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Autore: _Lullaby99_    12/07/2015    4 recensioni
RACCOLTA MOMENTANEAMENTE SOSPESA
[ PercyJackson!AU ] [ Raccolta di Missing Moments ]
Diamo una voce ai personaggi secondari - tutti strettamente legati ai Big Four però, che ci saranno in più o meno tutte le One Shot - già incontrati nella long " Il Caduceo, il Sole, l'Incudine e il Cinghiale " perché, suvvia, se lo meritano e sono sicura che sarete tutti curiosi di saperne un po' di più sul loro passato e sul modo in cui, mentre ci concentravamo sui nostri quattro eroi, hanno agito nel corso della storia.
Dedicato a tutti coloro che hanno contribuito al successo della long ♥
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '- Il Caduceo, il Sole, l'Incudine e il Cinghiale -'
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We are Demigods 
[ Raccolta di Missing Moments ]

 
# HunterPart2 
 
La paura sarà il tuo nemico, Elsa
- Parte 2 - 

 
 
Elsa stava riposando sotto a un pino quando la voce di Flynn la ridestò bruscamente, fin troppo a dir la verità perché la cosa le potesse piacere.
Balzò infatti in piedi spaventata, puntando d’istinto entrambe le mani gelide di lui. Se non avesse avuto i guanti ad arrestare la magia, molto probabilmente il coetaneo di fronte a lei sarebbe di già diventato una statua di ghiaccio.
-    No no, shhh! – la prese però con malagrazia per i fianchi lui, ignorando bellamente la sua reazione spaventata e coprendole la bocca con la mano libera.
Ma come si permetteva di trattarla in quel modo?! 
La figlia di Atena cominciò a dimenarsi arrabbiata in risposta, scalciando più che poteva per liberarsi dalla presa del ragazzino. Nonostante avessero entrambi dodici anni, la vita in strada doveva avergli rafforzato parecchio i muscoli perché sembrava davvero impossibile riuscire a muoversi nella sua presa.
-    Posso liberarti solo se ti calmi! – sussurrò così lui per convincerla a placarsi, continuandola tuttavia a stringere forte
-    Mhh mmh mhh! – biascicò però lei in risposta tra le sue dita, mordendo prontamente poi quest’ultime per fargli finalmente allentare la presa. 
Non le aveva lasciato scelta, dopotutto. Se l’era meritato. 
Ma poi, una volta capito il comportamento di Flynn, si rese conto che quella per lei non era stata affatto una buona idea. O meglio, per permetterle di liberarsi sì, ma per scampare ciò da cui il conoscente – perché lei insisteva a volerlo chiamare così nella sua testa - aveva cercato di proteggerla...
-    Ahhh! – urlò infatti Flynn in controproposta al suo morso ed una seducente ragazza si avvicinò definitivamente a loro, guardandoli come se fossero la portata principale di una cena da re.
Elsa non riusciva a distinguere bene le sue gambe, nonostante fossero in un parco con l’erba ben falciata. 
Brutto, anzi, bruttissimo segno.
-    Tua sorella è pazza! – esclamò Flynn verso Anna che, per tutto il tempo, era rimasta dietro un albero ad osservare silenziosa la scena
-    Te l’avevo detto che era lunatica. – fece infatti spallucce poi, anche se Elsa avrebbe potuto giurare di averla sentita ridacchiare poco dopo. 
Vedendo sua sorella nascosta dietro ad un albero capì inoltre che Flynn aveva dovuto fiutare il pericolo mentre lei dormiva beata come una bambina e, cosa che la colpì ancor di più, aveva voluto mettere al sicuro la piccola Anna prima di pensare a loro due.
Ancora una volta senza di lui sarebbero già morte entrambe. 
-    Salve! – li salutò la ragazza, col fare tipico di una cheerleader del liceo. 
A guardarla meglio, era anche vestita come una di quelle ochette più grandi che Elsa ogni tanto aveva incrociato a scuola. Ciò nonostante rimaneva strana e pericolosa ai suoi occhi: non riusciva ancora a vederle le gambe, per quanto si sforzasse di farlo.
-    Vi siete persi, piccolini? – chiese sempre la ragazza con voce suadente
-    Credo... – all’improvviso fu Flynn a parlare – Credo di sì. –
-    Cosa?! – fecero Anna ed Elsa all’unisono – No che non ci siamo persi! –
La maggiore delle due diede anche un calcio al ragazzino, ma sembrava imbambolato, così tanto da non batter ciglio nemmeno per il dolore.
Per quanto quella ragazza potesse avere un bel visino e dei lunghi e luminosi capelli biondi, era impossibile che solo queste due cose fossero riuscite ad ipnotizzare Flynn. 
Sì, magari Elsa l’aveva chiamato una decina – okay, ventina – di volte stupido, ma quando l’aveva fatto non l’aveva mai pensato veramente. 
Era molto furbo, lui, e di certo non abbassava la guardia di fronte ad un bel faccino come quello. 
Concentrati Elsa “ si disse la dodicenne, scavando come meglio poteva nella sua mente colma di informazioni “ Un mostro che seduce i ragazzi e con gambe invisibili... “ 
-    Che buon odore che avete, bambini. – 
-    Ehi, non siamo bambini! – protestò Anna mentre Flynn continuava a fissare la cheerleader con sguardo da perfetto pesce lesso.
Imbambola ragazzi... attratta dall’odore umano...  
Mentre stilava la lista di indizi, Elsa abbassò di nuovo lo sguardo sulle apparenti gambe magre della biondina e, stavolta, riuscì finalmente a scorgervi qualcosa di vagamente animale in loro... qualcosa simile a delle zampe... d’asino!
-    Empusa! – esclamò così, e la cheerleader strabuzzò irata gli occhioni da cerbiatta 
-    Empu-che? – fece Anna confusa, tanto per cambiare
-    Nella mitologia le Empuse erano quasi sempre seducenti donne che succhiavano il sangue dei ragazzi, praticamente le antenate dei vampiri odierni. – spiegò alla sorella - Quello che le tradiva sempre però era proprio la gamba da asino che si ritrovano. –
-    Ecco perché Flynn... – provò a dire Anna ma l’Empusa era già scattata in modalità offensiva
-    Silenzio! – urlò difatti, e la sua voce echeggiò così forte che persino qualche mortale si era voltato impensierito a guardare. 
Elsa non aveva paura di lei. Paragonata all’idra, quell’ochetta sembrava una scaramuccia abbastanza semplice da superare. 
E poi, Long Island era vicina: pochi giorni e sarebbero giunti al Campo di cui suo padre le aveva parlato, se le coordinate da lui date erano giuste, ovviamente. Pochi giorni ed Anna sarebbe stata al sicuro. 
Fu quando però l’Empusa le puntò contro i lunghi e affilati canini da film horror e chiamò le altrettanto zannute amichette cheerleader a rapporto che le cose cominciarono a farsi nere per una Elsa che aveva poco prima ampliamente sottovalutato il pericolo da loro rappresentato.
Trascinò via con sé Anna e Flynn di peso sulle strade della cittadina in cui si erano fermati e cominciò a correre più veloce che poteva, lanciando anche qualche coltello – presi in prestito da Flynn giorni prima, o almeno così a lui piaceva dire al posto di rubati  - verso le Empuse.
Qualcuna la prese in pieno per pura fortuna, diminuendo così un po’ il loro numero, ma ce n’erano davvero tante di oche giulive là in mezzo! 
-    Che è successo? – chiese improvvisamente un Flynn tornato in sé mentre Elsa, continuando a trascinarlo, lanciava coltelli alla cieca alle sue spalle 
-    Ti sei fatto imbambolare da una Empusa, cretino! – gli rispose intanto che, correndo, si asciugava la fronte sudata
-    Empusa? –
-    Sì, una tizia zannuta assetata, letteralmente, di sangue umano che ci sta inseguendo assieme al suo branco di amiche mostruose. – spiegò sbrigativa Anna, continuando a correre nel frattempo a rotta di collo
-    Wow... – fece Flynn incredulo, voltandosi poi curioso per un nano secondo verso le ragazze-mostro 
-    Non. Voltarti! – sbraitò però Elsa, continuando a spingerlo perentoria in avanti – Dobbiamo muoverci, sono troppe! – 
-    Lottiamo! – rispose tuttavia il castano – Non vedo il problema. –
-    Quale parte del sono troppe non ti è chiara?! – 
-    Elsa ha ragione, sarebbe un suicidio! – 
E scapparono, del tutto inconsapevoli che quella sarebbe stata la loro ultima pazza corsa assieme da un mostro mangia-semidei patentato. 

