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Autore: Barbara Baumgarten    10/07/2015    7 recensioni
Questa storia partecipa al contest di Sam_HP "Harry Potter e tutte le sfumature dell'amore".
Sono trascorsi solo pochi mesi dalla fine della guerra contro Lord Voldemort, eppure Neville non riesce ad avere la serenità che si aspettava. E' l'assenza dell'Amore a farlo soffrire. Riuscirà ad avere il coraggio per dichiararsi a Luna?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock | Coppie: Luna/Neville
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Le erbe di Neville

~~Esiste un momento nella vita nel quale ci sentiamo in grado di sputare fuoco. Ed esiste, altresì, l’attimo successivo nel quale, senza conoscerne la ragione, non ne siamo più così convinti. Neville era riuscito a vivere entrambi i momenti, nel giro di pochissimo tempo. Aveva avuto la straordinaria forza di ribattere al Signore Oscuro, di stare in fronte a lui orgoglioso, mentre tutti lo deridevano malconcio com’era. Era stato così forte, da richiamare a sé la spada di Grifondoro e di usare quella lama per uccidere il serpente, ultimo baluardo di una difesa oscura come la notte, che permetteva a Lord Voldemort di essere immortale. Era stato coraggioso, come mai avrebbe creduto di poter essere. Eppure, poco dopo tutta quella forza e quell’energia avevano abbandonato il suo corpo, lasciandolo da solo, così, inerme, stanco e semplicemente Neville.
Spesso, nelle lunghe notti che seguirono quella grande guerra, si risvegliava sudato, con il cuore che martellava come se volesse uscire dal petto. Avevano vinto, ma lui non riusciva a gioirne fino in fondo. La paura, che lo aveva sempre accompagnato, gli faceva compagnia anche allora, nonostante la vittoria e la morte del Signore Oscuro. C’era qualcosa che gli mancava, come se non tutte le tessere del puzzle che componevano la sua vita fossero al loro posto. Così, in piena notte, era solito alzarsi e percorrere il breve tratto che lo separava dalla sua scrivania. Si sedeva, guardando le innumerevoli boccette, sistematicamente disposte su due file in ordine alfabetico, e ripeteva i nomi di tutte le erbe che conosceva, finché il cuore non smetteva di correre, finché i pensieri non venivano oscurati, finché, dalla finestra, non appariva il primo raggio di sole.

Aconito, Alioto, Alga branchia, Artemisia, Asfodelo, Belladonna…

   

*     *    *    *    *


Ci sono molte cose che vengono raccontate sull’amore, ma nel modesto e sincero parere di Neville, mancava sempre la più importante. L’amore non è solo gioia, non è completezza. L’amore è perdita, è sofferenza, è mancanza. Guardava le coppie che aveva conosciuto nella vita reale, non quelle che si raccontano ai bambini come favola della buona notte, e notava una certa costante: la morte. I suoi genitori, i genitori di Harry e perfino Remus e Tonk. Erano tutti morti. L’amore non ti rende felice, ma prigioniero e succube di un destino comune. Avevano amato e avevano perso.
Un giorno, era in compagnia dei vecchi amici e, trovandosi ad osservarli, notò quanto ridere insieme e quanto affetto si scambiavano l’un l’altro. Harry e Ginny, Ron ed Ermione, erano tutti felici. Eppure…Solo Ron si accorse del suo strano sguardo e si avvicinò per chiedergli cosa avesse.
“Come hai fatto a capire che Ermione era l’amore della tua vita?” gli chiese Neville tutto d’un fiato, per poi avere, immediatamente dopo, le orecchie rosse per la vergogna.
“Beh, non so” rispose Ron “probabilmente, l’ho capito quando stavo con Lavanda” disse infine annuendo a se stesso. Neville non capiva.
“Cioè, hai capito che amavi Ermione quando baciavi Lavanda?” chiese con insistenza, mettendo in imbarazzo Ron.
“No, non è stato proprio cosi…vedi io…cioè lei…okay è andata così. Si, mentre stavo con Lavanda, mi sono reso conto che non ero felice come avrei dovuto essere ecco, che mi mancava qualcosa”
Mi mancava qualcosa…Neville si trovò spesso a ripensare a quelle parole e, ci avrebbe scommesso, se avesse fatto la stessa domanda a tutti i suoi amici, avrebbero risposto nello stesso identico modo. L’amore è mancanza.  Assenza, un punto vuoto in fondo al cuore che sai non poterlo colmare se non con quella persona, e lui sapeva che il suo punto vuoto stava per diventare una voragine che l’avrebbe inghiottito. Tremava all’idea di dover, un giorno, fare i conti con quel vuoto che, attimo dopo attimo, lo stava divorando dall’interno, senza dargli possibilità di scelta. L’amore è prigionia. Ogni sua parte, ogni muscolo o fibra del suo corpo, soffriva l’assenza peggiore, la privazione dell’amore. Lui amava, ma non era ricambiato o, almeno, non sapeva se sarebbe mai riuscito ad avere il suo lieto fine. L’amore è sofferenza. Quante volte aveva pianto? Nel silenzio della sua stanza, mentre il resto del mondo andava avanti, incurante del tormento straziante che lui aveva in corpo. Lacrime che andavano a bagnare il cuscino, che gonfiavano gli occhi e occludevano la gola dolorante, incapace di deglutire l’amaro della sofferenza. L’amore è morte. Perché, in fondo all’anima, Neville sapeva che se non avesse trovato il coraggio di affrontarla sarebbe morto, divorato dall’interno.

