi alzo anche io.
Sbaglio o qui qualcuno che non sono io ha un po’ voglia di fare sesso?
Guardo la chiave che mi ha dato, e forse inizio un po’ a odiare Calum che ha capito che il suo gesto mi ha fatto piacere. Alzo lo sguardo e lo ringrazio.
 - Penso sia tornato Luke, che in teoria ha fatto la spesa, in pratica se lui va a fare la spesa prende sempre un sacco di puttanate. Credo che voglia farmi morire di diabete – apre la porta per andare in casa da loro.
Rido.
 - Moriresti felice, vedila positivamente e un attimo… - mi tolgo la maglietta tremenda che avevo addosso – questa cosa bruciala – dico entrando. 
 

Calum mi riporta a casa in auto, sia mai che il suo meccanico prenda un mezzo pubblico. Lo saluto scendendo a fatica dalla macchina non credevo che Luke potesse davvero tentare di ucciderlo riempiendolo di biscotti, che poi, l’unica che si è riempita di biscotti e che rischia un’overdose di zuccheri sono io.
Non è stata una grande idea mangiare tutta quella roba, ma il vero problema è: perché nessuno mi ferma mai quando ho delle pessime idee? Dov’è finito il buonsenso della gente?
Come quella volta che ho deciso di fare una discesa in skate, in cui non solo Maya era a favore della mia sfida personale contro la gravità, ma mi sono pure accorta solamente due secondi prima di schiantarmi contro uno in bici che gli skateboard non hanno i freni. Ho ancora la cicatrice del pedale sulla gamba.
Entro in casa evitando di rotolare, e la prima cosa che sento è mio padre fischiettare allegro in cucina, è contento di aver fatto bene il suo lavoro. Fischia sempre quando è allegro.
Sorrido, sono contenta che sia a casa quando ci sono anche io, anzi, sono semplicemente contenta che sia a casa.
 - Dove sei stata? –sento all'improvviso.
Per poco non svengo dalla paura. Probabilmente sarò in ospedale se il mio cuore non smette di battere.
Mia sorella vuole uccidermi se mi parla mentre sono persa nel mio mondo; la guardo e noto il suo solito sguardo freddo nei miei confronti.
 - Da quando ti interessa quello che faccio? – chiedo una volta dopo essermi ripresa da una quasi infarto.
Sorride, e si alza dal divano.
Ho il vago presentimento che non abbia buone intenzioni nei miei confronti, e al momento sono troppo piena di biscotti per poter reagire. Sono un perfetto sacco da boxe.
Mi guarda un’ultima volta prima di salire le scale che ora hanno un motivo in più per non essere salite, oltre a quello della mia incapacità momentanea di fare sforzi fisici. Non ho paura di Camille, né dei suoi istinti omicida, è solo che preferisco evitare di ricordarle che quegli istinti sono rivolti soprattutto a me.
Non faccio nemmeno in tempo a salutare mio padre che sento il silenzio, ha smesso di fischiare, non è mai un buon segno. Mi giro verso la cucina, e lo vedo correre a mettersi il cappotto.
 - Un pazien…- mi fa un cenno di saluto con la mano mentre inizia a scusarsi.
 - Vai a salvare delle vite – lo rincuoro, perché lo so che lui vorrebbe stare a casa con noi, ma so anche che il suo senso di responsabilità verso gli altri glielo impedisce, e non gli fa notare che l’unica cosa che dovrebbe davvero salvare, è questa famiglia che va a rotoli.
Esce sbattendo la porta, mentre io mi stendo sul divano aspettando la digestione di circa diecimila chilocalorie.
 
