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Autore: Aoboshi    12/07/2015    4 recensioni
Cassandra è ormai prigioniera nella reggia del deserto. Il suo tentativo di fuga viene però interrotto dall'affascinante richiamo della biblioteca della magione, la ragazza si ritrova a vagare tra gli antichi volumi del suo misterioso ospite, il quale la sorprende in quel luogo. Dopo il breve scambio di battute, Cassandra capisce che il breve equilibrio, conquistato dopo anni di tormenti, è stato incrinato e sarà proprio Kuja a condurla verso quel destino a cui lei è sfuggita per troppo tempo. Gli spiriti nella sua mente si sono risvegliati e la reclamano, il loro canto popola imbattuto i suoi incubi e, dopo anni, Cassandra non sa se sarà ancora capace di resistergli.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuja, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Frammenti perduti di Gaya'
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-Non posso farlo!- il tono perentorio non lasciava adito ad obiezioni.
Le fiammelle del falò danzavano nella sera, la loro luce ambrata scolpiva il profilo dell’uomo seduto lì con le braccia sulle ginocchia. Era serio, lo sguardo grave fissava le lingue fiammeggianti, i lineamenti erano lisci e morbidi, sembrava avere non più di ventisei anni, anche se gli occhi tradivano molte più esperienze.
I capelli gli ricadevano in ciocche più lunghe davanti agli occhi. Myra pensò che dovesse tagliarglieli, o presto gli sarebbero arrivati sino alla bocca, la quale era una sottile striscia appena più rosea sulla pelle abbronzata. La luce di Madain Sari faceva quell’effetto. Quando era arrivato lì, sette anni prima, le aveva ricordato un giglio: la pelle chiara, i capelli castani, striati di biondo e gli occhi scuri, quasi color catrame. Quegli occhi si alzarono su di lei ed erano supplici.
-Devi… - l’uomo si rialzò, fece qualche passo verso di lei. Myra si sottrasse, il tintinnio dei suoi bracciali risuonò assieme allo scoppiettare del fuoco.
-NO!- non voleva sentire quella storia un momento di più - Ci sarà un altro modo, non voglio!- scosse la testa, odiava sembrare una bambina, ma non poteva accettare una cosa simile. L’uomo la fissò, si avvicinò lentamente, come faceva con gli animali feroci, e la cinse tra le braccia. Myra fece per divincolarsi, ma non resistette, le sue difese crollarono come un castello di carte, affondò il viso nelle spalle dell’uomo  e prese a singhiozzare.
-Non voglio che tu vada via, non puoi lasciarmi…- si scostò appena per osservarlo meglio.  Shimazu aveva uno sguardo cupo, sicuramente i suoi occhi guardavano al loro futuro e, a giudicare dallo sguardo, non doveva essere affatto roseo.
 Non appena si accorse dell’occhiata attenta della donna, Shimazu rilassò la propria espressione, le accarezzò il viso. Sentire la pelle di Myra sotto le dita gli produsse un brivido: come poteva rinunciarvi!?      
- Non possiamo rimanere oltre Myra, la comunità si è espressa!- doveva farla ragionare, per quanto doloroso fosse. L’ingratitudine degli sciamani, paradossalmente, era stata provvidenziale.
 Myra si staccò con forza, le fiamme danzarono negli occhi color ametista.
- La comunità può anche bruciare all’Inferno!-
Eccola, la sua guerriera, la fiera e selvaggia sciamana che lo aveva conquistato, decisa nelle sue scelte, incurante delle opinioni altrui.  Era così fiero di lei, anche se questo rendeva tutto più difficile.
-Myra…- lo sguardo della donna si fece duro. Shimazu sospirò, lei era giovane, erano uno spirito indomabile, ma non era stupida, doveva solo farla ragionare  – Non  ti accetteranno mai come Sari se non ci allontani!-
Myra serrò la mascella, gli occhi si ridussero a due fessure –Credi possa preferire loro a te!?- fu un sibilo basso e minaccioso. Shimazu si prese il ponte del naso tra le dita. Era stanco, tremendamente stanco.
-Myra…-
-Credi che possa svendere te e i tuoi fratelli per le assurdità di vecchi, ingrati, sciacalli!?- gli afferrò il volto, costringendolo a guardarla negli occhi – Hai una così bassa opinione di me!?-
Un tempo, forse, avrebbe azzardato a dire che tutti gli abitanti di Gaya erano avidi come i terani, meno potenti, più superstiziosi e pronti a tradire il prossimo con la stessa semplicità del mero respirare. Ma non dopo averla conosciuta, non dopo essere stato travolto da quella tempesta di ideali ed emozioni. No, non aveva una bassa opinione di lei, al contrario, Myra era tanto, per lui, tutto. Ma non poteva permetterselo, non doveva cedere, quel sacrificio era necessario. Non spostò lo sguardo, puntò i suoi occhi color catrame in quelli di lei, sapeva dove fare perno, qualcosa su cui neppure Myra poteva obiettare.
