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Autore: emyliane    09/07/2015    2 recensioni
Non potevano domandarsi che una cosa soltanto... chi era lei? E lei non si domandava che una cosa... sarebbe riuscita a salvarle?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Natsuki Kuga, Shizuru Fujino
Note: Traduzione | Avvertimenti: Violenza
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NDA: Buongiorno a tutti, in questo inizio di settembre che implica per alcuni (me in particolare) il rientro a scuola. Purtroppo...

Ecco un nuovo capitolo, più corto (e noioso) dei precedenti (cosa che forse spiega tutto il tempo che ci ho messo a scriverlo?). Non l'ho riletto, perciò scusate i possibili (e probabili) errori, ma se avessi aspettato di rileggerlo e correggerlo come si deve la sua pubblicazione avrebbe potuto essere rimandata ad un tempo lontano e indeterminato dovuto a pigrizia acuta, che avrebbe coinvolto un divano, qualche serie tv, un joystick e/o pile di libri (anche se ricordiamocelo, il rientro a scuola implica l'interruzione di quella sacrosanta abitudine che è la pigrizia)

Ah, e prima che mi dimentichi, grazie a tutti coloro che si prenderanno il disturbo di lasciare una recensione (soprattutto se sono simpatici :p)

Les milles et une nuits: vero, non hai detto che il mio sommario è orribile, chiedo scusa (ma io sì! Non ho mai saputo riassumere una storia in poche righe). E non sono d'accordo sul fatto di essere cattiva (anche se in effetti i miei amici me lo dicono spesso XD). Spero che questo capitolo ti piacerà e che risponderà (questo o i prossimi) alle tue domande.

Sephiria: grazie, spero che la tua pazienza messa a dura prova per una volta sia ricompensata.

Deklan: sono viva! Sono qui! E non sono morta (ancora)! XD Cercherò di non metterci più così tanto tempo, perché so cosa vuol dire aspettare, aspettare, aspettare... Buona lettura :)

Op2line: Wow, che gentile :) E amo che mi si dica che sono geniale, ti prego continua XD Quanto a ciò che mi passa per la testa, sinceramente è meglio non fare domande :p

krsnkik: ^^ grazie e in più hai la fortuna di non avere dovuto attendere troppo per questo capitolo!


Capitolo 20

Mai girò in tondo per il suo appartamento. Aveva già vuotato diversi pacchetti di fazzoletti, e se continuava a mordersi le unghie avrebbe finito le dita. I fazzoletti erano per la tristezza di avere perso una persona che conosceva e stimava malgrado ciò che era successo durante il Carnival, le unghie per la sua inquietudine nei confronti di Natsuki. Era stata una buona idea lasciarla sola in un momento simile? No, Mai era convinta di no, anche se Natsuki era un tipo solitario e la ragazza si chiedeva se la sua presenza non facesse più male che bene. Una cosa era sentirsi appoggiati dai propri amici, un'altra era sentirsi vulnerabili e compatiti. Soprattutto quando l'interessata detestava mostrarsi fragile davanti a tutti. A quella riflessione Mai pensò che nessuno voleva farsi vedere davanti ad altri in un momento di debolezza, e che Natsuki dietro quella facciata ruvida doveva avere bisogno di una spalla sulla quale piangere la sua perdita. Ma era probabile che la sola persona che poteva fornirle un conforto fosse quella per cui stava versando tante lacrime.

Mai osservò l'interno della sua stanza e sentì crudelmente la mancanza di Mikoto, poiché lei stessa sentiva il bisogno di avere qualcuno con cui piangere. Ma Mikoto era insieme a Reito, che perdendo Shizuru aveva perso una cara amica dalla quale adesso rimpiangeva amaramente di essersi allontanato nei mesi passati. Al termine di quella giornata, Mai si ritrovava quindi da sola. E se la solitudine le era così insopportabile, cosa doveva stare passando Natsuki?

No, Mai non riusciva a pensare che l'idea di lasciare sola Natsuki fosse altro che un terribile errore.