 
***

-    Ave Elsa Arendelle, figlia della dea della saggezza. – furono le parole dette da Nord appena la ragazzina mise piede al Campo.
Suo madre l’aveva riconosciuta dopo soli tre minuti: un po’ imbarazzante come cosa, ad essere sinceri.
Tutti i semidei del Campo – specialmente gli indeterminati da secoli – l’avevano guardata invidiosi, smaniosi di avere anche loro un simbolo ardente sulla testa.
Lei avrebbe preferito non essere guardata così, invece. Il potere le era cresciuto avido nel petto in quegli istanti, pronto ad esplodere per via del nervosismo. 
Poi per fortuna il simbolo aveva smesso di scintillare sul suo capo e Nord aveva invitato gli altri ragazzi a rientrare nelle loro cabine, vista la tarda ora serale.
-    Voi sapere...  – aveva cominciato quest’ultimo una volta soli, interrogativo - be’, presumo di sì se venuti senza satiro... –
-    Mio padre mi ha spiegato tutto due anni fa. –  aveva prontamente chiarito i dubbi del direttore lei, finalmente calmatasi - Loro due invece... ho tentato ma è difficile spiegare tutto per bene... –
-    Tranquilla, fare tutto noi in Casa Grande. – le aveva risposto sorridente l’omone, prendendo per le spalle gli altri due ragazzini con fare paterno
-    Per una volta che pensavo di esser libero da questi convenevoli... – aveva invece borbottato il satiro presentatosi a loro poco prima come Fil, facendola sorridere così facendo impercettibilmente.
Poi, Flynn ed Anna erano spariti nel buio notturno con quei due strani uomini – o meglio, con uno strano uomo e mezzo – ed Elsa non aveva potuto far altro che scrutare silenziosa il punto da cui erano scomparsi, inconsapevole che quella sarebbe stata sola la prima di una lunga serie di volte in cui avrebbe dovuto osservare la vita delle due persone a cui teneva più al mondo a debita distanza. 
 
