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Autore: Diemmeci    11/07/2015    3 recensioni
Il mondo va avanti anche quando sembra essersi fermato, smette di ruotare per centinaia di migliaia di motivi diversi, variando da persona a persona, e all'improvviso, quando meno te lo aspetti, riprende a girare grazie ad una persona che ti travolge completamente.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Diciannove


Passammo la maggior parte della mattinata di sabato sdraiati sul letto – non avevo idea di come ci fossimo finiti dal divano, con tutta onestà.
«Non voglio che te ne vai domani» James sussurrò. Aveva la schiena poggiata allo schienale del letto ed io avevo la testa sul suo petto.
«Io non voglio andarmene».
«Ma devi».
Risi piano. «Devo».
Ruotai su me stessa, issandomi sui gomiti, e rivolsi un sorriso a James.
«Abbiamo tutta la giornata di fronte a noi» dichiarò. «Che cosa hai voglia di fare?»
«Non saprei» dissi. «Tu cosa proponi?»
«Potremmo intanto andare a casa di Michael, rimanere lì per pranzo e poi magari andare a fare giro».
Ricordai solo in quel momento che c’era anche Jennifer; ero stata talmente presa da James da dimenticare tutto il resto. «Sì, va bene» annuii, alzandomi in piedi con il lenzuolo bianco avvolto intorno al corpo nudo. «Ho bisogno di una doccia, prima».
James inclinò il capo e mi osservò, rimanendo in silenzio.
«Che c’è?»
«Sei bellissima, Rosalie».
Arrossivo raramente, ma ero certa che in quell’istante fossi rossa. Avvertivo persino le orecchie bruciare. «Grazie» dissi.
«Adoro farti imbarazzare» James rise, alzandosi a sua volta senza però preoccuparsi minimamente di non aver nessun indumento addosso. «Ho bisogno di una doccia anch’io».
Mi alzai sulle punte e gli diedi un bacio a fior di labbra. «Aspetta il tuo turno» dissi prima di scomparire in bagno, ridendo per l’espressione sconcertata che gli era apparsa sul volto.

Durante il viaggio in macchina recuperai il cellulare dal fondo della borsa e sospirai, notando di avere tre messaggi da parte di Jennifer.

Hey, come procede?

Rose… rispondi!

Rosalie Mills, quando ci vediamo voglio sapere tutti i particolari. Buon divertimento!