La ragazza decise quindi di rimediare subito e indossò giacca e sciarpa, poi raccolse in una borsa il necessario per preparare un pranzo tardivo, anzi quasi una cena, per Natsuki e per se stessa. Poi, dopo avere controllato di avere abbastanza soldi per prendere l'autobus, Mai uscì dalla sua stanza. Si ritrovò ben presto sulla strada soleggiata che iniziò a percorrere a grandi passi, con l'animo tormentato da innumerevoli domande e preoccupazioni per i suoi amici. Natsuki ovviamente era al centro delle sue ansie ma c'era anche Mikoto che - pur non avendo avuto lo stesso rapporto che Natsuki aveva con Shizuru - era stata amica per la pelle con Nao. A Mai non era mai piaciuta l'influenza che Nao esercitava su Mikoto, ma non pensava che una ragazza della sua età meritasse di morire a quel modo. La ragazza ricordò di avere assistito al suo funerale insieme a Mikoto il giorno prima, e a parte sorella Yukariko che l'aveva aiutata dopo il Carnival e pochi altri studenti, come Aoi che era stata sua coinquilina, nessuno si era presentato alla cerimonia. Nao non era mai stata un tipo socievole o abbastanza amabile da stringere amicizia con tante persone. Il tutore designato dal governo per occuparsi di lei mentre sua madre si trovava in coma non si era fatto vedere, come pure le altre ex-HiME. Alyssa, sempre scortata da Miyu, aveva fatto una breve apparizione, come pure Yukino e Fumi. Ma nessun altro.

Mai detestava i funerali. Come chiunque, pensò. Tuttavia l'attuale situazione era ancora più difficile da sopportare, perché perdere non una ma due ex-HiME le aveva ricordato che essere sopravvissute al Carnival non impediva loro di morire investite da un'auto domani, tra una settimana o perfino in quel momento mentre attraversava la strada per raggiungere la fermata dell'autobus usando una scorciatoia. Per lei era ancora più terribile morire dopo essere sopravvissute a prove così terribili appena qualche mese prima. Si rifiutava di pensare all'inchiesta che affermava che Shizuru e Nao si fossero uccise a vicenda. Perché, per quanto detestasse ammetterlo, era uno scenario plausibile. Ricordava ancora lo sguardo di puro odio che la più giovane aveva rivolto ad una Shizuru inebriata durante la serata karaoke che le aveva riunite tutte insieme.

Mai tuttavia sperava che...

"Tokiha-san?"

Mai sussultò e il cuore le batté precipitosamente nel petto quando una macchina le passò rapidamente di fianco strombazzando. Stava per essere investita, si rese conto. Assorta com'era nei suoi pensieri, il richiamo l'aveva distratta e il suo stupido sussulto le aveva fatto perdere l'equilibrio e l'aveva fatta cadere sul fondo stradale. Posò una mano sul petto, aspettando che i battiti frenetici del suo cuore si calmassero, poi si voltò verso i due uomini che l'avevano chiamata. Calmò il suo respiro tremante, dandosi dell'idiota per avere avuto paura di loro. Perché se doveva essere sincera, il suo sussulto era stato provocato tanto dalla sorpresa quanto dallo spavento, quando in realtà non c'era assolutamente motivo di avere paura.

"Sì?" Chiese con un sorriso amichevole.

"Sta bene? Quell'imbecille andava troppo forte! Rischia di mettere sotto qualcuno! Se avessimo avuto il tempo di leggere la targa..."

Mai sorrise di nuovo, consapevole che era stata soprattutto colpa sua se aveva rischiato di essere messa sotto, visto che la strada - quasi un vicolo - era vuota. Che ironia.

"Sto bene," rispose comunque, con una voce che avrebbe preferito essere un po' meno simile ad uno squittìo. "Cosa..."

"Possiamo parlare?" L'interruppe uno di loro.

Mai annuì, leggermente a disagio e piena di inquietudine per tutta una serie di motivi. Ma pensò di poter perdere qualche minuto per parlare con loro.

Qualche minuto si rivelò tuttavia essere una previsione ottimistica del tempo che avrebbe perso, perché Mai, dopo averli seguiti, non riapparve più quel giorno. Come pure i giorni seguenti.


Yamada aveva aspettato che il cimitero riaprisse per rendere un ultimo omaggio a Shizuru Fujino. Aveva la sensazione di averla conosciuta dopo avere frequentato Natsuki e Viola. La sua morte lo rattristava, perché colpiva persone che aveva imparato ad apprezzare. Stava diventando troppo vecchio per questo lavoro se si faceva coinvolgere dalla morte dei suoi clienti - o meglio, gli amici dei suoi clienti.