***

Quella mattina, il laghetto delle canoe splendeva eccezionalmente alla luce del sole.
L’acqua, sebbene stagnante come quella di ogni rispettabile lago, era più limpida del solito ed Elsa vi ci si poteva inspiegabilmente specchiare. Forse le naiadi avevano finalmente fatto un po’ di pulizie. 
La figlia di Atena si tolse un guanto azzurro – dopo aver controllato diligentemente che nessuno ci fosse nei paraggi – e cominciò a sfiorare con le sue affusolate dita bianche la superficie umida. Questa si riempì appena di fresca brina al contatto coi suoi polpastrelli ed il fatto bastò a convincere Elsa a ritrarre subito la mano.
Erano passati tre anni dal suo arrivo al Campo. 
Anna era stata riconosciuta dalla sua vera madre – Afrodite, cosa che aveva spiegato ad Elsa l’incontrollabile e instancabile ricerca della sorella del vero amore – ed adesso – oramai tredicenne – risplendeva di una bellezza mai vista. 
Lei continuava ancora a dubitare che fossero davvero sorelle per metà. Anna era così libera! Lei invece era così... costretta. Sbagliata. Mostruosa. 
Al suono di quei pensieri rinfilò la mano destra nell’amico guanto, mentre quel po’ di ghiaccio creato poco prima sulle increspature del laghetto si scioglieva inesorabile al calore di quel giorno estivo. 
Vorrei solo poter... lasciarmi andare. “ pensò, maledicendo intanto quello stupido potere ereditato da quell’altrettanto stupido dio del Nord.
Lasciarsi andare come sapeva fare Flynn... vivere felice alla giornata. Tutte cose a lei proibite.
Lui era un figlio di Ermes, ovviamente. Quel dio per Elsa era una specie di emblema della libertà. Sua madre invece era rigida, chiusa, e questo la rispecchiava.
Ad ognuno ciò che merita, dopotutto, e Flynn aveva davvero trovato il suo posto nella cabina di Ermes. Che poi questa gli andasse un po’ stretta per via del sovraffollamento, dettagli, tanto lui passava solo la notte lì dentro.
Per il resto della giornata faceva l’insopportabile, o almeno così la vedeva Elsa. 
Delle sorellastre di Anna la vedevano in tutt’altra maniera invece ma meglio lasciar correre. A lei non interessava del resto. O sì?
No, decisamente no. 
-    Ehi. – Flynn le si sedette accanto, noncurante di una qualsiasi possibilità di rifiuto da parte sua. 
Parli, o meglio, pensi al diavolo e...
-    Dovresti venire a vedere Anna che cavalca un pegaso. È fantastica. Probabilmente la prima figlia di Afrodite che azzarda una cosa del genere. –
Spuntano le corna.
-    Non posso. – rispose, sebbene le sarebbe piaciuto molto vedere la sorella che se ne infischiava delle regole della cabina numero dieci e si imbrattava di fango a volontà
-    Giusto, sei troppo occupata a fare la scontrosa come sempre. -
Se solo tu sapessi perché lo faccio... “ 
-    Sei insopportabile. – gli disse però, mordendosi un labbro per la frustrazione
-    Ah, sarei io l’insopportabile qui in mezzo? – rispose a tono lui, per poi sistemarsi meglio a sedere per cominciare al meglio la sua giornaliera dose di storielle a suo favore - Sai, conosco una persona da tre anni ormai. Pensavo si fosse affezionata a me, invece non fa altro che evitarmi. Non credi che questo sia davvero insopportabile? –
-    Ah ah ah, molto divertente. – 
-    Dico sul serio. Un conto sono io che, okay, per te non rappresento niente. –
-    Flynn... – avrebbe voluto convincerlo del contrario ma lui la interruppe bruscamente
-    No, no, fammi finire. – e si alzò in piedi, puntandole un dito accusatorio dritto sul petto - Un conto è tua sorella. La stai deludendo giorno dopo giorno ed io voglio bene ad Anna, non voglio che soffra. -  
-    Cosa sei, suo fratello per caso? – si alzò anche lei in piedi dopo quell’esclamazione, improvvisamente arrabbiatissima.
Come si permetteva – tanto per cambiare – di rimproverarla sul modo in cui trattava sua sorella?!
Lo faceva per proteggerla, non perché non le voleva bene. Se si fosse avvicinata a lei dopo anni di silenzio l’avrebbe accusata e di sicuro a quel punto non sarebbe più riuscita a trattenere il potere ghiacciato di Borea di fronte a lei. 
L’avrebbe uccisa, ecco come sarebbe andata a finire. E lei sarebbe vissuta col rimorso per sempre.
-    Aveva bisogno di un fratello così sì, lo sono diventato! – la risposta di Flynn le arrivò poco dopo ovattata, ma riuscì comunque a farle male
-    Bene, allora che ci fai qui?! Dovresti essere lì a darle sostegno! –
-    Perché non è me che vuole! – la prese ad un tratto per le spalle come quel giorno con l’Empusa – Ha bisogno di te! –
Gli occhi di entrambi si fecero lucidi. 
I minuti seguenti a quella scenata li passarono a lanciarsi sguardi accusatori. Le iridi dell’una puntanti su quelle dell’altro. 
Poi, fu Flynn – come sempre – a fare la prima mossa.
-    Ma perché perdo ancora tempo con te... – enunciò, mentre le voltava le spalle per raggiungere le stalle dei pegasi – Sono solo fiato e fatica sprecati. –
Intanto che il figlio di Ermes si allontanava, il potere di Borea cresceva nitido dentro Elsa. La rabbia si stava impossessando di lei e l’unico modo per fermarla era sfogarsi. Così, senza riflettere – e fu la prima volta che non lo fece nella sua intera vita -, urlò:
-    Già, va a perdere tempo con quelle figlie di Afrodite! Loro penderanno dalle tue labbra! – 
Era lontano ma malgrado ciò Elsa riuscì ad avvertire la delusione nella sua voce quando avvilito le rispose:
-    Sei una figlia di Atena, eppure non hai capito un bel niente. –

