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Autore: Sa_hp    09/07/2015    3 recensioni
- Diamine, Swan! Hai rovinato tutto. – si lamentò.
- Buongiorno anche a te, tesoro. – gli rispose, calcando volontariamente l’accendo sull'ultima parola come lui faceva spesso. – che stai pianificando, Capitano?
- Volevo portarti la colazione a letto, ma ormai il mio piano è andato in fumo. Pazienza, vorrà dire che dovrai accontentarti di un buongiorno meno romantico.
Una raccolta di one-shot l’una indipendente dall’altra, il cui unico scopo è di raccontare come Emma e Killian si rapportano alle piccole cose quotidiane.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tentò di infilare la chiave nella serratura cercando di tenere tutto in equilibrio tra le sue braccia. Non si sarebbe mai perdonata se tutta la spesa fatta e quel piccolo tesoro che le era stato regalato da sua madre quel pomeriggio fossero andati perduti a causa della sua solita goffaggine. Inveì ancora una volta contro Killian, che avrebbe dovuto essere a casa ma dato che non le era corso in aiuto nonostante tutti i trilli del campanello, evidentemente, era impegnato a fare altro.
Finalmente riuscì nella sua impresa, aprendo la porta con la spalla e chiudendola immediatamente dopo con un calcio non molto delicato.
Posò disordinatamente le buste contenenti il cibo sul tavolo e poi, con molta più cura quella piccola valigetta e la scatola che Mary Margaret le aveva dato assieme. Sorrise guardando quei semplicissimi oggetti, sentendosi quasi una stupida, ma le ricordavano uno dei pochi periodi felici – se così poteva definirsi – della sua adolescenza.
- Bentornata, tesoro. – sussurrò una voce fin troppo familiare alle sue spalle, facendola sorridere impercettibilmente.
Due forti braccia la abbracciarono da dietro, eliminando qualsiasi dubbio sull’identità della persona vicino a lei. Si girò per guardarlo negli occhi, accarezzandogli il petto e posando delicatamente le labbra sulle sue.
- Dov’eri? Ho suonato il campanello un sacco di volte. Avevo bisogno di una mano con tutte quelle buste. – gli disse, impedendogli di approfondire il bacio.
- Sotto la doccia. – si discolpò e come prova scosse la testa così che i capelli ancora bagnati le gocciolassero sul viso. Questo, naturalmente, gli costò un pugno poco delicato sul braccio. Era forte, doveva ammetterlo, ma non troppo per un tipo come lui.
- Aiutami a mettere in ordine, almeno. – gli disse, con un tono che però faceva pensare più a un comando che a una richiesta.
Si avvicinò al tavolo e iniziò a mettere fuori il cibo per riporlo ordinatamente a posto.
- Certo che hai svaligiato il negozio, Swan! – la prese in giro, notando ora la quantità di roba sparsa sulla superfice di legno chiaro.
Emma non si degnò nemmeno di rispondergli, limitandosi a lanciargli contro la prima cosa che le capitò tra le mani, un pacco di tovaglioli forse, senza alzare gli occhi nella sua direzione.
- Dico solo che tutti questi dolci non erano necessari. – si difese.
Questa affermazione gli costò un’occhiataccia e un altro lancio che però riuscì a parare, ritrovandosi in mano una lucente mela rossa.
- Credevo che nella tua famiglia le mele fossero vietate. – commentò, osservando il frutto tra le sue mani e addentandolo con naturalezza.
- Infatti, è avvelenata. Non ti azzardare a morderla. – gli rispose seria, ancora concentrata sulla spesa.
L’uomo strabuzzò gli occhi allarmato e iniziò a tossire tentando di sputare ciò che ormai aveva già ingoiato.
I suoi urletti strozzati e la sua voce che la chiamava implorante le resero impossibile trattenere più a lungo le risate.
- Lo trovi divertente? Mi hai fatto quasi morire! – la incolpò, avvicinandosi serio a lei. – Potevi avermi sulla coscienza per sempre. – continuò, tentando di bloccarla tra sé e il tavolo.
- Non sarebbe stato un così grande peso. – gli rispose beffarda, sostenendo il suo sguardo.
Rise alla vista della sua espressione sconvolta e allibita e si decise a mettere fine a quella commedia afferrando il collo della sua maglia per far scontrare senza troppa dolcezza le loro labbra, sapendo che non avrebbe atteso tanto prima che lui si riprendesse dalla sorpresa e rispondesse al bacio con la sua stessa passione.
Si staccò da lui, continuando a tenere gli occhi chiusi, domandandosi come facesse a farla restare senza fiato ogni volta che la baciava. Ogni bacio era come il primo, le stesse sensazioni, la stessa morsa allo stomaco, lo stesso tremolio nelle mani, lo stesso desiderio di poterlo stringere ancora di più nonostante fosse umanamente impossibile.
- E quello cos’ è? – le chiese, facendole finalmente aprire gli occhi.
Seguì il suo sguardo incuriosito e incontrò il motivo che l’aveva resa tanto allegra quel pomeriggio. Sentì un sorriso spontaneo nascerle sulle labbra e afferrò delicatamente il contenitore sollevandone il coperchio.
- È un giradischi. – gli spiegò. – Serve per ascoltare la musica, anche se persino quando ero piccola io era considerato quasi obsoleto. Mary Margaret l’ha trovato mentre riordinava la cantina e ha deciso di regalarmelo. Ha detto che lei non sa nemmeno a cosa serva. – rise, ricordando la sorpresa di sua madre quando le aveva spiegato la funzione di quell’oggetto. Vivevano lì da quasi trent’anni eppure qualcosa della tecnologia e delle invenzioni moderne restava ancora un mistero per loro.
