Quel tale EFP III
Un urlo, delle parole brusche e scandite con enfasi, la mano stretta sulla cornetta sino a far delle nocche una bianca decorazione- un altro brusio, un borbottare iracondo, poche parole che cautamente si fan strada fra la rete metallica.
-Merda, che SCHIFO!-
Antonio udì un tonfo, una sovracitata platea di rumoracci scoordinati e distorti; il fiato rovente del sacrificado sotto le spade del matador, un’insofferenza nevrotica che giungeva alle sue orecchie attraverso la magia del linguaggio tradizionale e campagnolo.
-Cristo, non riesco nemmeno a leggere! Che cazzo dovrei combinare con te?!- seguono altri coloriti improperi di indubbia creatività, grezzi e rozzi anche per chi ha dato resa all’abitudine, escono potenti e tonanti dal telefono oramai giunto allo stremo. Un latrato di tic sconnessi, una variazione impercettibile e artificiale della voce, la cornetta rossa piange, e Spagna ne raccoglie le lacrime e l’uggiolare elettrico.
-Pero, Lovinito… N-…-
-Ma vaffanculo, va! Sei molesto persino in quelle a raiting verde! Prova a toccarmi con quelle cazzo di mani che ti ritrovi che poi so io dove ficcartele, - prosegue con invidiabile fluidità e la stessa determinazione di un vietcong durante una missione rossa, -…e, Guarda! Questi squilibrati scrivono pure della mia infanzia, guarda! Minchioni!-
La linea scricchiola morente, l’udito di Antonio è rosso e violentato impudicamente dalla stizza di Romano, ora strinante ma sicuramente più esplicativa di ruggiti vomitati in un arcaico e stretto dialetto meridionale.
-Lovinito, ne ho letta una del genere, e mi è piaciuta.-
Il silenzio inizia a prendere posto, poiché le parole dello spagnolo sono calde e sanno della sangrìa di Sevilla, dell’orchada di Valencia e degli abiti purpurei di Toledo- l’accento modella sinuosamente la r e s’impunta ad arrotondare le asprezze, l’italiano non lo sopporta eppur pensieroso cheta il suo animo feroce, tossicchiando.
Vi è ora un parlottare calmo tanto simile a pioggia, “perché solo a te potevano piacere”, un mugolare impacciato che Antonio capisce solo ore più tardi- quando torna curioso su quel testo che parla di vento, pirati e inquisizione (di notti calde, d’estati piene di sole, di sabbia e sangue), e ridendo gioioso trova una recensione di un certo “ForzaLazio61”.
Note: Vi prego, NON offendetevi per le parole di Romano, ho scritto semplicemente immaginando le idee ed adattandole a lui e alla sua probabile reazione, non sentitevi assolutamente toccati o presi in causa.
Spero davvero che per nessuno rappresenti un fastidio! Nel caso, fatemelo sapere.
Ma ora: Perché ForzaLazio61? Romano non userebbe mai il suo nome, se non la sua data di nascita, 1861. Ho sempre immaginato che alla Roma fosse affezionato il nonno, mentre il nipote tifasse il Lazio spudoratamente.
Ringrazio di cuore chi inserisce fra le preferite, seguite o ricordate, e un grande bacio a chi recensisce! Non mi sfugge nessuno dei vostri nomi, e vi risponderò al più presto.