Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Isidar Mithrim    11/07/2015    7 recensioni
Il dolore per la morte di Ariana è tanto straziante da far temere ad Albus che nulla potrà mai lenirlo...
{Seconda classificata al contest 'Di 15 in 50' di S.Elric}
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Fanny/Fawkes, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
{Seconda classificata al contest ‘Di 15 in 50’ indetto da S.Elric.
Personaggio: Albus Silente
Elemento: presenza di almeno una creatura magica}



Il canto della fenice


“Non puoi.”

Furono queste due parole a scatenare la mia rabbia, troppo vere per riuscire a non farle attecchire nei meandri della mente, troppo semplici per fingere di non comprenderle.
Fu con queste parole che Aberforth tentò d’intrappolarmi tra le mura domestiche, provò a strappare le mie ali e ad affogare i miei sogni di gloria.

“Tu non capisci.”

Fu questa la risposta di Gellert al mio rude fratello, troppo stolto per cogliere la grandiosità della nostra rivoluzione, troppo ottuso per scorgere il Bene Superiore dietro a piccoli, necessari sacrifici.

“Crucio.”

Fu questa la maledizione che, infine, ruppe l’incantesimo di un’estate corrosa da fantasie spietate e da una viscerale brama di grandezza.
Fu questo l’anatema che mostrò ai miei occhi ciò che avevano già visto da tempo, che palesò la vera, infima natura di un brillante ragazzo biondo comparso al posto giusto nel momento giusto.

Solo quando Aberforth smise di contorcersi dal dolore mi resi conto di avere la bacchetta stretta in pungo, puntata contro il giovane da cui mi ero lasciato ammaliare.
Poi vennero lampi di luce, fitte di dolore, rapidi guizzi di bacchetta, il tonfo sordo d’un corpo che s’accascia a terra e il fruscio del mantello d’un mago in fuga.

**

Eccola, la libertà che avevo tanto agognato: servita su un vassoio irto di spine, affilata come una lama passata sulla pelle nuda, tarpata dal rimorso di non essermi preso cura di lei perché mi seccava.

Vagavo solo tra le montagne innevate, lontano da una casa dove non avevo il coraggio di tornare, lontano da una vita che non trovavo la forza di riprendere.
Avevo sperato che il dolore sordo d’un naso spaccato da un fratello burbero bastasse a distogliermi dal supplizio che dilaniava il mio cuore, ma la mia era una mera illusione. Lo strazio che provavo era talmente insopportabile da spingermi a volerlo strappare via dal petto a mani nude, a desiderare la sofferenza fisica per scardinare quella interiore.

Era l’alba quando infine capii che c’era un solo modo per dimenticare il freddo cadavere d’Ariana, per cancellare il terribile senso di colpa dato dall’averne causato la morte e dal non aver smesso di sperare nel suo ritorno.
Presi un respiro profondo e feci un passo nel vuoto.

Eccola, la libertà che avevo tanto agognato: il vento che mi sferzava feroce il volto mentre rotolavo nell’aria, la velocità inaudita del mio corpo che precipitava verso le rocce, il grido senza forma che sfuggì alle mie labbra e, soprattutto, la promessa che il dolore finalmente sarebbe cessato.

Ero a pochi metri dallo schianto quando la mia caduta libera s’arrestò all’improvviso. Le rocce acuminate che mi attendevano sul fondo del burrone già cominciavano ad allontanarsi, quando alzai gli occhi e la vidi.
La fenice si stagliava magnifica contro il cielo azzurro tinto d’arancio, gli artigli saldamente stretti sulle mie spalle, le ali scarlatte che si muovevano ritmiche e la coda dorata a garantirle equilibrio.

Mi trasportò in cima al precipizio senza apparente sforzo, determinata e maestosa, affascinante come una fiamma danzante.
Quando mi posò a terra allungai una mano, incredulo, e lei si lasciò carezzare senza timore dalle mie dita tremanti.
Poi la fenice alzò la testa, mi guardò fiera e dolce al tempo stesso e infine cominciò a cantare. La sua voce melodiosa fu come un balsamo per la mia anima sconvolta. Mi resi conto di non star semplicemente ascoltando quel canto bellissimo e struggente: la musica sembrava nascere dentro di me.
Così, mentre le sue lacrime curavano le ferite del mio corpo, il suo canto leniva quelle del mio cuore.


***********

Eccomi qua con l’ennesimo simil – Missing Moment ('simile' perché e è compatibile con il canon, ma descritto così è un po' un azzardo).
Questa volta parliamo di quando Albus conobbe Fanny ^^

È la prima volta che uso Silente ragazzo in una mia storia, speriamo bene!

Come sempre ho un po’ di note da fare ☺
–    pare [HP Wiki] che le fenici nidifichino sulle montagne, ma la Gran Bretagna non ha queste gran vette, quindi ho immaginato fossero in un altro Paese (fate vobis)
–    so che avresti preferito un Silente studente, ma mi piaceva l’idea che avesse conosciuto Fanny dopo la morte di Ariana, quindi ho optato per una via di mezzo (insomma, è comunque un Silente giovane)
–    il ‘suo’ ritorno è quello di Gellert, non di Ariana… Spero si capisca dal testo
–    infine, mi rendo conto di aver tirato molto la corda facendo buttare Silente giù da un burrone: confesso che in realtà non l’avevo meditato, ma la storia si è scritta così e alla fine mi sono detta che forse in quel momento la cosa non era nemmeno così assurda… Sappiamo bene che il senso di colpa non è mai svanito, quindi chissà quanto deve essere stato forte subito dopo la sua morte…

E niente, spero vi abbia coinvolto ^^

Isidar






   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Isidar Mithrim