Dopo la cerimonia ufficiale, la camera funeraria era stata aperta al pubblico per qualche ora - il tempo per coloro che non avevano potuto dire addio durante la mattinata per poterlo fare. Yamada vide un uomo notevole, il cui bianco della camicia e degli occhi spiccava sul nero della sua pelle e del suo vestito. Il signor Anderson, indovinò - come sempre ben informato. Probabilmente l'uomo aveva voluto fare personalmente la guardia al corpo di Shizuru per impedire ai giornalisti di venire a disturbare il suo sonno eterno. Yamada l'aveva visto accompagnare Miss Maria fuori da lì poco dopo l'uscita di Natsuki. Non aveva voluto disturbare quest'ultima e aveva semplicemente aspettato che la maggior parte della gente che aveva atteso con lui all'ingresso del cimitero fosse andata a rendere omaggio prima di avvicinarsi a sua volta. Il signor Anderson era probabilmente tornato prima della riapertura della camera per iniziare la sua veglia, senza che Yamada se ne fosse accorto.

Ignorò comunque l'uomo quando fu il suo turno di avvicinarsi alla bara. Il signor Anderson, ad appena un metro da lui, non reagì e Yamada si constrinse a rilassarsi per osservare i tratti regolari e tranquilli del viso di Shizuru. Era sempre sbalordito di vedere come un taglio di capelli e una colorazione potessero rendere una persona irriconoscibile. Yamada chiuse gli occhi e ricordò il suo primo incontro con Viola. Al tempo Viola somigliava a Shizuru e adesso, nel giorno della sua sepoltura, Shizuru somigliava a Viola. Sicuramente molti dovevano essere rimasti sorpresi da quel recente cambio di look.

Yamada sospirò. Avrebbe preferito che ci fosse una sconosciuta distesa in quella bara. Dopo l'annuncio della morte di Shizuru da parte del coroner, prima che i giornali stessi ne parlassero, aveva fatto ben più che verificare semplicemente il rapporto medico, era andato lui stesso a recuperare dei campioni dal cadavere e li aveva fatti analizzare.

L'uomo si prese un momento per cercare di formulare una frase o una preghiera, ma non ebbe il tempo di esprimerla quando un cellulare risuonò debolmente nella sala. Fu notando lo sguardo fisso e di disapprovazione del signor Anderson che si rese conto che si trattava del suo telefono. Mormorando rapide scuse Yamada uscì dalla camera funeraria e si precipitò in un vicolo deserto del cimitero

"Sì?" Rispose all'ultimo squillo.

"Shiho Munakata è scomparsa," fu informato senza il minimo saluto.

"Cosa vuol dire 'scomparsa'? Dovevate tenerla d'occhio."

"Lo so," gemette l'uomo dall'altra parte del filo.

Dopo essersi lasciato sfuggire la scomparsa di Nao, Yamada su consiglio di Viola aveva fatto sorvegliare i bersagli più vulnerabili al rapimento. Shiho era una di loro.

"Da quanto tempo è scomparsa?"

"Ieri."

Yamada si trattenne dal rifilargli una sonora lavata di capo.

"E te ne sei accorto solo ora?" Chiese tra i denti.

Il silenzio fu una risposta sufficiente.

"La tenevo d'occhio da giorni," si difese l'uomo. "Non succedeva nulla, me ne sono andato solo per poche ore. Quando sono tornato la casa era silenziosa, ho pensato che dormisse. E poiché, per via dei funerali delle sue compagne, le lezioni sono state momentaneamente sospese, non mi sono preoccupato quando non l'ho vista uscire stamattina. Solo quando suo nonno è uscito gridando il suo nome in casa e poi al santuario ho capito che c'era qualcosa che non andava."

Yamada mormorò tra sé e sé un paio di insulti, chiendendosi se fosse stato un caso che il rapimento avesse avuto luogo durante l'assenza del suo contatto, oppure se l'avessero visto e aspettato che si allontanasse.

"Ascoltami bene, sto per mandarti una lista di nomi. Trova subito queste persone e non fare errori questa volta, ok?"

Yamada riattaccò e digitò rapidamente i nomi delle HiME che non aveva avuto modo di sorvegliare e che sarebbero state secondo Viola le ultime ad essere rapite.

In cima alla lista, Natsuki Kuga e Mai Tokiha.


