Flashforward

16 Settembre 2015, Wolverhampton
“Cari mamma e papà,
sono passati quattro anni da quando non vi scrivo più e non vi vengo a trovare, ma anche da quando non sto più male e non piango. Mi scuso, davvero. E sono passati sei anni da quel giorno che non dimenticherò mai: il mio sedicesimo compleanno e la vostra morte.
Un compleanno orribile, il compleanno più brutto di sempre.
Ma adesso eccomi qui, sana e forte, a scrivervi di nuovo dopo quattro anni pieni di sorprese e felicità. Ma comunque, vi perdono. Vi perdono per ciò che ho vissuto fino ad ora e vi ringrazio per avermi fatto alla luce e per lui.
Vi amo e pure lui, nonostante tutto.
Grazie.
Vostra figlia, Erika.”

Sorrisi appena finii di scrivere la lettera. Era da tanto che non scrivevo ai miei genitori ed ero contenta di andarli a trovare oggi. Rispetto ad anni fa che gli scrivevo ogni giorno su come passavo le mie giornate, adesso invece gli scrivo poco e niente. Per ora ho smesso di scrivergli ma prometto che continuerò anche se di meno.

Mi alzai dalla sedia, dato che sono stata sul tavolo a scrivere, e mi recai nel salone per prendere la giacca ed indossarla. Uscii senza avvisare nessuno e mi incamminai per il cimitero.

Fare quella strada dopo anni mi portò una nostalgia che quasi scoppiavo in lacrime ma tutto quello che facevo era solo sorridere. Anche se non sembrava molto carino andare a trovare i propri genitori al cimitero con un sorriso stampato in faccia ma non volevo piangere, non volevo tornare ad essere la vecchia Erika. Ormai ero forte e dovevo solo accettare. Ormai tutte le lacrime si sono esaurite anni fa e adesso devo solo pensare ad essere felice come lo sono stata questi quattro anni.

Arrivai al cimitero e mi recai alla lapide Annie e Nicholas Burns. Mi fece uno strano effetto vedere di nuovo quei nomi. Lui non li aveva ancora visti ma presto lo porterò, quando si sentirà pronto. Sembra strano dopo quattro anni, ma ancora non se la sente e io rispetto la sua scelta e aspetterò.

Mi inginocchiai e sfiorai con la mano quei nomi per poi sorridere di nuovo. Non parlai, non volevo. Posai soltanto la lettera accanto alle mie vecchie lettere e i vecchi fiori appassiti e mi pentii immediatamente del fatto di non aver portato nessun fiore. Me l’ero completamente dimenticato perché pensavo solo alla lettera. Non ci feci caso e volevo uccidermi all’istante. Ma tanto ormai ero lì e quindi mi alzai e tornai semplicemente a casa.