 
***

Era festa quel giorno al Campo. Il solstizio d’estate veniva festeggiato ogni anno dai semidei come giornata dedicata al dio Apollo. 
Elsa stava nella cabina sei quella mattina a leggere silenziosa l’Odissea in greco antico, per nulla intenzionata a partecipare agli eventi previsti in quel giorno.
Troppo chiassosi i figli del dio della musica per i suoi gusti e lei, a pensarci meglio, non sapeva nemmeno ballare.
Milo, all’epoca capogruppo della casa di Atena, le si avvicinò, seguito da una Belle quattordicenne persa come di consueto nella lettura.
-    Ehi Elsa. – la chiamò lui, cercando di attirare l’attenzione della ragazza.
Questa alzò lo sguardo dal suo libro e lo posò sul fratellastro. 
-    Buongiorno. – gli rispose, un po’ avvilita.
Non riusciva a non pensare alla litigata avuta con Flynn il giorno prima e al modo in cui poi lui ed Anna erano parsi così uniti ai suoi occhi. 
Sembravano davvero fratelli... mentre lei e la sua vera sorella si comportavano da sconosciute. Per colpa sua, del resto. Era lei che aveva voluto andasse così.
-    Non vieni alla festa? Aurora ci teneva a vederti, come tutti noi del resto, e anche Anna... –
-    Anna? – la sua mente scattò all’improvviso, facendole dimenticare per un attimo il giuramento fatto a sé stessa anni prima – Ha... chiesto di me? – 
-    Lei chiede sempre di te, Elsa. Pensavo che Flynn te l’avesse detto... –
Quel nome le fece risalire la rabbia... o forse quella sensazione che sentiva nel petto era malinconia? Le mancava di già averlo intorno...
No. Era rabbia. 
-    Si... si, me l’ha detto. – rispose così, cercando di non far trasparire le emozioni contrastanti che provava in quel momento
-    Allora, vieni? – concluse Milo, aspettando speranzoso un sì, il primo da parte della sempre scontrosa e schiva Elsa
-    Io... – stava per dire un « Ci penserò » ma era stanca di pensare – sì, vengo. –
Quella sua risposta fu così inaspettata che persino Belle abbandonò la lettura per qualche fatidico secondo. 
-    Davvero?! – fece infatti sgomenta ed Elsa annuì sorridente di rimando.
Basta nascondersi. O meglio, per quella sera poteva prendersi una meritata pausa dalla sua ostinata missione e gioire finalmente con l’amata sorella. Dopotutto, cosa sarebbe mai potuto accadere di così brutto in poche ore di libertà?

 
***

Il Tartaro, ecco cosa poteva accadere.
Anna che le urlava contro, gli altri che fissavano entrambe sgomenti, Flynn tra le due per cercare di placare le acque.
E tutto questo solo perché lei si era rifiutata ad un tratto di rispondere a delle sue domande. Sì, del tutto lecite ma...
-    Anna... – sussurrava Elsa supplichevole, mantenendosi la mano scoperta. 
La sorella le aveva anche tolto un guanto nella disperazione.
Le aveva chiesto delle risposte, le aveva domandato il perché lei ci tenesse tanto a rovinarle la vita. Ed Elsa si era bloccata, perché non credeva che così facendo la stesse rovinando anche a lei. Credeva che l’unica vittima di quel suo assurdo giuramento fosse se stessa.
-    Non posso più vivere così! – piangeva Anna dall’altra parte, mentre lei tentava di andare a rintanarsi codarda nella cabina numero sei – Perché mi respingi? Perché respingi tutti? Di che cosa hai tanta paura? –
Non riusciva più a controllarlo, lo sentiva. Era forte, nitido dentro di lei, più della altre volte. 
Elsa tremava nel tentativo di trattenerlo, ma neanche coprirsi la mano bastava più. 
Lo lasciò andare, esausta, pregando di non colpire per sbaglio la sorella. Vide crearsi delle stalagmiti appuntite tra lei e quest’ultima e scovò dentro di esse una straziante metafora del loro complicato rapporto.
Era stata lei in quegli anni a porre un muro immaginario tra di loro che, adesso, si era improvvisamente materializzato sotto forma di ghiaccio, più evidente che mai. 
Guardò negli occhi la sorella e scorse in essi un misto di spavento e confusione. Flynn le stava davanti, come a proteggerla dal mostro che Elsa era diventata.
Be’, faceva bene perché era esattamente così che la discendente di Borea si sentiva.
Dopo aver incrociato avvilita gli sguardi di entrambi, scappò più veloce che poteva verso la cabina di Atena mentre i semidei parlottavano tra di loro spaventati. 
-    Elsa, aspetta! – sentì Anna gridare disperata, cosa che non riuscì a capire in un primo momento.
L’aveva di già perdonata? Non la vedeva come un mostro da allontanare?
Poi però ricordò il modo in cui le aveva fatto male da piccole, lanciandole un getto ghiacciato dritto alla testa. Era stato un errore ma chi le assicurava che non sarebbe potuto riaccadere? Era meglio così. Meglio che Anna la temesse. 
Mentre continuava a correre, sentì la voce di Flynn che invece chiamava la figlia di Afrodite, invitandola a fermarsi. 
Lo ringraziò per questo. Era felice di lasciare la sorella in buone mani.
Perché sì, l’avrebbe lasciata. Avrebbe trovato il modo per andar via dal Campo e per controllare il suo potere. Avrebbe trovato la risposta a tutto ciò che le serviva. E sarebbe stata libera, finalmente.

