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Autore: stagionidiverse    12/07/2015    7 recensioni
E se quella sera a Tropicolandia fosse stata Ran a scoprire per puro caso il traffico degli Uomini in Nero?
Tratto dal capitolo 3
Tirò un buffetto sulla guancia della bambina. “I mocciosetti laggiù mi hanno detto che ti chiami Irene. Ti va di venire a cena da me stasera? Non ti nascondo che mi manca tanto mia figlia… e tu mi ricordi lei da piccola!” esclamò, prima di scoppiare in lacrime. Si asciugò le guance sulla manica del vestito. Irene, terrorizzata, si voltò verso il detective adolescente, il quale si teneva con fare sconsolato il volto fra le mani.
"Mi dispiace Goro, ma domani è il suo primo giorno di scuola e deve rip-"
“Un momento, detective da strapazzo che non sei altro! Non è che assomiglia così tanto alla mia adorata Ran perché in realtà è vostra figlia?”
A quelle parole Shinichi Kudo quasi svenne.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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II
Shinichi è padre


 
La piccola Ran, ormai assunta l’identità di Irene, camminò a passo spedito per quei pochi metri che separavano il portone dei Kudo dall’abitazione di Hiroshi Agasa. Imbarazzata ma curiosa di conoscere qualcuno – almeno all’apparenza – dei suoi coetanei, suonò il campanello un paio di volte mentre si dondolava sulle ginocchia. Non le aprì nessuno, ma in compenso venne travolta da una carica di piccoli gnu vocianti. Il professore cercò di scusarsi, ma Irene gli fece segno con la mano che era tutto a posto.
“Piacere, io mi chiamo Ayumi”
“Io sono Genta”
“E io Mitsuiko”
Irene si presentò con gentilezza ad ognuno di loro: strinse la mano grassoccia di Genta, il più alto; ricambiò il sorriso della piccola Ayumi e ne dedicò un altro alle lentiggini di Mitsuiko.
“Domani Irene inizierà a frequentare il vostro anno alla Teitan” annunciò Hiroshi ai piccoli, che si dimostrarono parecchio felici.
 
Che carini…
 
“Lo sai che sei proprio carina?” disse Genta alla sua nuova amichetta. Quest’ultima senza dubbio lo era, anche se indossava dei vecchi jeans di Shinichi e una maglietta andante. Aveva dei bellissimi occhi incorniciati da un paio di occhiali, che tutto sommato le donavano; i capelli le toccavano quasi la vita. Il ciuffo era tenuto indietro da un fiocchetto rosso applicato su una mollettina, che come abbiamo già detto nascondeva forse la migliore delle invenzioni del dottore.
“Smettila di fare il marpione!” lo rimbrottarono Ayumi e Mitsuiko, quest’ultimo con una punta di gelosia. Genta si grattò la testa imbarazzato e Irene rise di gusto. Poi si incamminarono verso l’auto gialla di Agasa.

 
*

 
Stesero la tovaglia a quadretti rossi e bianchi sulle sponde di un piccolo stagno, popolato da qualche rana. Una libellula si posò sulla spalla di Irene, la quale non se ne accorse finché Ayumi non si mise ad urlare dallo spavento (e, probabilmente, anche dal ribrezzo). In tal modo le grida raddoppiarono. Per fortuna intervennero i maschi della compagnia che, preso un tovagliolo, lo sventolarono vicino all’insetto. La libellula lasciò immediatamente la spalla dell’amica. Tirato un sospiro di sollievo, Irene si guardò intorno: quanti ricordi. Da bambini anche lei e Shinichi erano stati soliti andare in giornata per il bosco con il dottore. Le sembrava di rivivere a tutti gli effetti la sua infanzia. Stava facendo di nuovo le stesse cose, ma con persone diverse. Una triste certezza le attraversò la mente. Sarebbe stato meglio per tutti che lei fosse rimasta Irene Smith per il resto della sua vita. Shinichi non si sarebbe cacciato nei pasticci e lei non sarebbe mai stata scoperta da quegli strani uomini. Senza contare che nessuno dei suoi cari sarebbe stato messo in pericolo. Impallidì, ma scacciò subito quei brutti pensieri e addentò un pezzo di torta alla panna. Non c’è vita senza speranza. Un giorno avrebbe riacquistato la sua identità di Ran Mouri. Ne era certa.
“Che ne dite di una gara di velocità su per il sentiero?”
“Sì! Sì! Che bella idea, Mitsuiko!”
“Andiamo!”
Ayumi la prese per mano e iniziarono a correre sul terreno. Il giorno prima aveva piovuto, quindi era parecchio fangoso e le radici degli alberi erano ancora umide.
“State attenti a non scivolare!” si raccomandò Irene, trascinata a tutta velocità fra le fronde dalla bambina col caschetto.
“Sì, sì, non ti preocc-“ Genta barcollò, cercò di aggrapparsi in extremis a Mitsuiko, ma finirono tutti e due distesi con la faccia nel fango.
“Genta! State bene?” Ran, in un impeto materno, corse al loro fianco e sollevò uno alla volta i due ragazzini con l’aiuto di Ayumi.
“Proprio non capisco! Non ci sono né radici né sassi in questo tratto!” si lamentò Mitsuiko, sputando un po’ di terriccio.
“Può darsi che tu abbia solo peso l’equilibrio”
Perplessi, tutti e quattro rivolsero lo sguardo sul sentiero: questa volta urlarono anche i maschi. Una mano spuntava dai cespugli.