Itsumi Suzushiro rientrò a casa frustrata, triste e in preda ai sensi di colpa. Non erano sentimenti ai quali fosse abituata e Haruka, silenziosa negli ultimi giorni, le lanciò un'occhiata inquieta ma non osò chiederle cosa ci fosse che non andava. Non lo chiese perché era facile saperlo: bastava aprire un giornale, accendere una radio o la televisione.

Itsumi Suzushiro era stata licenziata. Non che la cosa fosse già ufficiale, per il momento era stata solo 'sospesa' per tutta la durata dell'inchiesta, ma era praticamente cosa certa. In effetti aveva lavorato su un caso contro la volontà dei suoi superiori, che non avevano visto altro che farneticazioni nel progetto Otome. L'aiuto di un detective che aveva avuto accesso a suddetto dossier, considerato una prova agli atti dell'omicidio di Boss Ishigami, non era altro che un'aggravante nei suoi confronti.

Ma se fosse stato solo questo non avrebbe necessariamente perso il suo lavoro.

Che una dei suoi sospettati fosse morta il giorno dopo il suo arresto, quando era più che evidente che quell'azione aveva attirato l'attenzione degli Yakuza sulla ragazza, era già ai suoi occhi un errore imperdonabile.

Che suddetta sospettata fosse la sola erede di una di quelle imprese che potevano influenzare i mercati mondiali, era di contro imperdonabile agli occhi dei suoi superiori.

Il commissario aveva passato diverso tempo a farglielo capire. Rosso di collera, come se fosse morta sua figlia... cosa che avrebbe sicuramente scatenato tanta tristezza quanta rabbia. Eppure, pur non conoscendo Shizuru, il commissario era stato preso da un'ira devastante, smisurata anche tenendo conto che l'uomo non era un tipo sentimentale e che lui non rischiava nulla sacrificando Itsumi.

Quest'ultima sospirò e si massaggiò le tempie. Il suo capo era un tipo irascibile, a lei non era mai piaciuto troppo e il sentimento pareva essere reciproco. Non sarebbe stata una cosa così malvagia non vederlo più e lasciarsi alle spalle tutti gli orrori del suo mestiere. E anche se Itsumi non aveva mai avuto bisogno di lavorare da quando si era sposata, quella sarebbe stata la prima volta in cui si sarebbe trovata senza lavoro. Forse era l'occasione per farsi perdonare tutte le sue assenze passate dalla sua famiglia. Riallacciare i rapporti con Haruka, imparare a conoscerla nuovamente, riuscire a prendere delle vacanze con suo marito.

Avrebbe dovuto e potuto organizzare la sua vita in maniera diversa. Ma per farlo avrebbe dovuto smettere di pensare a Shizuru Fujino e al suo coinvolgimento nella sua morte. La donna afferrò un bicchiere, si versò una generosa dose di whisky e si lasciò cadere sul divano, con le testa gettata all'indietro ripensando alla conversazione di quella mattina quando Maria Graceburt l'aveva trattata come niente meno che un verme. C'era stata così tanta rabbia, così tanto risentimento nello sguardo dell'anziana donna che aveva imparato a rispettare. Itsumi cercò di non moltiplicare le proprie preoccupazioni pensando a ciò che poteva succedere all'azienda di suo marito se Miss Maria avesse deciso di vendicarsi a nome di Shizuru con l'aiuto della Windbloom Company e dei suoi incredibili mezzi finanziari.

Malgrado tutto, solo Shizuru Fujino - la sua figura così giovane e tranquilla nel suo ultimo riposo - e l'inchiesta continuavano a turbinarle incessantemente nella testa. Itsumi bevve un lungo sorso d'alcool per intorpidire i sensi e i suoi pensieri, permettendole forse di trovare il riposo quella sera. Ma il timore di avere fallito su tutta la linea la ossessionava dalla morte della ragazza, da quando aveva avuto la conferma giorni prima - in obitorio - che Shizuru Fujino era stata l'Ametista.


Itsumi non era riuscita ad impedirsi di correre a perdifiato lungo il corridoio piastrellato. I cadaveri di due ragazze ritrovati in un vecchio edificio in attesa di essere demolito non erano di sua competenza. Un altro ispettore se ne stava occupando. Di norma Itsumi aveva fin troppo lavoro per ficcare il naso negli affari dei suoi colleghi o occuparsi di casi extra - il dossier Otome era un'eccezione.