 
***

Alla fine della sua corsa quella notte aveva optato per dormire nell’erba alta della foresta vicino al Campo, quella usata durante la Caccia alla Bandiera. Non era di sicuro una buona idea ma la cabina numero sei sarebbe stata per poco un rifugio sicuro in cui star sola. Atena aveva parecchi figli nonostante fosse una dea tecnicamente vergine e ciò che voleva evitare al momento era proprio del contatto umano.
Meglio dei mostri. Erano quelli i suoi simili, no?
Poi però i rami degli alberi più bassi cominciarono a muoversi, facendola rabbrividire. Era un brutto modo di morire quello.
Sarà una ninfa dei boschi... magari Giselle. “ si disse, ma una ninfa dei boschi rimaneva attaccata al suo albero di notte. 
-    Elsa! – una voce conosciuta la chiamò, costringendola a nascondersi ancor di più nella sterpaglia.
Cosa ci faceva Flynn lì? Anche adesso che sapeva la sua vera natura non faceva altro che infastidirla. Era sempre stato un amante del pericolo quel ladruncolo da quattro soldi.
-    Eccoti qua. – le disse poi, dopo aver scostato con le mani un bel po’ di erbacce
-    Come hai fatto a trovarmi? – gli chiese Elsa, accettando la sua mano come aiuto per rimettersi in piedi.
Toccò la pelle del ragazzo con quella coperta dal guanto perché, colma di emozioni contrastanti, non si fidava ancora dei suoi poteri.
-    Non sei stupida. La cabina di Atena sarebbe stata presto troppo affollata e tu volevi stare sola. Non c’è miglior posto di questo per star sola di notte, se elimini le ninfe, ovviamente. – 
-    Ne parli come se l’avessi usato come nascondiglio anche tu. – 
-    Ho i miei segreti anch’io, regina delle nevi. – la canzonò e fu la prima volta che Elsa rise ad una sua presa in giro.
Strano a dirsi ma le faceva piacere la sua compagnia. 
Non la temeva e questo era bellissimo. 
-    Che intendi per ho anch’io i miei segreti? – chiese poi, per la prima volta invadente.
Ma adesso lui sapeva il suo segreto, che problema c’era a svelarne uno alla “ regina delle nevi “? In fin dei conti nulla era peggio di un potere distruttivo come il suo.
-    Il mio vero nome è Eugene Fitzherbert. – le disse così tutti d’un fiato, tappandosi poi subito dopo la bocca con entrambe le mani, imbarazzato 
-    Cosa?! –
-    Non farmelo ripetere... –
-    Perché lo hai cambiato? –
Il figlio di Ermes abbassò la testa, improvvisamente triste.
Poi la rialzò, sfoggiando il solito sorriso sbilenco di chi stava per spararne una grossa.
-    Eugene non mi si addiceva. Sono troppo figo per chiamarmi così, no? –
Elsa non gli aveva creduto ma chi era lei per costringerlo a dirle la verità?
Solamente il capo dei bugiardi.