 
*


 
“La vittima si chiamava Toichi Murakami, quarant’anni, escursionista” esordì il detective Takagi, sfogliando il taccuino.
Le sirene della polizia avevano turbato il boschetto silenzioso appena qualche minuto prima. L’ispettore Megure si accarezzò la barbetta.
“Causa del decesso?”
“Un colpo di arma da fuoco, signore. Il cadavere è stato scoperto da quei quattro ragazzini laggiù” Puntò l’indice contro il gruppo di amici, ancora molto scossi. Ayumi aveva ricevuto da un agente una grossa coperta gialla e ci si era subito avvolta. Irene ogni tanto le passava una mano sulla fronte, tentando di rassicurarla. Gli altri due bambini cercavano con mille insicurezze di rispondere alle domande della polizia. Il dottor Agasa si avvicinò a Irene.
“Potresti chiamare Shinichi, cosa ne pensi?”
Ran annuì. “Mi sembra un’ottima idea”
Ayumi e gli altri si voltarono di scatto.
“Shinichi?”
“Shinichi Kudo?”
“Il grande detective?”
“Ebbene sì, è arrivato il grande detective!”
Kogoro Mouri si lasciò andare ad una grassa risata, prima di raggiungere con passo spedito l’ispettore Megure. Tutti gli agenti lo guardarono perplessi sfilare tronfio tra le macchine di pattuglia. Mentre Takagi lo osservava visibilmente imbarazzato, l’ispettore gli riservò un’occhiataccia che sembrava senza ombra di dubbio trasmettere forte e chiaro un grosso disappunto.
 
Ci mancava solo questa…
 
Irene sbiancò e si nascose immediatamente dietro le gambe di Hiroshi Agasa. Sfilò dalla tasca dei vecchi jeans il cellulare e compose di tutta fretta il numero dell’amico investigatore. Dall’altra parte del filo, il telefono aveva già iniziato a squillare.
“Ran?”
“Shinichi! Vieni subito qui! Sono nel boschetto appena fuori città. Un uomo è stato assassinato e per di più mio padre si trova sul posto… Shinichi? SHINICHI?”
Silenzio. Aveva riattaccato.
 
Cafone!

 
*
 

“Un altro caso risolto senza alcun errore, congratulazioni detective”
Shinichi congedò con un’occhiata beffarda la giornalista, poi si rivolse a Ran.
“Allora, com’è andata con tuo padre?”
Per precauzione, Irene si guardò intorno prima di rispondere. Nei paraggi vide soltanto Ayumi, Genta e Mitsuiko che la osservavano ammirati. Dopotutto, stava conversando con il brillante investigatore liceale Shinichi Kudo! Sorrise loro di risposta e per un momento le parve di trovarsi all’interno di un fumetto. Cavolo! Gli occhi di quei bambini sembravano due cuoricini: erano totalmente in adorazione del loro idolo.
“Bene. In realtà, sono stata nascosta tutto il tempo e sono certa che non mi abbia vist-“
“Ciao, bella bambina!”
 
Oh, cielo!
 
“Fatti vedere! Come sei carina!”
Kogoro afferrò le spalle di Irene e la fece ruotare verso di lui senza troppe moine.  “Proprio una bella bambina! Non dirmi che è tua figlia, moccioso!”
Shinichi assunse circa ogni gradazione di rosso esistente, si grattò tre volte la nuca e balbettò qualcosa di incomprensibile.
“Ma se ha sette anni… io ne ho solo diciassette!”
Mouri lo guardò sorpreso, poi corrugò le sopracciglia. “E allora?”
“Come e allora? Dovrei averla concepita all’età di dieci anni!”
Kogoro sbarrò gli occhi e ridacchiò a disagio. “In effetti… non ci avevo pensato”
Tirò un buffetto sulla guancia della bambina. “I mocciosetti laggiù mi hanno detto che ti chiami Irene. Ti va di venire a cena da me stasera? Non ti nascondo che mi manca tanto mia figlia… e tu mi ricordi lei da piccola!” esclamò, prima di scoppiare in lacrime. Si asciugò le guance sulla manica del vestito. Irene, terrorizzata, si voltò verso il detective adolescente, il quale si teneva con fare sconsolato il volto fra le mani.
"Mi dispiace Goro, ma domani è il suo primo giorno di scuola e deve rip-"
“Un momento, detective da strapazzo che non sei altro! Non è che assomiglia così tanto alla mia adorata Ran perché in realtà è vostra figlia?”
A quelle parole Shinichi Kudo quasi svenne.





Per la prima volta in assoluto, lascio un mio commento personale a fondo pagina.
Sto aggiornano una volta al giorno perché presto partirò, quindi non avrò molto tempo da dedicare alla mia fanfiction. Nonostante quest'ultima abbia avuto solo due recensioni per capitolo (capisco che sia periodo estivo e che io sia una totale sconosciuta per la community di EFP) sono stata contenta di constatare che è stata comunque inserita da più di uno nelle seguite e nelle preferite. Per questo vi ringrazio tanto! Ovviamente un grazie speciale va alle due ragazze (credo siano entrambe ragazze, sì: correggetemi se sbaglio) che hanno recensito sia il prologo sia il primo capitolo, ma ti prego... TU! Sì, proprio tu che sei arrivato fin qua! Butta giù due righe se finora la mia storia ti è piaciuta. Se non ti è piaciuta, lascia comunque un commento! Aiutami a migliorare :)
Vi saluto,
stagionidiverse

 
   
 
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