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Autore: Angel Rose    11/07/2015    0 recensioni
Ci troviamo agli inzi del 1990. E' un brutto periodo per Slash, vive in una situazione difficile di cui non si rende conto. La band sta facendo grandi progressi, ormai sono molto famosi e Slash rischia di rovinare tutto con i suoi casini. Decidono quindi di spedirlo in riabilitazione, ma riuscirà a farcela oppure tornerà punto e d'accapo non appena sarà tutto finito? Un incontro speciale potrebbe cambiare radicalmente la sua vita.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti. Premetto che questa storia è uscita un po' di getto e non so esattamente cosa ne uscirà. Spero che qualcuno avrà voglia di perderci un po' di tempo per leggerla e spero che la apprezzerete. Apprezzerò ogni tipo di giudizio, positivo o negativo che sia così potrò sapere se dover modificare qualcosa, se va bene o se fa talmente schifo da doverla cancellare. Grazie dell'attenzione. Buona lettura :)
***

Era una giornata qualunque. Tutto era iniziato come al solito. Si era alzato dal letto a pomeriggio inoltrato, come ormai capitava da mesi e si era diretto nel bagno di quel buco che non aveva il coraggio di chiamare appartamento. Ormai non guardava neanche più il suo riflesso allo specchio. A malapena ricordava quale fosse il suo viso, sapeva solo che non gli piaceva affatto.

Stava scivolando sempre di più nell'abisso, ma lui credeva di stare bene. Più che bene. Ovviamente non era affatto così. Questo è quello di cui si convincono quelli come lui. Fino a che non toccano davvero il fondo non capiranno mai quanto sono nella merda.

La sua 'vita' andava avanti uguale ogni giorno. Si svegliava... no svegliarsi non è il termine corretto, diciamo che si ridestava dal suo stato di trance quasi permanente verso le tre/ le quattro del pomeriggio, a volte anche più tardi. Poi si rinchiudeva in bagno per qualche ora e quando ne usciva era più fuori di quando ne era entrato. Ma quel giorno entrando in bagno non trovò quello che cercava, quello di cui aveva bisogno perciò dovette darsi una sistemata per uscire in strada e andare a cercare della buona merda con cui sistemarsi finché il suo spacciatore personale non gli avesse portato tutto il necessario a casa.

Si 'sistemò' come meglio poté e uscì immediatamente di casa. Appena fuori la porta però si ricordò di essersi dimenticato: 1. I pantaloni; 2. I soldi; 3. Un goccio di vodka per iniziare bene la giornata e rimettersi a posto come si deve. In realtà aveva dimenticato anche la sua dignità, il pudore e un po' di amor proprio, ma quelli ormai non sapeva nemmeno più cosa fossero. Preso tutto il necessario si incamminò per le strade della sua bella città dedita alla perdizione a cercare il modo di tirare avanti per qualche ora finché Billy, Bobby o come cavolo si chiamava non gli avesse portato a casa l'ordine che gli aveva fatto per telefono il giorno prima. Da quando faceva uso costante di droga, soprattutto da quando faceva uso di cocaina era diventato estremamente paranoico perché aveva terribili allucinazioni di piccoli esseri che lo inseguivano e lo volevano uccidere, perciò continuava a guardarsi le spalle mentre camminava.

Aveva uno sguardo stralunato e terrorizzato praticamente in ogni momento della sua vita, infatti camminando per strada alla luce del giorno terrorizzava tutte le persone che incrociavano il suo sguardo. Molti lo guardavano storto avendo paura che potesse essere un pazzo psicopatico che avrebbe potuto cacciare una pistola e iniziare a sparare a raffica in mezzo alla strada.

“Che diavolo avete da guardare si può sapere?” brontolava tra sé e sé “Fatevi gli affari vostri. Potrebbero inseguirmi da un momento all'altro!” Ormai non riusciva più a fare distinzione tra quando era cosciente delle sue azioni e quando era completamente strafatto. La linea che separava le due cose era molto sottile e anche quando era lucido, non lo era mai completamente. Stava troppo fuori. Aveva perso il controllo della sua vita e le persone che gli volevano bene avevano cercato di farglielo capire, ma lui non voleva ascoltarli. Secondo lui, loro si sbagliavano tutti!

Camminava già da un po' quando iniziò ad avere fame, probabilmente erano giorni che non mangiava e solo ora riusciva a rendersi conto di dover mangiare. Quindi decise di fermarsi ad un chiosco di hot dog in mezzo alla strada, ma lui non poteva assolutamente sprecare i pochi soldi che aveva dietro quindi doveva trovare un modo per non pagare. Si avvicinò al piccolo chiosco davanti al quale c'era un ragazzino che attendeva il suo hot dog. Non appena il tizio degli hot dog lo porse al ragazzino, in un gesto rapidissimo Slash glielo sfilò di mano e corse il più veloce possibile andando a nascondersi per poter mangiare in santa pace. Qualcuno si mise ad urlare a ladro e il ragazzino iniziò a piagnucolare mentre Slash, ben nascosto, mangiò quell'hot dog delizioso in tutta calma. Dopo aver finito di mangiare, si incamminò nuovamente, stando ben attendo a non farsi notare da coloro che poco prima lo avevano visto rubare del cibo di mano ad un bambino!

