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Autore: Scottature    12/07/2015    1 recensioni
Questa storia è ispirata alla realtà, come i suoi personaggi. Ed è come vorremmo che fosse.
Sei ragazzi, sei vite, sei voci.
Un'unica storia che li unisce, mentre il tempo cerca di dividerli.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nene

 


La piccola stanza color lilla rimbombava di musica a tutto volume e i vestiti, prima riposti ordinatamente nell’armadio, erano sparsi ovunque.
Nene e Sole, stanche ma divertite dalla situazione, si erano buttate nel letto ridendo parecchio sguaiatamente dopo “alcune” mini-sfilate molto ridicole.
Il motivo di tutto il caos che aveva invaso la stanza era davvero semplice:

“Nene, non è possibile che, con tutta la roba che hai, non ti piaccia niente!”

La ragazza, come risposta, mise un finto broncio e sbuffò, convinta di avere troppi pochi vestiti da mettersi.
Sole accennò un sorriso e scosse la testa: la conosceva bene, non le sarebbe bastato nemmeno un intero centro commerciale.
Si alzò e si mise a frugare con calma tra i pochi resti ancora custoditi nell’armadio.
Erano ancora le cinque del pomeriggio, ma sicuramente il tempo sarebbe volato.
Nene osservò Sole mentre rovistava nel suo armadio: ogni volta con lei le risate erano moltissime e caratterialmente erano parecchio simili.
La loro amicizia era esplosa all’improvviso, come un fuoco d’artificio; da allora erano diventate inseparabili.
Avrebbero potuto fare una cornice grande quanto la parete di un grattacielo di tutti i momenti divertenti, imbarazzanti e folli che avevano passato insieme.
Ed era pienamente convinta che questo fosse solo l’inizio.

Quando Sole le lanciò un paio di pantaloni, Nene si riscosse dai suoi pensieri.

“Questi mi piacciono tanto! Perché non te li metti con la maglietta che hai preso la settimana scorsa con me?”

La ragazza, che era ancora stesa sul letto, prese tra le mani ciò che l’amica le aveva buttato malamente addosso, li mise sul letto e sbuffò prima di alzarsi per provare il nuovo coordinato.
Sole sorrise divertita dalla sua reazione e appoggiò la maglietta vicino ai pantaloni per vederne la resa.
Nene rimase alcuni secondi a guardarli, erano davvero… carini.
Sole conosceva i suoi gusti e lei era sicura che in fatto di vestiti non l’avrebbe mai delusa.
S’infilò prima i pantaloni neri attillati e, poi, la maglietta bianca pizzettata, che l’amica le aveva ordinato di comprare (sotto minaccia).
Non fece in tempo a guardarsi che Sole le diede subito il suo parere, facendole uno dei suoi sorrisi più raggianti.

“Nene, fidati di me, stai davvero bene!”

Quando vide il suo riflesso allo specchio, lo sguardo della ragazza, dapprima perplesso per l’affermazione dell’amica, mutò in uno più soddisfatto e convinto.
I pantaloni le fasciavano perfettamente le gambe, che solitamente apprezzava davvero poco, riuscendo addirittura a risaltarne le forme.
La maglietta lasciava intravedere un po’ di pelle, senza farla apparire esagerata, ma rendendo il completo quasi elegante e raffinato.
Girò attorno a se stessa per guardarsi meglio e le venne spontaneo pensare che quei vestiti (in qualche modo) le donassero.

“Sembro quasi sexy!”

Nene era fatta così, sdrammatizzava in molte cose e riusciva sempre ad alleggerire le situazioni; e, anche questa volta, l’affermazione della ragazza travolse entrambe in una grossa risata.

“Nene, seriamente, sei stupenda. Ti guarderanno tutti!”

Sole le fece l’occhiolino e lei si rimirò un’ultima volta allo specchio.
Chissà se qualcuno l’avrebbe davvero guardata e ammirata… Non che le importasse più di tanto – aveva una super serata programmata con tutti i suoi amici e gli sguardi dei ragazzi non erano il suo primo pensiero – ma le sarebbe piaciuto conoscere qualcuno che la potesse apprezzare e dedicarle un po’ di attenzioni, senza cercare un motivo per prenderla in giro per ogni cosa… Le sarebbe piaciuto incontrare qualcuno a cui stare abbracciata e sentirsi tranquilla e al sicuro, senza bisogno di niente e nessun altro…
Senza volerlo, le comparve in testa un volto con due occhi azzurri e un sorriso dolce: Grow, il suo compagno di classe nonché grande amico che la stuzzicava sempre e con cui aveva preso a passare tantissimo –forse troppo- tempo.
Chissà che le avrebbe detto lui se l’avesse vista vestita così…

