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Autore: deborahdonato4    11/07/2015    1 recensioni
Ade è annoiato per via dell'assenza di Persefone.
Apollo si trova negli Inferi come punizione.
Cosa mai potrebbe accadere tra i due?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ade, Apollo
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Zeus lasciò loro il tempo di vestirsi prima di portarli nella sala del trono su nell’Olimpo.
Ade provò a scappare solo per scoprire che suo fratello gli aveva bloccato ogni possibilità di fuga. Apollo, invece, non provò nemmeno a parlare con il padre su quanto avesse visto. Si infilò dei vestiti a caso senza riuscire a guardare Ade negli occhi.
Quando Ade si ritrovò in mezzo ai troni vuoti degli altri Dei, tirò un sospiro di sollievo. Non c’era nessuno. A Zeus era andata male. Avrebbe dovuto rimandare la paternale ad un altro momento. Si voltò per incrociare lo sguardo di Apollo, e lo vide intento a fissare il suo trono  piuttosto serio. Chissà cosa gli era passato per la mente.
«Allora.» disse Zeus, ignorando i troni vuoti e mettendosi di fronte ad Ade e Apollo. «Cosa sta succedendo tra di voi?»
«Io e Ade abbiamo una storia.» spiegò Apollo, puntando gli occhi azzurri dritti in quelli del padre. Aveva ripreso di nuovo il suo aspetto da diciassettenne.
Ade fissò Apollo sorpreso. Certo, Zeus di sicuro era già arrivato a quella conclusione, ma sentirla uscire dalle labbra di Apollo… Ade sentì un brivido di piacere attraversargli la colonna vertebrale. Non si era aspettato che quelle parole pronunciate a voce alta potessero provocargli un piacere del genere.
Zeus si voltò a guardare Ade. «Ho mandato mio figlio da te, Ade, per essere punito, non per divertirsi!»
«Be’, se vogliamo sottolineare alcuni episodi, Ade mi ha effettivamente sculacciato in qualche occasioni.» disse Apollo, pensieroso.
Ade arrossì. «Apollo!» urlò.
Zeus scosse la testa e li fissò. «Non mi importa cosa c’è tra voi due. Ade, lui è mio figlio. Ed è stato mandato negli Inferi come punizione per aver quasi distrutto il mondo. Doveva passare del tempo negli Inferi da solo, a riflettere su quello che ha fatto. Tu non glielo hai lasciato fare. Sono passati dodici anni dall’inizio della punizione. E questa, più che una punizione, si è rivelato come al solito un tour di piacere per Apollo.»
«Fratello.» mormorò Ade, guardando Zeus, sentendosi anche lui molto più sicuro di sé. «Tra me e Apollo le cose sono capitate in questo modo. Ci amiamo. È un dato di fatto. Apollo avrebbe dovuto passare cinquant’anni di solitudine, invece ha passato un decennio meraviglioso in mia compagnia. Sono pronto a prendermi la mia colpa, Divino Zeus.»
Zeus lo studiò a lungo. «Lo ami?»
Ade guardò Apollo, che lo osservava in silenzio. «Sì, lo amo.» annuì, non riuscendo a trattenere un sorriso in direzione di Apollo.
Zeus lo studiò un altro momento, poi si voltò verso Apollo. «E tu? Lo ami?»
Apollo non guardò né uno né l’altro mentre sospirava. «Certo che no.» disse, sprezzante. «Certo che non lo amo. L’ho utilizzato solamente per i miei scopi. Necessitavo di lasciare gli Inferi, e lui mi ha aiutato a farlo. Tutto qui.»
Ade udì uno scricchiolio sinistro mentre Apollo parlava. Si portò una mano al petto, all’altezza del cuore, e capì che si trattava proprio del suo cuore. Si era appena infranto in un milione di pezzi.

Zeus tenne gli occhi puntati su Ade mentre Apollo concludeva di parlare, freddo come un pezzo di ghiaccio. Sul volto del dio dei morti erano passate una decina di espressioni diverse, prima di fermarsi sulla maschera di indifferenza che aveva imparato ad usare tanti secoli prima. Incrociò le braccia al petto, e si voltò verso il trono vuoto di Era.
Zeus tornò a guardare Apollo. Conosceva bene il figlio. In tutti quei millenni lo aveva visto innamorarsi di uomini e donne, lo aveva visto flirtare in un centinaio di modi diversi. Non l’aveva mai visto così freddo, ed era improbabile che fosse stato il periodo degli Inferi ad averlo ridotto così.
Il dio sospirò, voltandosi a guardare prima uno e poi l’altro. Mentre Ade parlava del suo amore per Apollo, lo aveva visto felice, come un’unica volta lo aveva visto. Quando gli aveva parlato del suo amore per Persefone. Zeus non riuscì a fare a meno di pensare che l’amore provato per la donna doveva essere proprio passato se Ade si era interessato agli dei biondi.

