As
home we roll, we can
drink a bowl
23 aprile 1916
Sta
per calare
la sera su una Dublino in fermento. Una sola alba ci separa da quando
gli
Irlandesi prenderanno le armi contro un re straniero. Una sola notte, e
quel
sogno repubblicano potrà forse avverarsi.
Nella bottega di Peadair fervono gli ultimi preparativi per il giorno
dopo.
Egli è infatti uno dei generali di questa Rivolta; il suo
compito è dirigere e
incitare i ribelli. Ma McFee è più di capo per i
suoi uomini. Li
ha adottati tutti. Uno ad uno, li considera suoi figli. Non che non ne
avesse
avuti, anzi, ne aveva ricevuti ben tre, ma quel Primo Conflitto
Mondiale aveva
reciso le loro fragili vite. Un'assurda e ormai ingestibile guerra
dilaniava
l'Europa e tanti giovani ragazzi erano arruolati tra le fila degli
eserciti per
massacrare i loro fratelli solo per la divisa che indossavano e spesso
senza
nemmeno senza sapere il perché. I giovani Irlandesi non
erano da meno, mandati
a combattere in trincea per servire un oppressore, morti per difendere
una
corona che non fa altro che schiacciare una nazione stanca della sua
prepotenza. Peadair non aveva avuto nemmeno il tempo di salutarli che
già il
funerale era stato organizzato e i corpi seppelliti. L'ultimo solo
pochi mesi
fa, morto ad appena vent'anni. Il dolore viene con abilità
nascosto agli occhi
dei suoi uomini, ma nella solitudine fa silenziosamente capolino,
bagnandogli
gli occhi e rigandogli il viso fino a lambire la barba bionda. Adesso,
però,
non è uno di quei momenti. Non durante la cena, non quando
porta le reclute più
timorose in un pub offrendo loro da bere per stemperare la tensione e
scacciare
la paura dell'indomani.
«
Caolàn!
Come sta tuo padre? Porta da bere a
questi uomini e unisciti a noi!
» Ordina sorridendo rivolto
al ragazzetto smilzo dietro il bancone.
Evelyn e Dillion, appena entrati nel locale, si guardano intorno per
ambientarsi in mezzo a vecchi tavoli in legno, pareti in mattoni
scoperti e un
pavimento di assi scricchiolanti. È un ambiente povero, ma
viene arricchito da
alcune stampe e, soprattutto, dalle bottiglie di alcolici di mediocre
qualità.
Whiskey, prevalentemente. Se non fosse per il gruppo appena entrato,
gli
avventori sarebbero davvero pochi. Giusto una coppia di vecchi seduti
in fondo
al locale intenti in una partita di poker e qualche ubriacone
appollaiato sui
primi sgabelli davanti al bancone. I ragazzi immediatamente riempiono
le sedie
attorno ai tavoli, scaldando l'atmosfera con le loro voci.
Appena ogni soldato ha ricevuto un bicchiere pieno, McFee sale su un
tavolo per
attirare l'attenzione di tutti i presenti. Un breve discorso, parole
d'incoraggiamento cariche di libertà e rancore ma velate da
una lieve
tristezza. In alto i calici, nessuno ha paura! Paura e fiducia nel
domani non
possono coesistere, non in gioventù, non quando la morte
sembra così lontana.
Guardateli, cari lettori, ascoltate quelle risate sincere, quelle
parole,
sedetevi con loro, se vi aggrada, e ubriacatevi. Ubriacatevi sia di
vita che di
alcool. Prendete un boccale di stout, la birra tipica irlandese, fatene
seguire
un altro e un altro ancora, proprio come sta facendo Dillion in questo
momento.