Ma le analisi del DNA avevano confermato l'identità dei due cadaveri: Nao Yuuki e Shizuru Fujino. Non aveva riconosciuto la prima, ma la seconda l'aveva fatta accorrere fin lì. Aveva bisogno di confermare la sua morte con i propri occhi.

La sua inquietudine e la sua fretta erano aumentati dopo la strigliata che aveva ricevuto dal commissario. Era stata sospesa dal lavoro appena un'ora prima. Aveva chiamato il medico che faceva anche da coroner a Fuuka chiedendo di poter vedere i corpi, e la sua richiesta era stata accettata.

Di norma era colpita dall'atmosfera dell'obitorio, dal freddo, dall'aspetto lugubre, dall'odore antisettico. Ma quel giorno non fece caso a niente di tutto ciò. Sopra due tavoli di acciaio inossidabile, le forme ricoperte da un lenzuolo bianco attirarono la sua attenzione. Itsumi non aspettò l'intervento del coroner, tolse lei stessa il primo lenzuolo e scoprì il viso di una giovane adolescente, irriconoscibile per via della pallottola che aveva sventrato una parte della faccia. Dai capelli rossi, dedusse che doveva essere Nao Yuuki, cosa che il coroner confermò afferrando il lenzuolo per ricoprirla nuovamente.

L'uomo la condusse poi verso il secondo cadavere, di cui scoprì il viso. Itsumi ci mise un po' a riconoscere Shizuru nei tratti mori della giovane.

"Portava anche delle lenti a contatto," precisò il coroner quando lei manifestò la propria sorpresa. "I suoi colleghi hanno dedotto che cercasse di cammuffarsi per evitare il suo aggressore."

"Chi ha trovato i corpi?" Chiese la donna alla fine.

"Nessuno. O meglio, la polizia. Hanno sentito dei colpi d'arma da fuoco e sono arrivati sul luogo del crimine quasi subito, da ciò che mi è stato riferito."

"Cos'è successo?"

"Secondo l'ultima ipotesi? Nao Yuuki le ha sparato alle spalle. I suoi amici hanno trovato l'arma tra le sue mani, con le sue impronte sopra. Le tracce di sangue trovate sul luogo del delitto indicano tuttavia che Shizuru Fujino non è morta sul colpo, è riuscita a voltarsi e a sparare a sua volta su Yuuki-san prima di morire. Difficile sapere se fosse una tiratrice eccezionale o estremamente fortunata, ma ha colpito il suo bersaglio dritto alla testa, come ha potuto constatare."

Itsumi annuì distrattamente. Lo scenario poteva apparire credibile a un civile, forse anche a dei poliziotti se questi ultimi non avessero avuto a disposizione molte informazioni, ma ad Itsumi che lavorava in mezzo agli omicidi da diverso tempo le sembrava inverosimile. Shizuru era davvero riuscita a sopravvivere abbastanza a lungo dopo il colpo che le aveva dilaniato il torace per voltarsi, mirare e sparare? Improbabile, molto improbabile, ma possibile, soprattutto se Shizuru era l'Ametista. Itsumi ricordò chiaramente la relazione del professore che era andata a consultare per il Progetto Otome: forza, tempra e resistenza sovrumane erano caratteristiche dell'Ametista, con in più la possibilità di poteri imprevisti.

"Sono emersi particolari strani durante le analisi?"

"Particolari strani, no. Non c'era motivo di supporli, ci siamo limitati alle analisi standard. Perché?"

Itsumi si chiese fino a che punto potesse fidarsi di un medico che esercitava il mestiere di coroner solo all'occorrenza. La donna non gli chiese quindi se aveva trovato delle nanomacchine. Probabilmente non avrebbe nemmeno saputo cosa fossero.

In fondo forse si sbagliava, la morte di Shizuru in seguito ad una pallottola non aveva nulla di così straordinario. Come le aveva detto il commissario prima di sollevarla dai suoi incarichi, aveva preso "dei deliri un po' troppo seriamente". Probabilmente era così. Shizuru era morta, e nessuno era stato scoperto agonizzante o torturato in preda a delle nanomacchine che in cambio di forza e poteri le uccidevano dall'interno, come descritto nel Progetto Otome.

"C'è altro, ispettrice?"