Bobotubero, Cavolo carnivoro, Fagiolo Sopoforoso, Formicaleone…

 

 

*      *      *     *     *

Così, un giorno, decise di prendere il coraggio e andare da lei. Dopotutto, aveva ucciso Nagini e, per la barba di Merlino, non sarebbe stata una donna l’arma della sua distruzione. Tuttavia, tutta quella determinazione, che lo aveva spinto fuori casa, che gli aveva fatto gridare Io esco! per evitare che la nonna facesse troppe domande, era svanito. Puff. Via, all’improvviso, come un incantesimo, nell’attimo stesso in cui aveva intravisto la casa.
Poteva andare via, girare i tacchi e tornare da dov’era venuto, far finta che niente di ciò che aveva pensato fosse vero, che lui non fosse perdutamente innamorato ma solo pazzo. Mentre pensava le miriadi di alternative, non si accorse della piccola figura che stava a pochi metri da lui. Era talmente accovacciata che a fatica si poteva distinguere dalla pianta di prugne dirigibili che la sovrastava. Neville strinse leggermente gli occhi per tentare di mettere a fuoco la ragazza. Era sorprendentemente fantastica. Aveva una magia che aleggiava intorno a lei, un’aura fiabesca l’accompagnava in ogni singolo istante, in ogni piccolo gesto. Anche ora, che cercava di intravvedere i gorgosprizzi, con quei suoi occhiali strampalati, era bella e Neville credette che il suo cuore si fosse fermato di colpo. Avrebbe potuto rimanere ore a guardarla, divertito, vegliando su di lei da lontano.
“E’ curioso, non trovi?” la melodia di lei lo sorprese. Stava per rispondere quando sentì una voce diversa dalla sua anticiparlo.
“Cosa, tesoro?” disse la voce.
“Come i Nargilli possano offuscare la mente, confonderti. Per esempio, ora mi sembra di vedere un mio vecchio amico che ci guarda” e così dicendo si voltò verso Neville sorridendo. Puff. Avrebbe voluto sparire, avrebbe desiderato con tutto il cuore avere un po’ della polvere Buiopesto peruviana dei Weasley. Avrebbe voluto, invece rimase lì.
“Ciao Luna” riuscì a dire a fatica. Lei si alzò e distese le braccia lungo i fianchi, guardandolo con un sorriso stampato sul volto angelico.
“Ciao Neville” gli fece eco. Fu in quel momento che l’altro fece capolino da dietro la pianta di prugne dirigibili, cercando di vedere l’ospite. Neville non poteva rimanere. Per fare cosa? Sentire i magnifici racconti della loro vita felice? Di quanto fosse stato indulgente il destino a farli incontrare? No, doveva andarsene.
“Stavo facendo quattro passi…non sapevo abitassi qui!” cercò di sembrare il più sincero possibile mentre il demone interiore lo stava lacerando fino al dolore più estremo. Lei lo guardava, provando a capire cosa stesse accadendo e lui si sentì sciogliere in quello sguardo.
“Beh, proseguo nella camminata” disse Neville muovendo i primi passi in direzione opposta a quella dell’Amore.
“No, aspetta” lo richiamò l’uomo “Sei un amico di Luna, quindi un amico mio! Vieni dentro, beviamo una bella tazza di tè”. Se fosse esistita una cosa più odiosa della cordialità in un momento come quello, Neville ci si sarebbe buttato a capofitto. Non poteva sopportare oltre quel quadretto felice. Doveva andare.
“Mi spiace, ma devo proprio andare. Sarà per un’altra volta” e finalmente riuscì a camminare svelto, interrompendo ogni tentativo di replica.
Ma nel correre via da lei, non notò quanto Luna ci fosse rimasta male, di quanto anche lei avrebbe voluto stare in sua compagnia. Preso com’era dalla fretta di andarsene, si perse lo sguardo deluso dell’Amore.
Grinzafico, Mandragola, Ortica, Purvincolo, Radigorga…Luna era convinta tenesse lontani i Plimpli Ghiottoni…ancora lei…sempre.