Arrossì all’improvviso, ma si riprese subito, dopo aver scosso leggermente la testa, come per scacciare il pensiero fastidioso del ragazzo.
Inspirò profondamente e spostò il suo sguardo su Sole, la quale aveva appena raccolto lo zaino con le varie “attrezzature” per la serata.
Ne tirò fuori una piccola pochette nera e un vestito grigio con un profondo scollo a V sulla schiena che Nene approvò con uno “Strabello!”.
Anche Sole si vestì e, poiché restava solo un’ora per finire di prepararsi, le ragazze decisero finalmente di andare in bagno a truccarsi e acconciarsi i capelli.
“Come pensi che andrà stasera, Nene?”
“Secondo me ci divertiremo tanto, poi ho qualcuno da farti conoscere assolutamente!”
“Ah sì? Per esempio chi?”
“Dopo lo scoprirai, ma ora abbiamo cose più importanti a cui pensare… Quale ombretto mi dona di più? Nero o uno più chiaro?”

Sole alzò il sopracciglio, ma Nene, pur sapendo che l’amica esigeva una risposta, non le avrebbe detto nulla ed era convinta che la persona in questione si sarebbe fatta avanti durante la festa.
Il tempo restante lo passarono a finire di sistemarsi e a cantare e ballare canzoni a squarciagola usando una spazzola e un mascara come microfoni.
Poco prima di scendere (in ritardo e con il mal di pancia per l’agitazione) ridefinirono le labbra con un rossetto rosso accesso, si spruzzarono un po’ di profumo e presero le proprie borsette, come ogni volta facevano prima di uscire per qualche serata.
Una uscì di casa con il sorriso sulle labbra sicura della bellissima serata, l’altra pensierosa a causa di uno strano presentimento, ma entrambe pronte e decise a divertirsi.
 
 
La casa in cui si teneva la festa era enorme e un giardino altrettanto grande allestito apposta per l’occasione, la circondava.
Un grande gazebo ne ricopriva una parte e c’era molta gente che ballava ascoltando la musica remixata da un dj; un’altra zona era occupata da un piccolo bar improvvisato e alcuni ragazzi preparavano vari drink.
Era una serata tiepida e, pur essendo Marzo, si stava parecchio bene.
Le ragazze, appena oltrepassarono il cancello, rimasero a bocca aperta.
Non si aspettavano un posto così bello, così ben organizzato e nemmeno con così tanta gente.
C’erano moltissime luci e l’atmosfera era parecchio travolgente.

Sole strizzò gli occhi: era parecchio stupita, ma sicuramente quel posto era una di quelle villette che venivano affittate per feste di questo tipo.
Si senti tirare per la mano sinistra; era rimasta incantata e non si era accorta che l’amica stava trascinando velocemente in mezzo alla folla.
Qualcuno all’improvviso appoggiò la mano sulla spalla di Nene, costringendola a fermarsi e, per questo, Sole rischiò di finirle addosso.
Infuriata, Nene si girò per dirgliene quattro a chiunque l’avesse bloccata così bruscamente, ma si ritrovò davanti due occhi azzurri e un sorriso smagliante e tutti i suoi propositi svanirono nel nulla.

“Ehi, anche voi qui eh? Sole, Nene, da quanto!”

Le ragazze guardarono confuse Grow, il loro compagno di classe, che le aveva salutate con due baci e ciò non era molto da lui.
Forse aveva già bevuto qualcosa. Molte persone giravano con bicchierini vuoti, altre addirittura con bottiglie.

“Mi sono permesso di prendervi due drink per iniziare la serata, appena vi ho visto entrare dal cancello ho pensato che vi potessero servire.”

Sole scosse la testa, aveva sicuramente bevuto qualcosa.

“Ma come siamo gentili stasera! Come mai?”
“Nene, io sono sempre gentile! Se però ci tieni tanto, potresti ripagare la mia gentilezza in qualche modo…
Stasera sei parecchio bella.”

Grow fissò la ragazza con un sorriso furbo un po’ troppo a lungo, tanto che Nene arrossì di botto, ma si riprese subito, stampandosi sul volto un sorrisetto e strappandogli di mano il suo bicchiere, che non perse tempo a svuotare.

“Andiamo a ballare, Sole!”

La ragazza non fece in tempo a salutare l’amico e a finire di bere il suo drink; Nene le aveva ripreso la mano e l’aveva portata a ballare in mezzo alla folla di persone.
Chiuse gli occhi e si lasciò guidare dalla musica, lasciando che l’alcool appena assunto facesse il suo effetto.
Fece movimenti lenti, seguendo il ritmo e si lasciò andare muovendo il bacino e le braccia.
Passò alcuni minuti così. Si sentiva davvero bene: niente la infastidiva e nessun pensiero le occupava la mente.
La musica era l’unica cosa che le rimbombava in testa.
Appena finì la canzone, aprì gli occhi e vide che Nene stava salutando calorosamente una persona.
Era un ragazzo e non era sicura di conoscerlo, forse l’aveva visto a scuola.
La fissava, quasi come la stesse studiando e si ritrovò per sbaglio a guardare i suoi occhi.
A Sole si bloccò il fiato in gola.
Non aveva mai visto degli occhi così belli e così profondi, la spiazzarono.
Non riusciva a distoglierne lo sguardo, erano… magnetici.