Itsumi scosse la testa da sinistra a destra in un chiaro segno di diniego, lasciando al coroner il compito di ricoprire Shizuru con il lenzuolo bianco. Il drappo era una sorta di rispetto e di tradizione nei confronti dei morti ben più consona di quelle celle frigorifere ancora immacolate, installate di recente durante il rinnovo dell'ospedale, pensò Itsumi apprestandosi ad andarsene. Il coroner era già uscito dall'obitorio per tornare a prendersi cura dei vivi, lasciando la donna sola nella stanza. Quando fu sul punto di andarsene, notò che il braccio sinistro di Shizuru era scivolato giù dallo stretto tavolo di acciaio. Con un sospiro e un pizzico di ripugnanza all'idea di toccare un cadavere, Itsumi afferrò il polso della ragazza per appoggiarlo lungo il corpo, quando improvvisamente si fermò. Con il pollice accarezzò la pelle fredda ma ancora morbida e intatta del polso sinistro di Shizuru, per poi fare subito lo stesso con il destro che tirò fuori da sotto il lenzuolo bianco.

La donna sentì i battiti del proprio cuore accelerare quando si rese conto che nessuno dei due aveva la minima traccia delle manette che aveva fatto indossare alla ragazza appena due giorni prima. Ma Itsumi ricordava chiaramente il polso gonfio, la linea rossa dove la pelle si era rovinata fin quasi ad arrivare al sangue e che iniziava già ad assumuere un colorito blu nerastro. Ad una persona normale sarebbero serviti ben più di due giorni per far sparire ogni traccia.

Il suo polso era guarito prima della sua morte, in meno di due giorni!

Non aveva prove da mostrare a nessuno, ma Itsumi in quel momento capì di avere avuto ragione riguardo all'Ametista, e al Progetto Otome!

Girò subito i tacchi, ansiosa di uscire senza ben sapere cosa fare o dove andare. Nella fretta urtò violentemente un uomo che veniva dalla parte opposta. Itsumi si scusò abbondantemente, raccogliendo gli occhiali tondi che erano caduti nella collisione.

"Non è niente," rispose l'uomo, rimettendosi gli occhiali e aggiustandosi il cappello.

Itsumi restò a guardare la sua lunga treccia di capelli danzare sulla sua schiena mentre l'uomo entrava a sua volta nell'obitorio. In un altro momento la donna avrebbe notato il suo aspetto insolito, ma la sua attuale scoperta la assorbiva completamente. Capì di avere sicuramente trovato l'Ametista e - se gli avvenimenti del Progetto Otome potevano davvero essere impediti - di avere appena perso l'unica persona che potesse aiutarla a fermare ciò che stava per succedere.


Natsuki inspirò a pieni polmoni, rincuorata malgrado tutto dall'odore familiare di Viola, da quel viso e dall'espressione così tipica di Shizuru che stava mostrando.

"Mi dispiace," sussurrò. "Mi dispiace così tanto."

Un ennesimo singhiozzo la fece tremare, e un paio di lacrime colarono nuovamente lungo le sue guance mentre affondava il viso nella spalla di Viola. Il respiro caldo e tranquillo di quest'ultima le accarezzò il collo, facendole venire dei brividi piacevoli ma totalmente inappropriati lungo la schiena. Poi due mani gentili le afferrarono il viso e la allontanarono dalla spalla sulla quale si era nascosta.

"Natsuki," sussurrò Viola mentre le sue dita asciugavano dolcemente le lacrime della ragazza. "Oh Natsuki, sono io che dovrei scusarmi. Mi dispiace tanto, perdonami."

Natsuki afferrò Viola per i polsi, esitando ad accettare delle scuse per lei inspiegabili e senza senso, e perdendo il conforto che l'altra giovane le dava.

"L'ho uccisa," confessò inutilmente, piangendo ancora di più.

Per tutta risposta, Viola appoggiò la fronte contro quella di Natsuki, continuando a tenere il suo viso tra le mani.

Natsuki invece continuò a stringere Viola per i polsi, ad aggrapparsi a lei con forza crescente, per assicurarsi di non essere sola, che Viola non fosse scomparsa a sua volta. Con gli occhi annebbiati dalle lacrime, Natsuki non notò la smorfia di dolore dell'altra ragazza quando la sua mano si strinse attorno ad un polso arrossato, segnato da una linea rossa circondata da diverse macchie blu.

  
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