Risi leggendo l’ultimo messaggio, ovviamente alludeva a ciò che io e James avevamo fatto stanotte. Ripensandoci arrossii violentemente, ero stata io a prendere in mano la situazione e a fargli capire che lo volevo con tutta me stessa. Con Caleb non era mai accaduto, era sempre lui a prendere l’iniziativa mentre con James era stato diverso. Mi era venuto naturale, spontaneo, ed era stato magico.
«Cosa c’è di tanto divertente?» James interruppe i miei pensieri.
«Niente» minimizzai, sorridendogli mentre gettavo distrattamente il cellulare nella borsa. «Era soltanto Jennifer».
Lui annuì, tornando a posare lo sguardo sulla strada. Mi persi ad osservarlo nuovamente –era successo anche stanotte mentre dormiva – e non potei fare a meno di sorridere. Amavo ogni piccolo particolare di lui, avrei passato ore a guardarlo senza stancarmi mai.
«Credo di amarti» mormorai sovrappensiero, rendendomi conto troppo tardi di quello che avevo detto.
Sgranai gli occhi. Come avevo potuto?
Guardai James, che si limitò a sorridere tra sé e sé senza guardarmi.
Forse era stato meglio così. Forse se avesse parlato avrebbe detto di non amarmi, che era tropo presto, e probabilmente ci sarei rimasta male. Ma sì, era sicuramente per quello.
«Siamo arrivati» disse, fermandosi di fronte la casa di Michael.
Annuii, scendendo dalla macchina. Mi sentivo a disagio per ciò che avevo detto poco prima, ma lui sembrava tranquillo, composto come sempre.
Suonai al campanello di casa ed attendemmo che qualcuno venisse ad aprire.
«Ehi» la voce di Michael mi risvegliò dal mio monologo interiore.
James gli diede una pacca sulla spalla prima di entrare  mentre io mi limitai ad un cenno del capo. Non riuscivo ancora a credere di aver detto una cosa del genere a James… eppure era uscita in modo così spontaneo.
«Eccoti» Jennifer comparve accanto a Michael, sorridendomi. Notò soltanto dopo alcuni istanti la presenza di James, al che lo salutò allegramente.
Ci sedemmo sul divano ed occupammo il tempo parlando e scherzando – stavo cercando di non pensare alla pessima figura che avevo fatto in macchina –  finché James e Michael non si congedarono per raggiungere la cucina e preparare qualcosa da mangiare per pranzo.
«Allora» esordì Jennifer non appena rimanemmo da sole.
«Allora» ripetei io, sorridendo divertita per il comportamento della mia migliore amica.
«Ho saputo il vero motivo per cui James è venuto a Londra» disse, diventando improvvisamente seria ed abbassando il tono della voce. «Non credevo che sotto ci fosse qualcosa di così serio».
«Nemmeno io» ammisi. «Era molto provato mentre ne parlava, avresti dovuto vederlo. Perdere un figlio deve essere terribile».
«Già».
«Sono comunque felice che mi abbia detto tutto» dissi. «Mi sono pentita di non averlo ascoltato prima ed aver fatto passare tutto questo tempo».
Lei annuì, facendo comparire sul suo viso un’espressione che trasudava curiosità. Voleva che le raccontassi ciò che era successo con James, riuscii a capirlo soltanto con un’occhiata.
«Sì» risposi alla sua domanda implicita. «Lo abbiamo fatto».
Jennifer sorrise finalmente, ammiccando. «Com’è stato?»
Risi, buttando la testa all’indietro. «Ma abbiamo quindici anni, Jen?»
Sbuffò, volgendo lo sguardo altrove fingendosi offesa.
«Bello, è stato bello» la accontentai, scuotendo il capo con divertimento. Arrossii violentemente al solo pensiero, di nuovo.
Jennifer sorrise. «Okay» decretò, non aggiungendo altro.
Sorrisi a mia volta, dopodiché apparecchiammo velocemente la tavola e ci sedemmo ad aspettare che i due fratelli servissero il cibo. Improvvisamente mi tornò in mente ciò che avevo mormorato in macchina a James – inconsciamente – e spalancai gli occhi.
«Devo dirti un’altra cosa» le dissi.
«Cosa?»
Proprio nell’istante in cui stavo per parlare, James e Michael arrivarono con due vassoi. Li posarono sulla tavola – facendo rigirare qualche bicchiere per la poca attenzione – e sorrisero soddisfatti. Diedi un’occhiata alle pietanze, notando che in un vassoio c’erano quattro panini e nell’altro quattro piccoli piatti che contenevano a loro volta delle patatine fritte.
«Un pranzo coi fiocchi» dissi io, approvando.
«L’idea è stata mia» Michael sorrise con soddisfazione, sedendosi accanto a Jennifer, che gli sorrise.
«Ma ho preparato io» concluse James, accomodandosi al posto vuoto di fianco al mio. «Spero vada bene, il frigo era praticamente vuoto».
«Va più che bene» Jen annuì.
Annuii anche io. Allungai una mano per afferrare un panino – non mi preoccupai di sapere con cosa fosse stato farcito, sapevo però che mi sarebbe piaciuto perché era stato James a prepararlo – e poi presi una porzione di patatine.
Lo stesso fecero gli altri.
«Avevate in  mente di fare qualcosa oggi?» Chiese Michael, rivolto a me e James.
«Pensavamo di farci un giro» risposi io.
«Potremmo uscire tutti insieme, no?» Propose Jennifer dopo alcuni attimi, mangiando subito dopo una patatine fritta.
«Sì» approvai la sua idea.
«Va bene» disse Michael.
James si limitò a fare un cenno positivo col capo.
Terminammo il pranzo dieci minuti più tardi, quindi io e Jennifer decidemmo di sparecchiare velocemente la tavola. In cucina, riprendemmo il discorso lasciato in sospeso.
«Cos’altro stavi per dirmi, prima?» Jennifer era curiosa.
«Ho detto a James che credo di amarlo» lo sussurrai, temendo magari di poter essere ascoltata. «Non ho idea del perché io l’abbia pronunciato a voce alta, credimi».
«Ed è vero?»
«Cosa?»
«È vero che lo ami?»
Mi soffermai a pensare per alcuni secondi. «Io…» Sospirai pesantemente. «Penso di sì, dannazione, ma è possibile innamorarsi di qualcuno in così poco tempo?»
«Io credo di sì» Jennifer accennò un sorriso, facendomi intendere che in fondo anche lei stava iniziando a provare qualcosa di profondo per Michael. «Senti, Rose, non allarmarti adesso. Non serve nulla stare qui e disperarsi».
«Hai ragione».
«Lui ti ha risposto?»
«Ha soltanto sorriso».
Lei annuì. «Non è un cattivo segno».
Mi strinsi nelle spalle. «Non saprei».
Jennifer mi abbracciò dolcemente, trasmettendomi tutto l’amore che poteva. «Tempo al tempo».