Parla, scherza, ride di battute pessime o volgari, solo ogni tanto se
ne sente
qualcuna buona. Giovani nel pieno della vita in un pub: quante scene
assomigliano
a questa? Sicuramente il lettore ne avrà già
incontrata qualcuna, in pittura o
letteratura, e in ognuna di queste non manca mai quell'individuo che,
vuoi per
timidezza o per malvagità, se ne resta in disparte. Questa
volta, ad un occhio
poco accorto sembra non presente, ma un osservatore più
attento avrà già notato
quel ragazzo dal nasino raffinato e l'uniforme troppo larga che, seduto
in un
angolo da solo, osserva la scena bevendo lentamente dal suo bicchiere,
quasi
come se non volesse mandare giù il liquido scuro. Come
avrete intuito, si
tratta di Evelyn. Perché tanto silenzio? Semplice, la sua
voce sottile da
soprano la tradirebbe. Potrebbe fingere di essere più
giovane di quel che in
realtà è, potrebbe dire di essere un ragazzo nel
periodo prima che la voce
diventi più grave, ma se lo facesse poi non potrebbe
imbracciare le armi e
combattere. Peadair non lo permetterebbe e lei lo sa bene. Evelyn e
Dillion
sono infatti gli unici a conoscere così bene il dolore
profondo che lo
affligge, gli unici di cu si fidi ancora, tanto da scegliere la ragazza
come
braccio destro (nonostante egli sia all'oscuro della sua reale
identità). Ma
torniamo a noi. Il nostro Dillion ha forse alzato un po' troppo il
gomito e
canta a squarciagola note stonate che insultano gli Inglesi ed elogiano
l'indipendenza. Non è certo l'unico ad essere un poco
brillo, anzi, almeno la
metà delle persone in quel pub gli fa compagnia e si unisce
ai suoi motivetti
improvvisati. Ormai, la Luna ha fatto la sua comparsa in cielo e
Peadair decide
di riportare a casa i suoi uomini. La maggior parte lo segue, anche se
qualcuno
preferisce spendere gli ultimi averi in altro alcool, sicuro di morire
il
giorno dopo. Evelyn
e Dillion chiudono
il gruppo, la sobria sostenendo l'ubriaco. Non che sia una cosa
particolarmente
facile per la ragazza, gracile come un fiore di ciliegio. Non che
Dillion sia
particolarmente robusto, semplicemente la ragazza è
più leggera; gli inciampi e
le cadute, così, sono molto frequenti. L'ultima, nella via
della bottega dove passeranno
la notte. Dillion cade rovinosamente a terra e la ragazza lo segue,
trovandosi
quasi addosso a lui.
« Sei bella, Evelyn. Sei bella come
l'Irlanda senza inglesi. Quei
bastardi. A parte te. Tu sei l'unica buona inglese che conosca,
» Biascica il ragazzo mentre
Evelyn rotolo di lato e si mette seduta di fianco a lui. Se ne sta in
silenzio,
ammirando il Plenilunio.
« Siamo due stelle anche noi, vero? Le persona assomigliano
alle stelle.
Brillano, sono tante e cadono. Siamo due stelle anche noi! Domani
brilleremo
più delle altre. Mi chiameranno Brillion! »
Riprende, alzando e abbassando il volume della voce. E' visibilmente
ubriaco e in più si sta facendo davvero tardi. Forse sarebbe
meglio rientrare e
mettersi a dormire. La ragazza è quella che si alza per
prima, subito dopo
avergli risposto che sì, anche loro sono stelle e
sì, sicuramente passerà alla
storia come Brillion Keefe. Entrando, vengono accolti dal silenzio dei
dormienti. Un invito a sdraiarsi sulle uniche due brandine rimaste
libere? Viene
interpretato così dai due giovani.
« Dillion... Dillion! Dormiresti con me? Potrebbe essere
l'ultima volta... E
non importa se qui in mezzo io sono James Flynn per tutti questi
uomini. »
« Vieni
qui. Però promettimi che
ci sposeremo, quando l'Irlanda sarà libera! »
« Tutto quello che vuoi, mio amato ubriaco »
Ridacchia andando a coricarsi affianco
a lui, passandogli la mano sul fianco e poi salendo, accarezzandogli la
guancia
con una barba giovanile a pungerle le dita. Dillion sbuffa in risposta,
e dopo
qualche secondo è già addormentato.
Sarà una notte agitata per entrambi, piena di incubi tragici, morte e distruzione. Forse un presagio per la Rivolta? Lo scopriremo presto. Insieme.
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Boom baby! Rieccomi! Il soggiorno a Londra mi ha dato così tanta ispirazione che ho dovuto subito scrivere del pub. Ringraziate il Museum of Docklands se avete tutta questa scena. Comunque sia, penso che prima di pubblicare il prossimo capitolo ci sarà una lunga pausa perché necessito più informazioni dettagliate sulla Rivolta.
A presto,
- Angel
P.S. Questo titolo viene da ''The Rare Auld Mountain Dew''.