 -O me, o Cassandra, Myra!- e le difese della donna si frantumarono all’istante. Lasciò andare il volto di Shimazu, le mani le ricaddero sulle gambe, disarmata. Come poteva chiederle tanto. Shimazu osservò l’angoscia arrampicarsi sul viso di lei, era così doloroso, ma dovette ignorare la fitta al petto. Le prese una mano e la strinse nelle sue, il tono si addolcì
- Non puoi chiedermi di rimanere, Myra, non se questo mette in pericolo Cassandra! E’ più sicuro per lei, che io e la mia gente lasciamo questo posto- Per sempre… Non ebbe il coraggio di terminare la frase.
Myra emise un gemito, già la vista le sia annebbiava per le lacrime, le sue dita si intrecciarono a quelle di lui
-Deve esserci un altro modo!- la sua donna indomabile, conoscendola avrebbe smosso i mari e i monti, sarebbe stata capace di tutto, di tutto, per proteggere chi amava e anche lui, per questo voleva andarsene.
Myra percepì il tentennamento nei suoi occhi, lei e la sua vista da falco, lo conosceva bene, troppo, lo leggeva come un libro aperto e lui non si capacitava del come.
-Andremo via insieme, io e Cassandra verremo con voi! La proteggeremo insieme, nessuno potrà minacciarci!- il suo sguardo era così determinato, forte. Lui avrebbe voluto crederci, con tutto se stesso, ma il profilo del vegliardo in nero irruppe prepotentemente nei suoi pensieri.
No, contro di lui, avevano ben magre speranze. Serrò i pugni, spostò lo sguardo sul fuoco sotto di loro.
Era stata la loro rovina, quel vecchio pazzo li aveva condotti alla fine, lui e la sua folle ambizione. La sua sete di potere e controllo li aveva spinti a esautorare tutte le risorse di Tera, li aveva convinti a ripudiare ogni forma di umiltà, li aveva educati alla presunzione e così Tera era crollata. Il vecchio aveva avvelenato le loro menti per secoli, forte della sua arroganza, aveva reciso ogni legame con gli spiriti vitali di Tera. Voleva il potere per sé, per loro, talmente era assuefatto dalla vanagloria della loro razza. Ma i terani avevano pagato caro il prezzo della loro insolenza. Nella mente di Shimazu i ricordi della disastrosa colonizzazione presero a scorrere come un fiume in piena. Si erano fidati di quel vecchio un’ultima volta ed era stata definitivamente la fine. Dopo quella tragedia, ai pochi superstiti precipitati su Gaya, non era rimasto che leccarsi le ferite, del vecchio millantatore neanche l’ombra, e così, liberi dal suo veleno avevano prosperato come nei Tempi Lieti. Poco alla volta i terani si erano adattati al nuovo pianeta, si erano diffusi, ma i secoli li avevano ormai decimati, così come la nostalgia della propria terra natia.
Rimasero solo loro, una comunità di appena dieci persone, destinate a perire, nel giro di pochi anni. E così, al nuovo tramonto di Tera, lui, il maledetto vecchio, dopo secoli di vergognoso silenzio, era tornato.
Li aveva cercati, li aveva trovati, e, con nuove illusioni e menzogne, ammantate da belle parole di rivalsa,  era pronto a condurre anche Gaya alla distruzione.
Non stavolta!
Shimazu aveva qualcosa di più prezioso dell’ambizione o dell’asettica autocelebrazione di una razza di sciocchi. No, non voleva più saperne di colonizzazioni, di anime, di vendetta. Il vecchio era pazzo, aveva millantato nuovi possenti corpi persino. Nuovi manovrabili  corpi!
-Shimazu…- la voce di Myra lo riportò a sé, a Madain Sari, all’unico posto doveva aveva conosciuto la felicità. Doveva proteggerli, doveva proteggerli tutti e andare via era il modo più efficace. No, non poteva portarle con loro, non finché l’occhio del vecchio era puntato su di loro. Il vecchio sapeva che erano una minaccia, sapeva che i terani non erano più come una volta, troppo feriti per cedere ancora alle menzogne. Per questo avevano lasciato Oeilvert, si erano diffusi, avevano trasmesso il loro sapere agli sciamani, per prepararli, per dare loro modo di proteggersi, usando ciò che il vecchio più temeva. Poco importava della loro ingratitudine, finché sua figlia fosse stata tra loro, al sicuro, per lui i conti erano pari.
