Suna no Bara
Rosa di Sabbia
L'inverno, a Suna, non si discosta in
realtà troppo da tutte le altre stagioni. Forse solo il vento è leggermente più
fresco e frequente, rispetto alle accaldate giornate di giugno.
Ogni diciannove gennaio, Gaara, alle prime
luci dell'alba, attorno alle ore che lo videro nascere, si reca in una grande
stanza, adiacente al pianoterra dell'imponente palazzo dove è ubicata la
residenza del Kazekage. E' una stanza che vede poco la luce del sole, nonostante
Suna viva dei raggi del potente astro infuocato. E' la stanza dove riposano i
Kazekage del passato. Anche suo padre è seppellito in quel luogo. La sua lapide
è semplice e spoglia. Spoglia non solo di fiori, ma anche d'amore e d'affetto.
Perché l'affetto bisogna conquistarselo da vivi. Lui semplicemente non l'ha
fatto. Nemmeno ci ha provato. Ma a Gaara non interessa quella lapide; nemmeno
la guarda più, da qualche anno a questa parte. Il motivo della sua visita
risiede in un'altra tomba funerea, non troppo lontano da quella fredda lastra
di marmo grigio. Anch'essa è di marmo
cinereo, anche se leggermente più corrosa negli angoli, forse segno
dall'inesorabile passare degli anni. Non tanti, non abbastanza. Gli stessi anni
di Gaara.
Il quinto Kazekage scende gli scalini in
modo leggero e silenzioso, facendo strusciare appena la lunga veste bianca e
azzurra, tipica del ruolo che esercita. Il grande cappello dagli stessi colori
è calato sul viso, lasciando in ombra la pelle diafana, illuminata soltanto da
due occhi troppo splendenti per essere nascosti. Non ha fretta Gaara, sa che
lei è lì.
Apre la grande porta, intarsiata di
pregiato granito. La maniglia cigola un poco quando viene girata. Poi scosta
l'anta e avanza richiudendo il portone alle sue spalle. Si volta sicuro,
lasciandosi lambire da uno dei pochi raggi che penetrano nelle finestre piccole
e rare del grande stanzone. Si toglie, con la mano sinistra, l'ampio cappello,
in segno di rispetto per quel luogo, posando gli occhi sulla lastra marmorea
che si trova nell'angolo destro, dietro a quattro lapidi ben più grandi e
imponenti che recano incisi i nomi dei quattro Kage a lui antecedenti. Davanti
ad ognuna di esse china leggermente il capo rossiccio, come ad omaggiarli di un
risoluto saluto, saltando però quella recante l'incisione "Yondaime".
Nemmeno la guarda. Passa oltre. Si reca dietro di esse, posando gli sguardi su
due lapidi di dimensioni contenute e grigiastre. Ognuna di esse reca una
semplice scritta: "Yashamaru" quella di sinistra, "Karura"
quella di destra. Da un veloce sguardo alla prima, scosta un poco di polvere
annidata sul lastrico di freddo granito. Sta pochi minuti a fissarla. Nessuno
può sapere cosa pensi il grande Kage di Suna. Che rivede tutta la sua infanzia
in quel luogo.
Successivamente è il marmo di destra ad
avere l'attenzione di Gaara. Gli si accosta, meno deciso, in verità. Vede gli
angoli della pietra marmorea segnati dal succedersi delle stagioni e degli
anni. Li accarezza, notando il loro ritmo irregolare e impreciso. Ci sono
alcuni petali bianchi e rosa, ormai
marciti, ai piedi di quella lapide. Lui li leva, chinandosi sulle ginocchia, ad
uno, ad uno, lentamente. Probabilmente sono i fiori che le porta talvolta la
sorella o il fratello. Gli unici fiori che crescono in quella landa arida e
sabbiosa. Li chiamano Rosa del Deserto. Loro ci vanno più spesso a trovarla, è
vero. Lui non riesce ancora. Forse col tempo, quando riuscirà finalmente a fuggire i fantasmi del passato che lo tormentano,
a volte.