Mi sveglio di colpo e mi guardo attorno confusa. Mi sono addormentata sul divano, e la mia schiena mi dice che non è stata una buona idea. Ripeto, dov’è il buonsenso della gente quando serve?
La cosa positiva è che non ho un coltello impiantato da qualche parte come regalo di buonanotte da parte di Camille.
Mi alzo a fatica, e forse avrei dovuto restare sul divano.
Guardo il telefono per capire che ore sono, ma l’unica cosa che capisco è che la luminosità impostata su “Avvenuta dello spirito santo” mi provoca una diminuzione della vista di un paio di decimi. Non solo ora sono la sorella che ha sbagliato tinta, ma diventerò pure la sorella con gli occhiali. Perché mi sono alzata dal divano?
L’ effetto dell’avvenuta dello Spirito Santo finisce e io torno a vedere ciò che mi circonda, o almeno torno a vedere quel tanto che mi basta per il secondo mini infarto della giornata. Ogni due il terzo è gratis.
È mia sorella sulle scale che mi guarda, probabilmente ho fatto rumore e l’ho svegliata.
 - Torna pure a letto, sono stata io – tento anche di essere gentile nei suoi confronti.
Camille mi ignora, e mi raggiunge.
Okay, forse avrei dovuto scappare invece di essere gentile, o semplicemente invece di iniziare a farmi filimini horror mentali in cui io di solito muoio a causa sua. Ma lo sa che non avrà una borsa di studio se sporca la sua fedina penale?
 - Era l’auto di Calum. Dove sei stata? – mi chiede seria senza la minima intenzione di ricevere un semplice “Fatti i cazzi tuoi”.
Ma a me piace rischiare.
 - Non sono affari tuoi – dico cercando una via di fuga con lo sguardo.
 - Stai lontana dal mio ragazzo e dai suoi amici, puttana – mi afferra una spalla mentre sibila quelle parole taglienti.
La situazione non è a mio favore al momento, ma il rischio è il mio mestiere.
 - Siete fidanzati per finta o sbaglio? – l’adrenalina del rischio vicino alla morte, al momento, è decisamente molto forte – e da quando mi rivolgi la parola? Era da tanto che non facevamo una chiacchierata tra sorelle, ah, bella la famiglia, non trovi? – la sua mano stringe più forte la mia spalla.
 - Non sei più la mia famiglia. Non sei nessuno – percepisco l’odio che prova per me, mi lascia da sola con le sue parole dure e fredde a gelarmi il sangue.
Che ho fatto per meritarmi questo odio? Per non essere più considerata una sorella?
Forse questa famiglia è già andata a rotoli, e io non sono più nessuno per rimediare. Prendo il cappotto ed esco. Non ho intenzione di continuare la farsa da famiglia del mulino bianco.
Faccio una decina di passi all’esterno prima di fermarmi e controllare l’orario: venti a mezzanotte, decisamente troppo tardi per andare da Maya.
Frugo ancora un po’ nelle tasche e trovo le chiavi del garage di Calum, sbaglio o aveva detto che potevo andare da lui quando volevo?
Sorrido, e inizio a camminare.
Riparare quella moto mi avrebbe permesso di stare un po’ meglio e di pensare ad altro di quell’odio gratuito, anche il temporale in arrivo avrebbe aiutato a contribuire al mio obiettivo di pensare ad altro.
 
