Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
Segui la storia  |       
Autore: KH4    12/07/2015    4 recensioni
Nuova raccolta di One-shot con protagoniste la Sharkbaitshipping e la Negativeshipping.
Romanticismo, dramma e situazioni al limite della decenza umana si mescoleranno a ironia e umorismo, con giusto un pizzico di perversione e sadismo che non guastano mai. Ogni capitolo conterrà due One-shot, una Sharkbait e una Negative, per un totale di otto One-shot in quattro capitoli (se decidessi di non aggiungerne altre). Come per Bonds, il quinto capitolo sarà dedicato alla coppia che più avrà riscosso voti, quindi, nuovamente, a voi l’ultima parola!
 
1) Neko (Sharkbaitshipping)/ Ombrello (Negativeshipping).
2) Hand (Sharkbaitshipping) / White Day (Negativeshipping).
3) Foto (Sharkbaitshipping) / Demons (Negativeshipping).
4) Bite (Sharkbaitshipping / Responsabilità (Negativeshipping).
5) Gift (Sharkbaitshippig).
Note: OOC, Triangolo, Gender Bender.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bekuta/Vector, Rio, Ryoga/Shark, Yuma/Yuma
Note: OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Bite.
 
“Yuna, cos’hai sul collo?”
Le volte che Astral poneva una domanda era consuetudine che Yuna finisse vittima di qualche imbarazzante strozzamento col cibo o si ritrovasse a parlare a vuoto mentre, il mondo intero, appurava teorie sconclusionate sulla possibile pazzia che l’aveva colpita. La tempistica del Numero Originale abbatteva tutte le leggi inerenti ai giusti momenti per porre un qualunque quesito, optando per una scelta casuale, guidata dal semplice bisogno di soddisfare una curiosità accesasi come un lumino in una stanza buia, ma tanta ingenuità non poteva celare il fatto che per la corvina, il desiderio di conoscenza dell’amico, fosse e sempre sarebbe rimasto un campanello d’allarme di cui ultimamente temeva il manifestarsi. Seppe di aver abbassato la guardia al percepire lo sguardo penetrante del duellante astrale fisso sulla pelle che aveva incautamente scoperto nel tirarsi indietro i capelli inchiostrati, pigiandolo con le dita incerottate.
P-Perché? Ho qualcosa che non dovrei?” Rapida, tentò di dissimulare l’ansia crescente con un sorriso enormemente forzato.
“Sì, uno strano segno.” Classico nel suo agire, Astral le fluttuò ancor più vicino, puntando le iridi bicromatiche sul punto nascosto “Rosso, circolare e con dei piccolissimi graffi.” Non poté mancare la descrizione accurata, i minuziosi dettagli spiattellati senza immaginare il costo di quel riepilogo dalla prova incriminante ben stampata sul suo corpo.
“Oh, non è niente di che! Sarà un livido o una botta, la puntura di una zanzara, sai com’è…Sono sbadata!” Farfugliò agitata, sudando col cuore a mille mentre si ripeteva che sarebbe stato semplicemente chiedere troppo che Astral perdesse il vizio di osservarla come se, da un momento all’altro, potessero crescerle le ali.
“Ed è un niente che ha a che fare con Shark?”
Le schiaffò in faccia il nome del ragazzo con candida eleganza che la colpì con durezza superiore alla pietra, lasciandola avvampare nel pieno dell’imbarazzo mentre le vie respiratorie si chiudevano una a una. Come? Quando? Impossibile sapere come fosse giunto alla verità tanto velocemente, troppo anche per un abile stratega dalla mente acuta e brillante quale era lui; tuttavia, il timore che potesse averli visti insieme – vicini al punto da ribaltare qualsiasi affermazione sulla loro amicizia – le fece mancare il pavimento sotto i piedi. Un surrogato della sensazione di vuoto che provava quando Shark spingeva la sua confusione al limite delle comprensioni umane con gesti insoliti alla sua personalità, perle di raro privilegio che univa in un unico filo e conservava come prova d’affetto ancora restio nel mostrarsi a occhi amici, come quelli che la osservavano in attesa di una sua risposta – che mai sarebbe arrivata -.