Ade si conficcò le dita nel braccio osservando nei minimi dettagli il trono di Era. Sapeva che voltarsi significava picchiare Apollo e distruggerlo e ridurlo in poltiglia, ma non aveva intenzione di fare tutto ciò sotto gli occhi divertiti di Zeus.
I piccoli pezzi del suo cuore giacevano privi di vita nel suo petto. Li sentiva conficcarsi nella carne, e dolevano parecchio. E sembravano divertirsi nell’affondare nei punti più dolenti.
Ripensò a tutti i momenti felici di quella relazione. Ce n’erano stati parecchi, soprattutto in quella settimana passata a girare per l’Europa. Ne avevano vissute così tante insieme…
Ed era stato tutto un gioco di Apollo. Tutto quanto. Nato anni prima con un semplice bacio che aveva turbato Ade e che poi lo aveva costretto a tornare da lui a chiedere spiegazioni. Aveva davvero pianificato tutto questo? Apollo si era dato così tanto da fare per cercare di uscire prima dagli Inferi? Se aveva programmato tutto quanto, si era di sicuro assicurato che Ade provasse amore nei suoi confronti…
Ade si sentì male, ma non lo diede a vedere. Restò a fissare il trono a braccia conserte, ignorando Zeus a meno di un metro da lui. Apollo era alle sue spalle, chissà cosa stava facendo. Forse si stava preparando un nuovo discorso per Zeus, un discorso che lo dipingeva come il perfido della situazione. Da un momento all’altro Apollo avrebbe di sicuro riferito al padre che sì, lo aveva sedotto, ma che Ade si era comportato male con lui, e di sicuro Zeus lo avrebbe fatto esiliare.
Ade si mordicchiò l’interno della guancia. La voglia di picchiare Apollo salì alle stelle. Si era fidato di lui in tutto quel tempo, e Apollo si era preso gioco di lui, dei suoi tentativi di dimostrargli l’amore che provava nei suoi confronti, dei suoi tentativi di appuntamento e di chiacchiere…
Tutto inutile. Tutto sprecato. Apollo lo aveva ferito nel modo più orribile che riusciva a concepire.

Apollo osservò la postura rigida di Ade e impiegò meno di un secondo a capire quello a cui stava pensando il dio dei morti. A loro due. Al loro amore cresciuto tra una menzogna e l’altra.
Apollo si morse la lingua per non urlare. Come poteva Ade essere così stupido? Non lo capiva che stava facendo tutto quello solo per lui? Per non farlo punire da Zeus? Conosceva suo padre. Di sicuro stava già programmando delle torture per entrambi.
Si voltò a guardarlo. Zeus teneva gli occhi puntati su Ade, e Apollo desiderò avere la forza necessaria per avvicinarsi a lui e farlo voltare. Voleva guardare dentro quei begli occhi scuri e dirgli che non era vero. Dirgli che lo amava con tutto sé stesso, e anche di più. Che lo amava come non aveva mai amato in vita sua.
Si sentì stringere il petto. Forse non avrebbe dovuto dire niente a Zeus. Aveva solo peggiorato la situazione. Qualsiasi cosa avesse detto, Ade non gli avrebbe più creduto. E Zeus sarebbe stato felice di punirlo di nuovo, e spedirlo chissà dove questa volta.
Aveva fatto un grosso errore ad accettare quella settimana fuori dagli Inferi. Se fosse rimasto lì con Ade, Zeus non li avrebbe mai scoperti.

«Ascoltatemi bene, voi due.» disse Zeus, fissando prima un dio e poi l’altro. «Non mi interessa cosa sta succedendo ora tra voi due. Ma voglio sapere esattamente cos’è accaduto negli ultimi dieci anni.»
Ade e Apollo restarono in silenzio.
«Avete intrapreso una relazione, giusto?» Zeus guardò Apollo. «Da te posso capirlo, hai sempre avuto gusti allegri, ma da te Ade…»
Ade restò impassibile. Apollo squadrò male il padre, ma non disse nulla.
«Da te Ade proprio non me l’aspettavo.» continuò Zeus, ignorando i due dei che non rispondevano. «Pensavo che l’amore che provassi per tua moglie sarebbe stato eterno. Invece…»
«Guarda, tra uno e l’altra non so chi sia peggio.» sbottò Ade, voltandosi per guardarlo in faccia. «Almeno da lei sapevo che faceva la stronza.»
«Tua moglie è stronza, e te l’ho sempre detto!» ringhiò Apollo.
«Tra te e lei non vedo molta differenza.»
«Lo sai bene quanto me che tra me e lei c’è molta differenza.»
«Entrambi costretti a vivere con me. Entrambi che hanno finto di amarmi. Entrambi stronzi. No, non c’è alcuna differenza.»
«Guardami mentre mi parli!»
Ade si voltò per fronteggiare Apollo. Era sufficientemente arrabbiato, e ferito, per farlo.
«Mi fidavo di te!» urlò Ade, e Apollo si trattenne dall’abbracciarlo. «Mi fidavo, e tu non hai fatto altro che raccontarmi menzogne!»
«Cos’altro potevo fare? Continuare a restare da solo, Ade? Volevo compagnia, sono il dio dell’allegria!»
«Se ti sentivi così allegro potevo spedirti qualcuno dai Campi della Pena! Perché hai dovuto giocare con i miei sentimenti? Credevo che mi amassi.»
Apollo spostò lo sguardo. «Volevo lasciare gli Inferi.» mormorò.
«Non mi sembra una buona scusa per distruggere qualcuno così profondamente!»
«Mi dispiace averlo fatto, ma necessitavo di aria. E dopo dodici anni, come vedi, sono riuscito a lasciare gli Inferi.»
«Piccolo bastardo.» ringhiò Ade. Il suo cuore ormai era incapace di ricomporsi. «Mi hai preso in giro tutto il tempo?»
«Tutto il tempo.» annuì Apollo, deglutendo, e tenendo lo sguardo fisso nei begli occhi scuri di Ade.
Ade guardò Zeus disgustato. «Non ho più alcuna intenzione di offrirgli riparo nei miei Inferi. Spediscilo da qualche altra parte. Io non lo voglio più vedere.»
   
 
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