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Autore: GReina    09/07/2015    2 recensioni
Cosa succederebbe se due semidei vedessero che la loro è solo una delle tante realtà? Cosa accadrebbe se capissero che il loro, non è l'unico mondo da scoprire? Vedremo Percy e Annabeth proiettati in un nuovo mondo a loro sconosciuto con mostri del tutto diversi da quelli che conoscono.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Percy/Annabeth
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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3. UNO STRANO TRENO

Era fatta. Non sarebbero scesi, ma questo non preoccupava più di tanto Percy. Lui e Annabeth ne avevano passate tante: erano andati e tornati dagli inferi, avevano nuotato nel mare dei mostri, avevano entrambi sorretto il peso del cielo sulle spalle, erano anche riusciti ad orientarsi nel labirinto di Dedalo e sconfitto l'esercito di Crono, come se non bastasse avevano anche sconfitto Gea, la madre dei titani e tutti i giganti che lei le aveva messo contro. Come ciliegina sulla torta erano caduti nel tartaro e insieme ne erano usciti vivi. Non si sarebbe fatto fermare da un bigliettaio pazzo che voleva divolarli perchè non avevano obliterato.

''Non importa'' disse ad Annabeth ''l'avremmo seguito comunque. Andiamo a restituire al prof questo dannato biglietto''. Non riuscirono neanche a fare dieci passi, che la strada gli venne sbarrata da un ragazzo che sembrava avere circa la loro età con una lunga faccia, la carnagione chiara, il naso a punta e gli occhi talmente piccoli da sembrare due fessure. I capelli erano scuri come gli occhi e indossava una tunica tutta nera a eccezione di uno stemma all'altezza del petto sulla sinistra raffigurante un tasso davanti a uno scudo diviso in quattro quadrati neri e gialli e una spilla della stessa forma, gialla con i bordi neri e una grossa ''P'' argentata al centro. Portava anche una cravatta a strisce degli stessi colori.

''Ciao'' disse con aria confusa ''mi sembra di non avervi mai visto''

''davvero?'' rispose Percy ''Che strano! Sono uno che si fa notare io'' il sospiro rassegnato di Annabeth contribuì a far credere al ragazzo che facevano effettivamente parte di quella scuola portandolo fortunatamente a cambiare discorso

''quello è il tuo biglietto?'' chiese al semidio indicandogli le mani ''passerà un magonò più tardi ad obliterarlo''

''oh... certo il magonò, lo sapevo.'' rispose il figlio di Poseidone mettendosi il biglietto in tasca ''Volevo solo salutare un attimo un professore''

''come ben saprai non si può uscire dagli scompartimenti fino a quando non avremo lasciato Londra, andate a sedervi. Dopo che saranno passati a controllare i biglietti potrete salutare tutti i professori che volete''. Così dicendo li spinse nello scompartimento più vicino e sparì nel vagone dopo.

Lo scompartimento era uno spazio piccolo con appena il posto per due sedili a quattro posti uno di fronte all'altro. I quattro ragazzi che trovarono dentro non potevano avere più di dodici o tredici anni, e tutti erano accalcati al finestrino con le mani fuori intenti a salutare la mamma e il papà. Nessuno di loro diede segno di accorgersi di loro fino a quando il treno non uscì dalla stazione. Fu allora che un bambinetto riccioluto, bruno, con la carnagione abbronzata e senza un dente che a Percy ricordava molto Leo Valdez si sedette di fronte a lui e con ancora gli occhi pieni di meraviglia lo fissò sorridente dicendo ''anche tu sei un mezzo-sangue?''

''Cosa?'' chiese Percy sorpreso e allarmato

''La tua maglietta'' riprese ''Campo Mezzo-Sangue'' lesse ''è una cosa che c'è a Hogwarts per chi non ha entrambi i genitori maghi?'' Percy ci mise un po' a ricordarsi che aveva quella maglietta. Di solito non la metteva mai se non in estate. Sarebbe stato come a dire ''hey mostri!! Se non l'avete capito dal mio meraviglioso odore, sono un semidio!! Venite a prendermi!'' Il che era un po' quello che diceva almeno due volte a impresa. La sera prima - tanto per cambiare - tornando in hotel era stato attaccato da uno strano essere mitologico che aveva ridotto a brandelli la sua ultima maglietta pulita, quindi era stato costretto a mettere quella arancione del campo.

''Non proprio'' rispose Annabeth per lui ''il Campo non si trova ad Hogwarts, ma sei ancora troppo piccolo per sapere dov'è. Quanti anni hai?''

''Undici. È il mio primo anno qui'' affermò il ragazzino con un sorriso che andava da un orecchio all'altro ''spero di essere smistato in Corvonero, come mia madre'' continuò ''voi di che casa fate parte?''

''Casa?'' ripeté la figlia di Atena ''ecco noi siamo...'' come a volerli levare dai guai - ma non troppo - irruppe nel piccolo ambiente un giovane uomo sui venticinque anni a chiedere i biglietti. Doveva essere il magnotò o qualcosa del genere. Quando finì di controllare quelli dei ragazzini si rivolse ai semidei, Percy stava per uscire quello che aveva in tasca mentre pensava a una scusa per non averne un altro, anche la mente della sua ragazza stava lavorando, si capiva subito quando pensava a un piano: le si formavano delle adorabili pieghe sulla fronte, il che la rendeva ancora più irresistibile agli occhi di Percy

''ah ciao! Ci si rivedere!'' esclamò il bigliettaio ''passato bene l'estate?''

''Da favola'' risposero sorpresi. Il figlio di Poseidone gli porse il biglietto, ma il magnotò dichiarò che non era necessario ''come se non conoscesse Annabeth Chase e Percy Jackson, per carità!!'' ed uscì passando allo scompartimento dopo. Non rimasero molto a chiedersi cosa era appena successo. C'era ancora una domanda in sospeso fatta dal baby Leo alla quale non avrebbero saputo rispondere.  

''Bene'' disse Annabeth alzandosi ''andiamo Percy, dobbiamo parlare col professore ricordi?''

''Oh sì, certo! Ci si vede dopo ragazzini'' e così dicendo uscirono in corridoio prima che qualcuno potesse controbattere.

   
 
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