Killian osservò con attenzione l’oggetto posto davanti a loro che Emma ammirava con orgoglio e una sorta di devozione. Si chinò anche per analizzarlo meglio, ma non riusciva proprio a capire da dove dovesse venire la musica.
- Hai detto che si può ascoltare la musica, ma io non vedo alcuno strumento musicale qua dentro. – espresse i suoi dubbi e si sentì leggermente offeso dalle risate che aveva provocato alla donna accanto a lui.
Senza rispondergli, estrasse dalla scatola che giaceva ancora sul tavolo e alla quale Killian non aveva ancora fatto attenzione un quadrato di cartone colorato da cui con suo grande stupore tirò fuori un altro aggeggio che non aveva mai visto in vita sua. Tanto per cambiare.
- È un disco, o vinile. – gli spiegò. Iniziò a collocarlo al suo posto, sul giradischi. Fece attenzione nel porre la puntina sulla plastica nera e immediatamente delle note si diffusero per tutta la stanza.
Iniziò a cantare sottovoce, lasciando che i ricordi prendessero il sopravvento. Le immagini le scorrevano veloci nella mente. Quanti anni aveva? Quindici, forse sedici.
Quando il suono divenne più forte e sentì Killian gemere ritornò alla realtà.
- Che diavolo è questa tortura? – urlò quasi, con le mani sulle orecchie. – Non posso credere che tu sia cresciuta con questa roba. – sembrava quasi incredulo.
Emma scrollò le spalle. Poteva non andargli bene, ma a lei piaceva. A quando pare niente rock band per lui.
- Vediamo cos’altro c’è qui. – disse, trafficando nella scatola piena di altri vinili.
Ne scovò uno di musica classica, quella forse gli sarebbe andata bene. Interruppe la canzone, anche se controvoglia e mise il nuovo disco nell’apposito spazio.
- Questa è di suo gradimento, Capitano? – gli chiese ironica, mentre una leggera musica si diffondeva per la stanza.
- Forse un po’ noiosa per i miei gusti da pirata, ma può andare. – accordò.
Quasi istintivamente, come se l’avesse già fatto altre migliaia di volte, le afferrò la mano e s’inchinò impercettibilmente mantenendo però sempre gli occhi nei suoi.
- Mi concede questo ballo, mia signora? – teatrale come sempre.
- C’è solo una regola. – afferrò la sua mano, lasciando che le circondasse il fianco. - Scegliere un compagno che sappia danzare. – gli sorrise dolcemente, ripetendo le sue stesse parole quando l’aveva nuovamente invitata a ballare nella foresta incantata. Il suo primo vero ballo.
Killian sfregò il naso contro il suo, ridendo appena al ricordo di quel momento.
- Non mi hai mai detto dove hai imparato? – gli chiese a un tratto, dopo qualche minuto di silenzio necessario a concentrarsi meglio sui passi sicuri del suo cavaliere nel tentativo di imitarli.
- Non lo immagineresti mai, eppure saper ballare è un requisito fondamentale per far parte della marina reale. – le spiegò. – Ho partecipato a tanti di quei balli in qualità di tenente che ne ho perso completamente il conto. Anche se è una delle poche cose che mi è mancata durante le mie scorrerie da pirata. – confessò.
- Avrei voluto vederti. – ammise. – Magari avremmo potuto incontrarci a una festa organizzata dai miei genitori. – ipotizzò, con lo sguardo perso mentre s’immaginava un giovane uomo nella caratteristica divisa da marinaio.
- Molto probabilmente ti avrei chiesto di ballare. – continuò, facendola volteggiare a ritmo di musica.
- E molto probabilmente avrei rifiutato. – rise.
- Forse. Ma ero già un tipo intraprendente, non mi sarei dato per vinto troppo facilmente.
- In quel caso allora avresti potuto conquistarmi. – arrossì leggermente mentre esprimeva ad alta voce quel pensiero. Era sicura che Killian, in un altro mondo, in un altro contesto, avrebbe comunque avuto serie possibilità di guadagnare il suo interesse e farla innamorare proprio come era accaduto. Anche se le era difficile ammetterlo, non solo a lui, ma anche a se stessa. Forse però in un’altra realtà, dove lei era una principessa, crescita come tale, e lui non era un pirata, pur mantenendo tutte le qualità e i pregi che tanto adorava, le cose per loro sarebbero state più semplici, come in una qualsiasi altra relazione.
- Sicuramente avrei avuto la benedizione di tuo padre più facilmente. – scherzò e il suono della sua risata, mentre quasi si aggrappava alla sua spalla per non cadere, per non lasciarlo andare, gli illuminò gli occhi.
- Io non ne sarei così sicura. – lo ammonì. – Ma avrei comunque fatto di testa mia, e magari sarei scappata con te, su una nave qualunque chiedendoti di poter viaggiare con te e di vedere ogni regno conosciuto.
A quelle parole Killian le portò la mano dietro la nuca, interrompendo il loro ballo, e senza darle il tempo di reagire s’impadronì delle sue labbra cercando di farle capire quanto la amasse, e quanto sarebbe stato difficile senza di lei abbandonare il vecchio Uncino, l’uomo senza scrupoli con un unico e oscuro scopo nella vita.
- Questo è quello che avrei fatto se tu mi avessi chiesto una cosa del genere. – le spiegò, intrecciando le dita con le sue e baciandole il palmo della mano. Le sorrise. – Allora, quando partiamo?
 
Ecco qua la terza. Spero che vi piaccia anche questa quanto le altre due. Ringrazio chi ha letto, chi segue la storia e chi ha recensito, grazie mille davvero. Aspetto i vostri pareri anche questa volta, mi raccomando.
A prestissimo! Sa. 
  
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