Nene le fece un cenno e si avvicinò a lei insieme al ragazzo.
Molto probabilmente era quello di 4E che aveva invitato Nene alla festa.

“Ehi, sono Ebbid. Tu sei Sole, o mi sbaglio?”

Sole sentì un brivido attraversarle la schiena.
La sua voce era matura e bassa, la catturava.
Cercò di riprendersi, se non avesse risposto avrebbe fatto la figura dell’idiota.

“Sono io, non pensavo di essere così famosa!”

Sorrise, ma si bloccò appena lui si mise a ridere.
Come poteva avere una risata così… sexy?
Sole si morse il labbro. Quel ragazzo era davvero troppo, in tutti i sensi.
In quel momento capì perché aveva tante ragazzine che gli correvano dietro.

“Ragazzi, vi dispiace se vi lascio soli? Mi sono dimenticata di una cosa e ho bisogno di bere.
Sole, ti lascio in buone mani.”
Nene fece l’occhiolino a Sole, che per un istante si era quasi dimenticata della presenza dell’amica.
Ebbid, prima di presentarsi a Sole, aveva salutato Nene e le aveva chiesto se poteva presentarle la sua amica.
Lei non aveva perso tempo ed era certa che lasciarli soli non sarebbe stata una cattiva idea; la compagnia di Ebbid non sarebbe di certo dispiaciuta a Sole.
Si allontanò e tra i due calò un silenzio imbarazzante.
Sole si decise a parlare: infatti, dato che Nene l’aveva cacciata in questa cosa, non avrebbe potuto farci molto e comunque quel ragazzo sembrava parecchio simpatico.

“Ebbid, la festa è bellissima. La musica è stupenda e il posto è fantastico!”
“Grazie, devo dire che però vivere in una casa così grande sempre da solo è un po’ triste. Ho visto che la musica ti piaceva, ti muovi molto bene…”

Ebbid le fece l’occhiolino, Sole abbassò gli occhi e fece un sorriso imbarazzato, arricciando leggermente il labbro.
Poi ripensò alla sua frase…

“…Ma quindi tu abiti qui?! Casa tua è… Bellissima. Vorrei vivere io in un posto del genere!”

Ebbid si guardò intorno e si avvicinò al suo orecchio.

“Ti dispiace se ci spostiamo? C’è una parte che mi piace molto e vorrei davvero mostrartela. Poi lì ci saranno poche persone e così almeno riusciamo a parlare con più calma.”
Il fiato di Ebbid sul suo collo le procurò una serie di brividi.
Annuì leggermente, era difficile parlare in mezzo alla folla e preferiva stare in un luogo più tranquillo.
Ebbid la prese per mano con la scusa che si potesse perdere con tutte quelle persone.
Solo si sentì sprofondare e molto probabilmente le sue guance si stavano arrossando sempre di più.
Come diamine riusciva quel ragazzo a farle quell’effetto?
Non lo conosceva nemmeno, era la prima volta che ci parlava insieme, ma in qualche strano modo si sentiva terribilmente attratta da lui.
La testa un po’ le girava, si sentiva felice e allo stesso tempo confusa.
Si guardò la mano destra: le loro dita erano intrecciate e la cosa non la infastidì per nulla.
Ebbid aveva delle mani morbide e grandi, la sua presa era sicura e forte.

Nene l’aveva lasciata da sola e per questo non l’avrebbe perdonata, ma d’altra parte non le dispiaceva molto.
Provò a cercarla con lo sguardo tra la folla e vide Grow che stava abbracciando qualcuno…
Sole però non fece in tempo a pensare ad altro e Ebbid le mollò la mano.
Erano finiti davanti ad un laghetto circondato da tanti alberi e c’era piccolo gazebo sovrastato da un’enorme magnolia in fiore.
Si sedette vicino al ragazzo su una panchina sotto il gazebo: la vista era mozzafiato.
Quel posto sembrava quasi magico.

“E’… bellissimo.”

Sole rimase incantata a guardare il panorama che le si piazzava davanti.
La luce della luna si rifletteva sulla superficie d’acqua, donandole un colore particolare.
I fiori della magnolia emanavano un ottimo profumo e i petali caduti creavano una specie di tappeto intorno alla panchina.
Il ragazzo sorrise e Sole pensò che forse c’era qualcosa di ancora più bello.