Poi, con la mano destra, estrae dalla tasca
della lunga tunica bianca una pietra dai colori dorati, posandola ai piedi
della tomba materna. E' la pietra più tipica di quel Villaggio, di quel Paese,
di quel Deserto: il resto del mondo la chiama semplicemente Rosa del Deserto. Lo
stesso nome di quei bei fiori rosa e bianchi, ma con la differenza che questa
pietra nasce dalla sabbia. A Gaara sembra più congrua la scelta. La guarda
attentamente, anche se ne ha viste già a centinaia in passato. E' creata dalla
cristallizzazione della sabbia a contatto con la poca acqua che talvolta il
cielo fa cadere sulla terra di Suna. E' la stessa sabbia a nasconderla, a
proteggerla, rendendola così rara e preziosa. Proprio come sua madre ha fatto
con lui, pensa il Kage abbozzando un triste sorriso. La sabbia l'ha protetta
per anni e le ha permesso di crescere, di formarsi, di rendersi preziosa per
gli uomini, di indurirsi nel tempo e di essere ormai immune all'azione erosiva
del vento. Lui si sente un po' quella rosa, in verità: scalfito dalla sabbia del tempo, ha trovato
una ragione d'esistere prima nell'odio, poi nell'indifferenza, diventando
protettore di quel Villaggio di Suna. Si sente una sabbia indurita dal tempo
passato.
Si sente una Rosa di Sabbia, Gaara.
Poi la mano pallida scende sull'epigrafe
della lapide senza foto, come le altre d'altronde. Carezza quel nome inciso,
scostando un po' di polvere dorata dalla data impressa: diciannove gennaio.
Resta un attimo con le dita fermo su quei numeri. La sua data. Abbassa lo
sguardo. Sa che tra qualche ora i suoi fratelli irromperanno nel suo studio con
qualche canzoncina idiota e qualche dolce dalla strana forma che in realtà
dovrebbe essere una torta. Lo sa. E ne è felice. Anche se non lo da a vedere,
anche se non lo ammetterebbe mai. Anche se forse non dovrebbe esserlo. Anche se
lui è una sabbia indurita e, nel contempo, una rosa di sabbia.
- Lo avresti mai detto? - sussurra quasi
smarrito il giovane Kazekage.
Ritira la mano, dopo aver ripulito quel
nome e quella data, afferrando l'ampio cappello che aveva poggiato ai piedi
della lastra. Lo prende tra le mani e lo rigira insicuro sul da farsi, restando
chinato in quella inusuale e scomoda posizione. Alza poi gli occhi acquamarina
sul nome inciso.
- Saresti fiera di me? -
La voce del Kazekage è quasi un abbozzo,
quasi un sussurro in direzione di quella lastra di marmo grigio.
Si pulisce poi gli occhi umidi, con una
mano.
- Forse no. Forse nemmeno t'importa -
Si alza lentamente, in modo elegante, il
Kazekage.
- Ma va bene così - sussurra ancora una
volta, con un malinconico sorriso - Spero solo ... che tu non mi abbia mai
odiato ... -
Si poggia il cappello bianco e azzurro sul
capo e si volta percorrendo il breve tragitto che lo separa dall'elegante porta
di entrata, anche se prima di aprirla si ferma un secondo e, senza voltarsi,
parla un'ultima volta, alzando un poco il tono di voce.
- Io, in verità, non l'ho mai fatto ...
mamma ... –
Chiude deciso la porta che nasconde quella
sua parte di passato.
Il vento soffia forte fuori. E' più freddo
del solito. Ma lui esce senza timori.
Un giorno spazzerà via i fantasmi del
passato, quel vento di Suna. Lui lo sa.
Percorre più velocemente i numerosi gradini
che lo separano dall’ultimo piano di quel grande palazzo.
Sa cosa troverà ...
Sa cosa ritroverà ...
Si sente pronto ad ascoltare la canzoncina
idiota e stonata di buon compleanno.
Si sente pronto, finalmente.
Si sente una Rosa del Deserto, Gaara.
*
La sabbia
nasconderà le nostre lacrime,
trasformandole in
rose preziose.
Il tempo ci renderà
lentamente immuni
all'erosione del
vento.
Tutto ciò che
abbiamo perso,
un giorno, forse,
lo ritroveremo
tra le sabbie del tempo.
... non oggi, non
domani ...
... un giorno ...
Perdonando,
perdonandoci ...
... fragili come
una rosa di sabbia ...
... forti come una
rosa del deserto ...