-Proteggi Cassandra!- le disse secco.
-Non senza di te!-
Perché era così difficile, perché doveva fare così male.
-Myra…-
-Ci deve essere un altro modo, io non ti permetterò di andare via!- gli afferrò le mani. Quegli occhi, così decisi ad ancorarlo a lei, lo commossero. Più guardava quella donna, più la sua risoluzione vacillava, come avrebbe sopportato non rivederla più, come avrebbe vissuto senza la risata di sua figlia. Avrebbe solo voluto dire sì, sempre, portarle con sé e non lasciarle mai. E parlò
- Se ripristinassi la barriera di Oeilvert…- cercò di fermarsi, ma gli occhi di Myra si riaccesero subito.
Shimazu si maledisse per quella dannata speranza, doveva essere nel sangue dei terani crearsi così facilmente delle illusioni.
-La barriera antimagica impedirebbe all’Occhio di vederci, impedirebbe all’uomo in nero di scoprire che Cassandra è…-
Shimazu sgranò gli occhi e le coprì la bocca. Si guardò intorno, fuori di sé dal terrore. Non dovevano dirlo, nessuno doveva sapere, e soprattutto lui non voleva ricordarlo, aveva trasmesso a sua figlia le colpe dei terani. Myra sbuffò togliendosi la mano di lui dalla bocca.
-Non è ancora detto che lo sia!- la interruppe secco. Era una bugia, lui sentiva il potere latente ruggire, indomito, dentro sua figlia. Non era come il suo, il sangue di sciamano aveva risvegliato ciò che i terani avevano scioccamente ripudiato ed esigeva vendetta.
Oeilvert…
Tutte le soluzioni orbitavano attorno alla loro vecchia città. Il giorno in cui quel potere sarebbe straripato, se anche la presenza degli sciamani avesse fallito, allora Oeilvert e la sua barriera sarebbero stati l’unica soluzione. Lì, il vecchio, i suoi terrificanti fantocci con la coda- scimmiottanti imitazioni dei terani- , non li avrebbero mai più rintracciati. Shimazu guardò Myra. Era incredibile, ogni volta che perdeva la speranza, quella donna era capace di risvegliarla. La sua fuga senza meta si era trasformata in una vera e propria missione di salvataggio, quella donna era nata per essere una guida, era nata per essere il Sari e lui non poteva, con la sua presenza, toglierle quel diritto. Magari, con l’andare degli anni, se avesse fallito i suoi progetti, lei  l’avrebbe dimenticato e, con Cassandra, sarebbe stata in grado di costruirsi una nuova vita. Come era doloroso quel pensiero, lui non ce l’avrebbe mai fatta, Myra era tutto, era la sua vita, lì dove ormai pensava di averla perduta.
No, doveva farcela, per lei, per lui e per Cassandra. Sarebbe tornato ad Oeilvert, con i suoi, avrebbe riattivato la barriera antimagico e, prima o poi, con sua figlia e sua moglie accanto, l’avrebbe fermato:  la vecchia serpe, il vegliardo maledetto, Garland avrebbe pagato!   


NdA: continua così questa carrellata di "ricordi" di Madain Sari, la passeggiata per l'infanzia di Cassandra però, giungerà presto al termine, quindi, tranquilli, non vi annoierò più di tanto con questi excursus forse troppo fuori tema. Mi scuso per eventuali errori/orrori e spero che il capitolo non risulti noioso, volevo aggiungerci un'altra parte, ma così trovo sia già abbastanza lungo. Spero di aver risposto almeno in parte ad eventuali domande su Tera, Cassandra, Shimazu e le dinamiche della colonizzazione. Se non dovesse essere chiaro, vi prego, domandatemi pure!
Per i riferimenti temporali, ho pensato che, dato che Garland ha una vita impropriamente lunga per uno odiato così tanto, ho esteso questa caratteristica a tutti i terani, la cui aspettativa di vita è molto, molto, molto lunga. Per quelli periti su Gaya ho pensato sia una sorta di nostalgia talmente radicata da farli morire prima. Quindi sì, il padre di Cassandra ha millenni sulle spalle e, sì, lui c'era al momento della prima, fallimentare colonizzazione. Ora però vi faccio io una domanda, secondo voi, adesso, dove ci troviamo temporalmente rispetto alla storia principale di FF9 ;)?
Bene, ringrazio i lettori pazienti che seguono questo lungo racconto. Spero di leggere presto le vostre impressioni, positive o negative che siano, davvero, sono aperta ad ogni critica, mi bastano anche due parole tipo "fai schifo" ecc... la cosa peggiore è lasciare nell'indifferenza un lavoro, quindi, detestatelo pure se lo merita, però, ditemelo xD
   
 
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