“Te l’avevo detto! A volte rimango anche mezz’ora qui fermo a guardare, mi rilassa tantissimo.
E se ho un problema o mi sento giù, vengo qui e non penso a nulla.
E funziona, poi sono molto più tranquillo e penso di poter affrontare tutto.”
“Credo sia qualcosa d’indescrivibile…
Prima hai detto che sei sempre solo, giusto?”

Ebbid fece un sospiro e si mise a giocherellare con un petalo.

“I miei sono sempre via per lavoro e mio fratello va all’università e non è mai in casa.
Ogni tanto passa qualcuno a salutarmi o viene qualcuno per pulire, ma… quando non c’è nessuno, questa casa diventa troppo grande e vuota anche per me.”

Sole ritornò a rimirare l’acqua.
Doveva essere terribile vivere in un posto così grande e non avere mai nessuno.
Forse Ebbid si sentiva parecchio solo.
Però…

“Io forse non so come ti senti, ma sono spesso sola a casa, fin da quando ero bambina.
C’ho fatto un po’ l’abitudine, ma a volte ci sto ancora male.
Sai, credo che stare da sola mi abbia in qualche modo allo stesso tempo rafforzato e indebolito.”

“Intendi che sappiamo stare bene da soli?”

“Sì. Sappiamo stare bene da soli, non abbiamo bisogno di circondarci di persone.
Però… le persone con cui ci sentiamo veramente bene, sono molto importanti e non riusciamo più a starne senza.”

Pensò al sorriso sghembo di Giov e a quanto le era mancato in quei giorni.
Era preoccupata per lui, non si era fatto più sentire e lei non aveva idea di cosa fosse successo.
Perché ogni volta ci stava così male per lui?
A lui non importava assolutamente nulla di lei…
Sospirò e ricacciò indietro le lacrime che minacciavano di uscire.
Perché pensava a quell’idiota invece di godersi il momento con lo splendido ragazzo che aveva appena conosciuto?
Sentì che due braccia forti la circondarono.
Il profumo di Ebbid era intenso e le pervase la mente, riuscendo a tranquillizzarla.
Sole lo guardò stupita: perché l’aveva abbracciata?

“Che succede? Ho visto che avevi le lacrime agli occhi e mi è venuto spontaneo abbracciarti.”
“Niente… Solo un idiota che mi fa preoccupare continuamente… Non ne voglio parlare, ma grazie, sei stato gentile.”
“Se qualche idiota ti fa del male, dovresti lasciarlo perdere. Oppure chiami me e ci penso io a picchiarlo!”

Sole spalancò gli occhi e scoppiò a ridere, come se prima non fosse successo nulla e non fosse stata triste.
Ebbid si sentì colpito in pieno. Quella risata stava diventando il suo punto debole.

I ragazzi sentirono delle urla provenire non lontano da lì.
Nene era di fronte a Grow, le lacrime le rigavano le guance e stava sbraitando contro il ragazzo.
Sole si preoccupò, doveva raggiungere Nene prima che la situazione degenerasse… Ma era troppo tardi: Nene tirò uno schiaffo a Grow.
Lui non fece nulla e lei scappò via.
Sole si alzò, doveva andare da lei e doveva capire cos’era accaduto.
Non aveva mai visto Nene così infuriata e aveva paura che l’amica potesse fare qualcosa di stupido.
Che diamine era successo a quei due?!

“Sole!”

Ebbid si alzò, la fermò bloccandola per un polso e la portò delicatamente verso sé.
La ragazza si girò e, senza rendersene conto, si ritrovò le labbra morbide del ragazzo a sfiorare le sue.
Era come se il tempo e il suo respiro si fossero fermati, mentre il cuore di Sole aveva preso a battere all’impazzata, sembrava una bomba a orologeria pronta a scoppiare.
Ebbid la guardò negli occhi e poi, abbassò lo sguardo sulle sue labbra… E la baciò.
E il suo cuore - ne era certa - esplose.
Chiuse gli occhi e si lasciò andare.
Lui l’aveva catturata, fino all’ultimo.
Lei non avrebbe potuto resistere neanche se l’avesse voluto.
E quel bacio fu come uno spiraglio di luce nel buio pesto.
Forse qualcuno avrebbe potuto farle dimenticare quell’idiota.
Forse avrebbe smesso di soffrire per un po’.
Forse si sarebbe sentita amata per davvero.
Quando riaprì gli occhi, tornò alla realtà: Nene aveva bisogno di lei.

“Io… Devo andare.
Grazie di tutto.”

Ebbid le sorrise e Sole corse via con in testa mille pensieri e due paia di occhi marroni capaci di mozzarle il fiato.
   
 
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