*
- OWARI -
____________________________________________________________________________________
ç____ç Auguri mio adorato! Sei autorizzato a farmi un
Funerale del Deserto per il "regalo di compleanno" deprimente che ti
ho fatto ç__ç ... XD
No, vabbé, scherzi a parte ... volevo scrivere qualcosa in
riferimento alla data odierna: il compleanno del mio adorato Gaara. L'ho
scritta in maniera abbastanza veloce proprio perché ci tenevo a pubblicarla
oggi. E dunque non ne sono soddisfatta ... ci sono punti troppo trascurati a
mio avviso. E poi inizialmente avrei voluto scrivere qualcosa, se non proprio
di allegro, comunque piacevole in riguardo al compleanno del mio adorato
Kazekage. E invece mi è uscita questa roba deprimente ç__ç ... come se non fosse già abbastanza
sfortunatello, mi ci metto pure io a fare la sadica e a fargli ricordare questi
momenti il giorno del suo compleanno XD !
Spero di aver delineato in maniera adeguata il personaggio e
di non essere andata eccessivamente OOC. Gaara è complicato ... XD! Ma così
tremendamente affascinante *.* ...
Credo, in ogni caso, che non sia facile per Gaara l'arrivo
di ogni suo compleanno, perché inevitabilmente deve fare riferimento anche alla
morte della mamma. E sa che anche i suoi fratelli, indirettamente forse, ci
fanno riferimento. Però credo anche che sua madre, Karura, in realtà non lo
volesse maledire, anzi che cercasse un riscatto in lui, dopo aver visto ciò che
aveva fatto l'uomo che amava, uccidendo lei, condannando il suo bambino,
affossando il suo Villaggio. Gli ha donato la sabbia perché lo proteggesse,
perché lei non avrebbe potuto farlo in futuro. Una mamma vuol sempre proteggere
il suo bambino ... Certo è vero, la potenza della sabbia è amplificata anche
grazie a Shukaku, ma ciò non toglie che Gaara riesce a manipolare la sabbia
anche dopo l'estrazione del Biju, dunque è un dono materno quella sabbia.
In questo piccolo tributo ho voluto che Gaara si soffermasse
un attimo anche sulla tomba di Yashamaru, prestandole un poco di attenzione.
Quest'uomo, è vero, si è comportato in maniera vigliacca e vergognosa,
distruggendo completamente la fragile psiche del piccolo Gaara. Ma nel passato
è stato comunque l'unico a dargli un po' d'affetto, nemmeno totalmente falso,
secondo me. In realtà potrei stare a discutere per pagine e pagine di questo
fatto, delle mie idee in proposito dell'atteggiamento di Yashamaru, ma non
credo sia questo il luogo più adatto ^^""".
Per quanto riguarda invece suo padre, il Quarto Kazekage,
non credo, invece , possa esserci alcun tipo di redenzione. Forse, appunto solo
il tempo, lentamente, farà guarire le ferite del passato ...
L'ultima parte vuole essere una sintesi della vita, non solo
di Gaara, ma pure di molti di noi. Non credo ci sia necessità di spiegarla.
Preferisco che chiunque leggerà, l'interpreti come meglio vuole e come più si
sente in quel momento ... ^_^
Perché "Rosa di Sabbia" e perché "Rosa del
Deserto" ...
Semplicemente la prima vuol essere una mia metafora sulla
fragilità dell'essere: una rosa di sabbia è facile da distruggere, basta un
poco di vento, un movimento troppo brusco, una pioggerella leggera.
La Rosa del Deserto è un minerale che invece viene creato da
anni e anni di lavoro incessante della sabbia, che cristallizza l'acqua e da
forma a questa splendida pietra dei paesi aridi, che si trova solitamente
nascosta sotto diversi strati sabbiosi (non sono sicurissima, ovviamente, di
quello che ho detto, non sono un'esperta di minerali o di composti chimici ...
ho letto qualcosa su internet e spero di averla compresa in maniera corretta
... ^^" chiedo scusa se non è così). Solo dopo tanto tempo diventa così
duro questo minerale, solo dopo esser stato cullato dalla sabbia per anni e
anni, diventando resistente anche all'erosione del vento. Mi è piaciuto vederci
un'immagine di Gaara in questo processo di solidificazione ...
Comunque, tralasciando tutti i miei "viaggioni
mentali" XD (scrivo sempre troppo >_< !!!), ringrazio di cuore
chiunque sia arrivato fin qui a leggere e se mi vorrete lasciare una vostra
opinione, critiche, commenti, ne sarò felice e grata. Grazie davvero ^_^
E ovviamente ...
AUGURI GAARA *o* !