Se vi
va fatemi sapere cosa ne pensate, grazie mille.
Buona
lettura!
Sesto capitolo: Strani amici
Elsa
osservò il sole scendere sul mare in un glorioso tramonto, ma l’unica cosa a
cui riusciva a pensare era sua sorella. Ora che il momento dell’azione era
passato e c’era solo l’attesa non riusciva a non immaginarla in catene in
qualche buia cella, senza speranze. Solo una cosa la consolava, che non era
sola, Olaf era con lei e le sarebbe stato accanto, ne era sicura.
“Vi
piace il mare?” La voce del capitano la fece sobbalzare, “Scusate non volevo
spaventarvi”.
“Ero
solo pensierosa… e no, non mi piace il mare” Il capitano la guardò con gli
occhi sgranati e Elsa non poté fare a meno di sorridere, poi si spiegò
“Immagino che per un marinaio sia impossibile pensare che qualcuno non ami il
mare ma è il mio caso…” Si interruppe e ridivenne seria “Si è preso i miei
genitori, lo odio per questo… so che non dovrei, amo l’acqua e amo il sole che
si specchia sul mare… amo il fiordo ma se mi chiedete se amo il mare la mia
risposta sarà sempre no” Il capitano la guardava con un sorriso sulle labbra.
“Mi
piace la sincerità” Disse solo e poi tornò a guardare il mare e il sole che
scompariva.
“Non
posso definirmi una persona sincera… ho nascosto il mio segreto per così tanti
anni…”
“E’
stata una vostra scelta?” La domanda la lasciò pensierosa alla fine scosse la
testa.
“No,
mio padre e mia madre hanno pensato che fosse la cosa migliore da fare.” Si
sbagliavano ma Elsa li aveva perdonati da tempo, volevano solo il suo bene e
non avevano mai smesso di amarla anche quando aveva quasi ucciso Anna.
“La
famiglia…” La donna sospirò poi cambiò soggetto, “Vi andrebbe di cenare con
me?”
“Certo”
“Anzi
in realtà ceneremmo nella vostra camera quindi siete voi a dovermi invitare”
Sorrise di nuovo e Elsa si scoprì ad imitarla.
“Bene,
capitano, mi fareste l’onore di cenare con me?” La donna rise, poi annuì:
“Sarebbe
un piacere”.
Kristoff le osservava da lontano con una
piccola smorfia sul volto. Non sentiva di cosa parlassero ma era chiaro che era
qualcosa di piacevole visto i sorrisi. A lui il capitano continuava a non
piacere, ma malgrado avesse chiesto a quasi ogni marinaio nessuno aveva potuto
dargli del materiale che gli permettesse di mettere seriamente in guardia Elsa.
“Kristoff ceni con noi?” Il ragazzo sobbalzò nel sentirsi
chiamare proprio dalla persona a cui stava pensando.
“Credo
che starò meglio tra la ciurma” Elsa aggrottò la fronte per un istante notando
lo sguardo che passava tra lui e il capitano poi chiese ancora: “Sei sicuro?”
“Sì”.
La donna si allontanò con un sorriso dispiaciuto e Kristoff
si sentì un po’ stupido per quella presa di posizione però era una testa dura e
lo sapeva. Così si mise in un angolo e iniziò a strimpellare con uno strumento
che aveva preso in prestito ad un marinaio quel pomeriggio. Gli mancava Anna, il
suo sorriso, la sua irruenza e la sua gentilezza e gli mancava anche Sven, aveva dovuto lasciarlo indietro. Prima non si erano
mai separati.
“Mi
hanno detto che chiedi in giro del capitano” Un marinaio gli si avvicinò con un
sorriso e gli si sedette accanto.
“Sì.
Perché, sai qualcosa?” Chiese allora Kristoff
interessato.
“Non
molto, ma posso dirti una cosa strana. Da quando è al comando di questa nave
non abbiamo mai fatto rotta ad Arendelle”
“E’
al comando da solo un anno, escludendo gli inverni durante il quale le navi non
possono risalire il fiordo non è così strano…”
“Lo è
se sapeste, come so io, che le sono state offerti lauti guadagni per merci di Arendelle. Guadagni che lei ha rifiutato per rotte dagli
introiti scarsi.”
“Eppure
eravate ad Arendelle” Ribatté Kristoff.
“Già…
ma solo perché è stata forzata, una tempesta ci ha obbligato a cambiare rotta e
a rifugiarci nel vostro porto, altrimenti non saremmo mai venuti.” Kristoff inarcò le sopracciglia cercando di trovare un
senso a tutto ciò.
“Ma
allora perché poi vi siete rimasti e non siete ripartiti subito?” Qui il
marinaio sorrise soddisfatto.
“Perché
c’è stata la festa di primavera e il capitano ha visto la vostra regina”
“Cosa…?”
Kristoff era confuso.