“Sai, quando mi riposo nella Chiave dell’Imperatore, posso comunque sentire cosa succede all’esterno”, le svelò , ignaro della portata apocalittica di quella rivelazione “E ieri ti sentivo respirare male, ansimavi. Inoltre mugugnavi qualcosa, ma non ho capito bene di cosa si trattasse…”
“Ah…” Poteva già dire addio al briciolo di dignità sopravvissuto a tutte le dimostrazioni di goffaggine collezionate in sedici anni di vita, farsi mettere sotto da un camion e maledirsi per non essere stata un po’ più insistente con quell’imbronciato di Shark prima che mettesse a tacere la sua esuberanza con le proprie labbra. Non avrebbe fatto poi tanta differenza; ritrovarsi fra le mani un sentimento evoluto come quello e per una persona d’importanza pari a quella attribuita al Numero Originale, stava ancora smaltendo l’effetto disorientante, quasi la meccanica dei baci scambiati nascondesse un misterioso effetto prolungante. Il senso della realtà riaffiorava in superficie dopo, a fondo della scia inebriante che le tingeva il viso di porpora, insieme a strascichi mnemonici colorati del loro affondare le dita nei rispettivi abiti.
“Yuna…” Le mani cristalline di Astral si appoggiarono delicatamente sopra le sue spalle “Ti ha fatto del male?”
“C-Cosa?”
“Quello che fai con Shark…Io l’ho notato”, riprese il duellante “ Ti osserva molto più di frequente e sei l’unica a cui sorride. Vi siete sempre capiti senza che ci fosse bisogno della parole, ma basta che lui sia vicino perché tu esiti, come se non fosse la stessa persona che hai conosciuto. Non ho ancora imparato bene come funzionano i rapporti umani, ma…Il tuo volergli bene è diverso da quello che provi per me, giusto?”
L’ultima frase si guadagnò lo stupore di lei. La mano scivolò via dal collo mentre una nuova velatura rossastra ne accaldava le gote e il viso si spostava verso il basso. Un tempo Astral non avrebbe dato importanza a simili vicende, la mente dilaniata dalle memorie perdute ne aveva inibito l’originale personalità – se mai prima del loro incontro ne avesse avuto una -; a distanza di quel giorno, le parve di avere a che fare con una persona cresciuta grazie al suo aiuto, di cui aveva sottovalutato la capacità di giudizio e che si stava preoccupando per lei. Provò vergogna per l’essere stata tanto sciocca a volergli tenere segreto qualcosa di così importante, abituata com’era a raccontargli tutto, dalle meraviglie alle paure più innaturali, e finì per annuire con il corpo accucciato sopra la sedia, la testa infagottata nelle spalle e le ginocchia attaccate al petto.
“E’ diverso, sì, più intenso e…Profondo, direi. Succede quando due persone non riescono più a vedersi come semplici amici o solo una di esse si rende conto che la persona a lui cara è quella di cui non può fare a meno. Noi lo chiamiamo amore.”
“Come quello che lega i tuoi genitori?”
Yuna annuì ancora, riuscendo ad abbozzare un sorriso “Loro si guardavano come se non esistesse nessun’altro al dì fuori di loro.”
“Quindi, in amore si è maggiormente legati che in amicizia, perché uno o entrambi provano dei sentimenti più forti …” Il duellante incrociò le braccia, alzando il sinistro per afferrare il mento con il pollice e l’indice “Perciò…Si fanno cose diverse da quelle che si sono sempre fatte e non si può fare a meno della persona che ci sta accanto…”
 
“Ho l’impressione che ti abbia dichiarato guerra, fratello.”
Rio Kastle masticò il suo panino cercando di analizzare il quadro a cui assisteva da tutta la mattina. La supposizione appena annunciata era frutto di una lunga osservazione godutasi da lontano, chiara soltanto a chi era a conoscenza dell’esistenza del Numero Originale, la cui presenza e vicinanza a Yuna era stati di pari costanza al suo fissare il fratello con sguardo che non ammetteva un distanza inferiore ai venti metri. Una vigilanza tutta diretta a Shark, che, però, era già impegnato ad arrovellarsi i neuroni per il messaggio scrittogli diverse ore prima e che fissava senza battere ciglio con le prime borse a fare capolino sotto gli occhi.
 