 
Non solo ho una possibile bronchite e sono bagnata fradicia, ma nel garage di Cal non c’è nemmeno una maglia di ricambio.
Inizio a frugare in giro, quando l’attacco di cuore gratis arriva all’improvviso.
La porta si apre di scatto, ma non è stato il rumore a spaventarmi. Quello che mi spaventa è il fucile che Calum tiene tra le mani.
Alzo le mani di colpo.
 - Sono armato! BAST..-
 - Ehi! Ehi! Cal metti giù quell’affare. Io non..-.
Mi guarda, ma non sembra avere intenzione di mettere giù quell’affare.
- Daphne che ci fai qui? Mi hai fatto prendere un colpo! – dice sorridendo.
Io gli ho fatto prendere un colpo? Lui che si presenta con un fucile in mano no vero?
 - Cal – ho ancora le mani alzate – metti giù quel coso -.
 - Oh, questo? – ma c’è o ci fa questo ragazzo? – spara vernice, non pr..-
 - Va tutto bene Cal? –si sente in lontananza – non ho più sentito null… oh…- appare Ashton, e mi guarda confuso – ehi, tutto bene? – chiede.
Oh beh, ho realizzato di non essere nessuno per mia sorella, sono gocciolante, avrò una bronchite e Cal mi ha puntato un fucile addosso, ma va tutto bene.
 - Tutto okay – sorrido – è che non avevo nulla da far…-
Calum mi prede una mano e mi trascina in casa.
 - Dio mio! Sei fradicia, ti do dei vestiti – forse lui non lo sa, ma sto lasciando le impronte di bagnato in casa.
Mi lascia in cucina prima che gli sporchi tutta la casa, e va a prendermi dei vestiti asciutti, mentre inizio a sentire la bronchite che fa breccia nel mio sistema immunitario.
Sto iniziando ad avere freddo.
 - Animale, che succede? – mi chiede Ashton entrando in cucina con un asciugamano con cui mi copre.
Sembra seriamente preoccupato, cerco di rincuorarlo sorridendo e facendo finta di nulla trattenendo i denti che mi battono. Forse venire qui non è stata una grande idea.
Mi stringo un attimo nell’asciugamano caldo che mi ha dato.
 - Nulla, non preoc..-
 - Non preoccuparti un cazzo Daphne – okay, forse non sono brava a rincuorare le persone – sono le una e mezza, e tu sei qui completamente bagnata. Quanto ci hai messo per arrivare a piedi fino a qui? Un’ora? – mi guarda triste e preoccupato.
Non sono il genio delle buone idee, è ufficiale.
 - Hai ragione, non è stata una grande idea venire qui. Torno a cas…-
 - Col cazzo che torni a casa!- dice mentre mi aiuta ad asciugarmi e poi sorride.
Rido mentre mi asciuga i capelli.
 - Sei un ragazzo volgare – dico mentre Cal arriva con i vestiti – Grazie –sorrido.
Mi sorride di rimando.
Inizio a spogliarmi, sono così stanca di avere cinque chili in più addosso di acqua, che non faccio nemmeno caso alla loro presenza, che poi, siamo tutti maggiorenni e vaccinati, credo che un paio di tette le abbiano già viste.
 - Credo che mia nonna porti delle mutande uguali alle tue – commenta Calum aiutandomi a togliere la maglietta bagnata.
 - Credo tu non debba guardare le mutande a tua nonna –sbuffo passandogli la roba bagnata.
Ashton mi infila la maglietta asciutta. Forse mi hanno confuso con un bambolotto da vestire e svestire a loro piacimento.
 - Vieni a salutare gli altri, Animale –.
Sbuffo e mi dirigo in salotto, dove trovo i due mancanti del quartetto, che al momento sono mancanti sia fisicamente che psicologicamente, visto che si girano a guardarmi con sguardo assente. Molto assente.
 - È ora che i bambini vadano a nanna, non credete? – chiedo ridacchiando mentre loro più che guardare me guardano il vuoto.
 - Vieni ad asciugarti i capelli – Calum mi mette una mano sulla spalla – lascia perdere quei due che al momento non sanno nemmeno di essere al mondo – mi sorride e mi lascio trascinare nel bagno della camera degli ospiti – puoi dormire qui se vuoi. O puoi fare sesso con me per poi elargire le mie doti e infine dormire esausti insieme. Altrimenti in salotto con le persone sveglie -.
Rido, e lo abbraccio, che questo ragazzo mi ha fatto entrare in casa sua senza chiedermi nulla, senza fare alcuna domanda.
 - Grazie Cal – gli bacio una guancia – grazie per non aver fatto domande -.
Mi lascia prima di sorridere e andare verso la porta.
 - Quindi niente sesso? – chiede sorridendo.
E non lo so se è serio o meno se lo dice con quel sorriso da ebete.
 - Dovresti chiedere le cose in modo più carino – dice Ashton confuso e degnandoci della sua presenza.
Cal sbuffa.
 - Hai ragione. È che di solito non chiedo queste cose alle ragazze. Fanno tutto loro – sbuffa di nuovo prima di fermarsi a parlare con Ashton mentre vado in bagno ad asciugarmi i capelli.
Mi guardo allo specchio, e sembro felice.
Lo sono. Sono quasi felice.
Queste persone mi fanno sentire bene, mi vogliono bene, o almeno credo, e si preoccupano per me almeno quanto fa Maya.
Mi fanno sentire bene.
Esco dal bagno e noto Ash steso sul letto con gli occhi chiusi, l’hippie impazzito mi ha fregato il posto dove dormire.
 - Buonanotte principessa – sbuffo arrendendomi all’idea di andare sul divano.
Sono stanca per poter iniziare una lotta all’ultimo che rimane sul letto.
 - Ehi aspetta – lo sento dire – sei piccina, ci stiamo in due -.
 - No, grazie dell’invito ma non mi sembra il caso - si alza e viene verso di me – stai pure sul letto, vado in sal…- mi afferra un braccio e mi butta sul letto, per poi stendersi anche lui.
 - Mike parla nel sonno, quindi stai zitta e dormi -.
Mi porta vicino a sé, e siamo troppo vicini, o meglio, io e il fidanzato di mia sorella non dovremmo stare così vicini.
Non dovrei sentire il suo respiro leggero sulla fronte, né la sua mano calda sulla mia schiena ancora fredda per la pioggia.
Ma la cosa peggiore è che non dovrei sentirmi così bene vicino a lui.
 - Buonanotte Daphne – sussurra al mio orecchio.