 
***

Passarono mesi da quella brutta serata, mesi intensi per una Elsa finalmente determinata a dare una svolta alla sua vita.
Ci furono giorni no, in cui avrebbe voluto semplicemente scappar via dal Campo e non farvi più ritorno. Giorni in cui tutto sembrava non potersi sistemare. Giorni in cui gli altri semidei la guardavano come si guarda un mostro. Giorni in cui Anna pareva sempre più lontana.
E ci furono giorni sì, in cui Flynn le stava accanto. Giorni in cui leggeva e rileggeva leggende in greco antico nella cabina sei, indisturbata, cercando una risposta alla domanda che la perseguitava ormai da tempo immane: c’era una soluzione ai suoi problemi? Poteva lei semplicemente... cancellare quell’odiosa abilità?
Nessun libro sembrava patteggiare per lei, però. Tabula rasa, ovunque.
Aveva provato a chiedere a Nord e a qualche ninfa informazioni, ma la loro risposta era stata la stessa tutte le volte che ci aveva provato.
 « Non si può eliminare una magia tanto antica. Sarebbe come rifiutare un regalo non apprezzato fatto da un amico di vecchia data ». 
Ma doveva esserci un modo! Era di dei che stavano parlando infondo, loro avevano sempre una scorciatoia. 
Così continuò a cercare, fino a quando un giorno, seduta a leggere –  delle leggende ovviamente, come sempre in quell’ultimo periodo - sotto ad un pino vicino alla Casa Grande, non vide delle ragazze in divisa argentata bussare animatamente alla porta di Nord.
Non aveva mai visto così tante ragazzine tutte assieme. Sembravano... una squadra. Lei non aveva mai fatto parte di una squadra.
-    Oh, voi arrivate! – esclamò Nord a porta aperta ed Elsa si mise ad origliare
-    Si, siamo qui. – fece una delle ragazze, la più alta del gruppo.
Questa aveva i capelli biondi tagliati molto corti ed una aria da vera dura. Mise un po’ di soggezione ad Elsa, specialmente quando questa guardò dritto in direzione dell’albero in cui lei si nascondeva.
Che l’avesse vista? 
Elsa si ritrasse vicino alla corteccia, respirando piano.
-    Era da secoli che voi Cacciatrici non venivate a Caccia alla Bandiera! Davvero contento di avervi qui! –
-    Sì... avevamo qualche giorno libero e siamo venute. –
Dalla voce non sembrava molto contenta di essere lì. Forse l’aria fin troppo natalizia di Nord l’aveva infastidita. 
-    Sei tu... nuova luogotenente? – si azzardò a chiedere Nord e la figlia di Atena sentì nel suo tono un leggero imbarazzo. 
Era la prima volta che quell’omone veniva messo così alle strette.
-    Si. Mi chiamo Tamora. – 
-    Oh , Tamora! Ecco chi mi ricordavi! Figlia di Ares che si unì alle Cacciatrici quando io solo ragazzino! –
-    Okay, bella storia. – lo liquidò però velocemente, ancora infastidita – Adesso potete scortarci alla nostra cabina? –
-    Ohm... io... sì certo. Andiamo. –
Elsa rimase ferma dietro al suo albero fin quando non udì più i passi delle ragazze del gruppo. Poi, quando pensava di avere via libera, una di queste le si piazzò davanti, e la figlia di Atena sobbalzò spaventatissima a quell’imboscata.
Una ragazza dalle fattezze indiane, coi lunghi capelli scuri a cingerle il volto e la divisa argentea indosso la squadrava da capo a piedi, ed Elsa improvvisamente capì come Nord si dovesse essere sentito poco prima da solo al loro cospetto.
-    Perché stavi origliando? – le chiese, puntando gli scuri occhi profondi su di lei.
Poteva avere più o meno la sua età, eppure quella ragazza aveva qualcosa di strano. Sembrava... appartenere ad un'altra epoca.
-    Io... ero solo... –
-    Solo cosa? Non ci piace chi origlia. La luogotenente ti ha vista e mi ha chiesto di controllare. – si avvicinò pacata a lei - Sei un’infiltrata? – 
-    No! Ero solo curiosa! – Elsa alzò le mani in segno di resa, preoccupatissima.
Le frecce che la Cacciatrice portava sulla schiena non la rassicuravano affatto.
-    Quanti anni hai? –
-    Quindici. –
Un sorriso si stagliò dopo quella risposta sul volto della ragazza indiana, tranquillizzando e sorprendendo Elsa allo stesso tempo. 
Perché sorrideva adesso?
-    Noi siamo le Cacciatrici di Artemide. Ragazze immortali devote alla dea della caccia e della luna. Siamo sue sorelle e facciamo un voto di fedeltà nei suoi confronti, oltre a quello di castità e di ribrezzo di fronte agli uomini. – spiegò, improvvisamente rilassata.
Sembrava un’annunciatrice delle pubblicità, categoria che ad Elsa non era mai piaciuta, eppure continuava a pendere dalle sue labbra. 
Far parte di un gruppo... finalmente... mai più essere considerata un mostro... 
-    Se una Cacciatrice viene meno al suo voto, la nostra padrona le toglie l’immortalità e la trasforma in un animale. Ma ehi, quasi nessuno l’ha mai fatto da quando lo sono io. – aggiunse la Cacciatrice notando il cipiglio spaventato sul volto della sua interlocutrice – Ah, ed inoltre non siamo propriamente immortali. Possiamo comunque morire in battaglia. -