Io da te non mi faccio più baciare da nessuna parte!
Pervertito!!! >o< 
 
“A quanto pare ti si prospetta un periodo d’astinenza.” L’imperatrice del Ghiaccio mandò giù un altro boccone della sua merenda “Te l’avevo detto di non spaventarla.”




Responsabilità.
 
“D’accordo: spiegamelo ancora una volta.”
Yuna doveva capire, comprendere, fosse stato anche solo un millesimo di quel discorso che, posto ancor prima che il sole fosse sorto, suonava più assurdo di quanto lo sarebbe stato a giornata inoltrata. In quel caso, non avrebbe avuto l’impiccio del sonno a farla sbadigliare con gli ingranaggi del cervello a carburare, ma se anche ci avesse riflettuto e ponderato sopra gradualmente, niente avrebbe smorzato la sua vergogna nello stare lì, seduta sulle gambe di un ragazzo che la reclamava di sua proprietà tre volte al giorno e non senza qualche perversa diavoleria finalizzata a sbriciolarne la dignità che ancora non si era del tutto giocata con cadute e voli di stile.
“R-e-s-p-o-n-s-a-b-i-l-i-t-à.” Vector sillabò placidamente la parola rigirando il cucchiaino nella tazza del caffè “Ti è familiare?”
“So cosa significa, ma mi sfugge il collegamento fra il suo termine e questo!” E si indicò come se il suo svolazzante quanto pizzoso vestiario potesse riassumere la dinamica partita la notte precedente e ancora in atto in una casa che, non soltanto non era la sua, ma si trattava addirittura dell’ex palazzo di cristalli lastricati di Barian, lontano anni luce da qualsiasi forma di vita sana di mente. L’esistenza della meteora intercorsa da reticolati anfratti e spire di caos fossilizzato aveva perso il suo grido di vendetta, trovando un equilibrio autonomo da ogni forma di potere esterno a cui avesse inconsciamente ambito. Un simile labirinto di stanze, corridoi e anticamere le era apparso fin da subito sproporzionato al numero di persone che l’avevano occupata, così come per il pianeta, vuoto di qualunque scopo che non fosse il riposare nel più assoluto dei silenzi. Almeno non doveva preoccuparsi che qualcun altro potesse riderle dietro per la sua spaventosa somiglianza con una delle preziose marionette di Four, addobbate da capo a collo per compensare l’inquietudine esercitata dai vuoti occhi di vetro. Probabilmente era l’unica cosa accettabile di quell’allucinante situazione che il ragazzo bacchettava a petto scoperto e senza alcun briciolo di rimorso a brillare nei grandi occhi ametista per quel suo stringerla come una bambola calda. Non c’era modo che avvertisse su di sé rimpianti o colpevolezze quando si dilettava a giocare “Al gran signore” in un castello adeguatamente sfarzoso per il suo ego o che giovasse al suo umore per il non doverlo condividere con sgradite compagnie.
“Se preferivi qualcos’altro eri liberissima di chiedere, Yuni-chan.” Vector sorrise smaliziato con lo sguardo rivolto verso il basso “Ho un armadio pieno di costumi molto più belli di questo.”
“Un maglietta e un paio di pantaloni sarebbero andati benissimo!” Scattò lei inviperita, animata dal desiderio di tirargli le guance rosee  fino a staccargliele “Tu mi hai sequestrata e conciata in questa maniera contro la mia volontà!”
“Sono parole un po’ troppo accusatrici da rivolgere a chi ti ha salvato la vita.” L’ex Imperatore appoggiò il cucchiaino sul piattino, prendendosi tutto il tempo per sorseggiare la bevanda calda “E poi, tecnicamente, tutto quello che è ho fatto è stato mantenere la parola data: ti avevo detto che sarei passato a trovarti e così ho fatto.”
“Trasformato in Bariano e appeso sopra la porta della mia stanza. Al buio”, specificò lei, incrociando le braccia.
“Adesso è colpa mia se preferisci camminare alla cieca invece di accendere la luce?” Stavolta la guardò, con quel cipiglio così disgustosamente finto pronto a farle saltare gli ultimi nervi rimasti.
“Mi sei comparso davanti con una torcia sul viso!”
“Volevo farti una sorpresa.”
“Intrufolandoti in casa mia è facendomi finire giù dalle scale?!?”