Nel tardo pomeriggio decidemmo di uscire per fare una passeggiata.
Ringraziai mentalmente James che mi aveva consigliato di portare un giacchetto pesante – io avevo insistito nell’indossare la giacca di pelle – perché il freddo era pungente in quella giornata di febbraio.
«Mi piace Leeds» dissi a James quando mi circondò con un braccio e mi attirò più vicina a lui.
«Ah, sì?» Lui sorrise.
«Sì» annuii. «Adesso che noi…» Lasciai la frase a metà, non sapendo in che modo completarla. Stavamo insieme, magari? «Adesso che abbiamo chiarito» ripresi «penso che ne approfitterò per visitare di tanto in tanto la città».
«Quindi ammetti di usarmi per un secondo fine?» Si finse offeso, facendomi ridere.
Gli diedi uno schiaffo scherzoso sul braccio prima di stampargli un bacio sulla guancia. «Non potrei mai».
Lui sorrise, visibilmente felice.
Michael ci richiamò e, quando entrambi ci voltammo, notammo che erano rimasti indietro. Li aspettammo, prendendoli in giro per la loro lentezza.
«Dovevamo fare una passeggiata» Jennifer ci schioccò un’occhiataccia «non una maratona».
Io e James ridemmo.
«Già» borbottò Michael, allontanandosi di poco con James per poter parlare. Sembrava che non volessero essere ascoltati, ma non ci badai.
«Ricordi quando eravamo piccole dicevamo sempre che ci saremmo fidanzate con due fratelli, in modo da non separarci mai?» Jennifer rise.
Mi passai una mano tra i capelli, annuendo. «A quanto pare siamo state fortunate».
«Lo credo anche io» disse lei, sorridendo.
La presi sotto braccio e riprendemmo a camminare, stavolta più lentamente. «Dobbiamo per forza andarcene domani?» Chiesi.
«Sì, Rosalie» Jennifer annuì. «Non vorrai mica assentarti il primo giorno di lavoro, non è vero?»
L’idea mi aveva sfiorata, ma non lo ammisi. «Il primo giorno? Neanche per sogno».
«Bene».
Sorrisi, guardando il lontananza James. Non mi sembrava reale la situazione che stavo vivendo, non ancora almeno. Fino a qualche ora fa ero convinta che niente mi avrebbe fatto cambiare idea sulla decisione di prendere le distanze da lui, ma adesso quella convinzione sembrava lontana.
Come se non ci fosse mai stata, ecco.
«Abbiamo il treno alle tre, quindi in pratica abbiamo a disposizione gran parte della giornata di domani» Jennifer parlò, ponendo fine al silenzio.
«Uhm, sì».
Un turbine di pensieri invase nuovamente la mia mente, ma soltanto uno mi preoccupava davvero. Avevo detto a James di amarlo. E se, così facendo, lo avessi inevitabilmente allontanato da me? Se lo avessi spaventato?
Non ero mai stata una persona impulsiva, ma quelle parole erano uscite dalle mie labbra prima ancora di poterle pensare.
Lo amavo e non avevo potuto fare a meno di dirglielo.
Sorrisi spontaneamente.
«Sei pensierosa» disse Jennifer, rivolgendomi uno strano sguardo. «A cosa stai pensando?»
«A niente» scrollai le spalle.
«Sì, certo!» Esclamò lei in modo sarcastico.
«Ragazze» la voce di Michael attirò la nostra attenzione «vi va di andare a cena in un posto speciale?»
Io e Jennifer annuimmo, ma prima ci lanciammo uno sguardo perplesso. Li raggiungemmo a passo lesto, chiedendo ovviamente che posto fosse. Nessuno dei due ci rispose, quindi non insistemmo.
«La cucina è ottima» disse James.
Michael annuì. «Lo è veramente».