“Avreste
dovuto vederla, tutti eravamo con il naso all’insù a guardare i meravigliosi
disegni nel cielo e lei fissava solo la vostra regina danzare sulla nave. Non
me ne sarei accorto neanche io se non mi avesse colpito passando in fretta per
raggiungere il parapetto e vedere più da vicino la donna con cui ora sta
cenando.” Kristoff rimase in silenzi a riflettere.
Cosa poteva voler significare tutto ciò?
“Prima
o poi dovranno fermarsi per fare rifornimento, allora riusciremo a fuggire”
Anna guardava il risoluto pupazzo di neve davanti a lei mentre lui aspettava
una sua risposta.
“Non
sappiamo se si fermeranno e questa è una grande nave, forse non attraccheranno
neppure, manderanno solo le scialuppe”
“Ma
allora potremo nuotare e chiedere aiuto” Anna sorrise, lei avrebbe potuto
nuotare ma Olaf no, l’acqua lo avrebbe fatto sciogliere in un baleno.
“Scioglierai
se entri nell’acqua, ti ricordi l’estate scorsa? Elsa a dovuto rimetterti
insieme, la tua nuvola non basta per quello…”
“Allora
andrai tu”
“No,
non ti lascio qui”
“Ma…”
“No”
Su questo non discuto, o andiamo tutti e due o non va nessuno.” Non aveva più
parlato di morire. La terrorizzava l’idea di essere la causa della schiavitù di
Elsa, ma non erano ancora a quel punto, quindi doveva solo riflettere e trovare
un buon piano.
La
botola sopra la sua testa si aprì e un volto ormai famigliare le sorrise. Il
secondo del capitano era inspiegabilmente gentile con loro. Malgrado il volto
truce e le cicatrici si era dimostrato gentile e premuroso. Ora le tese un
libro poi richiuse la botola.
“Aspetta”
Lo richiamò lei e la botola si aprì di nuovo.
“Perché
lo fai? Perché sei gentile con me?” L’uomo sembrò in imbarazzo poi si strinse
nelle spalle.
“Non
tutti siamo d’accordo con i metodi del capitano.”
“Allora
liberaci!” Chiese Anna speranzosa. L’uomo però scosse la testa.
“Ho
ricevuto degli ordini e obbedirò fino alla morte.” Detto questo chiuse la
botola lasciandoli soli.
“Almeno
ci ho provato”
“Già…
che libro è?” chiese subito curioso Olaf.
La
cena era stata piacevole e il capitano era stato una sorpresa per Elsa. I suoi
occhi si illuminavano quando parlava del mare e dei viaggi che aveva fatto, dei
paesi che aveva visitato, delle culture e delle meraviglie che aveva scoperto.
Per Elsa era sorprendente sapere che aveva visto e viaggiato così tanto.
“E
avete visto tutto questo in un solo anno?” La donna sorrise.
“Sì,
il mondo ha così tanto ancora da offrire…”
“Cosa
facevate prima?” Il sorriso si congelò sulle labbra della donna e Elsa capì che
senza volerlo aveva posto una domanda inopportuna. Fu sul punto di cambiare discorso
ma la ragazza si riprese e rispose.
“Niente
di speciale, abitavo con la mia famiglia”. Elsa non indagò oltre dispiaciuta di
aver incrinato il momento sereno di poco prima.
“Eravate
già stata ad Arendelle?”
“No”
Rispose solo il capitano, poi si alzò da tavola e raggiunse la piccola libreria
e ne prese un volume. “Vi parlavo del regno del sole e della feste delle
lanterne. Guardate ho un dipinto dell’evento.” Elsa capì che ancora una volta
il capitano desiderava cambiare soggetto e malgrado la cosa la rendesse
perplessa la assecondò osservando la pagina che la donna le indicava. Poi alzò
la mano e senza volerlo sfiorò quella della donna che con una scatto ritrasse
la mano. Elsa chiuse a pugno la sua. L’aria si fece gelida nella stanza e non
dipendeva dal suo potere.
“Non
potrei farvi male neanche se lo volessi.” Disse allora Elsa. Quel scostarsi
brusco le aveva fatto male. Il capitano le aveva fatto passare un bel momento,
sembrava apprezzarla per quel che era ma in realtà aveva solo paura di lei e quel
gesto lo rendeva chiaro.
“No…
no… certo…” Elsa si alzò. Si sentiva fredda e sapeva che sul suo volto era
scesa l’antico riserbo a cui era abituata.
“Non
preoccupatevi. Capisco” La donna scosse la testa ma era chiaro che non sapeva
cosa dire. Fu Elsa a parlare ancora. “Se non vi dispiace ora vorrei riposare”
“Certo.
Io…” Il capitano chinò la testa e si diresse alla porta, poi prima di uscire si
voltò a guardarla. Elsa le girò le spalle impedendole di vedere il dolore che
le aveva procurato. Sentì la porta richiudersi e strinse con forza il pugno.
Nessuno poteva avvicinarlesi veramente. Lo sapeva,
Anna era speciale per questo. Persino Kristoff
preferiva non stare in sua compagnia. Era destinata a stare sola.
“Anna”
mormorò il nome come un talismano. Era così speciale… l’avrebbe salvata.