Continuò la sua spensierata camminata fino ad una delle strade più malfamate di L.A. dove forse avrebbe potuto trovare quel che cercava.

Lì, ormai, lo conoscevano tutti. Era un cliente abituale della zona, di conseguenza lo salutavano tutti. Sapeva chi cercare per trovare della roba abbastanza buona a poco prezzo. Perciò percorse tutta la strada e si fermò solo quando lo vide.

“Ehi. Ciao, bello!” gli disse avvicinandosi “Senti che cosa mi puoi dare? Voglio roba buona!” gli chiese il riccio con un'aria un po' strana.

“Ehi, amico! Forse è meglio se te ne vai.” gli rispose quello evasivo.

“Come sarebbe che devo andarmene? Guarda che ho i soldi qui con me! Ti pago subito.”

“No, no. Forse non hai capito... devi andartene e basta! Non fare domande!”

“No, senti, ne ho bisogno adesso!! Che ti costa darmi quello che voglio?!”

“Non spaccio più! Non ho roba da darti, mi dispiace. Devi andartene subito!”

“E allora cosa ci fai qui se non spacci più?”

“Non voglio metterti nei casini! É meglio per te se te ne vai, fidati di me!”

“Ma io...”

“Vai! Fidati!” il ragazzo fece dei strani segni a Slash per cercare di fargli capire che era davvero meglio per lui andarsene senza fare troppe domande, ma Slash non riusciva a capire. Lui voleva solo la sua roba con cui farsi fino a quando non avrebbe avuto il resto quando il suo spacciatore glielo avrebbe portato. Così insistette ancora e allora il ragazzo alla fine cedette e gli diede quello che Slash aveva chiesto prima che diventasse violento e fu in quell'istante che sbucarono fuori due poliziotti in borghese che arrestarono Slash e l'altro. Lui aveva cercato di fargli capire che quelli stavano lì proprio per cogliere qualcuno sul fatto, ma il riccio era così duro di comprendonio che non c'era stato verso di farglielo capire.

I poliziotti presero Slash e l'altro ragazzo e li portarono in centrale. Lo spacciatore fu arrestato mentre il riccio avrebbe passato lì solo qualche ora finché qualcuno non fosse venuto a prenderlo. Aveva a disposizione solo una chiamata da poter effettuare, ma non avrebbe potuto chiamare nessuno. Sua madre, no di certo. L'avrebbe fatta morire di vergogna e di rabbia. Doug? No, se avesse chiamato lui l'avrebbe mandato direttamente in qualche clinica specializzata e avrebbe buttato la chiave. Axl? Avrebbe preferito morire invece che chiamare Axl, tanto lui l'avrebbe ucciso comunque! Steven, forse? Ma probabilmente era meglio di no, altrimenti avrebbero rinchiuso anche lui. Izzy uguale. Rimaneva solo Duff, ma non voleva chiamare il suo migliore amico perché sapeva che lo avrebbe deluso da morire e anche lui avrebbe deciso di spedirlo in clinica e buttare via la chiave. Quindi non gli rimaneva nessuno da chiamare. Decise perciò di non chiamare nessuno e rimanere lì finché in qualche modo non l'avrebbero fatto uscire. Dopotutto lui c'entrava ben poco. Diciamo che si era trovato solo in mezzo. Non potevano tenerlo dentro solo per aver provato a comprare un po' di roba! Lui non spacciava, non aveva reati sulla sua fedina penale insomma era apposto. Non era neanche ubriaco quindi non potevano fargli niente. Qualcuno però lo riconobbe e quindi chiamò per lui Doug Goldstein, il tour manager dei Guns. Da questa telefonata ne partirono un centinaio. Doug chiamò Axl per avvisarlo, poi Duff, poi Alan, poi la madre di Slash e così via.

Doug mandò Duff a prendere Slash insieme ad un avvocato della Geffen, non si poteva sapere se ce ne fosse bisogno o meno. Quando Duff arrivò Slash non rimase affatto contento.

“Che cosa ci fai tu qui?” gli chiese il riccio appena lo vide.

“Tu hai il coraggio di chiedere a me cosa ci faccio qui?” gli rispose il biondo incredulo “Dovrei chiederlo io a te! Ah, no aspetta già lo so cosa ci fai qui e perché sei qui! E fra poco lo sapranno anche tutti i giornali più importanti e questa sarà la fine per noi!” Duff era parecchio incazzato con il riccio perché era caduto così in basso. Non credeva potesse arrivare a tanto.

“Ma io non ho fatto niente! Mi hanno incastrato!” cercò di giustificarsi Slash.