Una mezz’ora più tardi i ragazzi si fermarono di fronte un’abitazione e si scambiarono uno sguardo complice, d’intesa. Aprirono il cancelletto e percorsero il vialetto – sempre con me e Jennifer dietro di loro – e suonarono al campanello.
Non facemmo domande, ormai avevamo capito che posto fosse.
Quando la porta si aprì, sulla soglia di casa apparvero un signore ed una signora, entrambi con il sorriso stampato sulle labbra. Lo stesso sorriso di James. E lo stesso sorriso di Michael.
«I miei ragazzi!» Esclamò la donna, abbracciandoli entrambi alzandosi sulle punte dei piedi. A quanto pareva, non ero l’unica a doverlo fare. «Entrate, forza».
«Loro sono Jennifer e Rosalie» James ci presentò. «E loro sono i nostri genitori, Beverly e Daniel».
«Oh, è un piacere conoscervi» Daniel ci abbracciò calorosamente.
Lo stesso fece Beverly, che non aveva smesso un istante di sorridere da quando era stata aperta la porta.
Ci accomodammo in sala – non persi ovviamente l’occasione di dare un’occhiata in giro, constatando lo stile moderno con cui la casa era stata arredata. Ne rimani piacevolmente sorpresa.
«Non credevo che Michael avrebbe mai portato una ragazza a casa» disse Beverly, suscitando una risata generale. «Ci avevo perso le speranze».
«Ti sbagliavi» Michael le fece l’occhiolino.
L’atmosfera si fece sempre più piacevole e l’imbarazzo iniziale divenne un lontano ricordo. Mantenni un sorriso sulle labbra per la maggior parte del tempo – è inevitabile non sorridere quando si è circondati da persone così gentili e deliziose – e mentre chiacchieravamo mi resi conto di alcune somiglianze tra James e Beverly.
«Lasciamo le signore chiacchierare» Daniel disse, alzandosi. «Per questa sera ci pensiamo noi alla cena».
Jennifer sorrise. «Hanno preparato anche il pranzo oggi, in realtà».
«E pensare che quando erano ragazzi non facevano nulla!» Esclamò Beverly, scuotendo il capo con aria divertita. «Sono fiera di voi, ragazzi».
Risi piano, lanciando un’occhiata a James che ricambiò immediatamente. Sembrava veramente felice, non lo avevo mai visto così allegro e solare e questo mi riempì il cuore di gioia.
«A più tardi» Michael ci liquidò, ridendo fragorosamente mentre scompariva insieme agli altri dietro la porta. 


 
* * *
Ehilà :)
Mi rendo conto che sia mezzanotte passata, ma il sonno fa il difficile stasera e non vuole venire a me. E quindi un altro capitolo è stato pubblicato, yay (Sara, è colpa tua).
Il prossimo aggiornamento sarà l'epilogo e mi rattrista il pensiero, ma comunque sono felice di aver terminato (quasi!) questa storia. Ho adorato scrverla, davvero. 
Spero quindi che questo capitolo vi piaccia, a presto.


Diemmeci
  
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