 

*      *      *     *     *

Nevicava. La coltre bianca si era adagiata da tempo sui tetti e sulle strade, via via sempre più pesante, tanto da ovattare ogni rumore, ogni sospiro. Neville era seduto alla sua scrivania e guardava fuori. Così, vide per tempo il gufo che stava arrivando, portando in becco una lettera. Aprì la finestra, prese la busta e ne lesse il contenuto.

Cari studenti di Hogwarts, in prossimità del nuovo anno, invitiamo tutti coloro che hanno partecipato alla grande battaglia, per un ballo di Capodanno. Dobbiamo onorare quanto non abbiamo onorato. Vi aspetto numerosi, ben vestiti e pronti per festeggiare!
Con affetto,

Minerva McGonagall

 

Una festa. A Hogwarts. Ci sarebbero stati tutti, ci sarebbe stata Luna. Era l’occasione che stava aspettando, l’avrebbe rivista, avrebbe potuto parlarle. Per dirle cosa? Che l’amava? Lei aveva già trovato l’amore della sua vita e non era lui.
Impiegò diverse ore per convincere se stesso che avrebbe dovuto partecipare e tanti giorni per raccogliere il coraggio di presentarsi al castello. Quando arrivò davanti all’ingresso si prese altri minuti per guardarsi attorno, tutto era uguale a come lo ricordava eppure era diverso. Non entrava come studente, non ci sarebbe stato Silente ad aprire le danze assieme alla McGonagall, non era più il bambino che aveva smarrito il rospo e al quale la nonna aveva regalato la Ricordella. Neville Longbottom, l’uccisore di Nagini, l’amico di Potter, il sempre mediocre Neville.
La stanza era adornata a festa, i migliori addobbi che avesse mai visto per Capodanno. Notò quasi immediatamente l’angolo del rinfresco e vi si gettò a capofitto, cercando di trovare qualcosa che offuscasse il suo malumore. La gente si salutava, si abbracciava. Vecchi amici, giovani ricordi, tutti sembravano felici in quel turbinio di danze, baci e carezze. Ma Neville cercava lei. Scrutava la folla, passava in rassegna ogni lembo di vestito, ogni sguardo, ogni singola parola alla ricerca di Luna. Poi, d’un tratto la vide. Fu come in quei film che sua nonna amava vedere, quando la folla si apre e la protagonista appare in tutto il suo splendore, spaesata eppure felice. Naville fermò il tempo. Voleva che tutto rimanesse così, immobile e indelebile nella sua memoria.
Ecco. Di nuovo quella sensazione, la possibilità di sputare fuoco. Avrebbe potuto affrontare qualunque cosa, avrebbe potuto ripetere l’impresa contro Lord Voldemort. A passo svelto, facendosi largo tra la folla, andò verso l’Amore. Questa volta si accorse dello sguardo felicemente sorpreso di lei, pronta per salutarlo.
“Luna!” esclamò lui con tutto il fiato che aveva in corpo, senza rendersi conto che stava urlando. Lei sorrise.
“Neville!” gli fece eco ridendo. Si fermò a pochi centimetri da lei potendo quasi sentire il suo respiro caldo.
“Sei…sei sola?” chiese terrorizzato. Perché voleva saperlo? Per farsi del male?
“Si, certo Neville. Chi avrebbe dovuto accompagnarmi?” disse lei sorpresa
“Quando sono venuto a casa tua, c’era quel ragazzo e io…beh, pensavo che…” non riusciva a finire la frase. Non poteva finirla, perché dirlo ad alta voce l’avrebbe reso reale.
“Ah, ora capisco!” disse Luna “Ti riferisci a mio cugino! Era venuto a trascorrere qualche giorno a casa mia per aiutarmi a rimettere a posto qualche cosa qua e là”
Suo cugino. SUO CUGINO! Era fantastico, lei non aveva trovato l’amore della sua vita, lei era sola come lui. Era il momento, avrebbe finalmente detto a Luna ciò che provava. Si fece serio, forse fin troppo perché lei gli chiese se andasse tutto bene.
“No, non va tutto bene” le rispose “Ma spero che tra poco sarà così” deglutì rumorosamente mentre le orecchie sembravano andare a fuoco. Lo stomaco era chiuso, annodato attorno al cuore che si era fermato. Allungò le sue mani per prendere quelle di lei.
“Luna, c’è una cosa che devo dirti da molto tempo” iniziò. Lei lo guardò preoccupata.
“Cosa c’è Neville?” provò a usare un tono di voce sereno, ma lui avvertì ugualmente la tensione.
Lui inspirò profondamente raccogliendo tutte le energie necessarie.
Rosa, Ruta, Starnutaria, Tentacula Velenosa, Tranello del Diavolo…