-    E tu da... da quanto lo sei, precisamente? – chiese incerta Elsa, al quanto preoccupata all’idea di conoscere la vera età della ragazza
-    Un bel po’... oramai ho perso il conto. Diciamo dall’epoca dell’arrivo dei coloni in America. – 
-    Oh miei dei! – Elsa alzò un po’ troppo la voce, guadagnandosi un’occhiata offesa da parte dell’indiana 
-     Il bello dell’immortalità, mia nuova amica. – disse però poi quest’ultima, tornando gentile - A proposito, qual è il tuo nome? –
-    Elsa. –
-    Il mio è Pocahontas. –
E si sorrisero.
L’indipendenza e la sicurezza che quelle ragazze emanavano fece nascere molta invidia nel cuore di Elsa nei giorni seguenti.
Avrebbe tanto voluto essere come loro, ma non poteva. Al momento non le sembrava la soluzione adatta alla situazione che stava vivendo. Si sarebbe allontanata da Anna, sì, ma chi le assicurava che quel potere non avrebbe potuto uccidere anche una Cacciatrice? Non erano completamente immortali. 
Quando poi però nei giorni seguenti ne parlò con la luogotenente – sotto consiglio di una Pocahontas che l’aveva presa molto in simpatia -, la risposta a ciò che cercava da mesi le si presentò lampante davanti agli occhi, appagante come un raggio di sole caldo in pieno inverno.
-    Una volta diventata Cacciatrice, perdi i poteri derivati dal tuo genitore divino. Ti consegni ad Artemide, non sei più proprietà loro. –
-    Vale anche per i poteri ereditati da un antenato...? – aveva chiesto, preoccupata che in quel caso non avrebbe funzionato
-    Si. Vale anche per quello. – rispose Tamora, guardandola con sguardo indecifrabile.
Nonostante la soggezione provata nei confronti della luogotenente, Elsa si sentiva finalmente completa in loro presenza.
Aveva deciso. Lo faceva per lei e per Anna. Nient’altro le importava. 
Quando Flynn lo venne a sapere però il giorno dopo la Caccia alla Bandiera... 
-    Che cosa?! Te ne andrai con loro?! – aveva urlato, ed Elsa non l’aveva mai visto così arrabbiato in vita sua 
-    È l’unico modo per concedere a me e ad Anna una vita migliore. Consegnandomi ad Artemide perderò i poteri di Borea. Non potrò più uccidere nessuno. – gli disse, cercando di non scomporsi.
Lo ammetteva, le veniva difficile. Dopo le giornate in cui lo aveva avuto vicino, era complicato dirgli addio. Le sarebbe mancato, ma anche lui sarebbe stato meglio così, senza più la fredda Elsa a dargli problemi. 
-    Non avresti ucciso nessuno in entrambi in casi. – continuò imperterrito il figlio di Ermes, stavolta però calmatosi un po’ 
-    Dici così perché non capisci quanto il mio potere sia distruttivo. – la figlia di Atena gli mostrò le sue mani, tentando di fargli capire i validi motivi per cui lo faceva - Io ho paura di farle del male. È già successo una volta ed i Troll che l’hanno guarita dissero che se... se fosse successa la stessa cosa al suo cuore non... non avrebbe avuto scampo. Non c’è nulla di positivo in questo mio potere, Flynn! Devi capirlo! –
Ma lui non aveva capito. 
-    Gli uomini vogliono solo possederti, Elsa. – le aveva detto Pocahontas mentre assieme raggiungevano la cabina di Artemide per il giuramento – Il motivo per cui sono qui mi aveva chiesto di scegliere. Io ho scelto una vita senza di lui piuttosto che star lontana dalle persone a cui voglio bene. E tra queste, oltre a mio padre e al mio popolo, c’erano anche le Cacciatrici. Ti troverai bene con noi, Elsa. Dimenticalo. –
E, mentre pronunciava il fatidico « Consacro me stessa alla dea Artemide », i suoi occhi incontrarono per un nano secondo quelli castani di Flynn che, fuori dalla cabina numero otto, osservava avvilito la scena.
Mimò un « Mi dispiace » con le labbra nella sua direzione, per poi completare il giuramento con « Volgo le spalle alla compagnia degli uomini, accetto la fanciullezza eterna e mi unisco alle Cacciatrici ». 
Dopo quelle parole, l’ombra del ragazzo svanì, ed Elsa la rivide solo il giorno dopo, alla sua partenza dal Campo.
Artemide aveva accettato il suo voto, era ora di andare per la sua strada.
-    No, Elsa! – aveva urlato un’Anna piangente quella mattina, mentre questa andava via con le sue nuove sorelle.
La ormai Cacciatrice Elsa sapeva però di non dover voltarsi. 
Pocahontas le stava accanto, mentre una lacrima le si stagliava inesorabile sul viso e la sua unica consolazione era la mano dell’amica sulla spalla destra.
-    Non farlo di nuovo, non lasciarmi! – 
Elsa sentì i piedi di Anna scalpitare. Probabilmente Flynn la stava trattenendo. 
Ancora una volta lo ringraziava per questo e, mentre sorpassava l’arco di pietra d’ingresso del Campo, augurò ad entrambi una vita lunga e felice, senza di lei.