Buonsalve ciambelline :3 
Sono in ritardo di una settiman, lo so. Mi dispiace tantissimo. Non odiatemi, è che sono tornata dal mare questa domenica e non ho avuto nemmeno un minuto di tempo libero per poter concetrarmi e aggiornare. 
Mi dispiace tanto tanto. 
Non odiatemi, ma il grest mi distrugge. Faccio l'animatrice ai bambini, e quei cosi, non sono bambini, SONO MOSTRI VI DICO. DEI. MOSTRI. 
Non stanno mai fermi, e sono un continuo lamentarsi se perdono ai giochi. Per non parlare di quando piagono perché hanno perso, ma quanti anni credono di avere? 9? 10? 
..... BEH.... effettivamente hanno 9 e 10 anni circa quelle pesti.
Anyway, come procedono le vacanze? Io sono FINALMENTE riuscita ad abbronzarmi, e ora non sono più di un colore pallido che riflette il sole, ma sono rosa. Ragazze mie, SONO ROSA. Adesso le veccheitte in autobus non mi chiederanno più se sono anemica. Eh già, le veccheitte in autobus mi chiedono spesso se sono anemica, e di solito insistono anche, le conversazioni sono solitamente queste:
Vecchietta: "Ehi ragazzina sei anemica? Stai bene?"
Io *confusa*: "S', tutto bene. No, non sono anemica"
Vecchietta: "Ma sei sicura? Ma le hai fatte le analisi del sangue?"
Io *tenta di non dire parolacce* : si si, ne sono sicura.
E di solito mi dileguo prima che a qualcuno venga la malsana idea di andare a farmi fare delle analisi del sangue.
Quanto amo gli autobus. Il mio mezzo preferito, proprio.
Anyway, spero che il capitolo vi sia piaciuto piccoli muffin.
Scusate ancora il ritardo, non linciatemi.
Vi adoro, e vi mangerei tutti.
Un bacio zuccheroso,
Lily**

PS. Ho notato che nella storia si stanno creando due diversi team (?), quindi adesso la domanda è : Siete del team Ashton+ Daphne (Ashne o Dapton) oppure del team Calum+ Daphne (Calne o Dalum)?
Non sono brava a trovare i nomi, quindi apprezzate il mio sforzo immenso. :') 

 
   
 
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