Se mai fosse riuscita a tornare sulla Terra avrebbe dovuto appellarsi a tutto il suo sangue freddo per imbastire una scusa più che plausibile per evitare la punizione divina a cui la sua Onee-san l’avrebbe sicuramente condannata e pur fosse cosciente che urlare non sarebbe servito a trasformare l’attuale realtà in un qualunque sogno, il panico che animava la sua voce divampava troppo alto perché si acquietasse di punto in bianco. Quel genere di vicinanza le aveva sempre permesso di constatare quanto Vector fosse diverso dal Rei Shingetsu creato per conquistarsi la sua fiducia. Sotto i capelli soffici e dalle punte rivolte verso il cielo si nascondevano lineamenti malleabili che saltellavano dall’infantilità alla maturità estendendosi a tutto il corpo. Le spalle larghe e il suo approcciarsi arrogante al mondo non avevano nulla in comune con la bontà di quell’illusione che ogni tanto turbinava per attirarne l’attenzione; c’era solo quel suo essere così’ indefinibile agli occhi altrui, quasi temesse giudizi che già conosceva perché non così enigmatico come avrebbe voluto apparire. Ma con lei bastava che fosse semplicemente se stesso, in una forma più ridimensionata dell’Imperatore ottenebrato dalla follia di essere un Dio, sebbene ciò la obbligasse più di chiunque altro a essere succube dei suoi discorsi dalla logica insensata e di quei ghigni che le scoccava furtivamente come a sottintendere una qualche intenzione non propriamente casta.
“D’accordo, posso ammettere di avere una certa colpa”, le concesse con un sospiro “Ma non scordiamoci che, se siamo qui a discutere, è perché tu ti ostini a non prendere seriamente in considerazione la mia proposta.”
“E come potrei, se nemmeno so di cosa tu stia parlando?” Il rossore lasciatole dal primo confronto si afflosciò insieme alla sua voce, esasperata “Parli di responsabilità e a parte il fatto che mi sembra che tutta questa pantomina sia solo una scusa per fare i tuoi comodi, non ho idea a cosa alludi.”
“Oh, Yuni-chan, ma è così semplice!” Quel dolce e candido squittio che accompagnò la radiosità del suo volto le strinse la trachea, bloccandole un consistente groppo di saliva. Quando una cosa era ovvia per Vector, per altri era solo sinonimo di pazzia “Tu mi hai perdonato, l’hai già dimenticato? Anche dopo che ti sono diventato amico, tradita, ferita e ferita ancora e quasi fatta morire, non hai mai dato segno di odiarmi. L’aprirmi il tuo cuore è la sola ragione che mi abbia spinto ad accettare la resurrezione, senza contare che non mi sarei perdonato il lasciarti sola a piangere la mia scomparsa. In fondo dall’altra parte non si stava poi così male, mentre la vita umana è così…” Levò verso il soffitto le pupille alla ricerca del termine giusto “Noiosa.”
“Insomma, mi stai dicendo che sei resuscitato per farmi un favore?”
Non sarebbe stato da Vector imbastire un discorso senza che la sua arrogante smania di protagonismo lo auto eleggesse perno indiscusso.
“E, in virtù di ciò, mi aspetto, anzi, pretendo che tu contraccambi il mio sacrificio”, proseguì il ragazzo “Come prode paladina della Speranza, è tuo dovere assicurarti che la mia condotta non infierisca sulla pace universale e sicché io sono qui per permetterti di amarmi come si deve, assumiti le tue responsabilità e sposami.”
“MA TU TI SENTI QUANDO PARLI?!?!?”
 
 
 
 
Note di fine capitolo.
Ehilà…Come andiamo? Si, so che è tanto, tanto, MA tanto che non aggiorno, mi spiace di averci messo tanto e mi scuso se forse qui c sarà qualche errore (spero di no), ma dopo tanto correre oggi è l’unica giornata in cui mi sia sentita in grado di perfezionare il capitolo e postarlo direttamente. Godetevelo e scusate ancora il ritardo, oggi sono piuttosto spiccia anche per il caldo. Mando un bacione a tutti quanti e, se volete farmi felice, sapere come fare ^^.
 

 
 
 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL / Vai alla pagina dell'autore: KH4