 
***

Due anni dopo, le Cacciatrici si erano ritrovate a passare nei pressi di Long Island. 
Elsa aveva vissuto una vita felice con loro, fatta di duro lavoro e amiche vere, persone che finalmente la guardavano con rispetto e non come se fosse l’ennesimo mostro da evitare.
Si sentiva accettata, eppure il richiamo del Campo era stato forte lo stesso.
Voleva vedere quanto Anna fosse diventata bella in quegli ultimi anni. Voleva vedere cosa Flynn fosse diventato al Campo, ormai diciassettenne. Voleva accertarsi che stessero tutti bene come voleva e che quel suo sacrificio non fosse stato vano. 
-    Ragazze  - aveva chiamato così le compagne per dirle che sarebbe andata per qualche minuto a controllare la zona – torno tra poco, faccio un’ispezione veloce. –
Non voleva far credere alle amiche che si fosse pentita della sua scelta, perché non era così. Stava bene con loro, solo che... doveva sapere.
Così, dopo aver camminato per un po’, arrivò finalmente nei pressi della barriera. 
Riusciva a vedere la Collina Mezzosangue in tutto il suo splendore da lì. L’aria fresca di quel luogo le inebriò subito le narici. Ne inspirò il più possibile, come uno scoiattolo che raccoglie provviste per l’inverno alle porte.
Mentre faceva questo, una voce famigliare la svegliò dal torpore che quella bella sensazione le aveva provocato e la costrinse ad aprire gli occhi.
A pochi metri di distanza da lei la sorella con un ragazzo ed una ragazza – ad Elsa sconosciuti – intenti ad ascoltarla parlare. 
Era rimasta la solita logorroica di sempre, ma i quindici anni su di lei si facevano vedere. Era bellissima coi lucenti capelli fulvi legati in spesse trecce e gli occhi verdi accessi di una vitalità nuova, ignota all’ormai lontana sorella maggiore Elsa. 
-    Non sapevo che fosse un mostro! Era carino! – la sentì dire ai due ragazzi, e questi risero.
Le mancava, ma vederla così aveva cancellato tutti i brutti pensieri fatti precedentemente. 
Le era risuonata per anni la sua voce delusa che le urlava contro di non andarsene di nuovo e, colpevole, aveva temuto non fosse più riuscita più ad essere felice.
Invece no, si era fortunatamente sbagliata, e proprio mentre Elsa, ormai soddisfatta, stava avviandosi verso il punto di ritrovo deciso dalle compagne, un figlio di Ermes castano attirò inevitabilmente la sua attenzione.
Stava parlando con una ragazza su una panchina. Quest’ultima sembrava molto attenta alle sue parole, quasi ne fosse rapita.
Era cotta di lui, si vedeva da lontano un miglio. Un’altra cosa che si notava di lei erano i lunghi capelli biondi che possedeva. Lunghi? Chilometrici ad esser sinceri.
Bizzarra ma molto, molto bella.
-    E così il tuo vero nome è Eugene? – fece sorpresa la ragazza in questione ed il castano fece di rimando spallucce 
-    L’avevo detto ad una sola persona nella mia vita ma... lei in cambio ha deciso di andare via. –
Elsa rimase lì, immobile al suono di quelle parole, letteralmente paralizzata dall’aver sentito ancora una volta la presenza di delusione nella sua voce. E succedeva sempre quando era lei il suo argomento del giorno. 
La biondina abbracciò Flynn, probabilmente intenerita dall’ultima frase da lui detta, e la Cacciatrice non poté far altro che restare lì a guardarli, immaginando per un attimo se stessa al posto della ragazza fra le sue braccia.
In una vita diversa magari. Con lei senza quello stupido potere. Con lei unita finalmente alla sorella Anna. Con lei non più costretta a scappare.
E, mentre guardava i due con gli occhi colmi di lacrime, la sua attenzione fu attirata  da un ragazzo albino, in piedi nella sua stessa posizione, col suo stesso ed identico sguardo pentito sul volto. 
Quest’ultimo – notando molto probabilmente la presenza della ragazza al di fuori della barriera – rivolse poco dopo gli occhi color ghiaccio nella sua direzione, ma Elsa, coi suoi riflessi da Cacciatrice, si era nascosta prontamente dietro ad un albero vicino, mentre lacrime bollenti le inondavano inesorabili il viso e i barlumi di una vita diversa le si stagliavano nitidi nella mente.
La paura era stata davvero il suo nemico, alla fine.
 
 
 

N.A.:  E ce l'ho fatta! Queste sono soddisfazioni! 
Davvero, fino a qualche giorno fa pensavo di lasciarvi così, per quattordici giorni, con l'amaro in bocca per l'ultima One Shot. Ed invece no, mi sono rimboccata le maniche - ho scritto in ogni momento libero ad ogni ora della giornata, giuro - ed eccola qui, la seconda parte di #Hunter.
Prima cosa, mi scuso con chi sperava in qualcosa di meno depresso stavolta, ma la storia di Elsa doveva essere questa e questa è stata. In compenso, ho aggiunto all'inizio una parte simpatica da ammettere alla serie " mostri spaventosi che Lullaby ha fatto incontrare ai nostri personaggi preferiti ". 
Parte che, per giunta, avevo pensato di eliminare dato che, lo vedete da voi, questa è la One Shot più lunga che io abbia mai scritto - non solo nella raccolta, ma in tutta la mia vita -. Ma sarebbe stato tutto troppo angst togliendo anche quella di parte per cui ho alla fine pensato fosse meglio lasciarvi con una Missing Moment più sostanziosa prima della mia partenza.
Devo dire che alla fine sono abbastanza soddisfatta del risultato, nonostante io mi sia, come dire, costretta a scrivere velocemente. 
La parte che preferisco è sicuramente quella finale perché 1) i Big Four dopo taaanto tempo finalmente - *-*  -, 2) spolverata di hints!Jackunzel - *^* - e 3) i parallelelismi tra Elsa e Jack, venutimi assolutamente spontanei nonostante detesti la ship che li vede protagonisti. Non è che la detesto, solo che non ce li vedo molto bene in quel senso. Sarà che ho sempre visto Jack come un bambinone ed Elsa come una persona dovuta crescere troppo in fretta per uno come lui. 
Ma, eliminando questa cosa che mi fa partire lo sclero - ho urlato dopo averlo scritto perché ero fiera di me per la prima volta nella mia vita x'D -, vediamo se avete tutti riconosciuto l'allora luogotenente delle Cacciatrici. 
Il Sergente Tamora Jean Calhoun direttamente da Ralph Spaccatutto, perché era semplicemente perfetta per il ruolo!
E, un'altra cosa: non sono tanto convinta sul fatto che una semidea diventata Cacciatrice possa perdere i poteri dategli dal genitore divino o da un suo parente lontano - come nel caso di Elsa - ma mi pareva di ricordare una cosa simile. Sono andata a controllare sui libri della prima serie di PJO ma non so, non ne sono ancora convina, anche se ammetto di ricordare una cosa simile in Talia. Se così non dovesse essere, prendete questa cosa come una... licenza poetica - come se ne avessi il diritto >.< -. ^^"
Detto questo, vi saluto e ringrazio come sempre per l'incoraggiamento ed il sostegno. Mi mancherete tutti in questi quattordici giorni a Londra ma, ehi, ci si rilegge nei primi di agosto con la prossima Missing Moment ;)
Alla prossima! 

 
 
  
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