“Sta zitto!” ruggì Duff. Era molto più incazzato di quanto avesse mai creduto potesse essere.

Immediatamente il riccio si zittì. Forse si sentiva un po' in colpa perché era stato in grado di far incazzare a morte il suo amico, cosa che non avrebbe mai creduto possibile. Se gli avesse rubato la ragazza da sotto il naso non se la sarebbe presa così tanto. Slash proprio non capiva! Sentiva di essere lui la vittima. Perché ce l'aveva tanto con lui?!

Quando uscirono dalla centrale di polizia lì intorno c'erano parecchi paparazzi che aspettavano proprio loro. La notizia dell'arresto di Slash si era sparsa in fretta e dal momento che i Guns stavano per iniziare un nuovo tour mondiale dopo l'uscita del nuovo album, questo avrebbe potuto stroncare immediatamente le vendite. Ecco perché erano tanto arrabbiati. Ma lui ancora non capiva che ormai era diventato qualcuno e non poteva più permettersi di fare casini come quelli perché avrebbero interferito con la carriera di tutti, non solamente con la sua!

Lo aspettavano tutti a casa, si erano riuniti tutti per far sapere a lui quanto fossero incazzati e per fargli capire che o cambiava atteggiamento o la band si trovava un altro chitarrista!

Quando arrivarono a casa erano tutti lì riuniti. C'era anche sua madre! Lei era sicuramente la più delusa tra tutti là in mezzo. Ma non per la carriera, la band e stronzate varie, ma perché suo figlio aveva perso il controllo della sua vita e stava cadendo in un abisso così profondo dal quale sarebbe stato molto difficile uscire. Tutti gli parlarono chiaramente e gli diedero un ultimatum quindi gli ordinarono di fare immediatamente le valigie perché sarebbe partito subito per la riabilitazione e non avrebbe dovuto fare storie altrimenti lo avrebbero cacciato dalla band cercando immediatamente un nuovo chitarrista che lo sostituisse nel tour che avrebbero intrapreso a breve.

“No! Sentite, non ho bisogno della riabilitazione! Sto bene! Oggi quei poliziotti stavano lì proprio per beccare qualcuno sul fatto, ma io posso smettere quando voglio. Smetto da solo, tranquilli.” cercò di spiegare Slash. Lui era davvero convinto di potercela fare. Non c'era bisogno di spedirlo in qualche posto sperduto per disintossicarsi. Non ce n'era bisogno. L'aveva già fatto altre volte. Si era disintossicato da solo altre volte. Ce l'avrebbe fatta anche questa volta. O almeno voleva convincere loro che ce l'avrebbe fatta perché non voleva assolutamente andare in riabilitazione, lui voleva continuare a farsi. Era la cosa che più gli piaceva e nell'ultimo periodo della sua vita, farsi era la sua unica ragione per aprire gli occhi la mattina. Lui avrebbe continuato a farsi che lo avessero mandato in riabilitazione o meno! Era convinto di questo.

“Saul! Forse non hai capito! Non puoi obbiettare! Tu vai in riabilitazione e ti ripulisci completamente altrimenti se non lo fai sei fuori, chiaro?” gli urlò Axl dritto in faccia.

“Tu non comandi niente! Non puoi cacciarmi. Questa è la mia vita e ci faccio quello che voglio. Può non starti bene, ma è un problema tuo e te lo devi tenere per te!” gli urlò il riccio di risposta.

“Ancora non capisci, Slash! L'abbiamo messo ai voti! Tu andrai in riabilitazione altrimenti sarai fuori dalla band per sempre. Non l'ho deciso io, ma tutti!” questa frase arrivò al riccio come un sonoro e brutale schiaffo in faccia che lo lasciò basito.

“Questo è un ammutinamento!” affermò il riccio. “Non posso credere che siate così ipocriti. Voi non siete da meno e fate a me la paternale! Con quale coraggio! Proprio tu, Steven! O tu, Izzy! Come potete dare a me un ultimatum quando voi fate anche peggio.” Saul si sentì particolarmente ferito in quel momento perché vedeva che tutti i suoi più cari amici lo stavano pugnalando alle spalle. Anche se in realtà non era così, perché loro lo stavano facendo solo per il suo bene, ma lui non capiva!

“Allora se è così, farò come volete voi. Andrò in riabilitazione, ma scordatevi pure di rivolgermi ancora la parola! Voi non siete affatto degli amici. Mi fate schifo.” incazzato andò nella sua stanza e prese un sacco di panni alla rinfusa gettandoli in una valigia che era aperta lì sul pavimento, la chiuse e tornò nel soggiorno.

“Sono pronto! Speditemi in questo posto sperduto e buttate pure via la chiave!”. E fu così che lui e Doug partirono per un istituto di riabilitazione in un piccolo paesino del Texas dove non avrebbe potuto trovare vie d'uscita per scappare e tornare alla civiltà.

  
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