“E’ da molto tempo che…vedi io…” non riusciva. Maledizione! Quelle parole non volevano uscire dalla sua bocca. Lei lo accarezzò, leggera, quasi chiedendo il permesso.
“Stai tranquillo Neville, non succede niente” cercò di rincuorarlo.
“Si, non sta accadendo nulla” disse lui, con ritrovata sicurezza, perché, in fondo, era vero. Non stava accadendo nulla di male. Se lei lo avesse rifiutato avrebbe trovato la risposta dolorosa al suo amore, ma se ne sarebbe fatto una ragione.
“Io.. Io ti amo, Luna. Ti ho sempre amato, da quando ti vidi per la prima volta. Ho amato ogni cosa di te, perfino i Nargilli!” lei sorrise “Amo il modo in cui parli, amo il tuo essere così dolce e sincera. Adoro il fatto che tu abbia freddo quando fuori ci sono 25 gradi. Adoro il fatto che ci metti un’ora e mezza per decidere se bere la burrobirra o meno. Adoro la piccola ruga che ti si forma sul naso quando mi guardi come se fossi matto. Adoro il fatto che dopo aver passato una giornata con te, possa ancora sentire il tuo profumo sui miei vestiti. E adoro il fatto che sei l’ultima persona con la quale vorrei parlare prima di addormentarmi la notte”. Lei lo guardò con la ruga che lui adorava. Forse non credeva a ciò che lui stava gridando al mondo, forse pensava fosse uno scherzo.
“Non è che mi senta solo e non c’entra il fatto che sia Capodanno. Sono venuto qui stasera perché…” ora gli serviva tutto il coraggio che solo Neville Longbottom poteva avere “…perché quando ti rendi conto che vuoi passare il resto della tua vita con una persona, vuoi che il resto della tua vita inizi il prima possibile”
Silenzio, nella stanza c’era silenzio. Troppo. Tutti si erano ammutoliti davanti a quella dichiarazione urlata disperatamente e li guardavano. Ma né lui né Luna sembravano aver capito che l’attenzione fosse tutta per loro. Lei aveva le lacrime agli occhi e un sorriso timido le illuminava il viso. Furono secondi d’intrepida attesa, quando finalmente lei parlò.
“Ti amo, Neville ” disse solo questo, ma tanto bastò per far esplodere un boato di applausi e fuochi d’artificio. Si erano persi il conto alla rovescia, il nuovo anno era arrivato nell’istante stesso in cui Luna pronunciava quelle parole.

L’amore è sofferenza, è mancanza, prigionia. Ma una vita senza amore non può dirsi vita.
Neville smise di elencare le erbe che conosceva da quel momento. Non aveva più bisogno di cercare conforto nell’ordine alfabetico dei nomi. Ora aveva Luna e la vita cominciò a sorridergli sempre più spesso.

Questa storia contien una citazione dal film Harry ti presento Sally: "Adoro il fatto che tu abbia freddo quando fuori ci sono 25 gradi. Adoro la piccola ruga che ti si forma sul naso quando mi guardi come se fossi matto. Adoro il fatto che dopo aver passato una giornata con te, possa ancora sentire il tuo profumo sui miei vestiti. E adoro il fatto che sei l’ultima persona con la quale vorrei parlare prima di addormentarmi la notte. Non è che mi senta solo e non c’entra il fatto che sia Capodanno. Sono venuto qui stasera perché quando ti rendi conto che vuoi passare il resto della tua vita con una persona, vuoi che il resto della tua vita inizi il prima possibile"
   
 
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